Triskele

Galing kay Kitta_Angel

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Questa Fanfiction è unicamente di mia invenzione, tutti i diritti sono miei e di Jeff Davis. Sterek Fem!Stiles Higit pa

Prologo - I Parte
1
2
3 - 1993
4
5
7 - 1993
8
9 - Tre Anni Prima
10
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Epilogo - I Parte

6

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Galing kay Kitta_Angel

«Scott! Per pietà, rallenta!» Lydia, seduta al posto del passeggero, si stava pentendo di aver lasciato il volante al suo amico.

Allison, sui sedili posteriori, si stava tenendo forte alla cintura.

Le zanne del licantropo stavano crescendo e i suoi ringhi stavano aumentando di volume.

Nella sua testa rivedeva costantemente le pagine del quaderno che aveva nascosto nel suo zaino.

Si era assicurato che Stiles fosse al sicuro prima di andare a cercare Derek. La ragazza era a casa, a studiare. Chris Argent e alcuni suoi amici la stavano sorvegliando dalle loro auto.

«Io lo ammazzo. Le ha parlato. Le ha detto tutto. Come si è permesso?»

Lydia strinse le dita intorno alla maniglia sopra al finestrino. «Ci deve essere un'altra spiegazione».

«Ha disegnato Jackson quand'era un Kanima! E la faccia di Derek trasformata. Deve avergliela mostrata per farsi credere. Suo padre mi farà fuori. Ma prima uccido Derek». Svoltò bruscamente.

Allison si coprì un lato della testa con la mano per evitare un bernoccolo. «E intendi affrontarlo da solo?»

«Sono forte quanto lui».

«Sì, ma lui ha quattro Beta dalla sua parte e tu hai noi. Io non ho il mio arco e Lydia potrà solo prevedere la tua morte, nel caso in cui ti facesse a pezzi».

«Non mi interessa! Mi sono scocciato del suo modo di fare. Deve capire che non può ottenere tutto quello che vuole».

Lydia si adombrò. «Aspetta, è di questo che si tratta? Vuole morderla come ha morsi gli altri ragazzi?»

Scott attanagliò il volante, la schiena compressa al sedile. «Non vuole morderla. La vuole e basta».

La mora lo guardò in tralice. «Il suo istinto animale è arrivato fino a questo punto?»

«Stare così tanto tempo da solo lo ha ammattito, lo sapevo. Be', meglio lui di Peter, no?»

I due ex fidanzati fissarono imbronciati la biondo fragola.

Arrivarono a destinazione, nel bel mezzo della Riserva degli Hale, e Scott frenò malamente. Scesero e Allison, come la sua amica, assunse una faccia stordita. «Non li vedo».

Scott, oramai trasformato, si chinò per annusare il terreno. «Non sono qui sopra con noi. Sono sotto».

Calò il pugno, ancora, ancora e ancora, fino a spaccare quello che non era terra e creando una voragine nell'ex deposito ferroviario di Beacon Hills.

Lydia ed Allison, nascoste dietro un albero per evitare di precipitare nel vuoto, guardarono prima il buco e poi tra di loro. «Ci ha lasciate qui?», chiese conferma la cacciatrice.

«Esatto. Orgoglio da Alfa, che puoi farci?»

Scott, atterrato con un ginocchio e una mano pelosa e con gli artigli affilati, alzò gli occhi rossi e ruggì, circondato dal branco avversario.

Peter, seduto in disparte a leggere, portò gli occhi al cielo. «Non si bussa più?»

Derek, con le braccia incrociate, lo squadrò. «Territorio sbagliato, McCall».

Scott piegò leggermente la testa. «Ragazza sbagliata, Hale».

Il moro fece un cenno ai suoi Beta, i quali circondarono l'intruso ai loro allenamenti.

Lydia si sporse. «Scott, vieni via!»

Lui non le diede retta. In poco, con svariati graffi e pugni, fece arrendere Isaac ed Erica. Il problema fu Boyd, più alto e forzuto di lui. Lo attaccò alle gambe e alla testa.

Li gettò tutti e tre ai piedi del loro Alfa. Peter, che trovava la scena comica, si avvicinò di poco e applaudì, senza vergogna.

«Mi hai stancato, Derek. Quello che hai fatto è troppo. Perché gliel'hai detto?»

I due Alfa si fronteggiarono. «Detto cosa?»

«A Stiles. Le hai raccontato tutto. Ti ha visto. Non doveva sapere niente, lei non fa parte di questo mondo».

Derek, sfrontato, venne sotto la luce della voragine. «Io non le ho raccontato nulla».

