Charmed: drabbles

By only4_thebrave

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Momenti sparsi, smut, fluff, e altre cose che mi verranno in mente. Se non avete letto Charmed queste non avr... More

If you got in my head (you wouldn't be scared)
When you look at me like that, my darling
All my good years
All I want for Christmas is Lou

You're already homе (because it was you all along)

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By only4_thebrave

Louis gemette lievemente, allungando le gambe e portando le braccia sopra la testa per stirare i muscoli. Sorrise dolcemente al ricordo della notte appena trascorsa, quando si era addormentato tra le braccia di Harry dopo aver fatto l'amore per ore mentre si sussurravano parole dolci e frasi sconnesse.

Si rigirò nel letto e grugnì quando si rese conto del fatto che fosse vuoto e già freddo. Aprì gli occhi e li strizzò per abituarsi alla luce mattutina che filtrava dalla finestra, poi li spalancò mentre l'ansia che non gli aveva dato tregua nemmeno per un secondo in quei giorni gli attanagliava lo stomaco al ricordo.

Era arrivato il grande giorno, quello che aspettava da mesi e che lui e Harry avevano organizzato insieme nel minimo dettaglio. Harry non lo aveva lasciato solo nemmeno per un secondo, aveva partecipato a ogni decisione e si erano supportati a vicenda quando tutto era sembrato troppo da gestire, tra i loro lavori e la caccia ai demoni.

Ogni dettaglio era stato deciso, dalla location alle decorazioni, dalla musica al buffet, dai vestiti che avrebbero indossato agli invitati. Nessuno dei due aveva una famiglia numerosa e, per quanto entrambi avrebbero voluto, avevano deciso di non invitare nessun collega della centrale a parte Liam perché altrimenti Andy non avrebbe potuto assistere alla cerimonia e alla festa successiva, dato che tecnicamente lui era morto agli occhi di tutti.

Avevano quindi optato per qualcosa di intimo solo tra loro, Andy, Niall, Zayn, Liam, la madre di Harry e il nonno di Louis, mentre per la festa avevano invitato qualche amico che avevano conosciuto nel mondo della magia in quell'anno e mezzo.

Harry gli aveva chiesto più volte se fosse certo di non volere qualcosa di più grande e che coinvolgesse più persone, ma Louis gli aveva risposto che non gli importava e che le persone che per lui contavano davvero sarebbero state lì, quindi sarebbe stato perfetto così.

Ora quel giorno era finalmente arrivato e Louis, nonostante non vedesse l'ora di sposarsi, se la stava letteralmente facendo addosso dalla paura. Non perché avesse dei ripensamenti o fosse insicuro, non era mai stato così sicuro di qualcosa in vita sua, ma non riusciva a tranquillizzarsi. Forse era la paura che qualcosa potesse andare storto, che qualche dannato demone interrompesse la cerimonia o la festa e rovinasse tutto, anche se avevano già deciso di posizionare i cristalli fuori dalle location in modo da non essere disturbati e festeggiare tranquillamente almeno per qualche ora.

Harry gli aveva ripetuto in continuazione di stare tranquillo e che niente avrebbe rovinato quel giorno ma a Louis, nonostante la pazienza e la calma di Harry lo avessero momentaneamente confortato mentre lo ripeteva, erano suonate tanto come le ultime parole famose.

Aveva perso il conto di quante tisane calmanti Zayn gli avesse preparato, insistendo sul farlo lui perché diceva che Louis, già un disastro per conto suo e con l'ansia a peggiorare le cose, avrebbe sicuramente fatto un pasticcio con la preparazione della tisana come era successo tante altre volte, inclusa quella che aveva bevuto e gli aveva consentito di ascoltare i pensieri di Harry. Non che Louis o Harry quella volta fossero dispiaciuti del risvolto inaspettato che aveva preso la serata, perché quello era stato il sesso migliore e più appagante della vita di Louis e gli aveva consentito di fare un passo importante nella loro intimità, di superare l'insicurezza e l'imbarazzo e di esplorare ciò che piaceva e soddisfaceva entrambi.

Comunque, l'ansia lo stava uccidendo e mancavano solo dodici ore al matrimonio. Sempre che non morisse prima per un infarto.

Un urlo proveniente da fuori la loro stanza lo distrasse dai suoi pensieri. Si mise di scatto a sedere e balzò giù dal letto, aprendo il cassetto e afferrando una pozione esplosiva.

Istintivamente aveva reagito come se si trattasse di un attacco demoniaco e sentì la rabbia crescere a dismisura dentro di sé, poi però gli venne in mente che avevano posizionato i cristalli attorno alla casa per proteggerla e che quindi era impossibile che un demone fosse entrato, a meno che Zayn non fosse uscito e quindi ne avesse spostato uno, dimenticando di riposizionarlo per richiudere il cerchio.

Se così fosse stato, Louis questa volta lo avrebbe davvero cucinato al forno con le olive.

Spalancò la porta e corse fuori dalla sua stanza, trattenendo il fiato quando sentì un altro urlo provenire dalla camera che Zayn aveva usato per la notte e correndo poi verso di essa, aprendo la porta di scatto e facendola sbattere contro il muro. Alzò il braccio in un gesto istintivo, pronto a scagliare la pozione, ma si bloccò con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata per lo stupore quando vide l'amico in piedi davanti allo specchio e i suoi occhi castani incrociarono quelli di Louis dal riflesso.

Louis trattenne il respiro per qualche secondo poi scoppiò in una risata fragorosa, piegandosi in due e tenendo una mano sulla pancia mentre qualche lacrima divertita gli solcava le guance.

"Ma che- che cazzo ti è...ti è successo?" farfugliò a corto di fiato, scoppiando di nuovo a ridere.

"Che cazzo ridi? Porca troia!" sbottò l'amico, tastando il viso con le mani e voltandosi di scatto verso di lui. "Che- che cazzo è successo? Sei stato tu? Hai preparato un'altra pozione del cazzo e- e me l'hai fatta bere? Louis, ti giuro che se è uno scherzo, io-"

Louis ridacchiò per qualche altro secondo prima di schiarirsi la voce e imporsi di tornare serio, nonostante la pancia continuasse a contrarsi nel tentativo di far uscire un'altra risata.

"Non ho fatto niente! Non cucino da giorni, me lo hai impedito tu" borbottò, incrociando le braccia al petto.

Zayn si voltò di nuovo verso lo specchio, chiuse gli occhi e inspirò profondamente. Tastò di nuovo il suo viso e questa volta Louis non riuscì a trattenere un'altra risata perché era assolutamente ridicolo.

Le sue sembianze erano umane, braccia e gambe erano al posto giusto, ma il suo viso era ricoperto da una folta peluria nera come la pece, lunghi baffi bianchi spuntavano ai lati della bocca così come sopra i suoi occhi, al posto delle sopracciglia. Il naso era nero e di forma simile a quello di un gatto, le orecchie erano triangolari e appuntite, anch'esse ricoperte da folti peli neri, e dall'orlo dei boxer spuntava una lunga coda.

Louis si schiarì di nuovo la voce, soffocando un'altra risata prima di scoppiare a ridere ancora una volta.

Zayn si voltò di nuovo, assottigliando gli occhi e fulminandolo con lo sguardo. "Louis, dimmi se sei stato tu perché altrimenti ti giuro che ti ammazzo con le mie mani" sibilò, drizzando la schiena e avvicinandosi lentamente a lui.

Louis alzò le mani in segno di difesa, non che fosse spaventato da Zayn o che avesse preso seriamente la minaccia.

"Zay, ti giuro che non sono stato io e non può essere stato un demone durante la notte perché abbiamo posizionato i cristalli prima di andare a dormire. A meno che tu non li abbia spostati per uscire, ovviamente."

Zayn scosse la testa. "Non sono uscito, sono andato a letto e stamattina mi sono svegliato così."

Louis sospirò, chiudendo gli occhi e pizzicando il ponte del naso.

"D'accordo, aspetta qui" disse, correndo al piano inferiore per spostare un cristallo e rompere il cerchio, tornando poi da Zayn. "Niall!" chiamò a gran voce.

L'Angelo si materializzò in pochi secondi davanti a loro, il naso arrossato e gli occhi blu lucidi e arrossati.

"Sì?" chiese con voce rauca e nasale, poi guardò Zayn e scoppiò a ridere. "Hai bevuto la pozione polisucco sbagliata?"

Louis scoppiò a ridere di nuovo, non riuscendo a trattenersi, mentre Zayn sbatteva ritmicamente un piede per terra e imprecava a denti stretti.

"Ragazzi, sono serio, cazzo!" esclamò, sospirando seccamente. "Dobbiamo risolvere questo disastro!"

Louis smise di ridere e si ricompose, alzando le sopracciglia. "Dobbiamo? Oh no, caro mio. Io mi sposo tra nove ore quindi questa... cosa dovrai risolverla da solo."

"Posso provare a chiedere agli Anziani se-" Niall si interruppe, inspirando bruscamente prima di starnutire e sparire in un turbinio di luci bianche, riapparendo pochi istanti dopo. Louis spalancò gli occhi e la bocca per la sorpresa per la seconda volta nel giro di dieci minuti.

"Se sanno qualcosa" terminò la frase quando riapparve, aggrottando poi la fronte mentre tirava su con il naso. "Perché mi state guardando così?"

"Sei- sei sparito, non te ne sei accorto?" chiese Louis con espressione e tono stupiti.

"In che senso sono sparito?" chiese Niall.

"Come quando orbiti. Sei sparito mentre starnutivi e riapparso subito dopo" spiegò Louis. "E perché sei raffreddato? Pensavo che gli Angeli bianchi non potessero ammalarsi."

"Infatti non possono" commentò Zayn, corrucciando la fronte e facendo svolazzare i peli bianchi al posto delle sopracciglia e le lunghe vibrisse.

Louis a un tratto non aveva più voglia di ridere.

"Non so perché sono raffreddato, mi sono svegliato così. In effetti non mi era mai successo" ribatté l'Angelo, inclinando la testa con aria pensierosa. "Vado a parlare con gli Anziani" aggiunse poi, sparendo all'improvviso senza aggiungere altro.

Louis sospirò, fregandosi la fronte con una mano nel tentativo di calmarsi.

"Ehi, questo è il tuo giorno, okay? Risolveremo tutto io e Niall" sussurrò Zayn con voce gentile mentre gli accarezzava la schiena.

"E se non ci riusciste? Se- se non ci fosse una soluzione o non riusciste a trovarla in tempo?" chiese Louis con voce stridula, mentre sentiva di nuovo l'ansia attanagliargli lo stomaco.

"Allora resteremo qui" rispose Zayn, scrollando le spalle.

Louis drizzò la testa. "Cosa? Non se ne parla! Siete i miei migliori amici e vi voglio lì con me" sbottò, stringendo i pugni lungo i fianchi e rivolgendogli uno sguardo duro.

Zayn sospirò. "Lo so, Lou, ma dobbiamo anche mettere in conto di non riuscire a trovare in tempo una soluzione" disse, poi gli lasciò un bacio sulla guancia. "Ora aspettiamo che Niall parli con gli Anziani. Tu nel frattempo vai a fare un bagno caldo mentre io preparo il tè" aggiunse, rivolgendogli un sorriso rassicurante, anche se Louis ormai lo conosceva così bene da sapere che fosse forzato.

Sospirò rassegnato perché non poteva fare altro. Conosceva il Libro delle Ombre a memoria ormai e sapeva che non ci fosse scritto nulla riguardo la loro... condizione.

Si chiuse nel bagno e tappò la vasca, facendo scorrere l'acqua calda e immergendosi quando raggiunse quasi l'orlo. Mugugnò soddisfatto quando poggiò la schiena contro il marmo, chiudendo gli occhi nel tentativo di rilassarsi.

Aveva voglia di chiamare Harry, sapeva che la sua voce sarebbe sicuramente riuscita a calmarlo ma non voleva che si preoccupasse. Lo maledisse mentalmente comunque, perché era stata una sua idea trascorrere la notte separati.

Sapeva che avrebbe trascorso la serata con Liam in qualche locale, così come aveva fatto lui con Zayn, Andy e Niall che avevano ignorato le sue lamentele e lo avevano costretto ad andare in un night club. Non aveva bevuto molto, a differenza degli amici, perché sapeva che altrimenti il risveglio non sarebbe stato per niente piacevole.

Ripensandoci, forse avrebbe dovuto farlo dato ciò che stava succedendo.

Aprì gli occhi di scatto e drizzò la schiena. "Cazzo, Andy" mormorò a denti stretti, alzandosi in piedi e uscendo di fretta dalla vasca.

Si asciugò e vestì velocemente, scendendo poi al piano di sotto e trovando Zayn seduto al tavolo della cucina.

"Andy!" chiamò Louis, sobbalzando quando l'amico si materializzò subito accanto a lui.

"Che succede?" chiese con voce assonnata e rauca, i vestiti della sera precedente ancora indosso e il naso arrossato. Si voltò verso Zayn e scoppiò a ridere, inspirando poi bruscamente e starnutendo.

"Cazzo, fanculo" imprecò Louis quando l'amico sparì in un turbinio di luci bianche per poi riapparire dopo qualche secondo.

"Ma che cazzo..." mormorò Zayn.

Andy aggrottò la fronte, spostando lo sguardo da lui a Louis. "Cosa c'è?"

"Sei raffreddato, e quando hai starnutito sei sparito e riapparso. È successo anche a Niall e Zayn si è svegliato conciato così" spiegò Louis, indicando l'amico. "Niall è andato a parlare con gli Anziani per-" Si interruppe quando l'Angelo apparve accanto a lui. "Quindi? Cosa hanno detto?"

