Saudade Wherever I Go

jadezstories द्वारा

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SEQUEL di Saudade "I will go to wherever you are" Ashley e Logan ora si trovano a migliaia di chilometri l'u... अधिक

Chapter 1
Chapter 2
Chapter 3
Chapter 4
Chapter 5
Chapter 6
Chapter 7
Chapter 8
Chapter 9
Chapter 10
Chapter 11
Chapter 12
Chapter 13
Chapter 14
Chapter 15
Chapter 16
Chapter 17
Chapter 18
Chapter 19
Chapter 20
Chapter 21
Chapter 22
Chapter 23
Chapter 25

Chapter 24

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jadezstories द्वारा

ASHLEY

Non appena mi sedetti sul sedile dell'aereo che mi avrebbe riportato nel mio continente, mi uscì un forte respiro di sollievo e capii che tutto era finalmente terminato al meglio.

Non erano stati giorni facili per me, fisicamente e mentalmente ero devastata e non vedevo l'ora di poter tornare a casa per poter riposare un po' e rivedere Logan e Noah.

I pochi giorni che avevo passato in Italia prima che cominciassero le gare erano stati di puro allenamento fino allo sfinimento totale e quelli di gara erano stati anche più pesanti. Inoltre il troppo sforzo mi aveva colpito anche sotto forma di blocchi mentali che avevano compromesso maggiormente i miei esercizi di gara e la mia determinazione a portare a termine al meglio le gare.

Le ore di volo mi sembrarono infinite: Will continuava a fare commenti sull'assistente di volo che, secondo le sue strambe idee, all'imbarco lo aveva guardato con sguardo ammiccante, non lasciandomi ascoltare la musica con le cuffiette.
Non riuscendo a dormire di conseguenza, dovetti guardare fuori dall'oblò per tutto il tempo, facendo sembrare quel volo di sei ore, un'eternità.

Arrivati a New York, la mia strada e quella di Will si separarono. Mentre lui avrebbe affrontato un volo di neppure due ore per tornare a Detroit, io avrei dovuto passare altre sei ore verso la California. Nonostante fossi molto stanca, ero molto esaltata per il secondo viaggio.

Avevo pianificato con Cameron, alle spalle dei ragazzi, il mio arrivo. Era stato proprio lui a suggerirmi di sorprenderli a scuola, ingannandoli sul mio orario di arrivo: loro erano convinti di dovermi venire a prendere verso sera all'aeroporto, mentre io sarei arrivata a metà giornata dove meno se lo aspettavano.

Non appena salii sul secondo aereo l'adrenalina lasciò spazio alla stanchezza e riuscii a dormire per la maggior parte del viaggio, svegliandomi soltanto una ventina di minuti prima dell'atterraggio al LAX.

Ritirati i bagagli, presi un taxi che mi portò fino a Saint Ville, dove mi sarei trovata con Cameron.

Raggiunsi la mia meta in meno di due ore. Cameron era già posteggiato con la sua Mercedes berlina nel posto concordato.
Mentre il tassista scaricava i miei bagagli, andai ad abbracciare Cameron.

<<Ehilà bellezza>> mi salutò stringendomi.
<<Ciao Cam>> lo salutai a mia volta appoggiando il mento sulla sua spalla, nonostante dovessi alzarmi sulle punte per farlo.

<<Non hai svelato nulla ai due cretini, vero?>>
<<Sono stato muto come un pesce. Non una parola su di te>> annuii soddisfatta.

Ringraziai il tassista e lo pagai. Nel mentre Cameron prese la mia valigia caricandola nella sua auto.
Quando ritornai da lui, era appoggiato alla fiancata della macchina.

<<Non facciamo in tempo a passare per casa>> controllò l'orario sul suo telefono <<Se partiamo adesso arriviamo giusti alla SV per la pausa pranzo>> salimmo in auto, guidando fino alla scuola.

<<Penso che tutti lì dentro rimarranno scioccati a vederti arrivare compreso, e soprattutto, Logan>>
<<Un po' di effetto sorpresa non guasterà a nessuno>>
<<Noah ne sarà sicuramente felice. Non sa più cosa fare per tirare su il morale della scuola>> mi concentrai a guardare il paesaggio che tanto avevo sognato di rivedere.
Era tutto identico, tranne il mio legame con quel posto.

