Bluebird

By Mari_Blackstar

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[COMPLETA] Trasferirsi nella moderna e multiculturale repubblica di Sayfa avrebbe dovuto segnare una svolta n... More

EXTRA - Premesse & Fanart
EXTRA - Moodboard [Parte 1]
EXTRA - Moodboard [Parte 2]
✿ Primo arco: Primavera ✿
Capitolo 1 - Curiosi occhi neri
Capitolo 2 - Nessuno sospetta mai di una ragazza graziosa
Capitolo 3 - Valeva la pena sperare
Capitolo 4 - Accettabile compromesso
Capitolo 5 - Un brindisi alle idee stupide
Capitolo 6 - La linea del necessario
Capitolo 7 - Pur di vederti sorridere
Capitolo 8 - Qualcosa di vero
Capitolo 9 - Bethelie
Capitolo 10 - Senza più esitazione
Capitolo 11 - Così ho trovato la mia fede
Capitolo 12 - Se solo ti lasciassi andare
☀ Secondo arco: Estate ☀
Capitolo 13 - Inno alla Vittoria
Capitolo 14 - Quello di cui ho bisogno
Capitolo 15 - Scorciatoie di pensiero
Capitolo 16 - Vodka. Liscia. Doppia.
Capitolo 17 - Altocumuli
Capitolo 18 - Occhi velati di nebbia
Capitolo 19 - Eredità
Capitolo 20 - Non è impossibile
Capitolo 21 - Cosa ti piacerebbe fare?
Capitolo 22 - Essere uomo
Capitolo 23 - Respira
Capitolo 24 - La scelta migliore
Capitolo 25 - Ti fidi di me?
Capitolo 26 - Chloe
Capitolo 27 - Sognare a occhi aperti
Capitolo 28 - Giudizio [1/2]
Capitolo 28 - Giudizio [2/2]
Capitolo 29 - Ogni giorno della mia vita
Capitolo 30 - Non preoccuparti
Capitolo 31 - Quando si parte?
Capitolo 32 - Semplice precauzione
❦ Terzo arco: Autunno ❦
Capitolo 33 - Rimuovere il velo
Capitolo 34 - Casa dolce casa [1/2]
Capitolo 34 - Casa dolce casa [2/2]
Capitolo 35 - Le radici delle orchidee
Capitolo 36 - Così semplice
Capitolo 37 - Chi sei davvero [1/2]
Capitolo 37 - Chi sei davvero [2/2]
Capitolo 38 - Deriva
Capitolo 39 - Far suonare i tamburi
Capitolo 40 - Un brindisi ai novelli sposi [1/2]
Capitolo 40 - Un brindisi ai novelli sposi [2/2]
Capitolo 41 - Mandare un messaggio
Capitolo 42 - Qualunque cosa accada
Capitolo 43 - Quello freddo e tagliente di Kiyoko
Capitolo 44 - Come un vero uomo
Capitolo 45 - Increspature nell'acqua [1/2]
Capitolo 45 - Increspature nell'acqua [2/2]
Capitolo 46 - Era più semplice fingere
Capitolo 47 - Famiglia
Capitolo 48 - Ti amo
❆ Quarto arco: Inverno ❆
Capitolo 49 - La fortuna bacia gli audaci [1/2]
Capitolo 49 - La fortuna bacia gli audaci [2/2]
Capitolo 50 - Cortesia tra colleghi
Capitolo 51 - Vita comune
Capitolo 52 - Ciò che hai sempre desiderato
Capitolo 54 - Solo un essere umano
Capitolo 55 - Vocazione
Capitolo 56 - Inspirare ed espirare
Capitolo 57 - Mantenere l'equilibrio
Capitolo 58 - In principio fu il buio
Capitolo 59 - Quando, non se
Capitolo 60 - Chiudi gli occhi
Capitolo 61 - Quante volte
Capitolo 62 - Oscurità, silenzio, vuoto
Capitolo 63 - Non c'era Chloe
Capitolo 64 - I frutti della negazione
Capitolo 65 - Soltanto una bugia
Capitolo 66 - Chiudere il cerchio
Capitolo 67 - Caro Brycen
Capitolo 68 - Lo giuro
Capitolo 69 - Libertà e vita
Capitolo 70 - C'è sempre tempo per risanare la propria anima
Capitolo 71 - Costruire
[EXTRA] Ringraziamenti
Epilogo
[EXTRA] Funfacts

Capitolo 53 - Tempo, respiro, speranza

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By Mari_Blackstar

Il porto di Lu Whae era buio, quella notte.

Le lanterne bruciavano Acqua di Sihir, emanando una luce diffusa lungo la scogliera, ma ora il pallido bagliore lunare era tutto ciò che illuminava gli scafi oblunghi delle imbarcazioni ormeggiate. La luna era piena, e anche quello era sbagliato: Chloe era certa che dieci anni prima fosse nascosta da stratocumoli, le prime nuvole che aveva imparato a superare con Maelstrom, eppure adesso si ergeva regina di un cielo scuro e privo di stelle.

