Bluebird

By Mari_Blackstar

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[COMPLETA] Trasferirsi nella moderna e multiculturale repubblica di Sayfa avrebbe dovuto segnare una svolta n... More

EXTRA - Premesse & Fanart
EXTRA - Moodboard [Parte 1]
EXTRA - Moodboard [Parte 2]
✿ Primo arco: Primavera ✿
Capitolo 1 - Curiosi occhi neri
Capitolo 2 - Nessuno sospetta mai di una ragazza graziosa
Capitolo 3 - Valeva la pena sperare
Capitolo 4 - Accettabile compromesso
Capitolo 5 - Un brindisi alle idee stupide
Capitolo 6 - La linea del necessario
Capitolo 7 - Pur di vederti sorridere
Capitolo 8 - Qualcosa di vero
Capitolo 9 - Bethelie
Capitolo 10 - Senza più esitazione
Capitolo 11 - Così ho trovato la mia fede
Capitolo 12 - Se solo ti lasciassi andare
☀ Secondo arco: Estate ☀
Capitolo 13 - Inno alla Vittoria
Capitolo 14 - Quello di cui ho bisogno
Capitolo 15 - Scorciatoie di pensiero
Capitolo 16 - Vodka. Liscia. Doppia.
Capitolo 17 - Altocumuli
Capitolo 18 - Occhi velati di nebbia
Capitolo 19 - Eredità
Capitolo 20 - Non è impossibile
Capitolo 21 - Cosa ti piacerebbe fare?
Capitolo 22 - Essere uomo
Capitolo 23 - Respira
Capitolo 24 - La scelta migliore
Capitolo 25 - Ti fidi di me?
Capitolo 26 - Chloe
Capitolo 27 - Sognare a occhi aperti
Capitolo 28 - Giudizio [1/2]
Capitolo 28 - Giudizio [2/2]
Capitolo 29 - Ogni giorno della mia vita
Capitolo 30 - Non preoccuparti
Capitolo 31 - Quando si parte?
Capitolo 32 - Semplice precauzione
❦ Terzo arco: Autunno ❦
Capitolo 33 - Rimuovere il velo
Capitolo 34 - Casa dolce casa [1/2]
Capitolo 34 - Casa dolce casa [2/2]
Capitolo 35 - Le radici delle orchidee
Capitolo 36 - Così semplice
Capitolo 37 - Chi sei davvero [1/2]
Capitolo 37 - Chi sei davvero [2/2]
Capitolo 38 - Deriva
Capitolo 39 - Far suonare i tamburi
Capitolo 40 - Un brindisi ai novelli sposi [1/2]
Capitolo 40 - Un brindisi ai novelli sposi [2/2]
Capitolo 41 - Mandare un messaggio
Capitolo 42 - Qualunque cosa accada
Capitolo 43 - Quello freddo e tagliente di Kiyoko
Capitolo 44 - Come un vero uomo
Capitolo 45 - Increspature nell'acqua [1/2]
Capitolo 45 - Increspature nell'acqua [2/2]
Capitolo 46 - Era più semplice fingere
Capitolo 47 - Famiglia
Capitolo 48 - Ti amo
❆ Quarto arco: Inverno ❆
Capitolo 49 - La fortuna bacia gli audaci [2/2]
Capitolo 50 - Cortesia tra colleghi
Capitolo 51 - Vita comune
Capitolo 52 - Ciò che hai sempre desiderato
Capitolo 53 - Tempo, respiro, speranza
Capitolo 54 - Solo un essere umano
Capitolo 55 - Vocazione
Capitolo 56 - Inspirare ed espirare
Capitolo 57 - Mantenere l'equilibrio
Capitolo 58 - In principio fu il buio
Capitolo 59 - Quando, non se
Capitolo 60 - Chiudi gli occhi
Capitolo 61 - Quante volte
Capitolo 62 - Oscurità, silenzio, vuoto
Capitolo 63 - Non c'era Chloe
Capitolo 64 - I frutti della negazione
Capitolo 65 - Soltanto una bugia
Capitolo 66 - Chiudere il cerchio
Capitolo 67 - Caro Brycen
Capitolo 68 - Lo giuro
Capitolo 69 - Libertà e vita
Capitolo 70 - C'è sempre tempo per risanare la propria anima
Capitolo 71 - Costruire
[EXTRA] Ringraziamenti
Epilogo
[EXTRA] Funfacts