<<Pensi che Logan ne sarà felice? Sto cominciando ad avere dei ripensamenti. Non è proprio tipo da sorprese in pubblico>> mi girai verso Cameron per cercare di decifrare il suo volto, concentrato sulla guida.
Scrollò le spalle. <<Sono tutti tipi da queste cose se non vedono la propria ragazza da un mese>>
<<Ne sei sicuro?>> ero riuscita a passare dall'eccitazione alla paura di venire rifiutata in pochi minuti, man mano che ci avvicinavamo alla scuola.

<<Se ti dice qualcosa a riguardo, digli che è stata una idea mia>> riconobbi la strada che stavamo percorrendo e sentii l'ansia salire.
Erano passati mesi dall'ultima volta che ero entrata in quella scuola e non mi ero lasciata indietro bei ricordi con persone al di fuori della ristretta cerchia Robinson.

Non avevo più sentito nessuno, e questo mi aveva sempre fatto pensare che la gente avesse cominciato ad odiarmi e che gli unici ancora a portare alto il mio nome fossero Logan e Noah, cercando di giustiziare chiunque provasse ad offendermi in mia assenza.
Sapevo che non appena sarei entrata, gli studenti avrebbero cominciato a parlare alle mie spalle, cercando di capire il motivo per cui ero tornata ancora a rompere l'equilibrio e questo mi fermava, abbassava la mia felicità e mi faceva pensare solo di tornare in esilio in Michigan.

<<Se quello che ti preoccupa sono le persone della SV ti posso accompagnare dentro, non è un problema.>> disse Cameron, facendomi notare che ormai la sua macchina si trovava parcheggiata nel posteggio accanto all'edificio scolastico e che poche file più in fondo le auto di Logan e Noah erano l'una accanto all'altra al loro solito posto.
<<Questi parlano sempre, non sanno più cosa fare e quindi parlano. Perfino di me che in questa scuola ci sono entrato una volta sola. Tu ricordati solo che sei venuta qui per Logan e Noah. Vai verso il tuo obbiettivo e basta. Loro continueranno a parlare comunque>> a quel punto cominciai davvero a pensare che quei ragazzi possedessero i raggi X all'interno del cervello per riuscire a capirmi così bene ogni volta.

<<Mi potresti accompagnare fino alla porta della mensa? Poi entrerò da sola, ma mi angoscia pensare di rientrare lì senza nessuno al mio fianco.>> Cameron annuì slacciandosi la cintura di sicurezza.
Lo imitai anche io e aprii la portiera.

Non negavo di certo a nessuno che tornare in quella scuola mi metteva in imbarazzo e in crisi allo stesso tempo.
Avevo scombussolato tutto la prima volta che ero entrata e lo stavo per fare nuovamente. Stavo per rompere l'equilibrio per la seconda volta.

Mi incamminai verso l'entrata con Cameron al mio fianco. Prima di entrare lo guardai con sguardo spaventato, cercando conforto in qualcuno.
In risposta lui mi mise un braccio attorno alle spalle, aprendo la porta con la mano libera.

<<Ora mi devi guidare tu alla mensa. Io non ho idea di dove sia>> lo condussi attraverso i corridoi che avevo percorso tutte le mattine e che avevo imparato a conoscere molto velocemente.

Alcuni ragazzi che erano seduti in gruppo si girarono a guardarci e cominciarono a sibilare tra di loro.
Più avanti una coppia fece lo stesso dopo averci osservato con una certa intensità.
Arrivammo infine alla porta per metà di vetro che lasciava intravedere l'interno dello stanzone in cui decine di tavoli e sedie erano disposti e altrettanti ragazzi stavano consumando i loro pasti, chiacchierando e ridendo.

<<Okay, sei pronta?>> domandò Cameron fermandosi davanti alla porta.
<<Non ne sono proprio sicura. Farò una figuraccia, me lo sento>> mi prese per le spalle, girandomi verso di lui.
<<Ashley, smettila. Tutti si girano verso di te per delle motivazioni che sai benissimo. Sei la fidanzata di Logan e sai anche tu quanto ragazze gli sbavano dietro. Per non parlare di Noah che parla di te come una sorella. Sono solo invidiosi di cosa tu hai e loro no>>
<<Ho combinato tanti, troppi, casini qui a Saint Ville. Tutti hanno tirato un sospiro di sollievo quando me ne sono andata, non credo che rivedermi per loro sarà tanto positivo quanto lo é per Logan e Noah.>>
<<Non lo sarà di certo, ma tu per chi sei venuta fin qui? Per chi hai fatto tutte quelle ore di volo?>> abbassai lo sguardo. <<Se non vuoi puoi sempre cambiare idea, ma ormai hai fatto tutta la strada, sei qui fuori>> rimasi per un attimo in silenzio.