Niall sospirò pesantemente e si accasciò su una sedia, lasciando che la testa sbattesse sul tavolo e rialzandola solo per continuare a sbatterla ripetutamente sulla superficie dura.

"Niall, che succede?" chiese Andy con uno tono apprensivo e l'espressione corrucciata.

Niall sospirò di nuovo prima di drizzarsi sulla sedia e passare nervosamente una mano tra i capelli. "È un virus magico. Si trasmette con il semplice contatto e causa un... malfunzionamento dei poteri, diciamo così."

"Cosa vuol dire un malfunzionamento?" chiese Louis, aggrottando la fronte.

"Vuol dire che perdiamo il controllo dei nostri poteri. Negli Angeli bianchi e neri si manifesta come un raffreddore e, ogni volta che starnutiamo, orbitiamo senza neanche accorgercene. I Famigli sono bloccati a metà tra lo stato umano e quello animale" spiegò, indicando Zayn con un cenno della testa. "Una delle mie protette ha il potere del fuoco, non riesce a controllarlo e ha dato fuoco a mezza casa."

"Ma io sto bene" commentò Louis.

Niall scrollò le spalle. "Sei stato a contatto con noi, quindi anche tu sei infetto. Bisogna solo capire che effetto ha il virus su di te. Non fare incantesimi né pozioni finché non passerà, okay?"

"Che cazzo vuol dire?" sbottò Louis.

Niall sospirò, strofinandosi gli occhi e tirando su col naso. Starnutì e svanì per qualche secondo, riapparendo poi nello stesso punto. "Vuol dire che non c'è una cura ma è temporaneo. Il virus scompare da solo dopo dodici ore."

"Dodici-" Louis sgranò gli occhi e gettò un'occhiata all'orologio. "Mi devo sposare tra otto ore!" urlò con voce stridula.

"Okay, ora calmiamoci!" si intromise Zayn poi tossì violentemente e ripetutamente, finché sputò sul tavolo una palla di peli neri e impregnati di saliva.

Louis represse un conato mentre i due Angeli fecero un verso di disapprovazione, storcendo i nasi arrossati e starnutendo nello stesso momento, sparendo per poi riapparire.

"Cazzo, che casino" mormorò Louis, accasciandosi su una sedia e mordendosi il labbro per reprimere le lacrime.

"Ehi, ti ho detto di stare tranquillo. Risolveremo questa cosa e niente ti impedirà di sposare Harry, okay?" disse Zayn in tono rassicurante.

Louis inspirò profondamente e annuì, ingoiando il groppo in gola. "D'accordo. Dura dodici ore, verso che ora siamo stati contagiati?"

"Mm Zay, hai detto che quando sei andato a letto stavi bene, giusto?" chiese Niall e l'uomo... gatto... l'uomo-gatto annuì. "Che ora era? E sei entrato in contatto con qualcuno dopo?"

Zayn aggrottò la fronte, pensieroso. "Le tre, credo. E no, ero solo."

"Ni, hai detto che il virus si trasmette con il contatto quindi dobbiamo averlo contratto stanotte prima delle tre. Siamo andati via dal locale alle due e mezza e non siamo poi entrati in contatto con nessuno. Questo vuol dire che nella peggiore delle ipotesi il virus scomparirà entro le due e mezza, massimo tre del pomeriggio" si intromise Andy, poi addolcì lo sguardo, rivolgendosi a Louis. "Il matrimonio è alle quattro, quindi non c'è problema, okay?"

Louis esitò un momento, poi sospirò e si rilassò, pensando che Andy avesse ragione. Magari avrebbero fatto un po' di ritardo ma alla fine non c'era motivo di preoccuparsi se il virus sarebbe scomparso prima dell'ora del matrimonio.

"Perfetto!" esclamò Niall con voce nasale, battendo le mani e alzandosi in piedi. "Ora abbraccio di gruppo per il promesso sposo."

Louis scoppiò a ridere, emozionato, e lasciò che i suoi amici lo circondassero e lo soffocassero in un abbraccio. Fece una smorfia quando sentì Niall e Andy tirare su con il naso e inspirare a intermittenza nello stesso momento, e capì che erano sul punto di starnutire, di nuovo.

Fece per divincolarsi dall'abbraccio per paura che, se si fossero dematerializzati, lui sarebbe sparito con loro e odiava quella sensazione di vuoto che gli faceva rivoltare lo stomaco ogni volta che accadeva. Non fece in tempo però, perché entrambi starnutirono.

Vide solo per un secondo le luci bianche prima di sentire il vuoto attorno a sé e, nello stesso momento, sentì i suoi polmoni contrarsi e inspirò bruscamente mentre la sensazione familiare della premonizione imminente si faceva strada dentro di lui.


Scese le scale lentamente, i piedi chiusi nelle scarpe eleganti calpestavano petali di rosa bianchi mentre il cuore batteva frenetico nel petto. Alzò lo sguardo e nel pianerottolo della loro casa vide suo nonno tendergli una mano, che Louis afferrò senza esitazione.

"Sono così fiero di te" sussurrò l'uomo, lasciandogli un bacio sulla fronte e prendendolo sotto braccio, scendendo insieme gli ultimi gradini.

Seguirono il percorso tracciato dai petali e Louis trattenne il respiro mentre percorrevano il corridoio.

Si fermò un momento e inspirò profondamente prima di sorridere e oltrepassare l'arco di fiori che era stato posizionato all'ingresso della sala con le porte a vetri. I suoi amici più cari e la sua famiglia erano lì, che lo guardavano con occhi lucidi e sguardi emozionati, ma Louis stava cercando solo due occhi in particolare.

Alzò lo sguardo e incrociò quello di suo nonno, che annuì teneramente, poi voltò la testa e-


Espirò bruscamente e ansimò, tastandosi il visto e poi asciugando le guance bagnate dalle lacrime.

Sapeva cosa aveva visto, era il loro matrimonio, e ovviamente la premonizione doveva interrompersi proprio prima che vedesse Harry. Forse era meglio così, altrimenti non gli avrebbe mai perdonato di averlo visto prima del matrimonio.

Ridacchiò tra sé e sé, pensando a quanto Harry gli mancasse nonostante non si fossero visti solo per un giorno, poi aggrottò la fronte al ricordo di ciò che aveva visto. Avevano prenotato una chiesa, quindi perché si stavano sposando a casa sua?

Delle urla lo distrassero dai suoi pensieri e sussultò, alzando lo sguardo per la prima volta. Ma che diavolo...?

Fanculo Niall, Andy e il loro stupido raffreddore.

Ecco perché voleva spostarsi prima che starnutissero, sapeva che avrebbe orbitato con loro altrimenti.

Girò su se stesso, guardandosi intorno mentre cercava di capire dove diavolo fosse finito. Si trovava su un sentiero terroso costeggiato da alberi e con esitazione cominciò a camminare, seguendo il suono delle voci poco lontano da lui. Quando arrivò alla fine del sentiero, spalancò la bocca e sgranò gli occhi alla scena davanti a lui.

Uomini e donne si affrettavano in tutte le direzioni in quello che sembrava un mercato cittadino, e alcuni di loro urlavano da dietro i banconi prodotti scontati o barattavano della merce. Ciò che più lo lasciò senza parole però era il modo in cui erano vestiti. Sembravano usciti direttamente dal medioevo, o qualcosa del genere.

Urlò per lo spavento quando sentì un nitrito accanto a lui e qualcuno che urlava alle sue spalle. Quando si voltò, vide un cavallo che lo guardava minaccioso e, dietro di lui, una carrozza traballante in legno su cui era seduto un uomo che gli urlava di togliersi dalla strada.

Louis indietreggiò spaventato, guardandosi intorno e vedendo un vicolo poco lontano da lui. Abbassò la testa per non dare nell'occhio e si affrettò in quella direzione, facendosi largo tra la folla di persone, ma prima che potesse entrarci sentì un braccio avvolgergli la vita da dietro e una mano premere sulla sua bocca, smorzando l'urlo che emise per lo spavento.

Qualcuno lo sollevò da terra e lo trascinò al lato di una strada porticata, poi lo mise giù e lo voltò di scatto. A Louis quasi venne un infarto.

Era Harry, bellissimo da mozzare il fiato come sempre ma... ma non era il suo Harry. Era più giovane e con qualche ruga in meno rispetto a come lo ricordava, forse sui venticinque anni, i capelli erano lunghi e gli ricadevano oltre le spalle in boccoli perfetti.

Harry si guardò intorno, come se volesse accertarsi che fossero lontani da occhi indiscreti, poi lo spinse all'indietro finché la sua schiena si scontrò contro un muro alle sue spalle. Incrociò i suoi occhi verdi con quelli di Louis e gli rivolse un sorriso circondato da fossette prima di baciarlo, premendo con forza ma dolcemente le labbra contro le sue.

Louis spalancò gli occhi per la sorpresa ed emise un gemito, colto alla sprovvista, poi premette le mani sul suo petto per allontanarlo. Quello non era il suo Harry.

Harry, o chiunque fosse, si allontanò e lo guardò con la fronte aggrottata. "Che c'è? Stai bene?"

Dio, anche la voce era quella di Harry, però.

Louis chiuse gli occhi e inspirò profondamente, poi li riaprì. "Che cazzo sta succedendo? Dove siamo? E come diavolo sei vestito?"

Harry sgranò gli occhi, come se fosse sorpreso, poi gli rivolse un sorriso malizioso e si avvicinò di nuovo a lui, stringendogli con forza i fianchi. "Dio, Lewis. Quando parli in questo modo vorrei solo abbassarti le braghe e sculacciarti."

Louis fece una smorfia. "È Louis, non Lewis, Harry."

Harry alzò gli occhi al cielo poi gli sorrise in modo affettuoso, stampandogli un bacio sulla fronte. "Ti amo, lo sai? E so come si pronuncia il tuo nome, Lewis."

Louis aprì la bocca per ribattere mentre di nuovo gli posava le mani sul petto per spingerlo via.

"Ma come diavolo sei vestito? E cosa hai fatto ai capelli?" chiese Harry, aggrottando di nuovo la fronte mentre lo scrutava da testa a piedi, poi sospirò e chiuse gli occhi. "Ti prego, dimmi che non hai di nuovo fatto disastri con qualche-" si interruppe, guardandosi intorno, "-qualche incantesimo o uno dei tuoi intrugli" concluse, abbassando notevolmente il tono di voce.

"I miei- Ehi! Guarda che so di essere un disastro con le pozioni, ma gli incantesimi sono il mio forte!" esclamò Louis indignato, incrociando le braccia al petto.

Harry si avventò su di lui, tappandogli la bocca con una mano. "Sei impazzito, forse? Abbassa la voce, maledizione, o finirai arrostito sul rogo" sibilò a denti stretti.

Louis sgranò gli occhi, afferrandogli il polso della mano che teneva ancora premuta contro la sua bocca. Harry la abbassò lentamente mentre ancora lo guardava spaventato.

Non era assolutamente possibile e si trattava sicuramente di un malinteso.

"Harry..." sussurrò, deglutendo rumorosamente. "In- in quale... secolo ci troviamo?"

Harry aggrottò la fronte. "Uh, diciassettesimo, quasi diciottesimo. Perché?"

"Oh cazzo" mormorò Louis, accasciandosi contro il muro alle sue spalle mentre il suo corpo cominciava a tremare e le lacrime a bagnargli le guance.

"Ehi, no." Sentì le braccia di Harry circondarlo, mentre lo accarezzava dolcemente e gli sussurrava rassicurazioni.

Anche se non era il suo Harry, Louis si lasciò cullare per qualche istante mentre razionalizzava ciò che era accaduto.

"Lewis, che cosa sta succedendo?" chiese Harry quando si calmò e i singhiozzi scemarono.

Louis inspirò profondamente e si asciugò il viso con la manica del suo maglioncino. "Puoi portarmi a casa mia, per favore?"

Harry lo guardò per qualche istante poi annuì, guardandosi intorno un'ultima volta prima di prenderlo per mano e cominciare a camminare.

Louis conosceva soltanto un Lewis vissuto nel Diciassettesimo secolo e che conosceva la magia, e a quanto pare stava con una persona identica a Harry.

Era già stato nel passato, quando aveva cercato di salvare Andy dopo che era morto, ma lo aveva fatto attraverso un incantesimo. Ora, invece, non sapeva come fosse arrivato lì, anche se aveva un sospetto.

Sperava soltanto che il suo antenato, Lewis, il primo della sua stirpe ad aver ottenuto i poteri, fosse lì e che Louis non avesse preso fisicamente il suo posto, mandando Lewis nel presente. In quel caso non avrebbe saputo a chi rivolgersi per farsi aiutare e la sua paura era di restare intrappolato nel passato, qualora non fosse riuscito a trovare un modo per tornare prima che il virus scomparisse.

Harry camminava velocemente, guardandosi costantemente intorno, e gli baciò dolcemente le nocche prima di rivolgergli uno sguardo triste e lasciargli la mano. Louis lo guardò confuso ma non fece in tempo a chiedergli quale fosse il problema perché si trovarono di nuovo in una strada gremita di persone.

Non che importasse il fatto che gli avesse lasciato la mano, dopotutto non era il suo Harry, ma gli assomigliava così tanto che Louis si chiese se fosse una coincidenza che nel '700 un suo antenato stesse con una persona quasi identica a lui.

Imboccarono qualche altro vicolo fino a trovarsi in mezzo a quella che sembrava una campagna con piccole case sparse qua e là. Lo seguì lungo una strada sterrata finché Harry non si fermò davanti a una casa in legno, uguale a tutte le altre, e bussò alla porta.