C'era solo il suono dell'Acqua di Sihir che scorreva lungo le canalette a farle compagnia, e il ritmico toc-toc di una canna oscillante che batteva contro una roccia. Era progettata per riempirsi di Acqua di Sihir ogni trenta secondi, salvo poi soccombere al suo peso e rigettarla in una fontanella da cui avrebbe ricominciato a scorrere. Trenta secondi. Di quello Chloe era certa, eppure sembrava che il ritmo diventasse più sostenuto man mano che si avvicinava alla riva, più simile ad un irrequieto battito cardiaco.

Un uomo su una barca a vela stava mollando gli ormeggi. Il sangue della donna che aveva ucciso spiccava sulle vesti monacali blu e gli imbrattava le mani, macchiando di un rosso troppo brillante il legno e le corde che toccava. Forse aveva pensato che pulirsi avrebbe rubato tempo prezioso alla fuga o forse non gli importava affatto, difficile dirlo. L'unica emozione che Chloe riusciva a decifrare sul suo viso era il terrore: l'uomo ansimava in movimenti frenetici, guardandosi attorno con occhi sbarrati e muscoli tesi. Era in allerta, consapevole che dalle ombre sarebbe giunto qualcosa a rivendicare la sua vita.

Quel qualcosa non avrebbe dovuto essere una Tessitrice di Segreti, ma Chloe non poteva lasciarlo partire e rischiare di perdere le sue tracce. L'anima dell'uomo sarebbe rimasta corrotta per sempre, senza purificazione: un simile peccato non lasciava possibilità di redenzione in vita, solo il Giudizio poteva salvarlo.

«Shiranui Nori.»

Chloe scivolò fuori da un vortice oscuro e atterrò sul ponte senza fare rumore. L'uomo trasalì e soffocò un grido, indietreggiando fino a toccare il parapetto. Con una mano strinse il legno scuro del corrimano, con l'altra afferrò il vortice heikun inciso sulla placchetta del rosario che pendeva al suo collo. Era arancione, Chloe ne era certa, ma le piccole perle sembravano rosse come il sangue che colava dalle sue dita.

«Gli Dèi pretendono giustizia» proseguì, e l'espressione di Shiranui Nori si contorse in una smorfia di cordoglio mentre guaiva parole di cui Chloe non riusciva a comprendere il significato. «Ti sei arricchito fingendoti un Monaco della Vita e vendendo falsi Rimedi, disonorando il nome dell'Ordine monacale e raggirando chi cercava il tuo aiuto. Hai ucciso una donna per nascondere le tue colpe e hai premeditato la tua fuga per sfuggire alle conseguenze.»

Si abbassò la maschera di stoffa e liberò il capo dal cappuccio nero, lasciando scivolare i lunghi capelli azzurri dietro le spalle. Shiranui Nori smise di singhiozzare e la fissò perplesso. Chloe si era palesata come la ragazzina che era, ma sapeva che non era la sua giovane età a stranirlo. L'uomo fissava le sue guance, prive dei tatuaggi che ogni Purificatore portava impressi sul viso.

«Sei una Conciliatrice?» pregò l'uomo, un guizzo di speranza nella sua voce.

Speranza. Sembrava così ovvio, adesso. Al tempo quell'inflessione del tono le era sfuggita, così come il sollievo che gli aveva attraversato lo sguardo.

«Sono qui per il tuo Giudizio. la sentenza è già stata emessa, la tua condotta di questa notte l'ha confermata. Accetterai la punizione con onore, pagando il prezzo del tuo crimine con la vita?» Sfilò il pugnale che portava dietro la schiena e si inginocchiò al suolo, spingendo la lama infoderata ai piedi dell'uomo.

Il viso di Shiranui Nori perse colore. La pregò di risparmiarlo, ma Chloe aveva dimenticato quali parole avesse usato. Ora le sue labbra lasciavano fluire suoni confusi, sovrastati dal toc-toc della canna di bambù che si faceva più incessante.

«Se non sei pronto, allora morirai per mano mia.»

Si alzò, raccogliendo il pugnale da terra per sfoderare la lama in un gesto fluido. Shiranui Nori non tentò di fuggire quando avanzò verso di lui, ma Chloe ne ignorava il motivo. Sapeva che né la stazza né l'età gli avrebbero concesso alcun vantaggio contro un membro dell'Ordine dell'Equilibrio? Si era rassegnato alla morte e preferiva che fosse indolore? O magari, nonostante tutto, desiderava con sincerità ottenere il perdono degli Dèi?

Non ne aveva idea. Non era stata in grado di definirlo allora e non lo era neanche adesso, attraverso quei ricordi dalle sfumature sbagliate. Non riusciva a ricordare le sue parole, l'espressione che forse mostrava il rimorso che quel giorno era stata incapace di cogliere.

Non lo sapeva. Non l'avrebbe mai saputo.

«I tuoi peccati verranno condonati, Shiranui Nori.» Sfiorò le vesti monacali con la punta dell'arma, proprio al centro del ventre, poi conficcò la lama nelle sue carni. «Che la tua anima possa raggiungere presto gli Dèi.»

Shiranui Nori liberò un verso strozzato prima di accasciarsi al suolo, gli occhi color fieno spalancati verso di lei. Chloe aveva dimenticato i dettagli del suo volto, che la sua mente aveva ricostruito in lineamenti vaghi, e non ricordava se la sfumatura dei suoi lunghi capelli si avvicinasse di più al castano o al biondo. I suoi occhi, però, erano ancora impressi nella sua memoria.