Avevo mille motivazioni buone per girare i tacchi e andarmene fuori da quella scuola una volta per tutte, ma le due motivazioni che mi avevano spinta fin lì erano molto più forti.
Avevo aspettato fin troppo per poterli rivedere e delle stupide convinzioni di non piacere a gente che per me non aveva significato non erano abbastanza forti per fermarmi.

<<Entro>> dissi infine, rialzando lo sguardo verso gli occhi di Cameron.
<<Ti convive>> disse sorridendomi. <<Sai dove si siede di solito?>> il mio telefono vibrò per l'arrivo di un messaggio.
<<Ora si>> mostrai il messaggio di Logan contenente una foto del tavolo in cui era seduto, il solito dove si sedeva anche quando c'ero io lì.
<<Allora vai>> mi diede una leggera spinta sulla schiena per indurmi ad aprire la porta ed entrare.

Lo stanzone era colmo di studenti affamati ma, d'un tratto, non appena mi videro, lasciarono il cibo da parte per guardare incuriositi la scena.
Per un attimo mi concentrai su di loro, perdendo di mente quello che era il mio obbiettivo.

Solo un ragazzo che disse a voce un po' troppo alta <<Ma quella è la Wilson!>> mi fece tornare con i piedi per terra.
Mi guardai intorno tra tutti quegli occhi che mi osservavano, cercando in loro qualcosa di familiare che riconoscevo in solo due di loro.

Trovai finalmente con lo sguardo il tavolo che tanto cercavo. Lo riconobbi subito tra tutti gli altri.
Logan era seduto in mezzo a tutti i compagni di football con la testa china sul piatto.
A differenza sua, il resto del tavolo era girato nella mia direzione seguendo i miei movimenti o impegnato a parlare.

Avendo finalmente trovato il senso dell'orientamento, camminai decisa verso la sua direzione senza che lui se ne accorgesse.
Il mio cuore martellava nel petto. Sentivo ogni singolo sguardo addosso a me e il silenzio calato diventava sempre più assordante, facendomi percepire il rimbombo dei miei passi.

Arrivai alle spalle di Logan, l'unico dell'intera stanza a non guardarmi, troppo preso dai suoi pensieri. I suoi compagni cominciarono a ridacchiare, facendogli alzare gli occhi dal piatto. Si guardò poi intorno sentendosi osservato da occhi indiscreti che lo fecero infine girare nella mia direzione.

La sua espressione dura e impenetrabile che inizialmente mi rivolse, cambiò notevolmente non appena capì chi fossi, aprendosi in uno di quei sorrisi che raramente faceva e che mostrava le piccole fossette al lato delle labbra.

Ricambiai immediatamente il sorriso e inaspettatamente Logan si diede uno slancio arrivando tra le mie braccia.

Dopo l'iniziale oscillamento dei nostri corpi dovuta alla sorpresa per il suo gesto, lo strinsi a mia volta cercando di trasmettergli tutte le emozioni che mi inondavano al momento e che non sarei mai riuscita a trasmettergli attraverso le mie parole.

<<Usciamo di qui>> mi sussurrò accorgendosi che intorno a noi la folla era cresciuta e io non riuscii a far altro che annuire con la faccia schiacciata contro il suo petto.

Lo trascinai verso l'uscita più vicina a noi mentre i mormorii alle nostre spalle cominciavano ed infine esplosero mentre la porta alle si richiudeva.

<<Come sei arrivata qui? Pensavo dovessi atterrare verso sera... ma che importa, ora sei qui>> mi strinse nuovamente per poi darmi un bacio.

<<Non ti è piaciuta la sorpresa?>> chiesi scherzosamente punzecchiandolo. Lui di risposta mi diede un altro bacio.

<<Dove hai lasciato la tua metà?>> domandai riferendomi a Noah, non avendolo ancora visto.
<<Arriverà, stanne certa>> lo sguardo di Logan si concentrò su di me e io feci lo stesso.
Certe volte, prima di addormentarmi dopo una brutta giornata, pensavo a quegli occhi verdi salvia che diventavano verdi oliva con la luce e mi ritrovavo a pensare che fosse tutto una storia surreale. Rivederli mentre mi osservavano nuovamente mi faceva sempre venire a galla quel sentimento di trasparenza del mio corpo, che mostra a lui la mia anima, nascosta a tutti gli altri.