Dopo pochi secondi qualcuno la aprì, lasciandoli entrare, e Louis non fece nemmeno in tempo a chiudere la porta alle sue spalle che un uomo prese Harry per il colletto della camicia e lo sbatté con forza contro un muro.

"Mi sei mancato" mormorò l'uomo sulle sue labbra, affondando le mani nei capelli ricci e spingendo il bacino contro il suo.

Harry rispose al bacio con passione e trasporto, afferrandolo per i fianchi e ribaltando le posizioni, facendo aderire la schiena dell'uomo contro il muro. L'uomo aprì gli occhi e incrociò lo sguardo di Louis, poi li sgranò e spinse via Harry, mettendosi davanti a lui come per proteggerlo.

Louis spalancò la bocca così tanto che temette di vedere la mandibola cadere per terra perché non solo il suo antenato del '700 stava con uno uguale a Harry, ma lui stesso era uguale a Louis. Sembrava di qualche anno più giovane e i capelli erano lunghi fino alle spalle, ma per il resto era identico a lui.

A questo punto era certo del fatto che si trattasse di Lewis Tomlinson.

Louis non sapeva se essere più sconvolto per il fatto che fosse bloccato nel milleseicento o per il fatto che Lewis fosse quasi identico a lui e stesse con una persona quasi identica a Harry. Tra l'altro Harry non lo aveva corretto quando lo aveva chiamato per nome, quindi anche in quest'epoca si chiamava così.

Lewis afferrò una boccetta da sopra una mensola e alzò un braccio, pronto a scagliargliela contro, ma Harry gli afferrò il polso con una mano.

"Aspetta" mormorò, guardando Louis intensamente. "Non... non penso sia cattivo, altrimenti non lo avrei portato qui."

Lewis lo guardò con la coda dell'occhio prima di riportare il suo sguardo su Louis, assottigliando gli occhi e guardandolo minaccioso. "Come fai a saperlo? Non puoi esserne sicuro" ribatté aspramente.

"So che alcune creature possono cambiare forma ma... ma ha il tuo stesso sapore."

Lewis gli rivolse un'occhiataccia. "E tu come fai a saperlo?"

"L'ho baciato" rispose Harry, scrollando le spalle, poi fece un passo indietro quando Lewis gli rivolse uno sguardo così truce che anche Louis indietreggiò.

"Che cazzo vuol dire che l'hai baciato?" sibilò a denti stretti.

Harry alzò le mani in segno di difesa. "Pensavo fossi tu! Insomma, guardalo, siete praticamente identici. Pensavo avessi fatto uno dei tuoi esperimenti riusciti male" spiegò Harry, poi sgranò gli occhi quando Lewis gli rivolse un'altra occhiataccia. "Non che tu non sia bravo, ovviamente" aggiunse frettolosamente.

"Ne riparliamo dopo, signorino" borbottò Lewis. Harry sospirò, scuotendo la testa ma sorridendo in modo affettuoso. "Ora dimmi chi cazzo sei prima che io ti faccia esplodere in miliardi di piccoli pezzi e ti spedisca dritto all'inferno" continuò poi, rivolgendosi di nuovo a Louis con ancora la pozione stretta nella mano.

Louis lo guardò per qualche secondo, cercando di digerire la scena davanti a lui, poi scosse la testa. "Mi chiamo Louis Tomlinson e... e credo tu sia un mio antenato, il primo della stirpe."

Lewis assottigliò lo sguardo. "Quale stirpe?"

"Quella dei Tomlinson? Sei il primo erede maschio ad aver ricevuto i poteri e-"

"Non so di cosa tu stia parlando" lo interruppe Lewis, con sguardo diffidente.

Louis sospirò esasperato, passandosi nervosamente una mano tra i capelli.

"Senti, lo so che può sembrare assurdo, okay? Ho preso un maledetto virus magico e-" Si interruppe quando entrambi lo guardarono come se fosse pazzo. "Fanculo, probabilmente non sapete cosa sia un virus. È tipo una malattia provvisoria, dura solo per dodici ore ma rende i nostri poteri instabili. Per farla breve, vengo dal futuro e ho orbitato con due angeli bianchi mentre stavo avendo una premonizione, quindi credo che questo abbia in qualche modo interferito, e sono finito qui."

Lewis continuò a scrutarlo con diffidenza, anche se era chiaro che stesse riflettendo su ciò che gli aveva detto.

"Sta dicendo la verità" parlò una voce alle sue spalle e Louis per poco non scoppiò a piangere.

"Zay!" esclamò, facendo un passo per correre ad abbracciarlo ma ripensandoci quando Lewis di nuovo lo minacciò con la pozione.

"Come sai il mio nome?" chiese Zayn.

"Sei il mio Famiglio" rispose Louis, rivolgendogli un sorriso. "Oh, ora che ci penso mi avevi detto di essere stato il Famiglio della nostra stirpe e che il tuo primo protetto fosse stato Lewis."

"Famiglio?" chiese Lewis in tono scontroso.

A Louis non piaceva il suo modo di fare arrogante, non che potesse biasimarlo però. Probabilmente anche lui sarebbe stato così scettico, soprattutto in presenza di Harry. Almeno aveva abbassato il braccio e posato la pozione su una mensola.

"Uh... Zayn? È il nome della sua... categoria, chiamiamola così. Sono metà uomini e metà animali, proteggono e guidano le streghe nascenti a imparare l'arte della stregoneria e- Scusa, non hai letto il Libro delle Ombre? È tutto scritto lì."

Lewis sospirò seccamente, chiudendo gli occhi come se fosse sul punto di perdere la pazienza. "Che diavolo è il Libro delle Ombre? Sembra una cosa brutta."

Louis aggrottò la fronte e inclinò la testa. "È il libro della nostra famiglia. Ci sono scritti incantesimi, pozioni, informazioni su di noi e i nostri poteri."

"Poteri?" si intromise Zayn. "Lewis è il primo della stirpe Tomlinson ad aver ricevuto i poteri, e ne ha solo uno."

"Cosa? No! Lo ha scritto Logan, un nostro antenato, nel Libro" ribatté Louis. "Sei il primo e l'unico ad aver ricevuto tutti e tre i poteri - premonizione, telecinesi e il potere di far esplodere o bloccare oggetti - e sono tramandati dai padri ai soli figli maschi." Osservò i tre uomini davanti a sé, che lo stavano guardando come se fosse impazzito, e Louis avrebbe solo voluto strapparsi i capelli per la frustrazione.

"D'accordo, ammettiamo che tu non sia pazzo" parlò Zayn dopo minuti di silenzio. "Lewis non ha tre poteri e non sappiamo cosa sia il Libro delle Tenebre."

"Ombre" lo corresse Louis. "Sentite, non lo so, okay? Da quanto sei una strega?"

"Uhm, qualche mese e posso solo spostare gli oggetti o le persone" rispose Lewis.

Louis scrollò le spalle. "Forse non hai ancora ricevuto tutti i poteri. Logan non ha scritto chi te li ha dati ma- ma forse devi prima imparare a usare questo, poi riceverai gli altri."

"D'accordo, basta così" si intromise Zayn. "Lewis non sa tutte queste cose quindi vuol dire che qui devono ancora accadere. Non puoi continuare a rivelare informazioni sul futuro o rischieresti di comprometterlo e... e potrebbero esserci delle conseguenze catastrofiche."

Louis sospirò, poggiandosi contro la porta alle sue spalle e chiudendo gli occhi, sentendosi improvvisamente stanco. Avrebbe voluto piangere per la disperazione e lo sconforto, e non aveva mai desiderato avere Harry lì con sé come in quel momento.

Era bloccato nel diciassettesimo secolo con un suo antenato quasi senza poteri, senza il Libro delle Ombre né la più pallida idea di come tornare a casa.

"Ehi" la voce confortante di Harry, anche se non era il suo Harry, lo riportò con i piedi per terra.

Lasciò che lo abbracciasse, stringendolo forte a sé e lasciandosi andare a un pianto liberatorio.

"Shh, andrà tutto bene" mormorò contro il suo orecchio, accarezzandogli dolcemente la schiena e continuando a mormorare parole rassicuranti finché non si calmò.

"A proposito" parlò Lewis, guardandolo di nuovo con diffidenza. "Come fai a conoscere il mio ragazzo?"

Louis sospirò e si asciugò le lacrime. "Anche io ho il mio Harry, nella mia epoca. Loro... loro si somigliano molto, come me e te."

"E... e anche lui si chiama Harry?" chiese Lewis, sembrando insicuro per la prima volta da quando aveva messo piede in casa sua.

Louis annuì. "Sono quasi identici, solo che il mio ha qualche ruga in più e i capelli corti ma... ma me lo ricorda molto. È molto dolce, come il mio" rispose, rivolgendo un sorriso a Harry e accarezzandogli una guancia.

"Ma come è possibile?" chiese Harry, aggrottando la fronte mentre tornava accanto a Lewis.

"Anime gemelle" rispose Zayn, sorridendo dolcemente.

Louis dischiuse le labbra, mordendosi il labbro per trattenere le lacrime. Aveva sentito parlare delle anime gemelle, ma pensava fosse una leggenda romantica inventata da qualche coppia disgustosamente innamorata come lo erano lui e Harry.

Ora invece, guardando questo Harry e Lewis così simili a lui e al suo Harry, capì che forse non era una semplice leggenda.

"E cosa sarebbe?" chiese Lewis.

"Non so molto sull'argomento ma credo si chiami reincarnazione. Le anime gemelle sono due persone destinate a stare insieme. Quando muoiono, rinascono e si reincarnano in nuovi corpi, continuando a trovarsi in un ciclo infinito fino alla fine dei tempi."

"E... ed è una cosa buona?" chiese Lewis, esitante.

Zayn annuì. "Vuol dire che le vostre anime sono legate per sempre e continueranno a trovarsi, in qualsiasi luogo ed epoca. Siete... destinati l'uno all'altro, ecco."

Harry incrociò lo sguardo di Lewis, che gli sorrise dolcemente mentre si mordeva il labbro e arrossiva sulle guance. Si avvicinò a lui e lo circondò con un braccio, stringendolo forte contro il suo petto. Lewis lo guardò in un modo così disarmante e adorante che Louis dovette distogliere lo sguardo.

Sapeva che fosse esattamente il modo in cui lui stesso guardava il suo Harry e come il suo Harry guardava lui, ogni singolo giorno.

"Da quanto state insieme?" chiese Lewis, incrociando il suo sguardo e cambiando improvvisamente atteggiamento e tono di voce, da scontroso a estremamente diabetico.

"Un anno e mezzo, circa" rispose Louis, poi sospirò tristemente. "Oggi avremmo dovuto sposarci."

"Sposarvi!?" esclamarono gli altri tre in coro, con gli occhi sgranati e le bocche spalancate.

Louis sospirò stancamente, passandosi una mano tra i capelli. "Sì. Possiamo parlarne dopo? Non ho molto tempo."

"Uh, sì, certo" mormorò Lewis

Tutti e tre avevano ancora delle espressioni sconvolte ma Louis non aveva il tempo né la forza per affrontare un altro argomento sul futuro.

Harry si schiarì la voce e poi aggrottò la fronte. "Hai detto che avreste dovuto sposarvi. Perché, non vi sposerete più?"

"Beh, no se non troverò il modo di tornare a casa!" esclamò Louis, alzando le braccia esasperato e di nuovo con le lacrime che minacciavano di sfuggire al suo controllo.

Lewis sbottò ed emise un verso, come se fosse indignato, poi drizzò le spalle e alzò il mento. "Tu tornerai a casa dal tuo Harry e lo... lo sposerai, fosse anche l'ultima cosa che faccio, Louis Tomlinson."

Louis soffocò un altro singhiozzo e imitò la sua postura, determinato come non mai a riabbracciare l'amore della sua vita e celebrare il loro fottutissimo matrimonio una volta per tutte.

Lewis si liberò dall'abbraccio di Harry e si inginocchiò, cominciando a frugare dentro una credenza e tirando fuori arnesi e pentoloni. Sollevò il fondo in legno come se fosse un coperchio, rivelando piccole boccette contenenti liquidi, spezie ed erbe varie, e un piccolo libricino rilegato in pelle con un cerchio in rilievo sulla copertina verde scuro.

"Il Libro delle Ombre" bisbigliò Louis.

Lewis si voltò a guardarlo, spostando poi lo sguardo da lui al piccolo libro che aveva tra le mani. "Questo?"

"Beh, sì, un po' gli assomiglia. La forma è uguale ma il Libro delle Ombre è più grande e ha una triquetra in rilievo sulla copertina, simbolo dei tre poteri della nostra famiglia."

Lewis osservò il libro con la fronte aggrottata. "Ci scrivo le pozioni che creo" spiegò con espressione pensierosa. "Oh, e ho anche scritto di due creature orribili che ho dovuto uccidere."

Louis sorrise dolcemente. Non avrebbe mai pensato che avrebbe dovuto essere lui a insegnare qualcosa al suo antenato, e non il contrario.

"I demoni. Sono le creature che ci danno la caccia per ucciderci o rubare i nostri poteri. Il Libro è una specie di enciclopedia, ogni membro della famiglia contribuisce a scrivere qualcosa - ricette per pozioni, incantesimi, demoni che sconfiggiamo - per aiutare i membri successivi quando acquisiscono i poteri. È protetto da un incantesimo potentissimo e solo le creature buone possono toccarlo, perché nelle mani dei demoni sarebbe un'arma distruttiva per la nostra famiglia" spiegò Louis.

