Saudade Wherever I Go

By jadezstories

37.1K 1.6K 295

SEQUEL di Saudade "I will go to wherever you are" Ashley e Logan ora si trovano a migliaia di chilometri l'u... More

Chapter 1
Chapter 2
Chapter 3
Chapter 4
Chapter 5
Chapter 6
Chapter 7
Chapter 8
Chapter 9
Chapter 10
Chapter 11
Chapter 12
Chapter 13
Chapter 14
Chapter 15
Chapter 16
Chapter 17
Chapter 18
Chapter 19
Chapter 20
Chapter 21
Chapter 22
Chapter 24
Chapter 25

Chapter 23

534 20 2
By jadezstories

LOGAN

Giovedì la chiamata che aspettavo da tempo, per non dire anni, arrivò in un momento inaspettato.

Ero appena uscito dalla doccia dello spogliatoio dopo un allenamento e controllai il telefono, trovando tra le notifiche una chiamata persa ricevuta da Brandon non molto tempo prima.

Mi sentii richiamare da qualcuno, ma non ci feci caso e continuai a vestirmi velocemente per uscire per primo e poter telefonare a Brandon.
Sentivo l'ansia salire ad ogni cambio di direzione che prendevano i miei pensieri, prima positivi e con un lieto fine per poi sviare in cunicoli in cui diventavano estremamente negativi e cupi.

Sentii nuovamente pronunciato il mio nome e mi girai con sguardo corrucciato. Non appena vidi il coach dietro ad una riserva, però, dovetti subito cambiare espressione.

<<A cosa stai pensando che ti immerge tanto nei tuoi pensieri da non sentirmi urlare, Robinson?>>
<<Nulla coach>> risposi in automatico nonostante volessi solo prendere le mie cose e andarmene.

<<Ti devo parlare, vieni>> la riserva era ancora lì ad ascoltare la nostra conversazione. Quando si accorse del mio sguardo su di lui fece retromarcia e se ne andò da tutto il resto della squadra intimorito. 

Mi avvicinai a lui infilandomi rapidamente la maglietta pulita. Mi mise una mano sulla schiena facendomi posizionare esattamente davanti a lui, in modo tale da potermi guardare bene in faccia.

<<Lo scorso weekend ho parlato con alcuni miei amici che conoscono dei reclutatori di vari college e tutti mi hanno nominato "Logan Robinson" come una delle promesse matricole per la prossima stagione nel campionato universitario>>

<<Ne sono felice>> gli dissi soltanto, non facendo alcun tipo di espressione facciale.

<<Oh lo dovresti essere eccome, domani abbiamo una delle ultime partite fuori casa e tu ultimamente stai giocando discretamente>> nel linguaggio del coach sapevo che quel discretamente significava qualcosa in più ma rimasi in silenzio. <<Nonostante il vostro periodo di pausa sono sollevato di aver insistito con il preside per un vostro ritorno, la squadra non sarebbe andata avanti molto altrimenti>> percepii che anche questa volta il silenzio era la via migliore.

<<Ci vediamo domani, Robinson. Mi raccomando di essere puntuale. E dillo anche a tuo fratello>>
<<Certo coach, a domani>> presi il borsone e la felpa che erano appoggiate alla panca e me ne andai finalmente.

Non aspettai neppure di arrivare alla macchina per far partire la chiamata, per paura che Noah potesse uscire da un momento all'altro e ascoltare la conversazione.

Il telefono squillò due o tre volte prima che dall'altro capo rispondessero.

<<Ciao Logan>> disse immediatamente Brandon non appena accettò la chiamata.

<<Allora?>> domandai speranzoso. <<Cosa ti ha detto?>>
<<Le ho spiegato la situazione ancora la sera che sei venuto qui>> sospirai già abbattuto dalle sue parole, mentre attraversavo il parcheggio illuminato dagli ultimi raggi di luce della giornata.

<<E?>>
<<Anche i giorni successivi le ho continuato a parlare della questione. Le ho detto che hai patito abbastanza e vuoi solamente parlarle, non pretendi di entrare nella sua vita o portarle via nostro figlio>> aprii lo sportello posteriore dell'auto per riporre il borsone, ascoltando ancora le parole taglienti come una lama di Brandon. <<Laurie mi ha detto che ci doveva pensare un attimo prima di rispondere perché non se l'è mai sentita di parlare con voi.>>

<<Capisco>> risposi cercando di essere cortese, nonostante non capissi proprio nulla. Non riuscivo a capacitarmi del perché lei non volesse vederci, malgrado fosse stata una figura di spicco durante la nostra infanzia e con una stretta relazione di amicizia con la mamma.

