Stay.

By lwlights

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Harry ha appena perso una sorella che gli ha lasciato una responsabilità non indifferente; Jessie, una bambin... More

1. Nuovo inizio.
2. Alba.
3. Festeggiamenti.
4. Ancora una volta.
5. Abitudini.
6. Un compleanno speciale.
7. Vacanze.
9. Partenze.
10. The End.

8. Insicurezze.

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By lwlights



Louis detestava sembrare un presuntuoso, ma sapeva di essere un bel ragazzo, sapeva di essere attraente. Non aveva mai sofferto di carenza di appuntamenti, ed era abituato a ricevere complimenti, ma udirli da Harry lo faceva sentire invincibile. Come se non avesse mai davvero creduto a quelle cose su di sé fino ad allora, perché gliele aveva dette Harry. Forse era un po' sdolcinato, ma era vero.

Harry uscì dalla doccia, si asciugò e si avvolse un asciugamano attorno alla vita.
«Ehi. Ti stavo guardando il culo. Perché lo hai coperto?» Harry non gli rispose; si limitò a scuotere la testa con fare giocoso, iniziando a lavarsi i denti. Bene, se non voleva rispondere, allora Louis lo avrebbe infastidito a morte, finché non lo avesse fatto.

Si alzò dal letto e zoppicando andò a schiacciarsi contro Harry. Fece scivolare un braccio sotto il suo, per abbracciarlo da dietro e aggrapparsi con una presa salda alle sue spalle. «Hai un buon odore,» disse, inspirando profondamente.

«Mi sto lavando i denti,» rispose Harry con lo spazzolino in bocca. «Lo vedo.» Non lo lasciò andare per tutto il tempo in cui li spazzolò, ma si tirò indietro solo quando sputò e sciacquò bocca e spazzolino. Quando stava per rimetterlo nel bicchiere, Louis allungò una mano e lo afferrò, dando a Harry un colpetto con il fianco per toglierlo di mezzo, e poi ci mise sopra dell'altro dentifricio. «Quello è il mio spazzolino.»

«Un'altra cosa che so.» Gli fece l'occhiolino prima di infilarselo in bocca e iniziare a lavarsi i denti. Harry non lo fermò e, quando Louis si sciacquò la bocca e ripose lo spazzolino, i loro occhi si incontrarono nello specchio.

Ora era Harry a essere dietro di lui. Era Harry che premeva le sue labbra sulla nuca di Louis, poi sulle sue spalle, lasciando che i denti stuzzicassero i muscoli dove spalle e collo si incontravano. «Voglio te,» disse Harry contro la sua pelle. Quella frase fece ardere il corpo di Louis e il sangue gli affluì tutto all'inguine.

«Cosa vuoi?» Si appoggiò al suo amante, che continuò a baciarlo.

«Voglio che mi scopi.»

«Non sono sicuro di averti sentito, Harry. Devi dirmelo di nuovo.»

«Io,» addentò l'altra spalla di Louis, «voglio,» la sua mano vagò giù per il busto, fermandosi sulla sua erezione, «che mi scopi.»

Era quello che voleva sentire. Allungò la mano e sfilò via l'asciugamano che copriva Harry. «E voglio che prima me lo succhi.» Louis invertí le posizione e lo spinse in avanti, così che Harry fu costretto a piegarsi contro il lavandino. «Non credo che tu sia nella posizione di fare richieste, piccolo.»

Era legato dalle corde del desiderio, che gli impedirono di parlare per la prima volta nella sua vita. Harry si lasciò sfuggire un gemito quando Louis si inginocchiò dietro di lui, allungando le mani per sbottonargli i jeans, prima di sfilarli. Gli fece scorrere le mani su e giù lungo le cosce. «Girati.» Quando Louis lo leccò tra le natiche, sarebbe potuto venire in quel momento.

«Non devi chiedermelo due volte.» Harry si voltò e, appena lo fece, la bocca di Louis fu su di lui, avvolgendolo completamente, prima di allontanarsi di nuovo.