Li aveva fissati a lungo, mentre la scintilla della vita abbandonava il corpo del falso monaco. Era rimasta a guardare il sangue fluire piano dalla ferita, scivolare lungo le vesti e macchiare il ponte, riempiendo le sue narici di un odore denso e ferroso. Aveva atteso, atteso e atteso, fin quando il cuore dell'uomo non aveva smesso di battere, ma non accadde nulla.

«Maestro...» mormorò, sentendo i passi di Chen-Yi far scricchiolare il legno del ponte. L'ennesima discrepanza. Si era confrontata con lui soltanto la mattina seguente, dopo aver gettato i cadaveri di Shiranui Nori e della sua vittima in mare, donando loro un degno funerale. «C'è qualcosa di sbagliato, in me.»

Il suo mentore restò in silenzio, ma Chloe sapeva che stava ascoltando. Anche se non poteva vederlo, percepiva che i suoi occhi continuavano a fissarla, rossi come il sangue che avvolgeva ciò che restava di Shiranui Nori. Nei suoi ricordi c'era solo una piccola polla sotto il suo corpo, ma adesso continuava a fluire, scivolando sulle assi di legno e arrampicandosi sul parapetto.

«So cosa dovrei provare in questo momento: tristezza per la fine prematura di una vita, compassione per il suo fallimento nell'aprire gli occhi, ma anche sollievo per la sua anima, che adesso è pura e può raggiungere gli Dèi.» Chloe corrugò la fronte, cercando di ricordare l'espressione sul viso di Shiranui Nori dopo che gli aveva tolto la vita. Era spaventato? Era sereno? Cos'era che volevano dirle quegli occhi grandi e vuoti? «Uccidere non porta alcuna gioia, è solo un peso che dobbiamo sopportare, eppure siamo felici di seguire questa via per la loro redenzione. Pecchiamo per salvarli, così anche la nostra anima è salva. In questo paradosso, la volontà degli Dèi è completa e così lo siamo anche noi. Lo so bene, eppure non sento niente di tutto ciò.»

Chen-Yi avanzò, lasciando che il sangue macchiasse i suoi calzari bianchi. Era bianco anche il kimono che indossava, in segno di rispetto per il lutto. Solo allora Chloe si accorse che il sangue non l'aveva sporcato, lasciando intonse calze e scarpe. Scivolava dalla sua maschera, però, come se grondasse dai corti capelli rossi.

«Allora dimmi, Kiyoko: cos'è che provi?»

Chloe tese le orecchie, ma la canna di bambù aveva smesso di colpire la roccia, condannandola a un vuoto silenzio. Quando sollevò lo sguardo, si accorse che persino la luna l'aveva abbandonata.

«Niente» rispose, lasciando vagare lo sguardo nell'abisso scuro che era il cielo notturno. «Non provo niente.»

Chloe spalancò gli occhi, ingoiando aria in un sussulto irrequieto. Il cuore batteva a ritmo sostenuto, costringendola a respiri affannosi, e la pelle era madida di sudore. Le sfuggì un lamento quando si accorse che il buio l'aveva seguita, e ora le avvolgeva il corpo tremante in una stretta che le impediva di muoversi.

«Chloe?»

Brycen si mosse in un frusciare di coperte, poi il buio si colorò di pitture avorio e prese la forma del lampadario che pendeva dal soffitto. Chloe strinse gli occhi, accecata da quella luce come se vedesse per la prima volta. La sua mente si era rassegnata a vivere in quell'oscurità, tanto da sorprendersi di riuscire a scorgere di nuovo forme e colori. Il confine tra sogno e realtà cominciava a dissiparsi e Chloe realizzò di essere sveglia, presente, in una realtà differente da quella in cui il sonno l'aveva trascinata.

«Tesoro, stai bene?»

Brycen si chinò su di lei, liberandole il viso sudato dalle ciocche azzurre. Le sfiorò il volto e le spalle, carezze leggere che rilassarono i suoi muscoli, calmando i fremiti di cui il suo corpo era schiavo. Chloe provò a parlare, ma quando schiuse le labbra si accorse di non riuscire a farlo. Aveva la bocca secca e un sapore acre sulla lingua, che sembrava incastrata nella gola. Riuscì ad annuire, a fatica. Poi circondò il collo di Brycen con le braccia e lo tirò a sé, lasciando che il suo profumo sovrastasse quello metallico del sangue che ancora saturava il suo naso.

«È tutto a posto» sussurrò Brycen. «Era solo un incubo. Sei con me, adesso, al sicuro. Va tutto bene.»

Le baciò la fronte e le accarezzò i capelli, accogliendola tra le sue braccia. Erano così fredde e magre, eppure Chloe non riusciva a pensare a nulla di più rassicurante. Si lasciò cullare dalle sue carezze, dalla sua voce soave che era in grado di scacciare qualunque sensazione sgradevole.

Quando il suo corpo e la sua mente si furono quietati a sufficienza, si alzò dal letto. Pregò Brycen di tornare a dormire e si recò in cucina. Forse una tisana avrebbe aiutato a scacciare il turbamento che le stringeva il cuore, o quantomeno ad alleviarlo.

Era da tempo che non ripensava a Shiranui Nori, ma non era sorpresa che la sua memoria avesse deciso di riesumare quei ricordi proprio adesso. Quello era il giorno in cui tutto era cominciato, dopotutto.

