Face// Yoonmin

By CallmeGei

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(Sequel- Alcyone: Le stelle) "A tutti i fiori nati senza petali, a tutte le rose cresciute senza spine, acqua... More

Prologo
L'Orologio
L'Ospedale
L'Affetto
Il Compleanno
Lo Strano
La Speranza
La Fine
La Casa
Il Riscatto
L'Estate
L'Abbraccio
La Fiducia
Le Emozioni
Le Sensazioni
Il Pensiero
Il Panico
Le Palpitazioni
L'Amore-L'Amare
L'idea
La stanza di Hoseok
Viva La Vita
Il Dottore
Il "Face Reality"
il Giusto, lo Sbagliato
Il corpo
L'effetto
Zero sentimenti, Zero tradimenti
La biblioteca
La risposta
Le parole
Epilogo
Ringraziamenti

Il Coltello

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By CallmeGei

"Un giorno, quando questa allegria si spegnerà, perfavore resta la mia anima gemella."

Ormai erano passati mesi da quando anche Taehyung si era trasferito in casa Kim, lasciandosi indietro tutto il suo passato e provando a costruirsi un presente assieme a me.
Woojin l'aveva accolto come sé fosse un suo terzo fratello, gli aveva promesso di farlo stare bene e di aiutarlo in qualsiasi cosa avesse avuto bisogno e non aveva mai mancato in nessuno dei suoi ruoli.

Per me era diventato ormai parte della mia unica famiglia, aveva preso il posto di padre, madre e non smetteva di essere il dottore con il quale avrei potuto parlare di tutto e, lentamente, anche Taehyung iniziò a fidarsi di lui.
Avevamo creato quella stabilità che stavamo disperatamente cercando tutti quanti, nonostante alcune cose avevano bisogno di tempo per poter essere sistemate del tutto.

Namjoon non era indifferente ai miei sguardi o alle mie battute o i discorsi, ma si assentava spesso, non parlava quasi mai con noi e ad ogni modo trovava la scusa perfetta per poter uscire di casa e tornare solo quando si fosse assicurato che me e Taehyung stessimo dormendo sogni profondi.

Avevo provato a chiedere più e più volte un confronto con lui ma sembrava non volerlo avere, come sé stesse disperatamente cercando di farsi scivolare addosso qualsiasi tipo di dolore io gli avessi inflitto o, quantomeno, le mie parole.
Mi sentivo strano nel vederlo così, mi faceva male saperlo in quel modo, ma decisi di lasciarlo stare e fargli capire che a tutti sarebbe servito il giusto tempo per potersi mettere apposto.

Nonostate questo, però, ogni piccolo angolo di casa mi riportava a lui e soprattutto quel libro, Alcyone, mi lasciava in balia di onde che avevo affrontato grazie al suo prezioso aiuto.
Una cosa importante, però, avevo il desiderio di esaudire prima che fosse stato troppo tardi, ovvero quello di incontrare l'autore.

-

Quel giorno io e Taehyung avevamo deciso di prenderci una pausa da scuola, il dottor Kim ce lo aveva permesso senza problemi e noi per ricambiare il suo gesto decidemmo di prenderci cura della sua casa e fargli trovare una buona cena che, a chiunque, avrebbe fatto piacere.

"Taehyungie, vado a vedere se Namjoon ha finito di parlare al cellulare, gli chiederò se ha fame" annuii asciugando le mani attorno ad uno straccio che avevo preparato apposta

"Sei sicuro vuoi andarci tu? Posso farlo io" sussurrò avvicinandosi

Scossi la testa
"Non preoccuparti, non ho intenzione di dirgli altro, voglio solo che venga a mangiare" mi morsi le labbra andando verso la sua stanza dalla porta rigorosamente chiusa.

Ormai quasi non ricordavo più come fosse fatta all'interno.
Alzai la mano chiudendola in un pugno, cercando, con le nocche, di bussare delicatamente ma non appena le poggiai sulla porta mi capitò di sentire la sua conversazione.

"Si, certo che ci sarò, come potrei prendermi il tuo firmacopie in citta?"

"Sei sicuro che stai bene? Ti sento davvero molto strano"

"Sto bene Yoongi hyung, stai tranquillo" sospirò

"Dimmi la verità, la tua voce mi dice altro"

"È un momento difficile okay? Non preoccuparti per me, stasera sarò al tuo firmacopie"

"Come vuoi, Nam, ne parleremo meglio da vicino. A più tardi"

Mi morsi le labbra, tenendo bene a mente quello che Namjoon aveva appena detto, lasciandomi scorrere addosso il tutto per quel breve momento, fino a bussare contro la porta.

"È aperta" sentii pronunciare, prima di accettarmi che effettivamente era davvero aperta, quindi entrai

"Namjoon, non mangi con noi stasera?" Sussurrai guardandolo, restando sullo stipite della porta, mentre il suo corpo disteso sul letto che mi dava le spalle, sembrava assomigliare ad uno inerme

"Non credo, Jimin, devo uscire" annuí lentamente

"Uscire? Dove vai?" Mi schiarii la voce, facendo finta di nulla

"In un posto, troppo lontano per te e probabilmente non lo conosci. Adesso posso restare da solo o hai bisogno di sapere altro?"