Louis leccò l'incavo tra l'inguine e la gamba, lasciò mulinare la lingua intorno alla sua erezione, prima di farla risalire dalla base alla punta dell'asta. «Voglio essere dentro la tua bocca, Lou.» La sua voce era roca, sensuale.
E l'altro lo ascoltò, prendendolo quanto più a fondo possibile. Harry gli affondò le dita nei capelli, tenendo lo sguardo fisso su di lui mentre lo succhiava. Louis lo lasciò condurre, lasciò che si spingesse nella sua bocca e che dettasse il ritmo.

Era bellissimo laggiù: i muscoli sul collo e la schiena si contraevano e flettevano, mentre la mascella era tesa. Quando alzò lo sguardo su Harry, i suoi occhi bruciavano di desiderio. Sapeva che amava farlo tanto quanto lui.
Harry lasciò scivolare via la mano dai capelli di Louis, per appoggiarla alla guancia e sfiorare con il pollice la sua barba leggera. Lui non rallentò il ritmo, ma continuò a succhiare e a sostenere il suo sguardo. Mi sta dando se stesso.

Non c'era nient'altro che lui in quello sguardo, nessuna paura, nessuna ansia, nessuna distanza, probabilmente per la prima volta. «Cazzo, sei incredibile, Lou. Cazzo, sei così»

Allora Louis aumentò il ritmo, prendendo più a fondo nella bocca il suo sesso.
«Sto per venire. Cazzo, levati, così posso venire quando mi scopi.»

Louis si staccò per dire: «Vieni. Poi te lo faccio diventare di nuovo duro.» E tornò all'opera, succhiandolo come se la sua vita dipendesse da quello. Se una cosa del genere avesse mai potuto uccidere qualcuno, Harry sapeva che sarebbe toccato a lui. Ma come diavolo faceva a rinunciare?

Quando il piacere divenne troppo, non lo combatté. Lasciò che il calore e quella dannata euforia lo travolgessero, e venne giù per la gola di Louis, che lo inghiottì e continuò a succhiare, accogliendo anche il secondo getto. Harry si sentiva come se qualcuno gli avesse tirato fuori tutte le ossa dal corpo. Ma questo non gli impedì di far alzare Louis e infilargli la lingua in bocca, improvvisamente pervaso dal bisogno di assaporarlo. Di possederlo. Di sentire il suo stesso sapore su Louis e sapere che era parte di lui.
Quando il bacio si concluse, avvolse le braccia attorno alla vita di Harry, lasciando che lui e il lavandino lo sostenessero. «Non so se riuscirò mai ad avere un altro orgasmo. Potresti avermi appena prosciugato.»

Louis soffocò una risata. «Non sottovalutare le tue capacità e non sottovalutare le mie. Ti ho detto che te lo farò venire di nuovo duro e così farò.» Harry aveva la sensazione che anche Louis si stesse divertendo da morire.

E mentre si dirigeva verso il letto si tolse la maglietta. Passarono quella che sembrò un'eternità a baciarsi, accarezzarsi, leccarsi, mangiarsi, giocare... finché non capì che Harry moriva dalla voglia di venire. Il suo sesso pulsò, duro ancora una volta.
«Ti ho detto che sarei riuscito a fartelo alzare di nuovo,» gli disse Louis con un sorriso che colpì Harry al petto.

«Non ne ho dubitato nemmeno per un secondo.» Louis prese il lubrificante e un preservativo dalla borsa. Era preoccupato dal fatto che gli sarebbe bastato toccare il proprio sesso per farlo venire. La paura divenne ancora più reale quando Harry gli strappò il preservativo dalle mani, lo aprì e glielo srotolò sull'erezione.

«Vuoi che ti scopi io, giusto?» gli chiese Louis.

«Già.»

«Allora dovremmo evitare di toccarci troppo.»
Harry rise e gli sfilò anche il lubrificante dalla mano. Ne spremette un po' sul proprio palmo e poi glielo lanciò. Allungò una mano tra le gambe e iniziò a lubrificare la propria apertura. Cazzo, cazzo, Voleva davvero ucciderlo.