O forse quello in cui tutto era finito.

Il modo in cui aveva vissuto prima... Non l'avrebbe definito giusto, ma neanche sbagliato. Quelle acque grigie e smorte in cui fluttuava non erano poi così male. Era incapace di nuotare e non poteva far altro che lasciarsi trascinare dalla corrente, ma non le importava dove quel flusso l'avrebbe condotta. Chen-Yi diceva che era la direzione giusta, perciò doveva essere vero. Se fosse rimasta in balia del corso d'acqua, proseguendo sulla rotta che il suo mentore aveva tracciato per lei, forse le cose sarebbero state più semplici. Non sarebbe stata felice, ma neanche triste. O forse sarebbe stata entrambe le cose, ma non l'avrebbe mai capito, perciò sarebbe stato come non provare nulla.

La vita però era più simile a un mare che a un fiume. Gli argini che Chen-Yi aveva costruito ai suoi fianchi erano crollati, e la marea delle sue emozioni confuse l'aveva spinta contro gli scogli. Chloe non si era mai chiesta dove fosse la sua anima, perciò non si era accorta di averla lasciata indietro, da qualche parte, fino a che non si era staccata dal suo corpo.

Il giorno in cui aveva ucciso Shiranui Nori, Chloe aveva cercato risposte negli occhi del suo maestro e, per la prima volta, non ne aveva trovate. Non poteva riportarla nella giusta direzione, perché neanche lui aveva idea di dove fosse finita.

Spettava a Chloe ritrovarla. Doveva imparare a nuotare, recuperare la sua anima e tornare indietro, ma era ancora ferma sul secondo punto. Ora che aveva conosciuto il mare aperto non voleva più abbandonarlo, perciò nuotava controcorrente, fingendo di non sapere che la tempesta non si sarebbe mai placata, che le sue braccia non avrebbero retto per sempre. Forse, se avesse resistito a sufficienza, sarebbe almeno riuscita a trovare una boa a cui aggrapparsi per alleviare le sue fatiche e concedersi tempo, respiro, speranza.

Qualunque cosa. Avrebbe fatto qualunque cosa pur di nuotare liberamente ancora un po'.

Chloe riempì d'acqua il samovar e ruotò la pietra di Sihir incastonata sulla base. Aprì le ante della credenza e notò le erbe del suo Rimedio anticoncezionale che spiccavano tra gli infusi, una delle tante cose che aveva lasciato a casa di Brycen per comodità, dato che dormiva con lui quasi tutte le notti. Molto di ciò che aveva trasferito dal suo appartamento quand'era stata costretta a letto non l'aveva mai riportato indietro, e ogni settimana portava qualcosa in più. Brycen non le aveva chiesto di convivere, ma le aveva offerto spazio nel suo armadio, nel suo bagno, nella sua cucina e nella sua libreria, oltre che nel suo letto, perciò era come se l'avesse fatto.

Chloe afferrò il piccolo contenitore metallico in cui teneva le sue erbe, rigirandosele tra le dita. Quell'infuso poteva essere pericoloso, senza l'uso di Acqua di Sihir purificata, ma l'addestramento da Tessitrice l'aveva resa più resistente ai veleni e la sua natura Dotai l'avrebbe protetta dagli effetti più gravi. Sarebbe stata male solo per un paio di giorni, cinque al massimo, soffrendo coliche, rigurgiti e febbre alta prima di guarire. Nulla che non fosse in grado di sopportare.

Se avesse infuso le erbe in semplice acqua, fingendo un errore di distrazione, avrebbe dovuto fare a meno del Rimedio per almeno due settimane per concedere al corpo il tempo di disintossicarsi dagli effetti della radice di Xieji. Erano sufficienti solo tre giorni senza assumerlo per far tornare fertile il suo grembo, perciò ne restavano undici o persino di più se una Monaca della Vita l'avesse ritenuto opportuno. Se fosse riuscita a restare incinta in quel lasso di tempo...

Giustificarlo a Chen-Yi sarebbe stato difficile. Convincerlo, pressoché impossibile. Ma per quanto il suo mentore adorasse farla sentire in difetto, le sue accuse erano vuote se non aveva delle prove. Neanche un Senza Volto poteva giudicare su semplici supposizioni. Di fronte a una gravidanza né la sua rabbia né la sua ragione avrebbero avuto importanza, non l'avrebbe mai costretta a soffocare la nascita di una nuova vita e non l'avrebbe messa in pericolo.

Non aveva idea di cosa sarebbe successo dopo il parto, ma fino ad allora sarebbe stata soltanto Chloe. Sarebbe stata ancora libera, almeno per un paio di mesi. Le avrebbe concesso tempo, respiro, speranza...

"Dei, cosa diamine sto pensando?"

Chloe lasciò cadere il barattolo metallico sul ripiano e chiuse di scatto le ante, le mani premute sui pomelli e incapace di respirare. Aveva davvero formulato un pensiero così orribile. Era davvero stata sul punto di spingersi così in basso pur di appagare il suo egoismo e non affrontare le conseguenze delle sue azioni?