Lewis lo osservò con aria pensierosa per qualche altro momento, poi riportò lo sguardo sul libricino. "Beh, potrei aggiustarlo. Non ho mai pensato che sarebbe stato tramandato ma se quello che dici tu è vero, allora forse dovrei renderlo un po' più carino, no?"

Louis ridacchiò divertito perché era decisamente qualcosa che avrebbe detto anche lui, Zayn alzò gli occhi al cielo e Harry gli rivolse uno sguardo affettuoso.

Louis solo a quel punto pensò a un dettaglio, perché ovviamente non si era mai fermato a riflettere sugli orientamenti sessuali della sua famiglia.

"Ho una domanda... Tu e Harry state insieme ma i poteri si tramandano da padre in figlio e chiaramente l'inseminazione artificiale non esiste ancora. Quindi...?"

"La cosa?" chiesero i tre in coro.

Louis ridacchiò. "Lasciate stare. Ma come farai ad avere un figlio se... se tu e Harry state insieme?"

Lewis serrò la mascella e assottigliò lo sguardo, mentre Harry spostava il suo intorno alla stanza.

"Uh... Scusate, non volevo mettervi in imbarazzo o farmi gli affari vostri e... e non dovete rispondere se non volete" si affrettò a dire Louis. "Cazzo, ho interferito con il futuro?" aggiunse poi, sgranando gli occhi.

E se ora si fossero lasciati per causa sua? Lewis non sapeva che i poteri si tramandassero. E se ora, per colpa di ciò che aveva detto, fosse andato con qualche donna e Louis avesse appena rovinato la sua storia con Harry?

Harry rivolse il suo sguardo verso Lewis, annuendo con la testa. La strega esitò un momento, poi si alzò in piedi dal punto in cui era ancora inginocchiato accanto alla credenza e, dopo aver osservato Louis con indecisione, sospirò e uscì dalla stanza.

Tornò dopo qualche minuto e Louis spalancò la bocca per la sorpresa. Aveva in braccio un bambino di non più di qualche mese, avvolto in una coperta azzurra e consumata.

"Ma che cazzo..." mormorò Louis. "E quello dove diavolo lo hai preso?"

Lewis ridacchiò divertito, osservando il bambino e accarezzandogli dolcemente una guancia mentre lo guardava come se fosse la cosa più bella e preziosa che esistesse al mondo. Louis sapeva che anche lui avrebbe guardato i suoi figli in quel modo, un giorno.

"Ho avuto un'amica per un po' di tempo e ogni tanto noi... Beh, hai capito" spiegò Lewis, arrossendo sulle guance.

"Avevi una donna come scopamica?" chiese Louis, con espressione disgustata.

"Scopa- Che?"

"Niente, lascia stare. Continua" disse Louis, alzando gli occhi al cielo.

Lewis si schiarì la voce. "Beh, diciamo che lei è rimasta incinta ma noi non stavamo insieme e suo padre l'avrebbe uccisa se lo avesse scoperto. L'ho pregata di portare avanti la gravidanza perché... Beh, è pur sempre mio figlio." Scrollò le spalle. "Lei ha deciso di farlo a patto che poi mi prendessi cura io del bambino, e ho accettato. Dopo il parto è andata via o meglio, è scappata dalla sua famiglia, e non l'ho più rivista."

Louis aggrottò la fronte. "Perché suo padre l'avrebbe uccisa se lo avesse coperto?"

Lewis lo guardò come se fosse impazzito. "Perché non eravamo sposati? Si finisce impiccati per molto meno, Louis."

"Impiccati?" Louis sgranò gli occhi, incapace di comprendere, poi ripensò al secolo in cui si trovavano. "È per questo che mi hai lasciato la mano mentre venivamo qui ed eravate sconvolti quando vi ho detto del matrimonio?" chiese poi.

Harry annuì. "Non so come funzioni nel tuo secolo ma qui, come ha detto Lewis, vieni condannato a morte per molto meno."

Louis rimase in silenzio, incapace di rispondere. Sapeva ovviamente che l'omosessualità fosse stata considerata un peccato e illegale per molti secoli e che tutt'ora, nel suo tempo, non fosse ben vista da chiunque, ma viverlo sulla propria pelle era diverso.

Sapere che un suo antenato avesse un'anima gemella, la sua stessa anima gemella, e che fossero costretti a vivere il loro amore in segreto e con la costante paura di essere scoperti gli spezzò il cuore.

"Non... non è così nel tuo tempo? Sembri sorpreso" disse Lewis con esitazione ed espressione confusa.

"Beh, in alcune parti del mondo è ancora illegale e considerata un crimine, e in generale molte persone ancora non accettano l'omosessualità. Diciamo però che in molti posti è diventata una cosa quasi normale. Dove vivo io non dobbiamo nasconderci, andiamo in giro tranquillamente tenendoci per mano e ci sposeremo."

Louis incurvò le spalle quando finì di parlare e nascose le mani nelle tasche dei pantaloni della tuta, sentendosi all'improvviso a disagio per il modo in cui lo stavano guardando.

Zayn sembrava quasi impassibile ma, anche se non era ancora il suo Zayn, riconobbe dal modo in cui storse la bocca che era sul punto di commuoversi. Harry aveva il labbro stretto tra i denti e stava stringendo Lewis, e il bambino, contro il suo petto. E Lewis aveva un sorriso amaro sul volto mentre spostava lo sguardo da lui, al bambino a Harry.

"Beh, sembra un periodo più felice, no? Mi sarebbe piaciuto vivere nel tuo tempo" sussurrò Lewis dopo minuti interi trascorsi in silenzio, con una tristezza così devastante a velare i suoi occhi che Louis dovette distogliere lo sguardo, poi di nuovo incrociò i suoi occhi.

"Sei felice? Con il bambino e con Harry, intendo."

"Certo che sono felice, non rinuncerei a loro per nulla al mondo" rispose senza esitazione.

Louis scrollò le spalle. "Allora il resto non conta."

La tristezza nello sguardo di Lewis svanì all'istante, lasciando il posto a un ampio sorriso e alle rughette attorno agli occhi. "Sì, hai ragione" rispose, stringendosi più vicino a Harry.

"Da quanto state insieme?" chiese Louis.

"Da circa tre mesi. Ci siamo incontrati pochi giorni dopo il parto e... Beh, ti ho detto come funziona qui per le persone come noi ma... ma Harry è convinto che sia anche suo figlio."

"Certo che è anche mio figlio" esclamò Harry, indignato. "Non mi importa se lo hai avuto con qualcun altro, non avresti potuto averlo con me per... Beh, per ovvi motivi. Ma è anche mio."

Louis sorrise stupidamente, pensando che l'uomo di fronte a sé assomigliasse davvero tanto al suo Harry, e non solo fisicamente.

Harry... Il matrimonio, cazzo.

"Okay, torniamo a noi" disse, d'un tratto di nuovo impaziente. "Cosa facciamo?"

Lewis si allontanò dalla stanza e tornò qualche secondo dopo senza il bambino. "Dicci di più su questo... Come l'hai chiamato?"

"Virus."

"Virus, sì."

"So solo che altera i nostri poteri, che dura dodici ore e che si trasmette tramite il semplice contatto" spiegò Louis, poi sgranò gli occhi. "Cazzo, questo vuol dire che anche voi siete infetti? Merda."

"Ne dubito. Non ho mai sentito parlare di una malattia del genere e se non esiste ancora qui, non credo che tu possa attaccarlo" rispose Zayn. "In ogni caso, per precauzione loro resteranno qui per dodici ore e non entreranno in contatto con altre persone."

Louis annuì, anche se non troppo convinto, poi rivolse di nuovo lo sguardo verso Lewis che aveva ricominciato a frugare nel fondo della credenza.

"Nascondi tutto lì?" chiese.

"Beh, sì, o rischierei di finire sul rogo" rispose, rabbrividendo. "Nel tuo tempo siamo liberi, invece?"

"Mm, no, non direi. È ancora un segreto. Non finiremmo sul rogo ma probabilmente rinchiusi in qualche struttura psichiatrica" disse Louis, scrollando le spalle, poi sospirò. "Lascia stare. Diciamo che verremmo presi per pazzi e allontanati da tutti" aggiunse, quando di nuovo lo guardarono senza capire.

Lewis annuì, la fronte corrucciata e le labbra serrate, poi continuò a tirare fuori gli ingredienti dalla credenza. Harry nel frattempo accese il fuoco e Zayn si offrì di andare a prendere l'acqua dal pozzo, dato che era l'unico a non essere entrato in contatto con loro e quindi non era stato contagiato.

"D'accordo, mi ripeti come hai fatto ad arrivare qui?" chiese Lewis quando Zayn tornò, mentre riempiva un pentolone di acqua e lo sistemava sopra le fiamme del camino acceso.

Louis trovava così affascinante il loro... stile di vita, anche se più complesso del suo. A lui bastava aprire un rubinetto e accendere un fornello, decisamente più veloce rispetto al modo in cui vivevano loro.

"Ho avuto una premonizione nello stesso momento in cui due Angeli bianchi che hanno contratto il virus hanno orbitato, quindi ho orbitato insieme a loro" spiegò Louis.

I tre lo guardarono impassibili e Louis alzò gli occhi al cielo, sbuffando.

"Cazzo, okay" sospirò, spazientito. "Cosa non avete capito?"

"Uh, niente?" risposte Lewis. "Che cos'è un Angelo bianco?"

"Oddio" mormorò Louis, massaggiandosi le tempie e reprimendo la voglia di urlare. "Sono angeli custodi, ci proteggono e ci aiutano nell'uso della magia. Hanno il potere di sparire da un posto e trovarsi in un altro. Questi due angeli - uno è il mio personale e l'altro è uno dei miei migliori amici - hanno preso il virus come se fosse un raffreddore e, quando hanno starnutito, sono spariti e riapparsi proprio mentre stavo avendo una premonizione."

"La premonizione è uno dei poteri della nostra famiglia?"

Louis annuì. "Vedo eventi del passato o del futuro. Per lo più riguardano demoni o persone che devo salvare, ma a volte vedo anche cose non legate alla magia."

"Mm" mormorò Lewis, pensieroso. "E pensi che ciò che hai visto nella... premonizione abbia a che fare con il motivo per cui sei finito proprio qui, in questo secolo?"

Louis scrollò le spalle. "Non lo so, non credo. Ho visto... ho visto il matrimonio" rispose, arrossendo sulle guance.

Lewis sorrise stupidamente, arrossendo anche lui e guardando Harry con la coda dell'occhio, che lo stava già fissando con la stessa espressione da idiota innamorato stampata in faccia.

"Non credo sia una coincidenza che tu sia finito proprio in un secolo in cui uno dei tuoi antenati sta con Harry" si intromise Zayn.

"Ma hai detto che siamo anime gemelle quindi non dovrebbe essere strano, no?" ribatté Lewis, confuso.

"Sì, ma questo non vuol dire che tutti i tuoi discendenti avranno una relazione con Harry. Dopo la morte le vostre anime si reincarneranno ma non è detto che lo faranno subito, potrebbero anche volerci secoli. Per quanto ne sappiamo, potrebbero essersi reincarnate... o reincarnarsi nel Louis e Harry del suo secolo" spiegò Zayn, indicando Louis con un cenno.

"Okay, stai dicendo che sono qui per imparare qualcosa da questi Lewis e Harry?" chiese Louis, aggrottando la fronte.

Zayn scrollò le spalle. "Forse. Magari avevi dubbi sul matrimonio e avevi bisogno di vedere loro per-"

Louis alzò la mano per interromperlo. "Potrà anche esserci un motivo, ma non è di sicuro questo. Non sono mai stato sicuro di niente in vita mia come lo sono di voler sposare Harry."

Zayn alzò le mani in segno di difesa. "Okay, scusa, era tanto per dire" borbottò.

"Se nella premonizione hai visto il matrimonio, forse sei arrivato proprio in quest'epoca perché ci siamo anche noi ed è questo il collegamento. O forse... forse è solo perché tu capisca quanto in profondità siete legati" ipotizzò Lewis. "Sapevi già che fosse la tua anima gemella?"

"Beh, no. Insomma, l'ho sempre definito tale ma non sapevo che esistessero davvero le anime gemelle. Era più un... un'idea che avevo di noi. Come vedo me e lui, ecco."

Lewis lo guardò con affetto. "Lo ami molto, vero?"

"Più di qualsiasi altra cosa al mondo" rispose Louis, sentendo una fitta al petto e di nuovo gli occhi pizzicare, poi si schiarì la voce. "Ma che importanza ha il motivo per cui sono finito proprio qui? Devo solo trovare un modo per tornare."

Lewis ci meditò su per qualche momento, poi scrollò le spalle. "Penso che tu abbia ragione. Hai qualcosa in mente? Sarò anche il primo della nostra stirpe ma pare che tu ne sappia molto più di me."

Louis ridacchiò. "Ho i poteri da più tempo di te. Anche io all'inizio non sapevo niente" disse, poi assunse di nuovo un'espressione seria.

"Vediamo... C'è un incantesimo nel Libro, l'ho usato una volta per trovare una strega e l'ho potenziato usando anche una pozione. Potremmo modificarlo e per la pozione potremmo usare il mio sangue, così da renderlo più potente ed essere certi che troverò me stesso."

Lewis gli rivolse un sorriso smagliante e uno sguardo carico di ammirazione. "Sei bravo con questa roba, eh?"

"Io?" Louis scoppiò a ridere. "Sono un mezzo disastro con le pozioni, Harry mi sgrida in continuazione."

Harry ridacchiò alle sue spalle. "Ma non mi dire..." disse, rivolgendo a Lewis un sorriso divertito.

Lewis lo fulminò con lo sguardo. "Ti conviene stare attento, signorino, o dormirai insieme alle galline stanotte" lo minacciò, puntandogli un dito contro.