Capitolo 49 - La fortuna bacia gli audaci [1/2]

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By Mari_Blackstar

Il trucco per vestire i panni di Hanako era appariscente, lontano dai canoni jiyani. Il contorno nero sulle palpebre era spesso e allungato fino alle sopracciglia, scivolando sotto l'occhio per dare l'illusione di una forma più rotonda. Ombretto verde e belletto le coloravano il viso incorniciato da una parrucca bianca, il taglio corto e asimmetrico come voleva la moda recente. Anche la sua divisa era vistosa, un abito argenteo di stoffa brillante che non raggiungeva la metà coscia e lasciava scoperta la schiena, aprendosi sul petto in una scollatura profonda. Non l'abbigliamento ideale per una barista, ma servire bevande e stuzzichini era solo parte del lavoro per le ragazze del Noctis Fortuna. L'altra era offrire agli avventori un seducente spettacolo con cui rifarsi gli occhi tra una giocata e l'altra.

«Hey, sexy. È possibile ordinare un po' di te da portar via?» Kolt si chinò sul bancone, un sorriso ammiccante sul volto. «Troppo squallida, vero? È che non mi andava di sprecare una buona frase da rimorchio e un saluto sarebbe stato davvero troppo banale. Devo comunque tenere fede al mio personaggio, restare in character, mi segui?»

Aveva rimosso ogni orecchino e pettinato i capelli all'indietro, indossando una camicia di seta nera e pantaloni dal taglio attillato tenuti su da bretelle rosso scuro. Si confondeva bene tra gli ambienti scuri del Noctis Fortuna, che sfoggiava legno laccato di nero e pareti rivestite di blu intenso fino al soffitto in cui piccole luci disegnavano un cielo stellato. Lampade al Sihir pendevano dall'alto per illuminare i tavoli da gioco e il bancone dell'angolo bar, ma tutto il resto era immerso in una piacevole penombra. Gli odori di alcol e fumo si mescolavano a quello del velluto che rivestiva sedie e divani, le calde note di pianoforte e sassofono si diffondevano nella sala già gremita di giocatori avvolti completi eleganti e acqua di colonia.

Chloe si guardò attorno prima di avvicinarsi a Kolt, distendendo le labbra in un sorriso di circostanza. «Non dovresti essere qui» lo rimbeccò a bassa voce. «Qualcuno potrebbe insospettirsi se ci vedesse parlare»

«Qualcuno potrebbe insospettirsi se non ci provassi con uno schianto come te.» Kolt allungò il collo e le rivolse un sorriso sfacciato mentre faceva scorrere lo sguardo su di lei, ammirandola da capo a piedi. «Scommetto cinquanta lunari che "Ci hai già provato con la barista?" sarà tra le prime domande che mi faranno. Quando vedono un uomo ricco e affascinante si aspettano tutti che sia un donnaiolo. O che sia omosessuale, tipo per contrappasso. Ce l'avete voi heikun, il contrappasso?»

«No.»

«Ah, interessante. Fortuna che sono ateo, o comincerei a credere di aver sbagliato religione.»

«Kolt, cos'è che vuoi?»

«Un Neverending, grazie per averlo chiesto.» Kolt si abbandonò sullo sgabello, un gomito poggiato sul bancone. «Mi piacerebbe anche sapere che trucchetto hai utilizzato per gli occhi, ma ti dirò, li preferivo neri. Avevano un tocco più... intenso e misterioso.»

«Dovrai accontentarti del cocktail.»

Gli occhi di Yoon Mei – che aveva impersonato Hanako le altre volte – erano azzurri, perciò aveva dovuto chiedere a Jessica il favore di usare Chromaster su di lei.