«Ci sei tu nei suoi disegni! Tu come licantropo e c'è il Kanima. Del mio branco, nessuno ha parlato. Può solamente averti visto».

Zio e nipote si guardarono. McCall aveva torto, Stiles faceva parte del loro mondo. Però non potevano dirgli il perché. Lo sapeva Deaton e lui non avrebbe parlato.

E ne era a conoscenza anche lui.

Ma lui non era a Beacon Hills da anni e speravano che non sarebbe tornato presto.

«Ti giuro, Scott, in nome del passato, che non ho parlato con Stiles». Sciolse le braccia. «E adesso vattene». Tirò su i membri del suo branco.

«Isaac mi ha detto quello che hai in mente. Scordatelo».

Derek si fermò e si voltò, dando un'occhiata di avvertimento ad Isaac. «Non è affar tuo quello che farò con lei».

Scott ruggì. «È una ragazzina, Derek. È mia amica! Se la tocchi, quello che c'è tra i nostri branchi diventerà ancora più marcio. Sto cercando di proteggerla».

«Anche io».

Il Vero Alfa rimase di sasso. Lui stava cercando di proteggerla da Derek, ma... «Da chi? Tu da chi la stai proteggendo?»

Ghignò. «Non ti riguarda. E lo sai che cosa mi ricorda il tuo comportamento, Scott? Quando hai perso la testa per Allison. Contava solo lei, agivi impulsivamente e non ragionavi». Il sorriso svanì. «Ora devi fare esattamente quello che hai fatto qualche mese fa. Fa' sparire questa tua cottarella da adolescente in calore».

Il diciassettenne traballò.

Allison e Lydia, dall'alto, si osservarono, capendo che nessuna delle due ne sapeva niente.

Erica e Peter ridacchiarono.

Scott si innalzò in tutta la sua potenza. «Pensi che quello che sento per lei valga meno di quello che vuoi tu da lei solo perché sono un adolescente? Io la conosco da tutta la vita, so che tipo è e credimi se ti dico che non vorrà mai uno come te. Arrogante, borioso, assetato di potere. Potrebbe avere te per una notte, ma può avere me per sempre. Non me la immagino la mia vita senza di lei. E ora che è qui, ho la mia occasione. Io non ho mai ucciso, a differenza tua. Ma ti assicuro che, per tenerti alla larga da Stiles, potrei fare un'eccezione».

I lupi fecero un passo indietro per quanto risuonò forte il ringhio dell'Alfa Hale. «Non sai niente e parli troppo. Stai esagerando».

«Posso spingermi anche oltre. Abita nel mio territorio, è la figlia di Stilinski. Se ciò non è sufficiente per obbligarti a piantarla, sarò disposto a morderla!»

Le pupille di Derek si illuminarono, rosse, arrabbiate. Spalancò le fauci e gli saltò addosso, pronto a mandarlo al tappeto.

Scott e Derek combatterono come animali rabbiosi, temerari. La lotta terminò con Derek che stava di nuovo per andare verso Scott, quando Peter si mise in mezzo. Lo sguardo in quello del nipote, che gli diceva di calmarsi perché erano gli unici a sapere la verità.

Riprendendo fiato, Derek si mosse cauto. Raccolse Scott disteso sul pavimento e lo lanciò fuori.

Le ragazze lo aiutarono ad alzarsi, mentre tossiva e sputava sangue.

«Conosci le regole, Scott. Io ho messo piede nel tuo territorio da solo. Tu lo hai fatto nel mio col tuo branco al completo e mi hai accusato ingiustamente. Devi pagare pegno».

Lydia si infervorò. «Non approfittarne!»

«Oh, sì che lo faccio. Vi lascio dieci giorni per prepararla. Tra dieci sere, le farò visita. Non fatevi trovare nei paraggi». Li salutò così e i suoi Beta, maligni, lo seguirono.

Le due amiche trascinarono il loro Alfa alla macchina e misero in moto. Allison, al posto del passeggero, spiò dallo specchietto retrovisore il suo ex. «Tra dieci sere lo sceriffo lavora di notte. Poteva saperlo solo se lo sta tenendo d'occhio».

«Sto cominciando ad odiarlo». Scott gemette per la ferita al braccio.

«Non sanguinare sui miei sedili», lo sgridò Lydia. «Staremo da lei, dormiremo da lei. Un pigiama party».

«Senza Scott? Se mi porto dietro un'arma, Stiles farà domande».

«Allora verrò anch'io, ma sarebbe inutile. Circonderanno la casa».

Lydia grugnì. «Usciamo, allora. Portiamola da qualche parte, lontano da casa sua, però sempre nel tuo territorio. Suo padre capirà, al diavolo il coprifuoco».