Harry alzò le mani sulla difensiva ma aveva ancora il sorriso divertito sulle labbra.

"D'accordo, colombe innamorate, lasciate a dopo i vostri affari indecenti" borbottò Zayn. "Che c'è?" chiese poi, notando il modo divertito in cui Louis lo stava guardando.

"Niente. È che... mi ricordi tanto il mio Zayn. Non avrebbe usato il termine 'colombe innamorate' per descriverci, però."

"E che termine avrebbe usato?"

"Uh, 'schifosi piccoli bastardi innamorati' è quella più comune."

Zayn sgranò gli occhi, come se fosse sconvolto. "Io non mi permetterei mai di chiamarvi in quel modo."

"Oh, sì, invece" ribatté Louis. "Ti ricordo che hai trecento anni in più e chissà quante altre volte ci hai visti insieme, nel caso in cui ci siamo reincarnati in altre persone della dinastia."

"Ma- ma non ti da fastidio? Insomma, non è molto gentile" mormorò Zayn, indignato.

"No, so che ci vuoi davvero bene e lo dici scherzando."

Zayn lo guardò per un momento in silenzio, poi accennò un sorriso. "Siete... siamo molto amici, nel tuo tempo?"

"Sei uno dei miei migliori amici" rispose Louis. "E un fottuto gatto estremamente fastidioso e vanitoso" aggiunse, facendo scoppiare a ridere gli altri tre e dando poi una pacca affettuosa sulla spalla di Zayn, che gli rivolse un sorriso e annuì.

"L'acqua sta bollendo" disse Lewis, afferrando degli stracci e togliendo il calderone dal camino, poggiandolo poi sul tavolo.

"Okay, sentite. Nel Libro delle Ombre c'è una pozione per il teletrasporto. Potrei usare quella come base e modificarla, aggiungere il mio sangue e combinarla all'incantesimo."

"Penso che potrebbe funzionare" disse Zayn.

"Mm, allora. Ho bisogno di semi di rosa, identificano le streghe; rosmarino, identifica la magia buona; pepe nero, menta e cipolla per il teletrasporto. Potremmo anche aggiungere olio di mandorla e di ametista e bacche di ginepro, sono usati nella pozione per viaggiare nel tempo."

"Beh, Tomlinson, sei fortunato perché ho tutti gli ingredienti che ci occorrono" disse Lewis dopo aver scritto tutto ciò che Louis aveva detto nel suo libro, poi si affrettò a prendere gli ingredienti dalla credenza.

Louis si chiese in che modo il suo essere lì avrebbe influenzato e cambiato il futuro, e d'un tratto ebbe paura di aver interferito troppo. L'idea che in qualche modo avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi si insinuò dentro di lui, magari non avrebbe conosciuto Harry o il suo futuro sarebbe stato diverso, e questo lo terrorizzò.

"Che c'è?" chiese Zayn, e Louis sapeva che doveva aver fiutato la sua paura.

"Pensi... pensi che io possa aver interferito troppo? E se- se ora il mio futuro fosse diverso?"

Zayn ci rifletté su e poi sorrise dolcemente. "No, non credo. Non hai rivelato troppe informazioni ma credo che da qui nascerà il Libro delle Ombre come lo conosci tu, e hai dato la possibilità a Lewis di venire a conoscenza dei suoi poteri e della vostra famiglia."

Louis aggrottò la fronte. "Ma nel mio futuro il Libro delle Ombre c'è già ed è già stato creato da Lewis. Come è possibile, se lui ora non sa niente del Libro e glielo sto dicendo io?"

"Perché è già successo" rispose Zayn. "Il tempo è una cosa... complessa, Louis, si ripete in continuazione e non si ferma mai. Nel tuo futuro, il Lewis del passato ti aveva già incontrato, così come sono certo del fatto che il tuo Zayn abbia già vissuto questo momento."

"Ma... ma quindi Zayn sapeva di me, Harry e la storia delle anime gemelle fin dall'inizio" mormorò Louis.

"Sì, ma non avercela con lui. Come ti ho detto, non si può interferire con il tempo. Se lui ti avesse detto la verità, probabilmente le cose con il tuo Harry sarebbero andate diversamente. Inoltre essere a conoscenza di ciò che accadrà potrebbe cambiare le tue azioni e come ti comporterai, e se anche una sola di queste cambiasse potrebbero cambiarne molte altre di conseguenza."

"Un effetto domino" mormorò Louis, pensieroso, ma almeno si sentiva più tranquillo. Si fidava di Zayn, anche se sapeva che fosse un Famiglio da poco tempo.

"Uh, non so cosa sia ma penso di sì" rispose Zayn, aggrottando la fronte.

"Avete finito?" si intromise Lewis.

"Uh, sì, scusa" borbottò Louis, raggiungendolo dietro il tavolo in legno e prendendo gli ingredienti.

"Metti semi di rosa e rosmarino in una ciotola e tritali" disse a Lewis. "In un'altra a parte mettiamo una manciata di pepe nero, cinque foglie di menta e metà cipolla tagliata a fettine sottili" continuò a spiegare mentre eseguiva il passaggio.

Quando terminarono, Lewis versò i suoi ingredienti nella pentola seguito poi da Louis.

"Direttamente dentro la pentola versa cinque gocce di olio di mandorla, sette di ametista e tre bacche di ginepro."

"Uh... come faccio a versarne solo cinque e sette?" chiese Lewis, aggrottando la fronte.

Louis sbuffò. "Immagino tu non abbia un contagocce."

"Un cosa?"

"Oddio, lascia stare" borbottò Louis. "Okay non li mettiamo, tanto ho già l'incantesimo per viaggiare nel tempo."

"Quindi abbiamo finito?"

"Manca il mio sangue" disse Louis, prendendo un coltello e pungendosi un dito, lasciando che una goccia cadesse dentro il pentolone. "Ora dobbiamo solo metterla dentro una boccetta e aspettare che si raffreddi. Ora è rosa ma quando si raffredderà, se preparata correttamente, diventerà viola."

Lewis scrisse velocemente gli appunti nel suo libro e Louis lo trovava così adorabile, desideroso di imparare come lo era lui - soprattutto all'inizio - anche se era un po' inquietante dato che erano quasi identici.

Louis ringraziò qualsiasi creatura buona di avere il telefono con sé perché non era certo di avere la pazienza e la manualità necessarie a scrivere su una pergamena con una piuma. Aprì le note e si sedette su uno sgabello, cominciando a scrivere l'incantesimo.

Trasalì quando sentì la voce acuta di Lewis perforargli l'orecchio - era sicuro che la sua voce non suonasse in quel modo - e la sua presenza alle spalle.

"Ma... ma cos'è quello? Tu- tu puoi scrivere lì?"

"Uh, sì. Si chiama telefono. Posso fare un sacco di cose con questo e- Sai che c'è? Non posso dirtelo o interferirei col futuro" disse, rivolgendogli un mezzo sorriso e beccandosi un'occhiataccia in risposta.

Non aveva tempo di inoltrarsi in una conversazione sulla tecnologia e non avrebbe fatto differenza per loro esserne a conoscenza, tanto sarebbero comunque morti prima di conoscerela.

Un po' il pensiero lo rattristò. Nonostante gli mancasse il suo tempo, il suo Harry, i suoi amici, i dannati fornelli e i contagocce, stava bene in loro compagnia ed erano una bella squadra.

Louis non sapeva niente su di loro o su ciò che sarebbe accaduto nel loro futuro, ma sperò con tutto il cuore che avrebbero vissuto una vita lunga e felice. Lo avrebbe chiesto al suo Zayn, anche se aveva un po' paura di ciò che avrebbe potuto dirgli.

"Okay, sono pronto" disse Louis quando terminò di scrivere l'incantesimo.

Lewis gli porse la boccetta con la pozione, ormai diventata viola, e indugiò quando le loro dita si sfiorarono.

"Spero che avrai una vita lunga e felice con il tuo Harry, Louis Tomlinson" disse, aggirando poi il tavolo e stringendolo in un abbraccio. "Amalo per sempre" aggiunse poi in un sussurro.

"Lo farò, e lo stesso vale per te" rispose Louis, stringendolo con più forza.

Quando si allontanò, abbracciò Harry e gli lasciò un bacio sulla guancia, poi salutò Zayn.

Louis guardò i tre uomini con affetto e sentì una lacrima rigargli il volto. Nonostante avessero trascorso poco tempo insieme, era certo del fatto che gli sarebbero mancati. Aveva scoperto così tante cose su di loro e su lui e Harry, e non vedeva l'ora di condividerle con la sua famiglia.

"Prendetevi cura gli uni degli altri, sempre" disse Louis.

Sorrise amaramente, poi inspirò profondamente.

"Potere delle streghe sorgi, invisibile nei cieli forza porgi. Io a te chiedo accesso per aiutarmi a ritrovare me stesso" pronunciò, poi ruppe la boccetta di vetro ai suoi piedi.

Fu subito avvolto da denso fumo bianco e per un momento ebbe paura. Di solito la pozione per il teletrasporto faceva effetto in un momento, non gli dava neanche il tempo di pensare e non emetteva fumo bianco, ma pensò che fosse a causa del fatto che aveva usato anche l'incantesimo e in più aveva modificato la pozione usando il suo sangue.

Si tranquillizzò quando il fumo bianco si diradò e lui si trovò in piedi sulla cima delle scale di casa sua.

"Grazie a Dio" sospirò sollevato, anche se la casa sembrava troppo silenziosa.

Si chiese se nel futuro il tempo avesse continuato a scorrere e quindi si fossero resi conto della sua mancanza, oppure se si fosse fermato. Se la prima opzione era quella vera, allora erano sicuramente tutti preoccupati. Doveva trovarli e tranquillizzarli ma non sembravano essere in casa, probabilmente erano usciti a cercarlo.

Sfilò il telefono dalla tasca dei pantaloni e chiamò Harry, aggrottando la fronte quando il telefono emise dei bip ripetuti e poi la chiamata si interruppe in automatico. Provò di nuovo ma accadde la stessa cosa quindi decise di chiamare Niall, ma successe di nuovo. Tentò con Andy, Zayn e Teresa ma ancora niente e, guardando lo schermo del telefono, si rese conto che fosse fuori servizio.

"Ma che cazzo" mormorò aggrottando la fronte, poi trasalì e si abbassò di scatto quando sentì delle voci provenire dal fondo delle scale, nascondendosi dietro il corrimano.

"Louis, non correre!" esclamò una voce femminile, scoppiando poi a ridere e avvicinandosi a un tavolino posizionato sotto le scale. "Pronto? Oh, Leo, buongiorno. Sei a lavoro? Okay, ci vediamo tra poco."

Leo? Suo nonno? Ma dove diavolo era finito questa volta? E chi era il Louis che correva e la donna che stava parlando al telefono?

Beh, almeno era a casa sua e se Leo era suo nonno, non era così tanto nel passato.

"Fanculo, voglio tornare a casa" piagnucolò, accasciandosi su un gradino e circondando le gambe con le braccia, stringendosi forte e reprimendo un singhiozzo.

Era anche spaventato perché suo nonno non era di certo un Lewis alle prime armi quindi c'era un'alta percentuale di probabilità che, se lo avesse visto, lo avrebbe ucciso all'istante.

Sollevò la testa di scatto. Se Leo era suo nonno ed erano nella loro casa allora forse il Louis che stava correndo era lui stesso. Questo voleva dire che forse quella donna era... sua madre?

Louis si alzò di scatto senza nemmeno pensarci e corse giù per le scale. Si guardò intorno ma non vide nessuno, quindi probabilmente la donna e il piccolo Louis erano in cucina. Forse era meglio così. Che cosa le avrebbe potuto dire? Sempre ammesso che fosse stato in grado di dire qualcosa davanti a quella che probabilmente era sua madre.

Si aggirò silenziosamente per la casa, che non era tanto differente da quella che conosceva lui. Alcuni mobili erano diversi, il telefono sul tavolino ai piedi delle scale era decisamente antiquato così come la tivù nel soggiorno, ma per il resto era abbastanza simile ed era decisamente uguale a quella dei suoi ricordi da bambino.

Sussultò quando la porta di casa si aprì e non fece nemmeno in tempo a voltarsi che sentì i suoi piedi perdere contatto con il pavimento e si trovò a mezz'aria, con la schiena schiacciata contro il muro e suo nonno che lo stava fissando con un'espressione molto, molto furiosa dipinta sul volto.

"Chi sei? Cosa ci fai qui?" sibilò l'uomo avvicinandosi lentamente, mentre con un braccio alzato lo stava tenendo inchiodato contro il muro. Maledetta telecinesi.

"Nonno, sono io. Sono Louis" mormorò con voce strozzata.

"Dimmi chi sei o ti spedisco dritto all'inferno" disse alzando il tono di voce e assottigliando lo sguardo con aria minacciosa.

Louis aprì la bocca per ribattere mentre cercava qualcosa da dire per spiegare ciò che stava succedendo prima che suo nonno decidesse di ucciderlo realmente, ma si interruppe quando sentì qualcuno correre nel corridoio ed entrare nel soggiorno.

Spalancò la bocca per la sorpresa e qualche altra miriade di emozioni che non riuscì a identificare, quando rivolse lo sguardo verso l'entrata della stanza e vide una donna in piedi che lo stava fissando.

"Leo, che cosa sta succedendo?" esclamò la donna con un filo di voce.

"Jennifer, vattene. Prendi Louis e chiudetevi in soffitta" ordinò Leo senza staccare gli occhi da quelli di Louis.