Detestava farlo. Che fine aveva fatto la promessa di non sfruttare i suoi amici? La linea che aveva tracciato esisteva ancora?

Kolt fece una smorfia. «Allora preparami uno Sheally Beach. Aumentiamo un po' la difficoltà, per punizione. E non sarebbe male se scoppiassi a ridere per il pubblico qui dietro, sai, come se io avessi appena detto una battuta. Potrei farlo davvero, but again: che spreco.»

Chloe guardò oltre le sue spalle, dove gli uomini che avrebbero giocato al suo tavolo se ne stavano abbacchiati su un divanetto. Chiacchieravano tra loro, ma a volte lanciavano al bancone sguardi fugaci. Una barista disponibile saltava meno all'occhio di una ostile, perciò piegò il capo e liberò una risata sciocca, fingendosi divertita.

«Vedi, Bluebird? Collaborare può essere piacevole, ti basta mettere da parte la facciata seriosa da assassina ogni tanto.»

«Sei certo di voler bere alcolici? Ho bisogno che la tua concentrazione sia al massimo.»

Kolt sbuffò. «Ecco finita la magia, sei tornata noiosa. Rilassati, per me questo è un normale Masires sera. Non c'è mica bisogno di accampare scuse, sai? Puoi dirlo, se ho scelto un cocktail troppo difficile da fare.»

«Troppo difficile?»

«Sì, se vuoi posso ordinare di qualcosa di più adatto alle tue corde. Rum e ghiaccio? Pensi di farcela? Guarda, il rum è quella bottiglia rossiccia proprio dietro di te.»

Chloe liberò un soffio ilare. Incrociò il suo sguardo e raccolse la silenziosa sfida che le stava lanciando. «E Sheally Beach sia.»

Chloe afferrò lo shaker e versò all'interno gin, distillato di arancia e succo di limone, poi cominciò a mescolare mentre aggiungeva sciroppo di zucchero e panna. Ruppe un uovo con un colpetto sul bordo, in modo classico, separando l'albume dal tuorlo prima di unirlo al resto. Era divertente giocare con le uova prima di romperle, ma Yoon Mei non era altrettanto brava come barista e Chloe doveva trattenersi dal compiere acrobazie o movimenti troppo fluidi se voleva imitarla. Agitò per rompere l'albume, aggiunse il ghiaccio tritato e ricominciò a scuotere.

Era strano lavorare dietro un bancone che non fosse quello del Nerea. L'assortimento del Noctis Fortuna era più ampio e la qualità di ingredienti e attrezzatura superiore, eppure mancava quel senso di familiarità che era entrato nelle sue ossa e la spingeva a muoversi secondo l'istinto dell'abitudine. Ne sentiva la mancanza – non del luogo, ma di ciò che poteva fare. Se fosse stata al Nerea, Kolt avrebbe abbandonato quel sorriso strafottente ancor prima di bere.

Chloe filtrò il tutto e versò il contenuto schiumoso in un bicchiere alto, che decorò con una fetta di limone prima di servirlo a Kolt. Lui inarcò un sopracciglio e portò il bicchiere alle labbra, ma un singolo sorso fu sufficiente a trasformare quello scetticismo in stupore.

«Cazzo, fortuna che non ci ho scommesso su. Mi aspettavo qualcosa di decente, non il miglior Sheally Beach degli ultimi mesi. Dammi retta, dovresti mollare l'Ordine e fare la barista.» Poi il suo sguardo lampeggiò di sorpresa, e il sogghigno si fece più ampio. «Ecco, adesso ci siamo. Quell'espressione ti dona molto di più.»

Chloe sfarfallò le ciglia e si accorse che stava ancora sorridendo. Aveva scelto di lavorare al Nerea perché sembrava utile, ma fare la barista le piaceva. C'era qualcosa di affascinante nel creare accostamenti di colori e sapori, giocare con le densità, rigirarsi gli strumenti tra le mani. Gli odori di alcol e sciroppi erano familiari, tanto quanto il suono del ghiaccio che scivolava dentro un bicchiere o si scontrava contro le pareti dello shaker. Non sarebbe stata la sua grande passione, ma faceva parte di lei. Dopo anni trascorsi dietro il bancone, armeggiare con bottiglie e liquori la metteva ancora di buonumore.