Singhiozzò, indietreggiando fino a poggiarsi contro il tavolo mentre riprendeva fiato. E fu chiaro come mai prima d'ora che non c'era più alcuna boa: si era spinta troppo oltre per permettersi di restare in bilico sull'orlo del precipizio. La sua anima stava cadendo a pezzi e il tempo a sua disposizione era finito. Non poteva far altro che tornare indietro, oppure muovere un passo avanti e gettarsi nel vuoto.


La lanterna di pietra che utilizzava come Aggancio era ancora al suo posto, ricoperta di muschio dalla base al tettuccio ottagonale. Ce n'erano molte altre nel giardino, ma quella aveva una crepa su uno dei sostegni che Yu-Zhay non si era mai preoccupato di riparare. È una fortuna che si sia rotta, diceva. Così sarà utile non solo a me per diffondere luce, ma anche a te per arrivare qui.

Chiuso il portale oscuro alle sue spalle, Chloe si incamminò lungo il viale segnato da pietre squadrate che si inoltrava verso il centro del giardino. Non erano come quelli di Sayfa, dove gli spazi verdi erano circoscritti in spazi definiti, incastrati dove la civiltà concedeva loro spazio. A Jiyu si seguiva il concetto opposto: la natura occupava il primo posto e tutto il resto era posizionato là dove avrebbe recato meno fastidio. Mancavano della simmetria e dell'eleganza che caratterizzavano i giardini imperiali e non c'erano vasi o aiuole a delimitare gli spazi come accadeva in quelli privati.

C'erano invece terreni irregolari rivestiti d'erba chiara, arbusti multicolore, alberi dai sottili rami ritorti che abbracciavano sempreverdi dai tronchi spessi e dritti, foglie di ogni forma e sfumatura di verde e più fiori di quanti se ne riuscissero a contare. Persino con l'inverno alle porte e la vegetazione morente che si preparava a un nuovo ciclo vitale, per Chloe non c'era luogo più bello al mondo di un giardino jiyano se non, forse, il mare.

Il giardino di Yu-Zhay era lontano dalla spiaggia, ma era attraversato da un ruscello dalle sfumature violacee che scivolava dai leggeri pendii e ristagnava in laghetti rocciosi, circondando l'abitazione che sorgeva al centro per offrirle sostentamento. L'Acqua di Sihir aveva bisogno di scorrere continuamente per essere usata come fonte di energia, perciò il resto del continente aveva preferito sviluppare la tecnologia sulle Pietre di Sihir. Jiyu era carente di Cave ma abbondava di Fonti, così aveva trasformato quella caratteristica nel suo vantaggio. Piccoli ruscelli artificiali come quello che circondava la dimora di Yu-Zhay ne erano il risultato: lontano dalla Fonte, l'Acqua avrebbe esaurito il Sihir al suo interno entro un paio d'anni, ma fino ad allora quel sottile corso d'acqua violacea avrebbe fornito sufficiente energia alla sua famiglia e reso fertile il suo giardino.

Il tac-tac dello shishi odoshi era più cristallino che nel suo sogno. Ogni ruscello artificiale ne possedeva uno, ma la dimensione della canna oscillante e il tipo di roccia su cui sbatteva creavano suoni diversi tra loro. Seguendo con il passo il ritmo scandito dal loro scontro, Chloe trovò Yu-Zhay in ginocchio sul prato, avvolto dalle morbide vesti monacali bianche e grigie. Contemplava un piccolo specchio d'Acqua di Sihir di fronte a sé, dove foglie di ninfee e sottili canne verdi erano smosse dal vento leggero.

«Nobile Yu-Zhay.» Chloe chinò il capo, le mani chiuse a vortice davanti al petto. «Ho bisogno di parlarti.»

Il Monaco non sobbalzò neppure. Sembrava che aspettasse la sua visita, o che l'avesse attesa fino ad allora. Si voltò verso di lei e allungò le labbra in un sorriso affettuoso, marcando piccole rughe sul viso paffuto.

«E io sono qui per ascoltarti» confermò, picchiettando con la mano lo spiazzo erboso al suo fianco.

«Non ce n'è bisogno. Volevo solo—»

«Se vuoi donare serenità al cuore, concedi prima lo stesso a mente e corpo. Siedi al mio fianco, lascia che il mio giardino ti accolga.»

Chloe si avvicinò alla riva e si sedette sull'erba, sistemando la lunga gonna del qipao sotto di sé. I profumi silvestri le sfiorarono le narici, addolciti da quello più delicato del Sihir, e per un po' non ci fu altro che la fresca brezza sul suo viso e il suono della canna che batteva contro la roccia, accompagnando i versi degli uccelli che trovavano riparo tra i rami.

«Cosa ti turba, giovane Chloe?»

«Sono passati quattro anni da quando hai detto che il tuo compito con me era concluso. Mi hai resa una persona dall'involucro vuoto che ero, mi hai riconnessa alla mia anima e alle mie emozioni. Sto bene, da allora.» Chloe sfiorò l'erba accanto a sé con le dita, facendole scorrere tra gli steli. Quella parola aveva un sapore agrodolce, sapeva di bugia e verità insieme. «C'è una cosa che non ho mai capito. Se sono guarita, perché non hai consigliato a Chen-Yi di farmi tornare a Jiyu? Perché farmi continuare questa vita se non era più necessario?»