<<Oggi quando sono tornato a casa mi ha domandato se ti avessi più sentito. Io le ho risposto di no, sia tu che io aspettiamo una sua risposta e mi ha chiesto di chiamarti per sapere quando sei libero per una chiacchierata>> mi immobilizzai con lo sportello dell'auto aperto, reggendomi ad esso.

<<Va bene sabato?>> chiese non avendo ricevuto una mia risposta.

<<Si>> risposi in tono leggermente sommesso ed altalenante. Sentivo il mio petto leggero, estremamente sollevato dalla risposta positiva di Laurie. Mi sembrava di respirare dell'aria fresca dopo molto tempo, tanto che non udii neanche le parole di Brandon prima che riattaccasse. 


Posteggiai la macchina lungo la strada, come avevo fatto per la visita ai Janson precedente. Andai dritto verso la porta di ingresso, ma anziché aprirla con le chiavi che possedevo, suonai per la prima volta in vita mia il campanello di quella casa, attendendo che qualcuno mi aprisse.

Dovevo fare nuovamente una buona impressione a Laurie, avendo il presentimento di dovermi riconquistare la sua fiducia da capo, e aprire la porta di casa sua con le chiavi che lei non sapeva possedessi non sarebbe stata una buona prima mossa.

La serratura scattò e la porta si aprì mostrando Laurie in un abito color panna che le arrivava fin sotto le ginocchia. Rimasi sorpreso di trovarmela già davanti alla porta.
Nella mia scena idealizzata, Brandon era colui che apriva mentre sua moglie mi attendeva in un'altra stanza.

<<Entra pure, Logan>> presi queste parole come un suo saluto, e dopo aver chiesto il permesso, entrai in casa. Una cosa che notai immediatamente fu il comportamento distaccato e, cosa ancora più strana, il suo tentativo di evitare qualsiasi contatto visivo con me.

Per quanto possibile, l'abitazione mi sembrava più ordinata del solito, malgrado Cameron dicesse a noi di pulire ogni singola cosa che usavamo quando venivamo a casa sua.

<<Se non è un problema, ci accomodiamo al piano di sopra>> non replicai. Dunque lei salì le scale fino al piano superiore.

Attraversando il corridoio, passammo accanto anche alle porte delle nostre stanze, che ci aveva assegnato Cameron.
La porta della mia, e in seguito anche di Ashley, era socchiusa. Mi soffermai un attimo per controllare, curioso e anche un po' impaurito di sapere se Laurie e Brandon avevano rovistato o si erano sbarazzati delle mie cose.

Non sentendo più i miei passi alle sue spalle, Laurie si fermò.
<<Se sono le tue cose che ti preoccupano, sono ancora lì. Se ti servono puoi prenderle dopo>> nell'istante in cui mi girai verso di lei, abbassò lo sguardo.
<<Non mi servono>> dissi scrollando le spalle e cercando il suo sguardo basso, fisso sul pavimento.
Ricevendo questo tipo di risposta da parte mia, si girò e continuò imperterrita verso lo studio.

<<Prego, accomodati dove preferisci>> malgrado fossi stato in quella casa centinaia di volte, la stanza dove sorgeva lo studio di Laurie e Brandon per me era un mistero, non avendo mai avuto il permesso, e in parte la curiosità, di entrarci.

Dubitai sulla soglia prima di vedere Laurie prendere posto. Sospirai e andai a sedermi davanti a lei su una sedia di legno.

Lentamente alzò il suo sguardo facendosi coraggio. A rilento risalì per tutto il mio petto, ma si fermò poco prima di arrivare ad incrociare i suoi occhi con i miei.

<<Temevo sarebbe arrivato questo momento>> pronunciò.

<<Perchè?>> le domandai. Scosse solo la testa non rispondendomi. <<Guardami>> le chiesi con tono di supplica.

<<Non riesco, Logan>>

<<Mi conosci da sempre, hai visto crescere me e mio fratello>> scuotè nuovamente la testa. <<Perchè?>> la implorai.

<<Ricordo perfettamente il tuo viso. Per quanto tu sia cresciuto, avrai sempre... alcuni dettagli che mi ricordano i tuoi genitori>>

<<E non è un bene?>> domandai confuso.

Si mise le mani in grembo cercando di rilassarsi nonostante la conversazione fosse difficile da mandare avanti. <<Gli occhi sono lo specchio comunicante con l'anima per l'esterno. E i tuoi... sono così simili a quelli di tuo padre...>> sentii qualcosa scavarmi dentro. Più continuavo a dire qualcosa per cercare di farla parlare, più lei rispondeva con qualcosa che la faceva allontanare.