Scott non era convinto. «Sarebbe un inganno. Derek ce la farà pagare».

Allison prese il cellulare. «Non abbiamo alternative». Cercò il numero e chiamò, attendendo due squilli. «Ciao, Stiles. Senti, io, Lydia e Scott volevamo farti una proposta. Sabato prossimo, la sera, hai da fare?»

Dopo alcuni secondi, le sue sopracciglia balzarono in alto. «Hai trovato un lavoro part-time come disc jokey? Di già?».

Scott mugugnò un'imprecazione.

«E tuo padre è d'accordo?» Allison spalancò la bocca. «Ah, ok. E dov'è che suoni esattamente?»

Lydia fece tornare la macchina sulla strada, lontano da alberi e fiumi.

«Va bene. Magari una di queste sere possiamo venire ad ascoltarti. Grande. Ci vediamo a scuola». Riattaccò.

«Quindi? Dove lavora?» Scott era abbastanza malridotto da non essere riuscito a concentrarsi per udire la chiamata.

Allison ingoiò a vuoto. «Abbiamo un problema. Lavora al Jungle».

Lydia tese le sopracciglia. «Il locale per gay? E perché sarebbe un problema?»

Scott rilassò i muscoli, le ferite stavano guarendo, poi fissò fuori dal vetro e cercò di ideare un piano. «È nel territorio di Derek».











































































































Stiles spense il motore della Jeep e scese, portandosi dietro una busta di plastica pesante.

Salì i gradini di legno del portico e si fermò sullo zerbino, prendendo le chiavi di casa.

Entrò, pronta a urlare il suo classico saluto, cosciente che suo padre quel giorno sarebbe tornato prima, ma delle grida la sorpresero.

Chiuse piano la porta e si infilò le ciabatte, nel frattempo il litigio che suo padre stava avendo con lo sconosciuto si stava infervorando.

«Tu non hai la minima idea di che cosa abbia comportato per me stare lontano da lei tutti questi anni».

«E tu credi davvero che me ne importi? Ho pensato unicamente al suo bene».

«Non ne avevi alcun diritto. Hai rovinato la mia vita!»

Stiles intercettò un suono metallico. «Sei tu a non avere alcun diritto, né su di lei, né su questa casa. Sei stato tu a rovinare la mia vita!»

La ragazza si fece avanti nella cucina. La verdura e la frutta che le caddero di mano fecero abbastanza baccano da attirare l'attenzione dei due uomini. Suo padre teneva la pistola puntata contro la testa di un ragazzo poco più grande di lei.

Terrorizzata, camminò a ritroso. «Papà...»

Conosceva il lavoro di suo padre, cosa comportava, i rischi. Eppure vederlo tenere in mano un'arma...

Ribrezzo. Disgusto. Nausea.

E in casa loro, poi.

L'estraneo mantenne gli occhi verdi su di lei. La sua mascella era ricoperta da una barba corta e ispida, i capelli mori e con un taglio moderno.

Stiles doveva ammetterlo, era bello. Attraente. Sexy. Del tipo, che voleva mangiarlo come dessert.

Si diede dell'imbecille. Maledizione ai suoi pensieri che andavano a mille.

Suo padre mise via la pistola, allontanandosi dall'uomo. «Stiles, tesoro. Ciao. Scusa, mi sono fatto prendere la mano. Lui se ne stava andando».

L'ospite sospirò, sbottando piano un "Certo" e fece un cenno di saluto. «Sì, in effetti dovrei essere da tutt'altra parte. Sceriffo, buona serata». Andò all'uscita, chinandosi nello stesso momento in cui lo fece Stiles.

L'aiutò a raccogliere la sua spesa e le offrì una delle mele rosse. I loro occhi si incatenarono e Stiles trovò in quelle pupille una foresta rigogliosa, vivace e prospera. Una di quelle in cui correva con la pioggia, il vento a ulularle nelle orecchie.

La giovane colse delicatamente il frutto, sfiorando le sue dita, e lui le rivolse un sorriso da cardiopalma, caldo e luminoso. «Buonanotte, Stiles».

La sua voce. Santa miseria.

Profonda. Logorante. Sapeva di sesso.

Rimase a guardarlo alzarsi, incantata. Le porse la mano, lei la prese volentieri. «Buonanotte».

Lui uscì da casa Stilinski e, nella sua mente, Stiles si prese a schiaffi. Non gli aveva nemmeno chiesto come si chiamava, accidenti.

«Ehi, papà, chi...?»

«Dovrai passare sul mio cadavere, figliola».











*_*_*_*

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