Yu-Zhay si accarezzò la barba ormai grigia. Non era più così lunga da riuscire a intrecciarla, ora la portava legata con un singolo nodo appena sotto il mento. «Se avessi offerto un simile suggerimento, il senso del nostro percorso insieme sarebbe venuto meno. Desideravo che avessi l'opportunità di vivere come una persona comune perché avevi bisogno di sperimentare il mondo, non posso essere io a decidere quando staccarti da esso.»

«Sì, comprendo. Quel compito spetta a Chen-Yi»

«Quel compito spetta a te» la corresse il Monaco, e il suo sguardo si riempì di compassione. «Non hai mai parlato di questo con il tuo maestro, prima d'ora?»

«È sempre stato molto vago nei suoi insegnamenti. Ne parla come se ci fosse ancora un'ultima lezione da imparare, come se ci fosse qualcosa che dovessi comprendere per poter tornare ad essere soltanto Kiyoko. Così ho pensato che se non avessi mai capito cosa voleva dirmi, allora avrei tenuto Chloe con me per sempre.» Abbassò lo sguardo, la voce che si assottigliava fino a ridursi ad un sussurro. Sembrava un'idea così sciocca, ora che che era costretta a ragionarci abbastanza da mettere in fila le parole. Lo sentiva, da qualche parte al centro del suo petto, che pronunciandolo ad alta voce si sarebbe resa conto che stava inseguendo un'utopia. «Ma non posso farlo. Non importa quanto duramente io mi impegni, non posso essere sia Chloe che Kiyoko. Era questa la lezione, vero? Mi ha avvertita, ma ho rifiutato di ascoltarlo. E come punizione ha lasciato che mi distruggessi da sola, giorno dopo giorno.»

«Non si tratta di una punizione, giovane Chloe. Chen-Yi non desidera la tua sofferenza. Entrare a far parte dell'Ordine rappresenta per tutti una scelta difficile, tormentata. la devozione dei suoi membri passa attraverso il dolore. Nessuno di loro ha un passato gioioso da condividere, e Chen-Yi non fa eccezione.»

Chloe sussultò. «Sai chi era prima che diventasse un Senza Volto?»

Yu-Zhay scosse il capo, lasciando che la delusione divorasse la curiosità che l'aveva animata. Seojun, Li Yun, Shèngli, Yoon Mei, Xae... Chloe conosceva le storie di tutti loro, ma non quella di Chen-Yi. I Senza Volto erano come spettri, di loro non era concesso sapere altro che il nome e la voce ovattata dietro la maschera di legno dipinto.

«Non conosco l'uomo, ma comprendo a sufficienza la sua anima» proseguì il Monaco, lo sguardo fisso verso il torrente e la voce cheta come l'acqua che vi scorreva dentro. «Ha creduto di poterti indirizzare nella via che credeva più giusta senza che dovessi attraversare ciò che lui e i tuoi fratelli e sorelle hanno sopportato. Ha cercato di proteggerti e risparmiarti un simile supplizio, senza vedere che ciò lo ha condotto verso il suo errore più grande.» Yu-Zhai sospirò, stringendo tra le mani il vortice heikun che pendeva dal rosario di perle. «Edoi e Hun non hanno creato l'animo umano perché seguisse una linea retta, la nostra essenza è un vortice che solo noi abbiamo la facoltà di gestire. Imporre una direzione, sebbene considerata quella più giusta, non può far altro che spezzare il ciclo. Una pianta deve crescere seguendo la sua propria natura, stendendo i rami dove suggerisce la sua inclinazione. Può prosperare anche in un vaso, ma la sua sopravvivenza dipenderà da chi la cura. Non le apparterranno i fiori e i frutti, nè potrà estendere le sue radici. Non c'è equilibrio in questo, giovane Chloe, per questo il tuo mentore non ti ha mai richiamata a Jiyu. Scegliere al tuo posto avrebbe significato commettere lo stesso errore ancora una volta.»

«Non lo ha fatto perché non ce n'era bisogno. Sapeva che prima o poi sarei crollata, non doveva far altro che aspettare.»

Chen-Yi teneva a lei, a suo modo. Lo faccio per il tuo bene, ripeteva, e lei riusciva a scorgere la sincerità in quelle parole – ma non l'affetto che traspariva invece dalla voce di Yu-Zhay. C'era stata gentilezza in passato, ma si era persa nei ricordi confusi della sua infanzia, del tempo in cui non le importava altro che ottenere l'approvazione di Chen-Yi, essere la Tessitrice perfetta in cui desiderava plasmarla. Con Shiranui Nori era cambiato tutto, e lo stomaco si contorse all'idea di sapere cosa il Senza Volto pensasse di lei dopo quel giorno. Cosa vedeva quando la guardava? Un'occasione sprecata? Il rammarico del suo fallimento?

Cos'è che provi? Gliel'aveva chiesto una volta, solo una volta, poi mai più. Quella risposta continuava a riecheggiare nel suo petto, anche quando la sua mente era certa di averla scacciata.

Nient'altro che delusione.

«E tu, Nobile Yu-Zhay? Qual è la tua giustificazione?» Stava cambiando argomento, di nuovo, ma non era in grado di risolvere allo stesso tempo tutte le domande che aveva accantonato per anni. «Quando hai suggerito di mandarmi a Sayfa, sapevi che non sarebbe stato per sempre. Perché non mi hai detto che rincorrevo un'illusione? Perché non mi hai fermata, invece di incoraggiare i miei desideri?»