<<Se mi guardassi negli occhi anche solo per un secondo potresti capire che non sono come mio padre, altrimenti non sarei mai venuto qui. Sto solo cercando di racimolare qualche informazione per conoscere meglio mia madre.>> rimase in silenzio per almeno un minuto e io feci lo stesso, aspettando una sua reazione. Fissai lo sguardo su di lei e non appena lo distolsi, cominciò a singhiozzare.

<<Mi dispiace>> biascicò alzando finalmente gli occhi dal tavolo. Li osservai, pieni di dolore, coperti da un velo di lacrime.

<<Se vuoi andarti a rinfrescare al bagno ti aspetto, non ho fretta>> si asciugò il volto con un fazzolettino di carta preso dal contenitore sopra la scrivania.

<<No, sto bene. Ti ringrazio>> tamponò via anche l'ultima lacrima. <<Ho questa reazione ogni volta che penso a tua madre perchè per me lei era una vera amica>> i bordi delle mie labbra accennarono un sorriso.

<<Parlami di lei, se te la senti>>
Mi osservò per bene prima di proferire parola. <<Hai ragione, hai gli occhi un po' diversi da quelli di tuo padre. Vedo una scintilla che solo tua madre aveva negli occhi. Penso sia lei che vive dentro di te, standoti sempre vicino.>> sorrise tra sé.

<<Ti potrei dire di lei tante cose, tanti episodi e tante storie, ma non saprei da dove cominciare, quindi ti racconto della nostra amicizia che è una cosa che conosco abbastanza bene.>> vedevo emozioni contrastanti riempirle le pupille e mozzarle il fiato man mano che parlava in modo più approfondito di mia madre. Ma allo stesso tempo sapevo che avevo fatto bene a presentarmi da lei perché era una delle persone che più la conoscevano per quel che era al momento della sua morte e del suo volere per noi a quel tempo.

<<Sai che ci siamo conosciute attraverso il lavoro di Brandon e tuo padre? Beh, eravamo ancora tutti fidanzati al tempo e siamo usciti una sera insieme in un bar. Ci volevano far conoscere da tempo, dicevano che ci saremo piaciute subito, e così è stato.
Abbiamo chiacchierato per tutta la sera come due amiche di vecchia data e da quel giorno siamo usciti più spesso assieme.>> la sua voce non vacillò pronunciando alcuna parola, cosa che le era stata difficile fino a quel momento. Pensai che quel cambiamento derivasse dal fatto che, come me, voleva credere che quelle parole potessero ancora essere pronunciate al presente, con mia madre lì.
<<Non è tardato molto che Brandon mi chiedesse di sposarlo, ci conoscevamo da tanto tempo, e poco dopo è stato il turno dei tuoi genitori. Eravamo tutti così giovani, felici e incoscienti che sembrava una serie tv. Eravamo raggianti e sempre sorridenti.>> i suoi occhi riflettevano le emozioni che narrava, brillando e incupendosi nei momenti giusti.

<<Dunque a circa un mese e poco più di distanza ci siamo sposati, prima io e Brandon e successivamente i tuoi genitori.>> si fermò per riprendere fiato, ma io le feci subito una domanda che mi vagava da tempo per la mente.

<<Ti ha mai raccontato di quello che le faceva mio padre? So che ne eri al corrente, ma vorrei capire se tu lo abbia scoperto da sola o se te ne abbia parlato lei>>

<<Era esattamente quello di cui ti dovevo parlare.
Ho scoperto delle violenze di tuo padre da lei stessa. Era passata qualche settimana dal suo matrimonio e un giorno si è presentata a casa mia sconvolta. Le avevo domandato cosa era capitato e mi aveva confessato che l'aveva aggredita. Non le era mai successo prima e non sapeva come reagire. Devi sapere che la famiglia di tua madre era molto presente per lei prima che i tuoi nonni morissero, poco prima della tua nascita. Lei voleva raccontare loro cosa le era capitato, ma io inconsciamente le avevo detto di aspettare, pensavo che quello fosse solo un evento isolato e che avrebbe solo scombussolato le loro nozze appena celebrate...>>

<<Ma così non è stato>> la interruppi vedendola sofferente.

