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Tant' è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch'i' vi trovai,
dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte.
DANTE ALIGHIERI

Gli alberi creavano ombre inquietanti, era da solo in mezzo a una battaglia, del fumo saliva verso il cielo creando una nube nera, c'era del fuoco.

L'erba sotto di lui era bagnata dalla rugiada, mentre era incosciente doveva aver piovuto perché i capelli erano un ammasso di nodi e piccole goccioline che gli scivolavano lungo il viso bagnandoli il collo.

Si accorse di indossare un'armatura e di avere uno zaino pesante sulle spalle, non conteneva molto, solo del cibo, dell'acqua, dei fiammiferi e una bussola.

Al fianco, infilata nel fodero, c'era una spada lunga, la lama lucente, ancora inutilizzata.

Si guardò intorno: soldati e cavalli erano per terra, la puzza di cadavere e sangue era insopportabile, gli faceva lacrimare gli occhi costringendolo a coprirsi il naso con la mano libera.

Spari incessanti da ogni fronte gli facevano venire il mal di testa, uno di quelli ancora in piedi corse verso di lui sguainando la spada e gridando, quat'ultimo lo colpí causandogli una fitta in tutto il corpo e facendolo cadere per terra, era un ragazzo, forse, non lo capiva perché indossava un elmetto nero e una pesante armatura anch'essa nera, una spada corta in una mano e uno scudo con lo stemma di un sole argentato nell'altra.

Si rialzò il più velocemente possibile e si scaraventò contro l'altro, la spada in mano era troppo grande per essere maneggiata facilmente da un bambino.


Il ragazzo era forte ma quando Will alzò la mano con la spada e gliela conficcò dritta nel petto non c'era niente che potesse fare per proteggersi.

Il corpo del ragazzo ormai senza vita strisciò per terra lasciando sul muro alle sue spalle una striscia rossa, Will tremava, non aveva mai ucciso prima

«Cosa...Io... Che ho fatto...», le lacrime gli riempirono gli occhi, non riusciva a respirare "che cosa ho fatto" continuava a ripetere.

Si inginocchiò per terra, vicino al corpo per togliergli l'elmetto.

Voleva gridare.

«Sebastian...» disse con un filo di voce, era proprio lui, Sebastian, per terra senza vita, la spada gli sbucava dal petto, gli occhi chiusi, un rivolo di sangue gli colava dalle labbra «Seb...»

Si allontanò dal corpo, dalle grida, dagli spari e si inoltrò nel fitto bosco «E' solo una prova. Niente è reale» ripeté fino allo sfinimento.

«Niente è reale»

Stava correndo nel bosco, lontano dalla guerra.

Era buio, inciampò nella radice di un grande albero, sbatté il mento sul terreno umido e perse i sensi.

☾︎

«Sano come un pesce, magari siete solo stanchi e avete le allucinazioni...»

Datlet schioccò le dita e un bicchiere d'acqua gli si materializzò in mano
«Abbiamo allucinazioni collettive?» lo guardò confuso Niko

«È una cosa rara ma si, può essere. Una volta ho avuto un cliente che si lamentava di vedere una bambina che non era davvero lì, qualche giorno dopo una signora si presentò da me con lo stesso problema. »

Raccontò lo stregone immergendo un filtro da tè nel liquido

«Quindi?» domandò Jade

«Quindi niente, alla fine era soltanto un demone che aveva impossessato il corpo della bambina e si divertiva a spaventare gli umani.» sorseggiò con disinvoltura Jade lo guardò disorientata «Sta succedendo qualcosa di strano. E di sicuro non è per colpa di un demone che ha impossessato il corpo di qualcuno o roba simile».

Niko non poté fare a meno di notare che Jade non si era truccata, aveva le occhiaie e le labbra secche e un'espressione infuriata

«Hai analizzato il veleno come ti ho chiesto?» Niko era esasperato, la situazione era talmente assurda

«Certo biondino... » lo guardò alzando gli occhi al cielo «ho affidato questo compito a Rey»

«Sicuro che possiamo fidarci di lui? Sono tutti possibili sospettati, compreso lui e-»

«Lo so, lo so anche io, ma dato che io non sono e nemmeno lui potete fidarvi. Vi ho mai raccontato balle?» posò il bicchiere sul tavolo

«Be, ci sarebbe quella volta in cui mi avevi det-» iniziò Jade alzando un dito
Datlet la zittí con un rapido gesto della mano «Ok ok... Però stavolta è la verità.» accompagnò i fratelli verso la porta d'ingresso «Ora se volete scusarmi avrei cose urgenti da fare» così dicendo gli spinse fuori e richiuse la porta.

I tre si scambiarono sguardi interrogativi «Adulti...» bofonchiò Niko mettendo le mani dietro la testa e dirigendosi verso le scale.

Avevano quasi raggiunto l'ascensore quando il portone si riaprì «I risultati ve li porta la mia Liza» gridò alludendo al corvo domestico che risiedeva in camera dello stregone.