«E tu vuoi farlo o cosa?» Fece un cenno alla bottiglietta che Louis teneva in mano.

Sì. Ok. Poteva farlo. Versò il lubrificante sul palmo e lo strofinò sul proprio membro. Ma l'unica cosa a cui riusciva a pensare era Harry. Al fatto che Harry in qualche modo lo riempisse anche quando era Louis che stava per scoparlo. Che lo sentisse ovunque, in qualunque cosa facesse, e voleva celebrare quella sensazione, ma anche dirgli che lo spaventava.

«Voglio, sì,» fu tutto quello che riuscì a dire.

«Come mi vuoi?»

In. Ogni. Modo.

Ma invece di dirlo, Louis si stese sulla schiena. Fece sedere Harry su di sé, con la schiena rivolta verso il suo petto. Si afferrò il sesso e trovò l'apertura di Harry, per poi spingersi dentro. Nel momento in cui sentì quel canale stretto e caldo avvolgerlo, la sua erezione diede un guizzo. «Stai fermo un secondo. Cazzo, sei fantastico, Haz.»

Quando ebbe di nuovo sotto controllo il proprio corpo, Louis avvolse le braccia attorno al suo corpo, aggrappandosi alle sue spalle. Mentre spingeva in alto, tirava il corpo di Harry verso il basso. Ogni volta che si muovevano insieme, il piacere lo investiva e vibrava come se si trasmettesse direttamente da Harry a lui. Mentre scopavano, Louis gli baciò la nuca, affondando più forte, e attirandolo a sé. Gli leccò la parte superiore della schiena, volendo assaporare la sua pelle. Il suo orgasmo era proprio lì, pregava per esplodere ma in un certo senso non sembrava ancora abbastanza. aveva pensato, ed era vero. Voleva di più. Louis li fece girare, continuando a tenere uniti i loro corpi, ma con Harry che ora poggiava con lo stomaco sul letto e aveva gli addominali di Louis contro la sua schiena. Si tirò indietro quanto più poté, prima di spingersi di nuovo in avanti con tutta la sua forza. La curva del sedere di Harry combaciava perfettamente con il suo inguine. La sua apertura lo abbracciava stretto mentre si amavano.

«Cazzo... proprio lì. Più forte, Lou,» lo incalzò Harry e lui obbedì. Si tirò di nuovo indietro, quasi fino alla punta, prima di affondare, spingendosi dentro Harry più e più volte.

Di più, di più, di più. Perché non riusciva ad averne abbastanza? Louis si sfilò. «Girati.» Harry lo fece e si stese sulla schiena, il viso rivolto a Louis e le gambe aperte per lui. Il suo sesso sembrava dolorosamente duro, bellissimo, gonfio e coperto da venature mentre poggiava sul suo stomaco. Allontanò gli occhi da lì e incontrò quelli di Harry, che disse: «Mi stai guardando come se non mi avessi mai visto prima.»

Forse non l'aveva fatto. O forse non aveva mai visto se stesso. Louis non ne era sicuro, sapeva solo che voleva di più. Si spinse di nuovo dentro Harry, che strinse le braccia attorno a lui e gli afferrò il sedere.

Louis spingeva... scopava... faceva l'amore con Harry, che continuava a tenere una mano sul suo sedere e che con l'altra si masturbava. Si piegò in avanti, spinse la lingua nella bocca di Harry e si chiese se l'amante riuscisse a sentire il proprio sapore.

«Cazzo. Sto per ...» Non riuscì a finire la frase che vide Harry inarcarsi e schizzi di seme provenire dal suo sesso e cadere su di loro. A Louis bastò quello per seguirlo, pulsando nel corpo di Harry a ogni spinta. Come aveva detto prima, gli sembrò che non sarebbe più riuscito a venire quando crollò sopra il suo amante.