<<Si... Successivamente è capitato sempre più e più volte. A suo tempo le avevo detto di denunciarlo, o per lo meno di parlarne con qualcuno di competente per cercare di risolvere qualcosa, ma a quel punto era lei che fermava sé stessa. Vedevo che la donna forte che era sempre stata, gradualmente stava scomparendo per diventare l'oggetto di sfogo di un uomo misogino e aggressivo.
Credo che il fattore principale che l'ha fermata dal denunciarlo in quel momento sia stato proprio tu, quando ha scoperto della gravidanza. Voleva che anche tu avessi una famiglia unita e sperava che il diventare padre lo avrebbe reso anche più uomo. Ma ovviamente così non è stato. L'ha continuata a violentare durante la gravidanza, fisicamente e, in maniera sempre più brutale, anche psicologicamente.>> più il racconto di Laurie continuava, più non sapevo se volevo continuare ad ascoltare cosa la persona che più odiavo nella mia vita avesse fatto a quella a cui volevo più bene.

<<E diciamo che nella tua sfortuna, sei stato il più fortunato. Noah, per quel che penso io, non era proprio... programmato, o almeno non per tuo padre. Infatti è nato prematuro di quasi tre mesi a causa... di tuo padre>> sentii il cuore perdere un battito e i brividi percuotermi tutto il corpo. Non riuscivo neppure a concepire cosa noi e nostra madre gli avessimo fatto per meritarci un simile trattamento.

<<E' nato che era piccolissimo e pesava neppure novecento grammi. Per giorni siamo stati con il fiato sospeso, mentre lui lottava tra la vita e la morte.>>

<<Non ne sapevo nulla>> ammisi, non riuscendo a capacitarmene. Non avrei mai potuto immaginare la mia vita senza Noah.

<<Non ha fatto in tempo, eravate ancora troppo piccoli quando...>> le si smorzò la voce. Annuii facendole capire che avevo compreso quello che intendeva dire poi.

<<Ma perché non ha chiesto il divorzio quando siamo cresciuti e ha cominciato a picchiare anche noi? Sarebbe stato più logico allontanarci da una situazione simile piuttosto che rimanerci dentro, no?>>

<<Devi sempre pensare che lei ne era dentro fino al collo, Logan. Se vi avesse allontanato da vostro padre avreste potuto anche odiarla per averlo fatto. E in aggiunta credo che lei non avrebbe mai potuto immaginare quanto in là si sarebbe spinto tuo padre>> Laurie stava sempre più diventando la mia parte razionale durante quella conversazione, facendomi ragionare più a fondo.

<<Si è sacrificata sempre per noi>> dissi con voce flebile cercando di farmi sentire il meno possibile da Laurie.

Calò il silenzio, ma non uno di quelli imbarazzanti. Sapevo che anche Laurie, come me, stava ripensando a mia madre.

<<Posso farti anche io una domanda?>> mi chiese poi, lasciandomi sbalordito.
<<Certamente>> le risposi subito dopo.

<<Sei venuto qui per parlare con me di tua madre, ma con tuo padre cosa farai? Brandon evita sempre di parlarmene perché sa quanto mi dia fastidio solo il pensiero di quel uomo che va avanti con la sua vita, ma tu...>> si bloccò. Intuii di doverle spiegare per bene tutta la storia.

<<Tu sai che è stato lui... ad ucciderla?>> domandai non ben certo che sapesse la verità.
Annuì abbattuta. <<Nessuno me ne ha mai dato la prova ma l'ho sempre saputo in cuor mio>>

<<Io l'ho visto, ho visto che la uccideva.>> non mi ricordavo molto delle ore successive al fatto, perciò non avevo in mente se Laurie si fosse presentata a casa nostra, ma ero certo di aver passato da lei qualche giorno successivamente alla tragedia in cui non avevo parlato molto, se non con Noah.

<<Nessuno ti ha mai chiesto cosa le sia capitato quel giorno?>>
<<Quando l'ambulanza arrivò, la caricarono subito e non badarono neppure della mia presenza. Nei giorni successivi ci trasferimmo da te, ma so di per certo che gli agenti non aprirono un caso sulla sua morte, diedero per scontato che si trattasse di una morte accidentale>>

<<E tuo padre? Ti ha più parlato dell'accaduto?>>
<<Dopo quel giorno ha vissuto nella nostra stessa casa a intervalli per quasi due mesi, poi è scomparso definitivamente lasciandoci soli.>>

<<Due mesi? Non erano passati anni?>>
<<Io ti ho contattato dopo due anni. Erano finiti i soldi che la mamma aveva nascosto in casa per le emergenze e non sapevo più che fare. Quando mi hai sbattuto il telefono in faccia ho cominciato a rubare soldi dalla carta di credito di mio padre di cui sapevo il codice. Tuttora lo faccio>> vidi il rimorso cominciare a mangiarla lentamente dentro. Sapevo che dovevo dirle che lei non centrava nulla, ma qualcosa mi diceva che se mi avesse aiutato, almeno un minimo, non sarei diventato una così brutta persona come mi reputavo.