<<Ho sentito che l'uragano Ashley ha colpito a sorpresa la Saint Ville con un bello schiaffo in faccia!>> urlò l'unico capace di dire un idiozia simile.
Distolsi a fatica lo sguardo da Logan per salutare Noah.
I suoi occhi brillarono non appena mi vide e mi strinse a sé.

<<Ti sono mancata così tanto?>> gli domandai stringendolo a mia volta. Noah non rispose direttamente ma la sua stretta salda mi suggeriva che il tempo passato lontani non fosse passato lentamente solo per me.

<<Andiamo a mangiare fuori? Ho fame>> io, Logan, Noah e Cameron andammo all'aria aperta, vicino al campo da football per il pranzo, dividendoci il cibo.

Successivamente io e Cameron decidemmo di andare a casa, dove ci avrebbero raggiunti dopo la fine delle lezioni anche Logan e Noah.
Prima di dirigerci alla macchina però, Logan mi si avvicinò.
<<Vuoi accompagnarmi dentro? Poi quando suonerà la campanella entrerò in classe e ti lascerò andare a casa>> mi sussurrò all'orecchio.
<<Va bene>> gli risposi e dissi a Cameron di avviarsi verso l'auto e che lo avrei raggiunto dopo poco.

Logan mi prese per la mano dirigendosi verso la porta d'ingresso laterale.
Vidi Noah rivolgere un'occhiata a Cameron prima di seguirci all'interno dell'edificio.

<<Fate i bravi voi due, siamo in una scuola qui>> urlò prima di prendere una direzione diversa dalla nostra.

Io e Logan andammo verso il suo armadietto, in uno dei corridoi più affollati dell'intera SV.

<<Sei sicuro che posso stare qui? Tutti gli sguardi sono su di noi e mi invitano ad andarmene>> dissi dopo qualche attimo passato appoggiata all'armadietto di fianco a quello di Logan.
<<Se hanno qualche problema che lo vengano a dire a me>> scossi la testa continuando a guardarmi intorno, sentendomi in più.

<<Andiamo?>> domandò richiudendo l'anta.
Lo accompagnai fino alla porta della classe di inglese.
La professoressa non l'avevo mai vista, ma molte persone già all'interno si.
Mi guardai nuovamente intorno mentre Logan veniva salutato da alcuni suoi compagni lì intorno.

<<Mi dispiace>> mi disse voltando le spalle a tutti gli altri.
<<E di cosa?>> domandai.
<<Vedo che ti senti a disagio qui dentro e vorrei che non fosse così. Non voglio che tu lo sia qui ne da nessuna altra parte e mi sento impotente perché vorrei solo farti sentire bene.>>
<<Non è colpa tua. Ora me ne vado a casa e starò meglio.>> mi sorrise debolmente.

<<Ti raggiungo il prima possibile. Verrei a casa anche ora, ma se lo faccio io lo fa anche Noah e non gli servono assenze in più.
Arrivo appena finiamo, ok?>> mi accarezzò la guancia con le nocche prima di darmi un bacio sulla fronte.
<<Mangia qualcosa quando arrivi, non abbiamo mangiato molto a pranzo>>
<<E tu concentrati sulla lezione>> mi arenai ancora una volta nei suoi occhi per qualche secondo prima di fargli segno con il capo di entrare in classe.

Verso le tre del pomeriggio Noah e Logan tornarono a casa mentre io e Cameron stavamo guardando alla tv uno stupido programma di ristrutturazione case.

Il primo ad entrare fu Noah. Mi salutò con un bacio sulla guancia e poi andò da Cameron, sussurrandogli qualcosa all'orecchio a cui l'altro replicò con un verso di esaltazione.
Li guardai andarsene entrambi in cucina confusa.

Qualche attimo dopo fece capolino dalla porta Logan. Mi salutò con un bacio, sedendosi poi accanto a me sul divano.

<<Com'è andata a scuola?>> gli chiesi. Ricevetti solo un'alzata di spalle in risposta.
<<Ok...>> dissi tra me e me tornando a guardare la televisione ancora accesa davanti a me.
Sentii gli altri due sghignazzare dalla cucina.