Louis iniziò ad accarezzare la schiena di Harry, mentre entrambi ansimavano. «Chi altri ti ha lasciato, Harry?» gli chiese. «So che tuo padre ti ha lasciato e che tua madre e Gemma sono morte. Chi ti ha lasciato?»

Sembrava che qualcuno avesse messo una bomba nel suo stomaco, ma quello non gli impedì di rispondere, perché voleva dare a Louis tutto ciò che poteva. «Il mio ex ragazzo, Alexander.» Sapeva tutto di lui eppure era stato capace di andarsene perché Harry non gli stava dando ciò che voleva. Harry non era stato abbastanza perché lui decidesse di restare.

«Eri innamorato di lui?»

«Penso di si.»

«Lo odio,» disse Louis con una finta risata. Harry apprezzò lo sforzo. «Siamo stati insieme per parecchio tempo. Sai come sono fatto, sai che sono distante. Ero così prima di incontrarlo, ma mi sono innamorato di lui comunque. Siamo stati insieme per quasi cinque anni.» Louis continuò ad accarezzargli la schiena e Harry scoprì di averne bisogno. «Lo amavo ma non era abbastanza. Un giorno tornai a casa dal lavoro e lui aveva fatto le valigie. Non aveva incontrato qualcun altro, semplicemente... non mi amava più. Disse di essersi accorto di non essere più innamorato di me parecchio tempo prima e che non riusciva più a fingere. Poi se ne andò.»

«Ehi.» Louis gli fece inclinare il capo, appoggiando un dito sotto il suo mento e costringendolo ad alzare il viso per guardarlo. «Io non sono così. Non me ne andrò via. Non ti lascerò.» La bomba nel suo stomaco era improvvisamente scomparsa. Se l'era cavata dopo la perdita di Alexander. Louis? Non voleva doversi riprendere dal perderlo. Non era sicuro di poterci riuscire. Harry si avvicinò e lo baciò lentamente e con passione, mentre Louis gli prendeva il viso tra le mani e iniziava a fare l'amore con la sua bocca.

«Mmh, sai baciare, Harry. Posso dirti un'altra cosa?» Prima che Louis riuscisse a tirare fuori le parole, il suo telefono squillò. Harry si allontanò, mentre l'altro andava in bagno a recuperare i pantaloni. Non aveva avuto bisogno di dire a Louis che dovevano controllare nel caso in cui sua madre avesse chiamato per Jessie. In qualche modo, lo sapeva e basta.

«Mia sorella non si sta sentendo molto bene, quindi stanno tornando prima. Abbiamo circa venti minuti. Immaginava che avessimo bisogno di un avvertimento.» Bene, e l'occasione era perduta. Louis fece una doccia veloce, mentre Harry ripuliva il letto e se stesso. Per tutto il tempo si chiese cosa stesse per dirgli Louis. La sorella di Louis si riposò per il resto della giornata. Disse di non avere delle vere e proprie contrazioni, ma che semplicemente non si sentiva bene, qualsiasi cosa significasse. Così la famiglia passò la giornata in casa, a ridere e chiacchierare.
Jessie, poi, si era ovviamente amalgamata bene con i bambini e il resto della famiglia. Non si era aspettato niente di meno da loro, ma era comunque bello da vedere. Soprattutto perché quel giorno aveva quasi detto a Harry che lo amava. Louis sarebbe stato il primo a prendere in giro qualcuno per avere detto ti amo dopo il sesso, ma le cose erano diverse adesso. Harry le aveva rese diverse, anche se probabilmente non se ne era neanche accorto.

Dopo cena, guardarono tutti insieme e poi misero i bambini a letto. Jessie ci andò senza fare storie, il viaggio l'aveva sfinita. Louis andò in cucina e prese una birra per sé e per Harry, prima di tornare nel salotto dove sedeva tutta la sua famiglia. Harry era su una sedia e Louis gli si avvicinò, passandogli la birra, per poi sedersi sul pavimento tra le sue gambe.