☾︎

Archie era accucciato in fondo al letto di Will, da quando era in quelle condizioni non lo abbandonava un secondo, faceva la guardia.
«Secondo te stanno davvero impazzendo?» Nathalie e Femi erano rimaste con il bambino «Ma no..» rispose distrattamente mentre creava una ghirlanda di rose blu, le faceva sbocciare direttamente dalla mano, Nathalie non si era ancora abituata a questa cosa della magia, la fissava meravigliata. «Che c'è?» Femi smise di armeggiare con le mani per guardarla «Non hai mai visto dei fiori? chiese alzando un sopracciglio.
«Veramente fino a ieri non sapevo nemmeno che esistesse la magia... Posso chiederti una cosa?» dopo un rapido cenno di approvazione continuò «Gli alieni... esistono?»
«Ma certo che no! E' magia. Non fantascienza.» ridacchiò.
Archie alzò un orecchio poi stiracchiò producendo un suono stridulo. La porta al piano di sotto gigolò poi Will fu percorso da uno spasmo. Nathalie si avvicinò al letto, gli occhi si muovevano sotto le palpebre. «Seb!» chiamò.

Nessuna risposta. Una goccia nera scivolò lungo la guancia del bambino, all'apparenza appiccicosa. «Sebastian!» urlò e il cuore iniziò a batterle forte nel petto, poteva sentirne il battito nelle orecchie, la testa le girava e perse l'equilibrio. «Che-...Nat!» Sebastian si gettò verso la ragazza.
«Cos'è successo?» Niko stava mangiando una barretta di cioccolato.
«Io.. Lui... Gli occhi...» respirava affannosamente.
Il ragazzo si sedette sul letto del fratello che lacrimava sangue, gli occhi erano ancora chiusi. «Will» gli tremavano le mani mentre accarezzava la fronte del fratello «Scotta» lanciò un'occhiata a Jade «Ha la febbre alta».

Ed eccoli di nuovo davanti a quella maledettissima porta.
«Non era il caso che venisse di nuovo qui, vi avrei portato io il risu... » notò che Niko aveva in braccio Will: le braccia a penzoloni, gli occhi chiusi, la maglia sporca di inchiostro. Lo stregone si affacciò dalla porta e diede una veloce occhiata da entrambe le parti del corridoio «Entrate. Presto» ordinò
Jade era seduta sul divano, Niko di fianco a lei stava disegnando in un piccolo quaderno blu, Sebastian in piedi davanti alla finestra guardava in continuazione l'orologio che portava al polso, era del padre, alzò gli occhi per guardare fuori, il sole era alto nel cielo, riflettendosi nel lago cristallino.
«Che sta succedendo» Rey entrò in salotto, evitando la luce, indossava una maglia rossa larga con un buco nella manica destra, aveva i capelli scompigliati, si stropicciò gli occhi, probabilmente stava dormendo.
Jade si mangiava nervosamente le unghie «Will...»
«È successo qualcosa?»
«Per ora non sappiamo niente, Datlet lo sta controllando e non vuole che entriamo in camera. Puoi anche tornare a dormire.» Sebastian scorbutico guardando l'orologio, Rey non doveva starle molto simpatico.
«Scusa se ho interrotto il tuo silenzio. Comunque è passato già qualche secondo dall'ultima volta che hai guardato l'orologio...» lo provocò.
«Oh certo, grazie. E scusa se ti abbiamo svegliato... succhiasangue.» scandì bene l'ultima parola «E ora come ho già detto puoi anche andartene» gli lanciò un occhiata provocatoria poi tornò a guardare fuori dalla grande vetrata che si affacciava sul lago.
«Bene.» si girò per tornare di là, la porta della camera sbattere. Sebastian scimmiottò Rey per prenderlo in giro.
«Smettila» Jade si era alzata «Non sopporto quando ti comporti da bambino». Niko ridacchiò «Tu stai zitto che ne ho anche per te...» seguì Rey.
Il ragazzo guardò Sebastian con sguardo interrogativo poi fece spallucce e tornò a disegnare.

Aprì la porta «Scusa per S-»
Era la sua camera, c'era un letto bianco con ricami azzurri, le coperte erano buttate per terra, la finestra era coperta da una spessa tenda nera per impedire al sole di entrare, c'era uno specchio con delle foto attaccate lungo i bordi. Rey era in piedi davanti all'armadio, si stava togliendo la maglia. Jade non poté fare a meno di notare che sulla spalla sinistra aveva tatuata una piccola mezza luna con una rosa intrecciata e molte cicatrici sulla schiena. Si girò verso di lei.
«Scusa, avrei dovuto bussare... » Jade era in mezzo alla porta.
«Non fa niente» si mise una camicia gialla e le si avvicinò spostandola per passare. Prese le chiavi sul tavolino di fronte alla porta d'ingresso. Poi scese in fretta le scale ma non uscì in strada, era giorno, continuò a scendere fino al seminterrato dove si apriva una fitta rete di gallerie che collegava l'intera città, così da permettere a Rey di uscire anche durante il giorno. Jade lo seguí.
«Dove stiamo andando?» domandò
«Tu da nessuna parte.» si voltò verso di lei «Quindi ora puoi anche tornare dai tuoi fratelli, ho delle faccende da sbrigare.» La ragazza lo guardò di traverso e si rigirò per tornare a casa.