Mi girai nella direzione di Logan sentendolo sospirare pesantemente prima di schiantare il telefono a schermo in giù sul divano.

Si mise a guardare la finestra con vista sul giardino posteriore prima di riscuotersi e distendersi sul divano, posizionando la sua testa sul mio grembo.

<<Che succede?>> gli domandai, accarezzandogli i capelli per cercare di calmarlo.

Alzò il suo sguardo facendo incontrare i nostri occhi. <<Il coach. Non posso giocare la prossima partita>>
<<E perché mai?>>
<<Oggi non sono andato all'allenamento e ne avevo già saltati tanti questa stagione. Se non vado agli altri rischio di non giocare neanche quella dopo, che è l'ultima partita di campionato.>> sapevo di avere un'aria di disapprovazione negli occhi che non piaceva assolutamente a Logan.

<<Come mai oggi non sei andato?>>
<<Mi sembra più che ovvio>> disse. Sorrisi cercando di nasconderlo, anche se sapevo che lo aveva notato.
<<E Noah? Anche lui è qui>> Logan mi prese un ciuffo di capelli che gli arrivavano quasi sul volto e cominciò a giocarci con fare svogliato.
<<Doveva rimanere in panchina in qualsiasi caso, ma non ne fa un dramma>>

Gli accarezzai il volto mentre lui era preso dall'arrotolarsi il mio ciuffo di capelli tra le dita.
Un inizio di barbetta interrompeva il liscio della pelle sotto le labbra, dandogli un'aria da adulto.

<<Sei bellissima quando mi guardi così>> cercai di ritrarre un sorriso senza successo.
<<Smettila, mi metti in imbarazzo>> le sue pupille erano leggermente dilatate mentre mi osservava.
<<Vorrei solo che i miei occhi potessero fotografare quello che vedo per mostrarti quanto sei bella quando non ci pensi>> mi disse con tono serio.
Non riuscendo a trovare delle parole con cui rispondere, mi coprii il volto con le mani, nascondendo le emozioni che sarebbero state troppo palesi altrimenti.

<<Andiamo di sopra?>> domandò alzandosi dal divano.
Con ancora un sorrisetto sulle labbra lo seguii al piano di sopra.

<<Fate i bravi voi due che se continuate così in meno di un anno mi sfornerete un dolce nipotino>> urlò Noah mentre passava per il corridoio del primo piano.
<<Ma smettila!>>
<<Mi piacerebbe in futuro essere zio, meglio se ho superato i vent'anni>>
<<Perché ultimamente sei fissato con i bambini? Non ne vogliamo, smettila>> esclamò Logan al fratello.
A quel punto Noah fece capolino dalla porta, avanzando verso il letto dove io e Logan eravamo distesi tranquillamente.

<<Hai ragione fratello, i bambini sono una tale rottura. Voi avete già me>> si distese anche lui tra di noi. <<La mia mammina>> disse prima di cingermi le spalle con il braccio. <<E il mio papino>> aggiunse facendo la stessa cosa con Logan. <<Mammina e papino>> ripetè.
<<Vattene>> disse Logan con tono fermo e al fratello non rimase altra scelta se non scappare via.

<<Sei permaloso oggi>> commentai non appena Noah richiuse la porta.
<<Mi dispiace, sembro solo un coglione>>
<<No... sembri solo un po' immaturo>>
<<Lo so, ma questi discorsi mi fanno innervosire. Non è la prima volta questa settimana che mi dice cose del genere. Si è un po' fissato ultimamente.>> scossi la testa con disapprovazione.

<<Quando troverà una ragazza per più di 2 ore ci vendicheremo>>
<<Assolutamente>> mi misi nuovamente comoda, appoggiando la mia testa sul suo petto.

<<Hai il cuore che batte forte>> dissi ascoltando il suono che emetteva.
<<Solo per te>> sorrisi scuotendo la testa.
<<Oggi sei strano... dolce. Non è da te>> mi accarezzò i capelli.
<<Mi sei mancata e mi era mancato il tuo leggermi dentro>> girai la testa verso il suo volto per guardarlo. Un sorrisetto gli sgorgò dalle labbra facendo intravedere una fossetta.

<<Ti amo>> pronunciò lasciandomi di stucco.

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una storia sulla ship migliore di questa edizione, sarah x liljolie. non credo abbia bisogno di una descrizione, le conoscete fin troppo bene