**

«Ancora non riesco a credere che non sai cosa sarà,» disse a sua sorella Lottie, che era stesa sul divanetto. «Non volevate saperlo?» le chiese Harry.
«Lo sapevamo le altre volte, ma in questo caso abbiamo preferito la sorpresa,» gli rispose. «Non io. Non ce la farei. Ma credo che sia un maschio. Hai detto che lo chiamerai Louis, vero?» disse, prendendo in giro Lottie, che gli lanciò un cuscino.

«Credo che un Louis sia abbastanza per questa famiglia.»

«Puoi dirlo forte!» aggiunse Pheobe. «Ehi! Cosa ho fatto?» Louis appoggiò un braccio alla gamba di Harry e fu sorpreso quando l'altro gli mise una mano sulla spalla.

«Mi hai fatto quasi venire un infarto, più delle tue sorelle tutte insieme,» disse sua madre. «Non sapevamo mai cosa stessi per dire o fare.»

«Ed è una cosa brutta?» chiese lui.

«Non ho detto questo.» Sua madre guardò prima Harry e poi Louis. «Ci hai sempre sorpreso, ma siamo anche sempre stati molto fieri di te. Non sei mai stato il tipo da tirarti indietro quando serviva. Sei sempre stato un uomo forte e onesto.» Harry gli strinse la spalla e Louis alzò lo sguardo su di lui, per fargli l'occhiolino. «Una volta lo portai a una partita di basket quando aveva... non so, forse otto anni,» disse suo padre. «No, nove,» precisò sua madre.
«C'ero quasi.» L'uomo alzò gli occhi al cielo con un sorriso. «Allora, eravamo a questa partita e a un certo punto le cheerleaders fecero la loro comparsa e Louis disse "Wow papà, sono carine".» Louis fece cadere la testa in grembo a Harry, non riuscendo a credere dove il discorso stesse andando a parare.
Suo padre continuò: «Gli dissi di sì, che ero d'accordo, ma un minuto dopo entrarono in campo i giocatori, e allora Louis mi guardò dritto negli occhi, all'età di nove anni, e disse "Il numero 21... anche lui è carino".»

La presa di Harry sulla sua spalla si allentò e Louis tenne lì la sua mano, intrecciando insieme le loro dita. «Wow. Stanno provando a fare colpo per me. Ti stanno raccontando la storia del mio coming-out,» scherzò, e Harry strinse di nuovo la presa.

«Cos'hai fatto?» chiese Harry a suo padre.

«Be', all'inizio stavo quasi per ingoiarmi la lingua. Non sapevo cosa dire, ma l'ho guardato e ho visto, ho visto che in qualche modo mi stava testando. Era stato sincero, ma voleva sapere che andava bene, voleva essere sicuro che andasse bene per me. Non ti mentirò dicendoti che non ero confuso, ma è mio figlio e non avevo neanche intenzione di deluderlo. Gli ho detto che sì, che potevo capire come mai qualcuno potesse pensarlo. Gli ho detto che andava bene se lo pensava.» «E poi ha detto a suo padre "Lo so". Riesci a crederci?» aggiunse sua madre e tutti nella stanza risero.
«Poi crebbe e uscì con tutte le ragazze nella nostra scuola incluse tutte le mie amiche.» Fizzy inarcò un sopracciglio, rivolta a lui.

«Ehi... Non .» Lei alzò gli occhi al cielo, ma fu Harry a parlare. «

Tutte le ragazze?» Louis alzò di nuovo lo sguardo su di lui e annuì. «Non è che ci fossero molti ragazzi dichiarati al nostro liceo.»

«Era passato molto tempo dalla partita di basket e lui non aveva più detto nulla.» Sua madre appoggiò la mano sulla gamba del marito. «In ogni caso non era un problema per noi, ma pensavamo che il commento fosse stato dettato da, non so, confusione, forse? Come sono sicura che tu già sappia, Louis aveva altre sorprese per noi.»

Harry rise, continuando a tenere lì la mano. «Perché la cosa non mi stupisce? Cosa ha fatto poi?»