Sul letto intorno a Will erano stati messi dei fiori di genziana per far abbassare la febbre.
Daltlet lo stava controllando per capire se la lacrimazione e le convulsioni erano causate dal veleno o da altri fattori. Gli alzò la maglietta e nonostante William fosse privo di sensi rabbrividì quando il metallo freddo dello stetoscopio gli toccò la pelle. Stava per ricoprirlo con il lenzuolo quando notò una piccola macchia bianca all'altezza dell'ombelico, vicino alla ferita. Lì, dove avrebbe dovuto esserci la pelle non vi era alcuna traccia di qualcosa che potesse anche solo ricordare qualcosa di umano, al suo posto c'era uno spesso rivestimento bianco. Sembrava una corazza. Sembravano ossa.

Nel salotto Niko era stravaccato con i piedi sul tavolino; Jade entrò mentre lo stregone apriva la bocca per parlare, la chiuse subito.
«Io..Io non lo sopporto! Si crede superiore a tutti..!» la ragazza era veramente infuriata, sembrava che da un momento all'altro potesse mandare a fuoco l'appartamento.
Niko la guardò «Che è successo?» poi quasi disgustato aggiunse «No. Non dirlo, non vogliamo sapere cosa fai con quel vampiro». Jade gli lanciò uno sguardo fulminante per farlo tacere e si sedette a braccia conserte sulla sedia.
«Bene, se avete finito di litigare avrei una cosa da dirvi» guardò negli occhi tutti e tre «Devo fare ancora un ultimo test sul veleno poi vi dirò i risultati, ora potete anche andare» li liquidò con un gesto della mano.
«E Will?» Sebastian si era alzato.
«Può rimanere qui, sarà più al sicuro. Non ho scoperto niente di nuovo» aveva già aperto la porta per farli uscire
«Stai attento a nostro fratello» disse Niko quando gli fu davanti, Datlet fece cenno con la testa.

«Hai voglia di parlare di quello che è successo?» Sebastian era seduto sul divanetto nel porticato in giardino, abbracciava un cuscino azzurro. «E cosa dovrei dirti? Non è successo niente» Jade stava
disegnando un nuovo abito per la sua collezione. Sebastian che fino
a quel momento scrutava l'orizzonte si voltò verso la sorella alzando
un sopracciglio «Oh andiamo, qualcosa te lo ha per forza detto... Ti
ha...?» domandò in tono apprensivo, leggermente allarmato
«Certo che no. È colpa tua» cambiò tono, infastidita dalle domande del fratello.
«Mia? E che avrei fatto io?» chiuse entrambe le mani a pugno, tenendo alzati solo gli indici e indicandosi
«Lo hai fatto arrabbiare. Perché non ti sta simpatico» bofonchiò
«Lui non ti merita» Sebastian alzò la voce
«Perché è un vampiro? Anche Nathalie non fa parte del nostro
mondo eppure non ti ho mai detto niente. Anzi, ti ho perfino aiutato»
strinse così forte la matita che quella si spezzò in due
«E ora dove vai?» entrambi erano in piedi,
«In un posto dove posso stare da sola. Senza di te».

Sebastian che era abituato alle scenate della sorella si risedette sul divano guardando verso il bosco e pensò a quella mattinata d'inverno con il padre

Nessun ti voglio bene, nessuna carezza...si alzò, lasciando il corpo del padre inerme sul terreno «SO CHE SEI ANCORA QUI!» Gridò con le lacrime agli occhi, se suo padre lo avesse visto gridare verso il cielo con delle gocce a rigargli la faccia le avrebbe dato della ragazza ma ormai non aveva importanza perché suo padre non c'era più
«SO CHE SEI QUI» Ripeté a voce ancora più alta «NON HO PAURA» Era una balla e così prese il fucile dalla cintura del padre giusto per farlo sembrare un po' più reale
Non fece in tempo a ricaricarla, né a puntare il grilletto verso la sagoma viola che gli stava già correndo incontro e lo scaraventò contro l'albero poi buio. Quando riaprì gli occhi aveva un dolore lancinante all'occhio destro, lo toccò con la mano, sangue, iniziò a piangere.
Aveva versato talmente tante lacrime che da quel giorno non pianse più... nemmeno quando la madre se ne era andata o quando si faceva male, non aveva pianto al funerale dello zio e nemmeno quando da piccolo si era perso per le strade della città.
Ultimamente pensava molto a quello che era successo, forse perché aveva paura di perdere anche Will.

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Legame Proibito ะ’ั–ะด LoryMMI

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