"Oh-" sospirai scuotendo la testa "mi spiace Nam, non ti darò più fastidio...a domani" sussurrai chiudendo delicatamente la porta, finché non mi diressi verso la cucina.

Namjoon si voltò verso il punto in cui prima mi trovavo, ormai vuoto, lasciandosi scappare un grosso sospiro, tenendosi il viso fra le mani che lentamente passarono nei capelli promettendosi di non crollare di nuovo in quel momento.

-

L'infanzia di Namjoon non era stata tutta rosa e fiori, l'essere il figlio minore non sempre comporta delle grosse responsabilità ma questo non ha validità sé hanno visto crescere il primogenito divenuto uno dei migliori dottori del paese.
Si aspettavano da lui qualcosa di più, si aspettavano che lui potesse essere almeno la metà del fratello, avere almeno il minimo delle sue capacità e lo mettevano sempre al suo paragone denigrandolo in ogni dove.

Ad un certo punto, infatti, aveva iniziato a soffrire di forti attacchi di panico, di malessere psicologico, esternandolo con rabbia, pianti isterici, notti insonni.
Provava costantemente e riprovava incessantemente ad essere decente, ad essere quello che gli altri volevano mettendo da parte il suo vero 'io'.

Nessuno si rendeva conto degli sbagli che avevano causato traumi al ragazzo, nessuno si accorgeva dell'odio ostile che provava verso il suo stesso fratello e nessuno gli chiedeva cosa le passasse per la testa quando, di notte, al posto di dormire preferiva fissare un punto della parete blu difronte al suo letto.

Woojin, però, se ne era nettamente accorto poiché il loro rapporto non era più come quello di un tempo, il loro legame aveva iniziato a sgretolarsi e quel Namjoon non era lo stesso di anni prima.
Decise che il suo obbiettivo sarebbe stato quello farlo diventare il suo primo paziente in modo inconscio, lasciarlo parlare e sfogare ascoltandolo attentamente, come un bravo fratello maggiore dovrebbe fare.

Non andò tutto liscio se prendiamo, però, la parte in cui Namjoon gli puntò un coltello alla gola, in una buia, solitaria e fredda notte di inverno quando il sole era ancora troppo pigro per restare sù più del dovuto.
Woojin aveva iniziato il suo progetto, che aveva lentamente scritto su un blocchetto di appunti, ma il tutto non fù mai completato e il maggiore temeva di non poter mai raggiungere un'età superiore, un obbiettivo migliore, rispetto quello che già possedeva, mentre suo fratello impugnava sicuro l'arma.

Namjoon aveva gli occhi spenti in quel momento, Woojin ne era completamente spaventato, ma in un modo o nell'altro cercò di mantenere la calma perché sentiva che non era esattamente arrivata la sua ora.

"Non sai quante volte l'ho aspettato questo momento" sussurrò il minore, avvicinandosi

"Solo perché sò cos'hai, non significa che devi farmi fuori"

"Tu sai cosa ho?" Rise scuotendo la testa "e cosa?! Idiota!"

"Io non sono migliore di te, io non sono migliore di tutti, tu non sei il peggiore" lo guardò "smettila di pensarti così, Namjoon, tu sei unico così come sei e non dare retta al sistema"

Namjoon continuò a tenerlo in ostaggio, stringendo la lama così tanto da ferirsi da solo
"Non dire cazzate, non dirlo solo perché sai come cazzo sono messo adesso" gli urlo addosso, iniziando a piangere anche sé non era nei suoi piani "ti odio Woojin, ti odio cosi fottutamente tanto che non mi pentirò di averti ucciso!"

"Non perdere tempo allora, Namjoon, fallo e non tornare indietro. Ma ricordati che sono stato l'unico ad averti sempre difeso, l'unico ad aver creduto in te e anche adesso non sono deluso da quel che sei e non ti tormenterò per cio che mi farai" annuì mordendosi le labbra.

Il minore a quel punto non poté fare altro che farsi cadere il coltello sporco del suo stesso sangue sul pavimento, seguito dalle sue ginocchia tremolanti che non lo reggevano più all'impiedi e, in quel modo, si spogliò di tutti i suoi peccati, continuando a ripetere parole insensate piene di scuse, si pentì veramente di quello che stava per fare e chiese per la prima volta un'aiuto a suo fratello.

Woojin lo afferrò subito, portandoselo  al petto, allontanando quel coltello via da loro, accarezzandogli i capelli e baciandogli più volte la testa mentre delle calde lacrime cadevano sulla sua guancia quasi nello stesso modo del minore

"Ti prometto che ti aiuterò Namjoon, sei la mia priorità" sussurrò guardandolo, passando delicatamente la mano sul suo viso

"Non...non mi perdonerò mai per quello che ho fatto" scosse la testa Namjoon, stringendosi al maggiore più di quanto potesse

"Fallo, io l'ho già dimenticato"

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