«Un giorno, l'ultimo anno, tornò a casa di pessimo umore. È così alla mano che non lo abbiamo quasi mai visto arrabbiato, ma quel giorno...»

«Ero incazzato.» Lo era stato davvero. Sua madre continuò con la storia. «Gli chiesi cosa fosse successo e rispose che c'era stato un ragazzo a scuola che avevano scoperto essere gay. Gavin, un bravo ragazzo. Ma all'epoca non avevo mai sentito parlare di lui. Non era qualcuno con cui Louis passava il tempo.»

«Era nella banda della scuola,» disse Louis a Harry. «Era un ragazzo timido, ma dolce. Tutti gli fecero passare un periodo infernale quando lo scoprirono, inclusi gli amici di Louis, che lo prendevano in giro o cose del genere. Così chiesi a Louis cosa avesse fatto e lui mi guardò dritto negli occhi, scrollò le spalle e disse "L'ho invitato al ballo della scuola". Non negherò di essermi preoccupata. Sia io che suo padre glielo dicemmo. Ci sono un mucchio di, perdona il mio linguaggio, ma... ignoranti teste di cazzo là fuori. Ero preoccupata che lui non sapesse cosa stava facendo, o che lo avesse fatto solo per Gavin. Me lo disse, mi fece sedere e me lo disse: "Mi piacciono anche i ragazzi, Ma"
«Era tutto quello che avevamo bisogno di sapere. Certo eravamo ancora preoccupati, ma allo stesso tempo eravamo anche veramente orgogliosi di lui. La scuola gli andò contro, ma lui portò quel ragazzo al ballo. Non so come lo avesse capito, ma sapeva che se lui avesse accettato Gavin, anche gli altri lo avrebbero fatto. Gavin non stava mai con Louis quando era con i suoi amici, erano troppo diversi, ma lo accettarono perché Louis lo aveva fatto. Accettarono Louis con un ragazzo e dopo non diedero mai più fastidio a Gavin. Che sia benedetto. Come se quel povero ragazzo non avesse avuto già abbastanza problemi di cui occuparsi.»

Louis diede un colpetto alla mano di Harry, che si sporse su di lui. «Visto? Ti sei accalappiato un uomo davvero incredibile.» Ammiccò e Harry sorrise. Non ne avrebbe avuto mai abbastanza di quel sorriso. «Un uomo presuntuoso.» Harry scosse la testa, ma baciò Louis sulla fronte, prima di appoggiarsi di nuovo allo schienale. »

Guardò la sua famiglia, assolutamente consapevole da chi Louis avesse preso il suo carattere. Erano brave persone, brave persone che amavano la propria famiglia incondizionatamente. Era onorato di essere lì con loro. «Ok, credo che sia abbastanza per "L'ora con la Famiglia di Louis". Me ne sono andato e mi sono divertito. Non è stato solo per Gavin. Sapevi che non volevo restare qui dopo la scuola, papà. Non faceva per me. Avevo sempre avuto in mente di andare in giro a esplorare.»

«Ecco che ci risiamo,» si lamentò Fizzy.

Quindi quella era una discussione che ovviamente avevano già avuto, e per quanto Harry avrebbe probabilmente dovuto concordare con Louis e impedirgli di raccontare, era assalito dalla curiosità. «Devi ammettere che il modo in cui l'hai fatto non è stato dei migliori, Lou. Sei venuto da noi dopo la cerimonia e ci hai detto che saresti partito entro un paio di giorni. Lo capisco. Capisco cosa Gavin stesse passando e conosco te. È quello che fai. Quando qualcuno ha bisogno di te, tu sei lì. Ti ci fiondi in mezzo e fai qualsiasi cosa di cui quella persona ha bisogno, anche se non è la cosa migliore per te. Sei sempre stato il primo a fare sacrifici del genere, perché hai questo grande senso dell'onore. Ma sai anche che ci fa male. E dentro di te sai che eri convinto di tenere a Gavin più di quanto non fosse realmente, perché lui ha sempre sentito di avere bisogno di te.»