Louis, nel frattempo, guardava la donna senza riuscire a razionalizzare ciò che stava accadendo davanti ai suoi occhi, mentre le lacrime cominciavano a scorrere incessanti sul suo volto e un dolore lancinante gli squarciava il petto.

Non aveva mai visto sua madre, Jennifer. Non aveva mai avuto modo di evocarla perché non era possibile farlo con i mortali. Aveva pochissimi ricordi di lei di quando era bambino e il suo viso non era mai chiaro in essi. Probabilmente, con il tempo, l'aveva dimenticata.

Suo nonno gli aveva mostrato delle foto quindi sapeva come apparisse ma averla lì in quel momento, viva e in carne e ossa davanti a lui, gli stava causando un tumulto di emozioni che non avrebbe mai dimenticato e sapeva che non sarebbe mai stato in grado di superare lo shock.

"Mamma" sussurrò con un filo di voce l'unica cosa che riuscì a dire.

Leo aggrottò la fronte ed esitò per un momento mentre Jennifer sgranava gli occhi e la bocca per la sorpresa, poi inclinò la testa e gli rivolse uno sguardo incuriosito.

Si avvicinò lentamente, ignorando le proteste dell'uomo, e quando si trovò in piedi davanti a Louis che stava ancora schiacciato contro il muro a mezz'aria, allungò una mano tremante e gli sfiorò una guancia.

"Anche Louis ha queste lentiggini" mormorò con voce distratta, mentre con le dita accarezzava la sua pelle.

Louis chiuse gli occhi e soffocò un singhiozzo, sforzandosi di reprimere l'ondata di emozioni che di nuovo minacciava di travolgerlo e al tempo stesso beandosi della sensazione della carezza di sua madre.

Jennifer inspirò profondamente e incrociò il suo sguardo, poi indietreggiò lasciando cadere la mano con cui lo stava toccando.

"Lascialo, Leo" sussurrò e, quando l'uomo non la ascoltò, gli rivolse uno sguardo truce.

"Sei sicura?" chiese Leo con voce incerta, senza staccare gli occhi da Louis.

Jennifer annuì con decisione, poi di nuovo incrociò lo sguardo di Louis. "Riconoscerei mio figlio tra miliardi di persone."

Louis si morse con forza il labbro, soffocando un altro singhiozzo, poi sussultò quando sentì la presa magica su di lui svanire e cadde in ginocchio sul pavimento. Alzò lo sguardo, vedendo la donna inginocchiarsi accanto a lui, e l'unica cosa che fu in grado di fare fu gettarle le braccia al collo e stringerla come non aveva mai fatto con nessuno in vita sua.

Jennifer sussultò, probabilmente per la forza con cui la stava stringendo, poi ridacchiò mentre cominciava ad accarezzargli dolcemente i capelli.

"Suppongo tu sia felice di vedermi" mormorò al suo orecchio e Louis ricominciò a singhiozzare.

Non sapeva quanto tempo trascorsero inginocchiati sul pavimento in quella posizione, e nemmeno gli importava.

"Mamma, chi è quel signore?" chiese una voce infantile.

Quando Louis guardò oltre la spalla della donna, per poco non ebbe un altro infarto alla visione di se stesso con uno sguardo curioso negli occhi blu e almeno vent'anni in meno.

"Cazzo" mormorò Louis, sciogliendo l'abbraccio e asciugando le lacrime con la manica della felpa. "Non può vedermi qui."

Leo si leccò le labbra e lo guardò con aria corrucciata, come era solito fare quando stava riflettendo su qualcosa, poi sospirò. "Jen, porta Louis in camera sua" disse. "Uh, il piccolo Louis" aggiunse, aggrottando la fronte come se fosse confuso.

Beh, almeno Louis non era l'unico a esserlo.

La donna annuì e prese il bambino in braccio, uscendo poi frettolosamente dalla stanza. Louis si alzò e si accasciò su uno dei divani, nascondendo la testa tra le mani nella speranza di placare la miriade di pensieri e preoccupazioni che gli stavano affollando la mente in quel momento, così come tutti gli eventi che aveva vissuto in sole poche ore.

"Puoi spiegarmi come sei arrivato qui?" chiese suo nonno.

Louis sospirò e sollevò la testa, vedendolo seduto nel divano di fronte a lui mentre lo guardava con aria apprensiva. Era preoccupato, così come lo era lui.

Si strofinò una mano sul viso e poi la passò tra i capelli, sospirando di nuovo.

"Uno dei miei amici ha contratto un virus magico e lo ha contagiato a tutto il mio gruppo. Si trasmette con il semplice contatto e altera i poteri. I miei amici Angeli bianchi hanno starnutito, hanno orbitato mentre mi stavano abbracciando e nello stesso momento ho avuto una premonizione. Sono finito nel diciassettesimo secolo e ho conosciuto Lewis Tomlinson, che mi ha aiutato a creare una pozione e un incantesimo che ovviamente non hanno funzionato, e sono finito qui."

Louis terminò di raccontare e sussultò quando vide sua madre con la coda dell'occhio rientrare nel soggiorno e sedersi accanto a lui. Incrociò quegli occhi blu così simili ai suoi e di nuovo un dolore mai provato lo destabilizzò.

Non aveva mai davvero sentito la mancanza di sua madre, grazie a suo nonno, e non aveva quasi alcun ricordo di lei, ma vederla lì in carne e ossa era ben diverso. Era come se all'improvviso tutti gli anni della sua vita trascorsi senza sentirne la mancanza si fossero accumulati e gli stessero scaricando addosso tutti quei sentimenti e quella solitudine che non aveva mai provato.

Spesso si era sentito solo, ma non a causa della mancanza dei suoi genitori. Ora, invece, era come se avesse appena trovato qualcosa che non sapeva di aver perso e di cui non sapeva di avere così tanto bisogno.

"M-mamma?" bisbigliò Louis, ancora estraneo a quell'unica parola che avrebbe dovuto essere così semplice da pronunciare.

Jennifer aggrottò la fronte. "Sì?"

"Posso... posso abbracciarti?"

La donna rilassò l'espressione sul suo viso e sorrise, poi scoppiò a ridere dolcemente e aprì le braccia, avvolgendolo di nuovo e lasciando che Louis poggiasse la testa sulla sua spalla.

Louis, di nuovo, si lasciò andare a un pianto disperato, colmo di nostalgia e tristezza per i momenti mai vissuti, soffocando i singhiozzi e beandosi delle carezze confortanti della donna, la sua mamma.

"Shh, va tutto bene" sussurrò Jennifer.

Louis la strinse un'ultima volta prima di sciogliere l'abbraccio, poi chiuse gli occhi e inclinò la testa quando la donna gli accarezzò le guance nel tentativo di asciugare le lacrime, rincorrendo quel tocco.

"Sembra che non mi veda da un secolo" ridacchiò, poi si incupì e aggrottò la fronte. "Noi... noi non andiamo d'accordo, nel futuro?"

Louis si morse la lingua per soffocare un altro singhiozzo e aprì la bocca per ribattere.

"Non rispondere" disse suo nonno bruscamente, rivolgendogli uno sguardo ammonitore. "Non dobbiamo sapere niente del futuro. Dio solo sa cosa hai già cambiato andando nel passato" aggiunse, sospirando stancamente.

"Uh, non credo di aver cambiato qualcosa. Ho solo raccontato a Lewis dei tre poteri e del Libro delle Ombre. Quello che aveva lui era... ridicolo."

"Mm" mugugnò il nonno pensieroso, poi mormorò delle parole a bassa voce e il Libro comparve sul tavolino in mezzo a loro. "Ti sembra diverso?"

Louis sorrise teneramente quando vide il Libro e lo prese tra le mani, scorrendo le dita sulla copertina verde in pelle e la triquetra dorata in rilievo. Lo sfogliò velocemente e c'era tutto ciò che ormai ricordava a memoria.

"Manca qualche incantesimo e demone, ma per il resto è identico. Il suo era piccolo e con un cerchio in rilievo sulla copertina. Gli ho raccontato della triquetra e del fatto che il Libro è stato tramandato nella nostra famiglia. Ha detto che lo avrebbe modificato e questo è uguale a quello che c'è nel futuro."

"Quindi ha creato il Libro grazie a te" commentò Leo.

Louis aggrottò la fronte. "Ma io gliel'ho detto solo poco fa. Come è possibile?"

"Per te sono passati solo pochi minuti, ma per lui no. Tu sei andato nel suo passato e lui ha creato il Libro, questo vuol dire che da quel momento a questo in realtà sono passati circa trecento anni."

"Uh, ho mal di testa" sospirò, massaggiandosi le tempie con le dita.

"Lo so, il tempo è una cosa difficile da comprendere. Ti basti sapere che qualsiasi cosa tu farai nel passato avrà conseguenze sul futuro" spiegò Leo. "Per esempio, se tu avessi detto al Lewis del passato di non creare il Libro, in questo momento non esisterebbe più. Sarebbe stato cancellato dall'intera esistenza e questo avrebbe causato una catastrofe nella nostra famiglia. Magari qualche nostro antenato sarebbe morto prima del previsto a causa di un demone che un tempo era nel Libro e quindi qualcuno di noi non sarebbe nato, causando l'estinzione della nostra famiglia o la mancata nascita di qualcuno di noi, cambiando irrimediabilmente tutto il futuro, compreso quello che conosci tu. Magari tu stesso non saresti mai nato."

Louis sgranò gli occhi per la sorpresa perché non aveva capito quanto potesse essere grave e quali conseguenze avrebbe potuto causare se avesse in qualche modo interferito o cambiato il passato.

"Per questo non devi rivelare assolutamente niente di ciò che sai" continuò suo nonno con espressione dura, poi sospirò. "So che... che la tentazione è tanta ma le conseguenze sarebbero orribili e imprevedibili."

Louis annuì, anche se non troppo convinto. Cosa sarebbe successo se avesse detto a sua madre la verità? Forse non sarebbe morta e forse lui sarebbe cresciuto con una madre. Ma forse avrebbe scoperto in un altro modo dei suoi poteri, avrebbe cominciato a lottare contro i demoni prima del previsto e non sarebbe mai andato a lavorare in centrale. Andy non sarebbe morto e non sarebbe diventato un Angelo bianco, lui non avrebbe mai conosciuto Harry che a sua volta non avrebbe mai incontrato sua madre, e forse non avrebbe mai sconfitto la Sorgente e salvato il mondo.

Il suo passato era stato doloroso? Sì, aveva perso così tante persone, anche se Andy in qualche modo era tornato da lui, ma era sicuro del fatto che non avrebbe voluto cambiarlo.

Drizzò la testa di scatto mentre un pensiero lo colpiva ed era certo che quello rientrasse nei momenti da non poter modificare. "Dov'è mio padre?"

Se suo padre lo avesse visto magari avrebbe cambiato opinione sulla magia. Questo avrebbe significato che forse sua madre non sarebbe morta e, per quanto il pensiero fosse doloroso, sapeva che suo nonno avesse ragione.

Si sentiva così impotente, con la consapevolezza di avere tra le mani il potere di poter cambiare il passato ma di non poterlo fare.

Per un momento desiderò di non essere mai andato nel passato, poi sentì la mano di sua madre che scivolava nella sua e pensò che, dopotutto, aveva avuto un'occasione che forse nessuno mai nella vita aveva avuto.

"È al lavoro, dovrebbe tornare tra qualche ora" rispose la donna.

"D'accordo. Uh, io- io non credo che lui dovrebbe vedermi" mormorò.

"Perché?" chiese la donna, aggrottando la fronte.

"Se pensi che non sia saggio, allora faremo in modo che non accada. Non ci serve sapere altro" si intromise Leo.

Jennifer sospirò rassegnata ma annuì, incrociando di nuovo i suoi occhi e accarezzandogli il volto dolcemente, per poi lasciargli un bacio leggero sulla guancia.

"Sei bellissimo, sapevo che lo saresti diventato."

Louis arrossì e abbassò lo sguardo, abbozzando un sorriso, poi incrociò di nuovo i suoi occhi e sollevò una mano, attorcigliando tra le dita una lunga ciocca di capelli scuri della donna.

"Anche tu sei bellissima, mamma" mormorò, sfiorandole poi il viso con la punta delle dita.

"Bene" disse Leo, battendo le mani mentre si alzava in piedi. "Dobbiamo rimandarti nel tuo tempo prima che tuo padre torni a casa. Andiamo, dobbiamo preparare la pozione."

Louis sospirò tristemente, lasciando un'ultima carezza sul volto di sua madre prima di alzarsi in piedi, anche se non riuscì a lasciarle la mano nemmeno quando andarono in cucina e si sedettero attorno al tavolo.

"Hai detto che avete usato un incantesimo?"

Louis annuì e sfilò dalla tasca il telefono, ignorando gli sguardi perplessi e lasciando che suo nonno leggesse l'incantesimo, stando attento a non toccarlo per non contagiarlo.

"Ho usato il mio sangue per la pozione."

"Mm, penso che tu sia stato troppo generico. Hai ritrovato te stesso, vero, ma nel passato."

"Quindi cosa consigli di fare?"

"Che pozione hai usato?"

"Uh, quella per il teletrasporto. L'ho un po' modificata e ho aggiunto il mio sangue."

Leo sorrise divertito. "Quindi sei bravo con le pozioni?"

Louis alzò gli occhi al cielo e ridacchiò. "Non proprio. Sono un po' un disastro ma almeno me la cavo bene con gli incantesimi."

L'uomo lo guardò con affetto e annuì. "Scrivi una lista con gli ingredienti che avete usato. Io preparerò la pozione e nel frattempo tu ti occuperai dell'incantesimo, dato che sei bravo."