«Anch'io ho giurato di servire gli Dèi, giovane Chloe. Quando il Padre mi ha fatto dono di queste vesti e di questo rosario, ho promesso che avrei vissuto secondo i loro precetti e che avrei agito nel loro esempio. Il mio compito non è renderti una perfetta Tessitrice, ma provvedere alla tua anima. Non meriterei di essere chiamato servo di Edoi e Hun se non ti guidassi verso di essa.»

«Tu mi hai ingannata. Mi hai detto che potevo scegliere di essere ciò che volevo, che ero libera di essere felice, che mi era concesso innamorarmi... Ma a che prezzo?» Chloe strinse l'erba umida tra le dita, la voce spezzata che scivolava via dalle labbra in sussurri sofferenti. «Ho mentito a tutti coloro che amo, più volte. Li ho manipolati perché si fidassero di me abbastanza da sorvolare su tutte le mie incongruenze. Li ho illusi promettendo un futuro che non sono in grado di offrire. Mi sono approfittata del loro affetto e ho fatto leva sui loro sensi di colpa pur di proteggere i miei segreti, e Brycen più di tutti loro.»

Singhiozzò, chiudendo gli occhi nel tentativo di scacciare l'immagine del sorriso di Brycen dalla mente. Era confortante, eppure doloroso. Sentiva ancora il suono della sua risata, i suoi capelli che le solleticavano la pelle, il sapore di quei baci scambiati sotto le lenzuola mentre immaginavano come sarebbe stato il loro futuro insieme.

Eccola, la risposta a quella domanda: stava bene solo quando smetteva di pensare a Kiyoko, quando eliminava dalla mente i ricordi e la consapevolezza di quanto sbagliato fosse il suo comportamento.

«Sono stanca di mentire, Nobile Yu-Zhay. Sono stanca di poter offrire soltanto metà di me. Non è questo che voglio. Tu mi hai dato speranza, mi hai lasciato credere che avrei potuto ottenere ciò che desideravo, ma erano solo menzogne.»

«Non lo erano, giovane Chloe. Ingannarti non è mai stato nelle mie intenzioni.» Yu-Zhay raccolse la mano di Chloe tra le sue. «Gli uomini hanno libero arbitrio sul loro destino in ogni aspetto delle loro vite, consapevoli dei rischi e delle conseguenze delle loro azioni. L'Assoluto della Volontà vale per te come per chiunque altro. Ciò che ritieni giusto, ciò in cui credi, ciò che desideri e ciò per cui vivi... Tutto questo, spetta a te deciderlo. Ecco perché ti è stata offerta l'opportunità di vivere liberamente.»

Chloe liberò una risata amara. «Non sono mai stata libera. Non posso continuare in questo modo, ma l'unica alternativa che ho è lasciarmi tutto alle spalle. Volevo così tanto credere alle tue parole che ho finto di non vedere le incongruenze, ma ora è tutto chiaro: mi avete concesso di avere una vita solo perché potessi sacrificarla, così come hanno fatto i miei fratelli e sorelle.»

«No, giovane Chloe. Non sei costretta a farlo, gli Dei non desiderano obbligarci a seguire questa strada. Chi sceglie di servirli deve farlo perché è questa la sua volontà, per nessun'altra ragione.»

«Parli come se avessi dimenticato che sono una Tessitrice.»

Chloe asciugò con la manica le lacrime che le pizzicavano gli occhi. Calmare il pianto era una delle prime cose che Chen-Yi le aveva insegnato, tanto che adesso le sembrava innaturale. Non era abituata a vedere la sua vista appannarsi, a sentire la propria voce rotta dai singhiozzi mentre il petto vibrava in singulti che non riusciva a trattenere.

Doveva essere la prova che la sua anima era davvero ridotta in frantumi.

«Non so cosa fare, Nobile Yu-Zhay. Voglio servire gli Dèi e seguire la loro volontà, voglio fare la mia parte e aiutare gli altri. Lo desidero davvero, ma non voglio rinunciare alla mia vita per farlo. Non voglio rinunciare a Brycen, ai miei amici, alle mie passioni...»

Chiuse gli occhi e si immaginò come Seojun, costretta a osservare tutto ciò che amava da lontano. Ora comprendeva perché era necessario farlo. Nessuno era così forte da riuscire a gestire entrambe le cose, tantomeno lei, ma Jiyu aveva bisogno di loro. Per estremo che fosse, l'Ordine dell'Equilibrio era il motivo per cui la penisola era riuscita a mantenere indipendenza, pace e stabilità economica nonostante fosse circondata da nazioni più grandi e potenti.

Brycen non avrebbe esitato al suo posto. Avrebbe accettato quella sofferenza con devozione, non per timore degli Dèi o perché non aveva altra scelta, ma per sua Volontà. Stava dedicando la sua vita al sogno di rendere migliore una nazione che l'aveva odiato e rifiutato, persino dopo averla abbandonata. Avrebbe volentieri sacrificato se stesso per il bene comune, proprio come Seojun.

Chloe però non possedeva la loro predisposizione al martirio. Li ammirava e persino li invidiava, perché nel suo stomaco sedimentava la consapevolezza che non sarebbe mai riuscita a fare lo stesso, non senza soffocare la sua anima giorno dopo giorno finché non l'avesse persa di nuovo.