A ogni parola di Johannah, le viscere di Harry affondavano sempre più. La promessa che Louis gli aveva fatto poco prima lo colpì in pieno.
Stava con Harry perché lo voleva o perché era fatto così? Fin dall'inizio, era stato il primo a provare ad aiutare Harry, ma per quale motivo? Per il senso dell'onore di cui i suoi genitori parlavano? Perché da ciò che raccontavano, quello era il motivo per cui era stato anche con Gavin.

«C'è molto di più in questa storia di quello che voi sapete ed è l'unica cosa che dirò al riguardo.» C'era un tono definitivo nella voce di Louis, che Harry non aveva mai sentito prima da lui. La famiglia continuò a parlare di altre cose, ma la mente di Harry continuava a rimuginare su ciò che aveva sentito. Avvertiva una sensazione di pesantezza al petto, che aveva pensato fosse sparita da quando le cose tra lui e Louis erano diventate più serie.

Alexander non era più innamorato di lui, eppure era restato per un senso di responsabilità prima di andare semplicemente via un giorno, proprio come aveva fatto suo padre con sua madre. Non che Louis fosse innamorato di lui, quelle parole non erano mai state pronunciate dalla sua bocca; eppure restava, gli era rimasto vicino e aveva portato Harry e Jessie lì perché avevano bisogno di lui. Cosa sarebbe successo quando Louis avrebbe capito che non era abbastanza? Che non voleva più rimanere incastrato nel tipo di città in cui non aveva mai desiderato vivere stabilmente? Quando non avrebbe più voluto le responsabilità che comportava stare con Harry? Quando avrebbe fatto ciò che era meglio per lui invece di ciò che pensava fosse meglio per Harry e Jessie? Louis era pieno di premure, ma era fatto semplicemente così. Diceva di amare Jessie, e Harry non ne dubitava. Eppure, nonostante amasse la sua famiglia, aveva fatto i bagagli e li aveva lasciati. Era quello il futuro anche per lui e Jessie?

Non si era reso conto di stare stringendo più forte la mano di Louis, finché l'uomo non alzò lo sguardo su di lui, con aria interrogativa. Harry scosse la testa come a dire che stava bene, ma in realtà non sapeva se fosse così. Gli faceva venire la nausea pensare a Louis che restava perché era semplicemente ciò che faceva. Perché era ciò che era. Perché non si tirava indietro quando si impegnava in qualcosa. Ma lui aveva bisogno che Louis restasse perché era dove voleva stare.
Harry provò a rimanere concentrato sulla conversazione per il resto della serata, ma la sua mente era rimasta bloccata a quella precedente. Louis doveva averlo capito, perché quando tutti si diedero la buonanotte, fermò Harry nel corridoio.

«Ehi, tutto bene?» chiese. Harry abbassò lo sguardo, distratto da Jock, che sedeva ai piedi di Louis.

«Non mi hai mai detto perché ha questo nome,» gli chiese. Louis aggrottò le sopracciglia, ma rispose: «All'inizio l'avevo chiamato Tom, ma mi sono reso subito conto che aveva un'ossessione per i giocattoli e gli ho subito cambiato nome.» «Tom?» Non che niente di tutto ciò importasse, non sapeva neanche perché avesse tirato fuori l'argomento. «Dai, ovviamente. Che succede, Harry?» Louis fece un passo avanti, bloccando Harry tra il suo corpo e il muro.

«Niente.» Scosse la testa. «Ho solo tante cose a cui pensare. Vado a buttarmi a letto. So che dobbiamo partire presto domani mattina.» Louis si accigliò, ma indietreggiò per permettere a Harry di muoversi.

Quando Harry era ormai alla porta della camera da letto, le parole di Louis lo fermarono. «Ehi. Non vado da nessuna parte. Sono qui, piccolo. Per qualsiasi cosa tu abbia bisogno.»

Non riuscì a fare a meno di chiedersi se avesse detto qualcosa di simile a quel ragazzo.

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