"Beh, in realtà il mio incantesimo è il motivo per cui sono qui" borbottò Louis, imbronciato.

"Louis, il tempo è una cosa estremamente delicata. Non è stata colpa tua e ti prometto che questa volta funzionerà, d'accordo?"

Louis guardò l'uomo e annuì senza esitazione. Non avrebbe mai messo in dubbio le parole di suo nonno e solo in quel momento si rese effettivamente conto di quanto si fidasse di lui. Si sarebbe fidato di qualsiasi cosa avesse detto e gli avrebbe affidato senza esitazione la sua vita.

Suo nonno gli sorrise prima di alzarsi e dirigersi dietro i fornelli con il Libro delle Ombre tra le mani, poi lo poggiò sul piano della cucina e aprì i vari sportelli delle credenze, prendendo gli ingredienti di cui avrebbe avuto bisogno.

Louis si alzò solo per prendere carta e penna da un cassetto, poi si sedette al tavolo e afferrò di nuovo la mano di sua madre. Provò a ignorare lo sguardo corrucciato della donna, e pensò che probabilmente si stava chiedendo perché Louis fosse così attaccato a lei e non riuscisse a lasciarla andare. Si sentiva come un bambino bisognoso di attenzioni e, quando questo pensiero lo colpì, ancora una volta represse un singhiozzo.

Lui era come un bambino bisognoso di attenzioni da parte di una madre che non aveva mai conosciuto, attenzioni di cui non aveva mai realmente capito quanto avesse bisogno.

Con la coda dell'occhio ogni tanto sbirciava sua madre, trovandola a fissarlo intensamente, e per quanto provasse a ignorarla per concentrarsi sull'incantesimo che stava fallendo miseramente nello scrivere, non ci riuscì.

Sospirò e poggiò la penna sul tavolo, incrociando lo sguardo della donna.

"Che c'è?" chiese in un sussurro.

Jennifer rimase qualche secondo in silenzio, come se stesse meditando sulla risposta, poi scosse la testa e forzò un sorriso. "Niente, non ti preoccupare."

Louis aggrottò la fronte. "Puoi dirmelo, se vuoi."

La donna sospirò e abbassò lo sguardo, portandolo sulle loro mani intrecciate sul tavolo. "Io... io non sono stata una buona madre? È per questo che... che ti comporti così con me?"

Louis strizzò gli occhi e si morse il labbro con forza perché non avrebbe mai voluto che sua madre pensasse questo di se stessa e del modo in cui lui si stava comportando. Ma come faceva a spiegarle che non era quello il motivo, senza spiegarglielo perché non poteva?

Sbuffò e scosse la testa con vigore, stringendo la presa sulla sua mano.

"No, non è questo. Tu... penso che tu sia stata una buona madre" rispose incrociando di nuovo lo sguardo della donna.

"Pensi?" chiese, inclinando la testa con espressione confusa.

Forse, anche se Louis non lo avesse detto in modo esplicito, avrebbe comunque infranto qualche stupida regola ma non avrebbe permesso che sua madre pensasse di non essere stata abbastanza.

La guardò intensamente, sperando che capisse senza doverlo dire ad alta voce.

Jennifer lo guardò con espressione corrucciata e confusa per qualche altro secondo, poi i suoi allineamenti si addolcirono e dischiuse le labbra. "Oh" mormorò. "Io- io sono... morta?" bisbigliò l'ultima parola.

Louis aprì la bocca per ribattere, anche se non era sicuro ci fosse qualcosa da dire, ma venne interrotto da suo nonno che si schiarì la voce.

"Louis" lo ammonì severo.

Louis sospirò rassegnato e distolse lo sguardo da quello della madre, mordendosi il labbro con forza per trattenere le lacrime e le parole di avvertimento che avrebbe voluto darle.

Jennifer scosse la testa e sospirò. "Tuo nonno ha ragione, non devi dire niente. Non... non voglio che tu corra qualche pericolo solo per..."

Solo per salvarmi? Solo perché così io non morirò? Solo perché così tu non debba crescere senza una madre?

Louis sapeva che non avrebbe potuto evocare il fantasma di sua madre una volta tornato nel suo tempo e che questa era l'unica occasione che avesse di vederla e trascorrere del tempo con lei. Non voleva usare quel poco tempo che avevano a disposizione rimuginando sul passato e su ciò che non aveva avuto, perché tanto quel passato non avrebbe potuto cambiarlo.

Invece, poteva stringere la mano di sua madre e lasciarle un bacio sulla guancia, rivolgerle un sorriso e dirle che era stata la madre migliore del mondo.

Non sapeva se fosse vero perché quasi non aveva ricordi di lei ma, dopo averla conosciuta, era convinto del fatto che sarebbe stata la madre perfetta che chiunque avrebbe mai potuto desiderare, ne era certo.

Le rivolse un altro sorriso e Jennifer annuì incoraggiante, come se avesse voluto dirgli che aveva capito e che andava bene così.

Riportò lo sguardo sul block notes e, con un sospiro triste, continuò a scrivere l'incantesimo. Scrisse e cancellò troppe volte, incapace di concentrarsi davvero, e dopo un tempo interminabile riuscì a trovare le parole giuste o almeno sperava di averlo fatto, l'ultima parola decisiva l'avrebbe avuta suo nonno.

Trasalì quando sentì una mano poggiarsi sullo schienale della sedie e, quando gettò un'occhiata alle sue spalle, vide l'uomo dietro di lui intento a leggere.

"Beh, avevi ragione. Sei davvero bravo con gli incantesimi" si complimentò suo nonno, rivolgendogli un sorriso.

Louis arrossì e sorrise a sua volta, ma la soddisfazione svanì velocemente quando si rese conto di cosa avrebbe comportato. Era tutto pronto, avevano la pozione e l'incantesimo, e questo significava che era tempo di tornare a casa e lasciare questo passato... nel passato.

Era certo di non essere pronto a non rivedere più sua madre. Non avrebbe potuto evocarla e quindi quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe vista, l'ultima volta che l'avrebbe abbracciata e che le avrebbe potuto dire che la amava immensamente.

Pensava di non amarla, dopotutto non la conosceva, eppure adesso sentiva un calore nel petto così simile a quello che provava ogni volta che guardava Harry, suo nonno, Andy e qualsiasi altra persona che amasse davvero.

La amava e se ne rese conto solo in quel momento. La amava e avrebbe dovuto lasciarla andare, perché non poteva fare altro. La amava e avrebbe dovuto accettare ciò che era stato, il passato e il futuro, perché da quando aveva ricevuto i poteri aveva capito che è quel che è e che il passato si può solo accettare, e non cambiare.

Come era successo quando aveva ricevuto i poteri e aveva evocato suo nonno per la prima volta e poi con il ritorno di Andy, Louis aveva capito che tutto quello che stava vivendo, per quanto ingiusto e doloroso, alla fine era un dono. Quanti avevano avuto la possibilità di incontrare una seconda volta una persona che avevano perso?

In quell'anno e mezzo aveva capito che doveva solo accettare ciò che era stato e fare tesoro di ogni piccolo momento, e anche in questo caso avrebbe rinchiuso nel cassetto più prezioso del suo cuore quei momenti che aveva avuto la possibilità di vivere.

"Sei pronto?" chiese suo nonno, con un'espressione triste.

Louis inspirò profondamente e si alzò in piedi, desiderando di poter abbracciare l'uomo ma non voleva rischiare di contagiarlo. "Grazie, nonno."

Si voltò poi verso sua madre e si morse il labbro con forza per reprimere un singhiozzo, poi la abbracciò forte come forse non aveva mai fatto con nessuno. Inspirò il suo dolce profumo, fiori di pesco e mandorle, e le lasciò un bacio tra i capelli.

Quando la donna sciolse l'abbraccio, gli accarezzò dolcemente la guancia rivolgendogli un sorriso carico di quello che Louis sentiva fosse amore incondizionato.

"Sei diventato l'uomo che avrei voluto tu diventassi. Sono così fiera di te" disse Jennifer, sistemandogli la frangetta sulla fronte.

Louis, questa volta, non riuscì a trattenere il singhiozzo che sfuggì incontrollato dalle sue labbra e la abbracciò di nuovo.

"Ti voglio bene, mamma" sussurrò al suo orecchio, stringendola tra le sue braccia.

"Ti voglio bene anche io, piccolo mio."

Louis nascose la testa nell'incavo del suo collo, ignorando le fottute regole e abbandonandosi di nuovo a un pianto nostalgico e pieno di dolore, chiedendosi dove avrebbe trovato la forza per dire addio a sua madre per sempre.

"Qualsiasi cosa accada, ti amerò per sempre. Lo sai, vero? Niente potrà mai cambiare questo e... e a me basta sapere che- che tu sia felice."

Louis, a malincuore, sciolse l'abbraccio e incrociò gli occhi blu di sua madre, notando che anche lei stava piangendo.

"Lo sei?"

"Sì mamma, sono felice. Tanto" rispose senza nemmeno rifletterci su.

Non aveva bisogno di farlo perché, nonostante lei non facesse parte del suo futuro, lo era davvero. Stava per sposare l'amore della sua vita e aveva una famiglia che lui stesso aveva scelto, aveva un compagno e degli amici su cui poter contare e a cui avrebbe affidato la sua vita senza pensarci, e sapeva che avrebbero fatto qualsiasi cosa per lui.

"Allora è perfetto" disse Jennifer, rivolgendogli un sorriso così bello e carico di affetto che Louis non poté fare altro se non assorbire tutto quell'amore e custodire anch'esso nel suo cassetto prezioso.

Louis ricambiò il sorriso e annuì, questa volta con convinzione, pensando di nuovo a quanto fosse stato fortunato ad aver avuto un'occasione come questa.

Suo nonno gli porse la boccetta con la pozione, sorridendogli incoraggiante, e dopo un istante di esitazione Louis la afferrò. Se la rigirò tra le mani, guardandola intensamente, poi sospirò arrendendosi a ciò che doveva fare.

"Un tempo per ogni cosa e per ogni cosa uno spazio. Ristabilisci ciò che era stato spostato attraverso il tempo e lo spazio."

Sorrise un'ultima volta a suo nonno e a sua madre, prima di prendere coraggio e rompere la boccetta ai suoi piedi.

L'ultima cosa che vide prima di scomparire ed essere inghiottito nel buio più assoluto fu sua madre che si portava una mano alle labbra e gli mandava un bacio.

Qualche istante dopo si ritrovò di nuovo nella cucina di casa sua ma, questa volta, era certo che fosse finito nel tempo giusto. Poteva sentire le urla dei suoi amici provenire dalle altre stanze e sospirò, in parte tristemente e in parte sollevato di essere tornato a casa.

Corse fuori dalla cucina e vide Niall discutere animatamente con Zayn e Andy ai piedi delle scale, e Harry al telefono che urlava mentre camminava nervosamente nel corridoio.

"Non me ne frega un cazzo, Liam! Emetti un fottuto mandato di ricerca se necessario" esclamò Harry al telefono.

"Questa è colpa tua! Se non avessi orbitato lui sarebbe ancora qui!" urlò Andy.

"Avessi? Hai orbitato anche tu! E scusa se avevo un fottuto raffreddore che non potevo controllare!" ribatté Niall.

Louis scoppiò a ridere, nonostante non fosse divertente, perché non era mai stato così felice di vederli. "Ma che cazzo state facendo?"

Tutti si bloccarono all'istante e lo guardarono con la stessa espressione sbalordita, con gli occhi sgranati e le bocche spalancate. Harry fu il primo a muoversi, correndogli incontro e abbracciandolo così stretto da mozzargli il respiro.

"Lou" mormorò al suo orecchio, per poi cominciare singhiozzare. "Ero così... così preoccupato."

Louis sgranò gli occhi e lo spinse via. "Che fai? Non puoi vedermi prima del matrimonio!"

"Louis, cosa cazzo me ne frega. Sei sparito per... per dodici fottute ore e- e non sapevamo dove fossi e non riuscivamo a trovarti e-"

"Dodici... Ma io pensavo che qua il tempo si sarebbe fermato!" esclamò Louis con voce stridula. "Cazzo, devo andare a prepararmi. Ci vediamo all'altare!" aggiunse poi, correndo verso le scale.

"Louis, non c'è più nessun altare!" ribatté Harry.

Si bloccò sul primo gradino e si voltò di scatto. "Che cazzo vuol dire? Perché?"

Harry sospirò. "Perché il matrimonio avrebbe dovuto essere quattro ore fa, quindi ora la location non è più disponibile."

"Ma- ma... No" mormorò, sporgendo il labbro in un broncio e incrociando le braccia al petto, reprimendo le lacrime.

"Lou, amore." Harry si avvicinò a lui, sciogliendo la presa delle sue braccia e portandole ad avvolgergli la vita, cingendogli poi a sua volta le spalle. "Ho fatto portare qui tutte le decorazioni quindi se vuoi... se vuoi possiamo ancora sposarci oggi."

Louis ci rifletté su, ripensando alla premonizione sul matrimonio che aveva avuto e che ora cominciava ad avere senso. Avrebbe sposato Harry oggi e lo avrebbe fatto nella loro casa, nient'altro aveva importanza per lui.

"D'accordo" accettò, alzandosi in punta di piedi e lasciandogli un bacio sulle labbra, approfondendo poi il bacio perché gli era mancato così tanto che non riusciva a farne a meno.

"Ti va di dirci cos'è successo?" chiese Harry, lasciandogli l'ultimo bacio a fior di labbra.

Louis sospirò e annuì, prendendolo per mano e andando nel soggiorno. Si sedette con Harry su un divano e aspettò che gli altri si accomodassero attorno a loro, poi cominciò a raccontare tutto ciò che aveva vissuto.