Lasciare l'Ordine e fare la barista. Le cose sarebbero state più semplici se avesse potuto contemplare una simile possibilità, se avesse potuto seguire una sola di quelle vie che aveva esplorato con Brycen tra le lenzuola in quel giorno d'estate – ma no, era un'idea assurda. Aveva giurato, aveva dei doveri verso la Madre, verso gli Dei e verso tutta Jiyu. Era come diceva Seojun: la pace nella sua terra era possibile grazie all'Ordine dell'Equilibrio, per merito loro Jiyu era invidiata all'estero e paragonata ad un paradiso terrestre. Chloe era fiera di farne parte, di mettere le sue abilità a servizio degli Dei e di contribuire a rendere la penisola un luogo sicuro. Doverlo tenere segreto a Brycen e ai suoi amici la faceva soffrire, però era un sacrificio necessario. Non aveva mai pensato di lasciare davvero l'Ordine. Non voleva farlo.

Ma allora perché quei pensieri avevano il sapore di una giustificazione?

Diede le spalle a Kolt, abbandonando lo shaker nel lavandino. Inspirò a fondo e gettò fuori l'aria in un lento sospiro, poi impilò quelle preoccupazioni insieme a tutte le altre che si rifiutava di affrontare.

«Lei dev'essere il nostro salvatore. Kallum Brooks, se non vado errato.»

«E lei dev'essere Tertius Dominus Lunae, se non vado errato» sghignazzò Kolt. «Seriamente, si è mai sbagliato qualcuno?»

Chloe si voltò appena, osservando il nuovo arrivato con la coda dell'occhio. Le luci si riflettevano sulla stoffa chiara del completo di Tertius, facendolo risplendere come il satellite di cui portava il nome. Gli abiti chiari erano prerogativa dei dipendenti del Noctis Fortuna, ma nessuno avrebbe rimproverato l'ex principe per il suo abbigliamento.

«Aspetti di sederci al tavolo, prima di chiamarmi salvatore» continuò Kolt, stringendogli la mano. «Ho la sensazione che questa sarà la mia serata. Potrebbe ritrovarsi a sperare molto presto di non avermi mai conosciuto.»

«Si sente fortunato, signor Brooks?» Un terzo uomo si avvicinò a loro. Viso ampio e naso dritto, con fili argentei tra i corti capelli verde oliva. Chloe lo riconobbe come Arturo Soleni, tra i finanziatori in ambito scientifico più importanti di Mehtap. «Faccia attenzione, quei due presenti sanno rivelarsi avversari molto pericolosi.»

Indicò il divano con un cenno e i due uomini si alzarono per raggiungere gli altri. Quello baffo e paffuto era Guglielmo Eridano, un ex duca che chiunque avrebbe riconosciuto per gli iconici baffi rossi. L'altro era Jacopo Vezqez, un omuncolo dagli occhi infossati e l'aspetto smorto che aveva fatto fortuna nel settore edile.

L'uomo che Kolt aveva sostituito al tavolo da gioco, Jerome Ennyeux, era l'unico che Chloe aveva escluso con certezza dai possibili complici. Era un miliardario annoiato che giocava per diletto, privo di qualsivoglia ingegno. Se Tertius usava davvero il sidus per trasferire denaro, di certo non avrebbe stretto un accordo con lui.

«Hanako.» L'ex principe picchiettò sul bancone, sporgendosi verso di lei. «Portaci il solito al tavolo.»

Chloe si voltò in un ampio sorriso. Rimase indietro, dove la luce non poteva colpire il suo volto, spingendo sul diaframma per imitare la voce bassa di Yoon Mei. «Subito, Onorevole.»

Tertius allungò il sorriso, poi si allontanò insieme ai tre compagni di gioco.