<<Dimmi come ti posso aiutare adesso, voglio starvi accanto nonostante siano passati anni>>
Finalmente potevo parlarle dell'idea che avevo sempre tenuto dentro di me in attesa che qualcuno, che concretamente potesse fare qualcosa, mi aiutasse. <<Devi aiutarmi a sbattere dietro le sbarre mio padre>>.
La sua espressione addolorata si trasformò presto in una sconvolta.

<<Logan...>> cominciò a replicare, ma non la lasciai neppure iniziare.
<<È l'unica cosa che mi renderebbe davvero felice. Tu puoi fare qualcosa e so che lo vuoi fare. Hai solo paura delle conseguenze.>>
<<Certo che ho paura delle conseguenze! Sono già stata minacciata una volta da lui, non voglio che passi alle maniere forti>> la voce stridula mi fece capire che il terrore la stava sopraffacendo.

<<Lo devi fare per me, per Noah, ma soprattutto per la mamma. Deve avere giustizia e fino ad ora non ne ha avuta. So che hai delle prove che accusano mio padre, ne sono certo>>

<<Non me la sento, mi dispiace tanto, ma è più forte di me.>>

<<Ha già dei capi d'accusa su cui sto lavorando che potrebbero condannarlo a qualche anno, se mi aiutassi con quello più importante potremo non rivederlo mai più.>>

<<Non sono certa che tua madre vorrebbe tutto questo per lui>> disse dopo un lungo sospiro.
<<Vorrebbe solo che la giustizia facesse il suo corso e che il colpevole finisse in tribunale>> capii che la mia risposta aveva fatto centro in lei.

<<Quale sarebbe il tuo piano?>> domandò infine.
Mi trattenni dall'esultare per non sembrare inopportuno.

<<Voglio prima incontrarlo, una cosa tranquilla per capire come potrebbe reagire.>> la vidi allarmarsi. <<Poi andrò dalla polizia e confesserò quello che ho visto. Dirò di avere dei testimoni e delle prove, dunque entrerai in scena tu. Penso ti convocheranno per un interrogatorio e porterai tutte le prove che hai.>> la sua espressione era ancora scettica, non del tutto convinta dal piano.
<<Sicuramente poi ci sarà un processo. Dovrò pagare un avvocato, ma tu dovrai solo testimoniare in aula>> le lasciai il tempo di elaborare il tutto.

<<Sei sicuro di volerlo incontrare? E se avesse un'arma?>> scrollai le spalle.
<<Non penso, lo prenderò in disparte in un contesto sicuro. Credo che non mi farà niente>>

<<Non hai paura?>> domandò poi.
<<La mia paura più grande si è avverata qualche anno fa, ormai ho poco che temo più di quello>>

<<Se dovesse succedere qualcosa per una strana ragione, promettimi di tenere al sicuro Noah>> improvvisamente il terrore aveva assalito anche me.
<<Non dire così, te ne prego>>
<<Prometti?>>
<<Certo>> cercai di forzare un sorrisetto di risposta.

<<Ti domando solo un'ultima cosa e me ne vado.
Pensi che lei sarebbe stata felice di quel che io e Noah stiamo facendo, di come siamo cresciuti?>> i suoi occhi si inumidirono nuovamente.
<<Penso che sarebbe orgogliosa dei ragazzi che siete diventati. Siete cresciuti da soli e sarebbe fiera di come siete andati avanti nonostante tutto. Non pensare di essere inferiore solo perché hai commesso qualche errore, lei vi avrebbe voluto bene in qualsiasi circostanza. E lo fa ancora>> annuii.

<<Grazie Laurie per avermi dato una possibilità>>
<<Ti farò sapere per le prove e tutto il resto. Tu fatti sentire e dimmi quando incontrerai tuo padre>>.

Continue Reading

You'll Also Like

589K 23.8K 41
"Uno novembre. Ore zero quattro e sette di mattina. Il soggetto è esausto, sembra delirante. Si muove con lentezza nell'ombra, non reagisce agli stim...
33K 889 31
Trama Melissa,27 anni spirito ribelle e indomito ,nel pieno dalla sua seconda laurea in economia e gestione aziendale affoga nell'insoddisfazione . D...
29.8K 1.1K 31
Noemi è laureata in ingegneria meccanica a Bologna, la sua città natale; si è appena trasferita a Monaco, dove i suoi genitori si incontrarono per la...
39.1K 793 62
William, Lima, Ethan e Luke sono 4 attraenti fratelli da poco usciti di galera che cercano vendetta: a causa di una donna sconosciuta, non solo hanno...