Parlò di Lewis e Harry, di Zayn, del figlio di Lewis e della storia delle anime gemelle. Harry lo aveva guardato per tutto il tempo con la bocca spalancata e poi lo aveva baciato con forza, sussurrandogli sulle labbra che lui aveva sempre saputo dentro di sé di essere la sua anima gemella.

Raccontò di suo nonno e di sua madre, e a quel punto non riuscì più a trattenere i singhiozzi. Harry lo strinse contro il suo petto e lasciò che sfogasse tutto ciò che aveva dentro, mormorando al suo orecchio parole rassicuranti e accarezzandogli dolcemente la schiena.

Quando si tranquillizzò, sciolse l'abbraccio e si asciugò le lacrime con la manica della felpa, poi ridacchiò quando vide le espressioni sconvolte sui volti dei suoi amici. Su tutti, tranne che su Zayn.

In quel momento gli tornò in mente quello che  Zayn stesso gli aveva detto, che il suo io del futuro sapeva già cosa fosse successo.

"Tu lo sapevi" mormorò Louis.

L'amico scrollò le spalle. "Sapevo che sarebbe accaduto il giorno del tuo matrimonio ma non potevo essere certo del fatto che sarebbe accaduto proprio oggi. Se te l'avessi detto magari oggi non sarebbe successo, Lewis non avrebbe scoperto dei tre poteri e non avrebbe mai creato il Libro delle Ombre."

Louis scosse la testa. "No, no. Parlo di me e di Harry, del fatto che siamo anime gemelle. Perché non me l'hai mai detto?"

"Per lo stesso motivo per cui tu non hai potuto rivelare nulla del futuro quando sei andato nel passato. Non si può interferire con il corso degli eventi, anche se ci sembra una cosa piccola e insignificante da rivelare." spiegò Zayn. "E poi che differenza avrebbe fatto? Tu e Harry vi amate, e saperlo non avrebbe fatto alcuna differenza per voi a livello sentimentale."

"Per questo non hai mai allontanato Harry da me, nemmeno quando era venuto a sbirciare la casa o quando hai sentito il suo odore diverso per la prima volta. Sapevi che in ogni caso saremmo stati destinati a stare insieme."

Zayn annuì e Louis ci meditò un po' su, poi incrociò lo sguardo di Harry e gli rivolse un sorriso smagliante. No, non avrebbe fatto alcuna differenza.

"Perfetto! Se abbiamo finito io vorrei celebrare il matrimonio" esclamò Niall, battendo le mani e alzandosi in piedi.

"Tu vuoi solo mangiare, Ni" ribatté Andy alzando gli occhi al cielo.

Tutti scoppiarono a ridere, tutti tranne Louis che in quel momento riusciva solo a pensare che stava davvero arrivando il momento che aveva sognato per tutta la vita.

Riuscì solo a guardare Harry e a stringere la sua mano. Harry annuì solamente, perché ormai non avevano bisogno di parole per capirsi. Louis scattò in piedi e corse fuori dalla stanza e su per le scale per cominciare a prepararsi.

Aprì l'armadio nella stanza sua e di Harry e osservò per qualche momento il vestito che aveva scelto. Era un semplice abito rosa chiaro - era il suo colore preferito e Harry amava vederglielo addosso - sopra una camicia bianca, ma sapeva che Harry avrebbe apprezzato molto di più quello che avrebbe indossato sotto l'abito.

Voltò la testa quando sentì bussare e, dopo aver risposto, Zayn entrò nella stanza e chiuse la porta alle sue spalle, appoggiandosi contro di essa.

"Come ti senti? È stata una giornata... impegnativa" disse, guardandolo intensamente.

Louis sospirò, indietreggiando fino a sedersi sul bordo del letto. "Un po' triste perché... perché non potrò più vedere mia madre, però anche felice e grato di averla conosciuta."

Zayn si sedette accanto a lui e rimase qualche momento in silenzio, come se stesse pensando a cosa dire.

"Sai che sono stato anche il Famiglio di tuo nonno, no? Ho preferito non farmi vedere per non... interrompere il momento, ecco. Ma so che dopo che sei andato via, tua madre non riusciva a smettere di parlare del fatto che fossi bellissimo e di quanto fosse fiera di te."

Louis si morse il labbro nel tentativo di trattenere le lacrime. "Lei lo ha capito? Che- che sarebbe morta, intendo."

Zayn sospirò. "Credo di sì. Non lo ha mai detto e non ha mai più parlato con Leo della tua reazione quando l'hai vista, ma credo che dentro di sé lo avesse capito."

"Perché pensi che non ne abbiano mai parlato?"

"Tua madre capiva la magia molto più di quanto abbia mai fatto tuo padre" rispose Zayn, ridacchiando. "Era una donna sveglia e intelligente, e ha capito l'importanza del non poter sapere niente del futuro."

Louis si sistemò meglio sul letto, sollevando le gambe e stringendole forte contro il petto, lasciando che la nostalgia e l'amore di sua madre lo avvolgessero.

Dopo minuti di silenzio trascorso a digerire tutte le informazioni sospirò, si alzò in piedi e andò in bagno per indossare il completino che aveva scelto e l'abito per la cerimonia, poi tornò nella stanza.

"Posso farti una domanda?" chiese mentre si sistemava i capelli davanti allo specchio.

Zayn annuì.

"Sei stato il Famiglio di tutti i miei antenati. Com'è stato vivere con loro e poi..."

"Vederli morire?" concluse al posto suo.

Louis annuì e Zayn sospirò tristemente, rivolgendo lo sguardo fuori dalla finestra come se fosse perso nei suoi pensieri.

"Lewis è stato il mio primo protetto in assoluto e quando è morto sono quasi... impazzito" bisbigliò l'ultima parola e aggrottò la fronte, probabilmente ripensando proprio a quel momento.

"Come... come è morto?" chiede Louis con esitazione.

Zayn sorrise. "Di vecchiaia. Non la nostra vecchiaia, ovviamente, a quel tempo si moriva molto giovani ma è vissuto più della media normale, se contiamo anche il fatto che era costantemente a rischio a causa dei demoni. Aveva circa cinquant'anni e Harry è morto poco dopo, credo a causa del dolore."

"Oddio" sussurrò Louis, portando una mano sulla bocca e pensando a cosa avrebbe fatto lui se Harry fosse morto prima di lui.

"Sono diventato il Famiglio di suo figlio da quando ha cominciato a manifestare i poteri da bambino, quindi diciamo che avevo uno scopo ed è stato quello a darmi la forza di andare avanti. In realtà credo che io e Louis ci siamo fatti forza a vicenda."

"Louis?" chiese, aggrottando la fronte.

Zayn distolse lo sguardo ancora fisso fuori dalla finestra e incrociò il suo, poi sorrise e annuì.

"In realtà si chiamava Edward ma dopo che ti hanno conosciuto hanno deciso di chiamarlo Louis, in tuo onore. Louis Edward Tomlinson, e da quel momento ogni membro della tua famiglia, a parte alcuni, hanno un nome che inizia con la lettera L."

Louis sgranò gli occhi e spalancò la bocca per la sorpresa. "Loro- loro hanno chiamato il loro bambino come... me?"

Zayn annuì, rivolgendogli un sorriso, poi si alzò in piedi.

"Aspetta qui" disse prima di uscire dalla stanza, per poi tornare dopo qualche minuto con il Libro delle Ombre. "Lo ha scritto dopo che ha creato il Libro e ha fatto un incantesimo affinché tu lo potessi vedere solo una volta che lo avessi conosciuto."

Zayn aprì il Libro e lo sfogliò fino a una pagina in particolare coperta da una grafia disordinata ma elegante. Louis si sedette sul letto accanto a lui, prendendo il Libro e poggiandolo sulle sue gambe.


'Caro Louis,

grazie per il regalo che mi hai fatto e per la speranza che hai lasciato nel mio cuore. Vedere uno dei miei figli, così forte e coraggioso, mi ha aiutato a capire quanto sia importante questo potere che ci è stato donato. Sapere che tutto è iniziato da me, che mio figlio continuerà quello che io lascerò e che nonostante i secoli che trascorreranno la nostra famiglia sarà sempre dedita al bene, mi ha fatto sentire un'emozione che non avrei mai pensato di provare. Proteggi te stesso, la nostra famiglia e le persone che ami.

So che il tuo Harry, come il mio, ti amerà e ti renderà felice come lo sono io, e che tu farai altrettanto con lui.

Non ho avuto e credo che non avrò l'occasione di sposarlo in questa vita, ma so che il giorno delle vostre nozze sarà indimenticabile. Spero che penserai a noi quando lo sposerai così che forse potrai darci la possibilità, attraverso voi, di fare qualcosa che desideriamo ma che non abbiamo la possibilità di fare.

Vi auguro una vita felice e piena di amore.

Lewis Tomlinson'


Louis asciugò le lacrime che avevano cominciato a rigargli le guance, stringendo il Libro al petto e facendo tesoro di quel pensiero che il suo antenato gli aveva lasciato. Non credeva di aver lasciato un segno così profondo in lui.

"In un certo senso mi sono affezionato a Lewis, anche se abbiamo trascorso poco tempo insieme" mormorò, tirando su col naso, poi incrociò lo sguardo di Zayn e si morse il labbro con forza. "Non... non voglio che tu resti solo quando io..."

Zayn sorrise, anche se un velo di tristezza gli copriva gli occhi. "Non ci pensare ora, sarà tra molto tempo" disse, accarezzandogli una guancia dolcemente. "E poi spero che quando accadrà avrò tanti nipotini a tenermi compagnia."

Louis arrossì e scoppiò a ridere, poi gli gettò le braccia al collo e lo strinse forte a sé. "Sei l'amico migliore che si possa avere, lo sai?" mormorò al suo orecchio.

Zayn lo strinse più forte e Louis sapeva che non avrebbe risposto, ormai aveva imparato a conoscerlo e sapeva che non fosse una persona sentimentale o che esprimesse a voce le sue emozioni. Ma sapeva che Zayn ricambiava il sentimento e non aveva bisogno che lo dicesse a parole perché gli dimostrava il suo affetto ogni giorno, restando sempre accanto a lui.

Fece un respiro profondo prima di scendere le scale lentamente, mentre sentiva la stupida marcia nuziale che Harry aveva voluto a tutti i costi unita al suono del suo cuore che batteva frenetico nel petto. Le scarpe eleganti calpestavano i petali di rosa bianchi sparsi su ogni gradino e, quando alzò lo sguardo, vide suo nonno in piedi nel pianerottolo che gli tendeva una mano, che Louis afferrò senza esitare.

"Sono così fiero di te" sussurrò l'uomo, lasciandogli un bacio sulla fronte e prendendolo sotto braccio, scendendo insieme gli ultimi gradini.

Proprio come nella premonizione che aveva avuto, seguirono il percorso tracciato dai petali nel corridoio. Si fermò un momento e inspirò profondamente prima di sorridere e oltrepassare l'arco di fiori che era stato posizionato all'ingresso della sala con le porte a vetri.

Era tutto perfetto.

Le sedie coperte di velluto bianco con fiori colorati attorcigliati attorno alle spalliere, i suoi amici più cari e la sua famiglia erano seduti lì, che lo guardavano con occhi lucidi e sguardi emozionati.

Louis però stava cercando solo due occhi in particolare.

Alzò lo sguardo e incrociò quello di suo nonno, che annuì teneramente, poi voltò la testa e trovò quello di Harry.

Era bellissimo, come sempre, ma in quel momento sembrava risplendere di una luce diversa mentre singhiozzava e lo guardava come se lo stesse facendo per la prima volta.

Louis si morse il labbro perché era certo del fatto che, se fosse scoppiato a piangere anche lui, non sarebbe mai arrivato al piccolo altare che avevano allestito. Camminò sul tappeto rosa pallido che avevano disteso sul pavimento senza staccare gli occhi da quelli di Harry e, quando lo raggiunse e si afferrarono le mani, non riuscì più a trattenere le lacrime.

"Sei... sei bellissimo" sussurrò Harry, soffocando un singhiozzo.

Louis ridacchiò e arrossì, abbassando lo sguardo perché nonostante Harry lo riempisse in continuazione di complimenti e fossero sul punto di sposarsi, continuava a imbarazzarsi come la prima volta.

"Anche tu non sei male, detective" rispose, ridacchiando di nuovo quando Harry assottigliò lo sguardo al nomignolo.

Si avvicinò a lui, sfiorandogli l'orecchio con le labbra. "So che sotto il tuo abito rosa stai sicuramente indossando qualcosa di indecente, ragazzino, quindi tieni le tue provocazioni per quando saremo soli."

Louis deglutì rumorosamente e annuì, mordendosi il labbro quando Harry si allontanò e gli rivolse un sorriso malizioso.

"Ti amo" disse, stringendo le mani di Harry tra le sue.

Harry sorrise, mettendo in mostra le fossette profonde sulle guance. "Ti amo anche io."

Louis sorrise di rimando, poi dischiuse le labbra sorpreso quando sentì una lieve brezza scompigliargli i capelli. Inspirò profondamente e chiuse gli occhi, sorridendo tra le lacrime quando sentì l'odore di fiori di pesco e mandorle attorno a lui.








N.A.

Non avrei dovuto pubblicarla così presto ma una persona stamattina mi ha scritto delle cose davvero carine e che mi hanno fatto commuovere, quindi le ho detto che l'avrei pubblicata oggi. Grazie A. ♥️

Spero vi sia piaciuta e che abbiate avuto almeno la metà dei breakdown che ho avuto io mentre la scrivevo 😌

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