«Sono una persona orribile, vero? Nient'altro che un'egoista» singhiozzò, stringendo la mano di Yu-Zhay. «Edoi e Hun mi odieranno per questo? Sono già condannata?»

«No, bambina mia, certo che no. Gli Dei possono scorgere la verità nel tuo cuore: se la tua fede in loro è sincera, lo sapranno. Ci hanno fatto dono degli Assoluti perché le nostre anime non fossero smarrite nel caos, ma ci hanno anche concesso il libero arbitrio.»

«Ma ho giurato, Nobile Yu-Zhay.» Mai come allora pronunciare quella parola le costò così tanta fatica. «Ho giurato nel loro nome e ho offerto loro la mia esistenza. Ho perso l'occasione di avere una vita normale, ci ho rinunciato quando sono entrata a far parte dell'Ordine.»

«C'è molto onore nel sopportare un simile peso. Beati sono coloro che scelgono di dedicarsi anima e corpo agli Dèi, ma chi non è disposto a farlo non ha meno valore. I tuoi fratelli e sorelle sapevano esattamente dove la loro scelta li avrebbe condotti, ma tu hai sacrificato qualcosa che non conoscevi.» Yu-Zhay frugò tra le ampie maniche e ne tirò fuori un fazzoletto di stoffa con cui tamponare gli occhi di Chloe, asciugandoli dalle lacrime. «Esiste la verità agli Dei e la verità agli uomini. La seconda è plasmata dalle necessità, ma la prima è reale. Le parole sono necessarie solo a noi uomini, giovane Chloe. È ciò che porti dentro di te ad avere valore, e di quello Edoi e Hun sono già consapevoli. Perciò non temere di deluderli, qualunque cosa accada. Ciò che riconosco io, a loro è chiaro da tempo.»

Chloe schiuse le labbra, ma non emise alcun suono. Si rigirò quelle parole nella mente, cercando un qualche nesso tra le righe che tuttavia sembrava sfuggirle. «Non capisco, Nobile Yu-Zhay. Cosa dovrei fare?»

«Mi dispiace, bambina mia. Non ho le risposte che cerchi, sei l'unica che può trovarle. Non posso assicurarti che il percorso sarà agevole e sereno, e ciò che troverai al termine potrebbe non essere semplice da affrontare, tuttavia reprimere ciò che desideri non è la soluzione. È giusto che sia tu a scegliere la strada che intendi percorrere, giovane Chloe. Qualunque essa sia, gli Dèi non ti odieranno per questo.»

Chloe sospirò, abbandonando la fronte sulla spalla del Monaco. Ripeté quelle parole nella sua mente ancora e ancora, lottando con il respiro spezzato dal suo piagnucolare mentre recuperava il controllo tanto del suo corpo quanto della mente. Si concesse di crederci, perché ne aveva un disperato bisogno, perché Yu-Zhay la guardava con una tale sincerità che non poteva fare a meno di affidargli le sue speranze ancora una volta.

Solo quando i singhiozzi si quietarono la consapevolezza si impadronì di lei. «Nobile Yu-Zhay... Com'è che mi hai chiamata?»

Yu-Zhay distese le labbra, disegnando rughe marcate sul viso sereno. «Col tuo nome.»

Chloe sospese il suo respiro a metà, e il suono dello shishi odoshi sembrò scandire l'inizio di un nuovo ciclo anche nel suo petto. Si inchinò fino a posare la fronte sull'erba, poi si alzò. Rivolse un sorriso a Yu-Zhay mentre faceva scorrere Sihir tra le dita, aprendo una voragine oscura al suo fianco.


La scena finale del sogno in versione fumetto! Sono disegni un po' vecchi e infatti ci sono delle piccole discrepanze - Chloe ha i capelli sciolti e non ha le vesti da Tessitrice, in mano ha una katana e non un tanto (il pugnale) - ma ce ne freghiamo :3

Nella prima versione della storia, l'uccisione di Shinarui Nori avveniva in modo un po' diverso e doveva essere il prologo della storia. Magari prossimamente pubblicherò quella versione, ormai non canonica, così for fun XD

Ma ora torniamo al capitolo: Chloe è arrivata al punto di non ritorno e finalmente trova il coraggio di affrontare la questione con un po' di onestà! Vi aspettavate di rivedere Yu-Zhay? Ma soprattutto, vi aspettavate questo genere di risposte? 👀 Vi ho abituati a Chen-Yi, ma non sono tutti come lui!

Quando ho cominciato a scrivere questo capitolo ammetto di essere entrata un po' in paranoia perché temevo che non sarebbe stato apprezzato, dato che si può riassumere tutto in "ah ma quindi sarebbe bastato che Chloe si decidesse a parlarne?" e... sì. In effetti, è così. Ma alla fine è proprio questo quello di cui voglio parlare, nel suo conflitto l'ostacolo più grande sia sempre stato rappresentato da Chloe stessa. Se dall'esterno può sembrare una cosa semplice e ovvia, dall'interno non lo è, specie se le figure di riferimento sono... beh, Chen-Yi XD 

E quindi nulla, spero che vi sia piaciuto ♥

Ci vediamo la prossima settimana per tornare da Brycen~


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