«Finalmente si va in scena» disse Kolt, stiracchiando la schiena nell'alzarsi. «Non temere, ho tutto sotto controllo. E poi si dice che la fortuna baci i belli.»

«Quello è il sole» lo corresse Chloe. «Al più, la fortuna bacia gli audaci

Kolt sghignazzò. «Buon per me che sono entrambi.»

Chloe si affrettò a preparare le ordinazioni seguendo le direttive di Yoon Mei, poi si avvicinò al tavolo. Un panno blu rivestiva il legno, soffocando il suono dei gettoni e facendo spiccare il dorso argentato delle carte. I giocatori le prestarono poca attenzione, intenti a squadrarsi in silenzio sotto lo sguardo attento del mazziere. L'atmosfera si rilassò con l'ultimo giro di puntate, e alla scoperta delle carte Vezqez ottenne la vittoria con una trinità di stelle a dieci punte. Tre carte dello stesso valore erano un buon risultato, ma Chloe non avrebbe rischiato di perdere il gettone da cento che Vezqez aveva scommesso. Forse era troppo cauta per giocare a sidus.

«Le vostre ordinazioni, signori.»

Chloe marcò l'accento jiyano, ancheggiando attorno al tavolo. I giocatori alzarono la testa e la squadrarono con viscido desiderio mentre si chinava per servire a ognuno il proprio bicchiere. Jacopo allungò persino il collo per sbirciare tra le morbide pieghe della scollatura, mentre Guglielmo fece scivolare la mano sul suo fianco in una carezza troppo lusinghiera mentre la ringraziava. Chloe sorrise, un po' fingendo di apprezzare e un po' facendo credere di non averlo notato. Avrebbe preferito schiantare il vassoio contro il sorriso ebete di Guglielmo, ma da una barista del Noctis Fortuna ci si aspettava un atteggiamento accomodante.

«Ah, che sfortuna» disse Jacopo, il petto scosso da una risata simile a brevi colpi di tosse. «Ora che abbiamo due giovani uomini al tavolo, la nostra Hanako non ci degnerà più di uno sguardo!»

Gli altri uomini risero, scambiandosi battute e commenti ironici mentre il mazziere mescolava il mazzo. Chloe puntò su di lui gli occhi, osservando i suoi movimenti finché non distribuì cinque carte per giocatore. Con la scusa di elencare al nuovo cliente i diversi stuzzichini a disposizione, Chloe si attardò al tavolo per assistere alla prima mano.

Kolt reggeva bene il suo gioco, mostrandosi interessato e ponendo brevi domande, ma tra gli altri calò il silenzio. Ognuno squadrò le proprie carte con espressione impassibile, scambiandosi l'un l'altro sguardi attenti per poi fissare le attenzioni su Tertius, a cui spettava il diritto di parlare per primo.

L'ex principe allungò un gettone sul tavolo, contrassegnato dal numero venticinque. Una cifra innocua, se non si considerava che il suo valore in lunari aveva due zeri a seguito. Kolt vide la sua puntata, ma Jacopo dichiarò la resa e Arturo lo imitò in un lamento.

«Suvvia, signori, già così prudenti?» li sbeffeggiò Guglielmo, unendosi al giro.

Quando Tertius si dichiarò servito e Kolt chiese di cambiare una sola carta, quella sicurezza venne meno. Lui ne cambiò tre, poi rinunciò a seguire le nuove puntate.

«E così siamo rimasti solo noi, Onorevole.» Kolt triplicò la sua puntata iniziale e prese un sorso del suo Sheally Beach.

I tre uomini fuori gioco levarono fischi di stupore. Tertius si rigirò un gettone da cinquanta tra le dita con lo sguardo fisso su Kolt, oro e argento che si scontravano in una sfida silenziosa che nessuno osò interrompere.

Infine, Tertius allungò il gettone sul tavolo. Girò le carte rivelando una cometa, una sequenza di cinque carte in ordine di valore con cui la mano di Kolt – una coppia di stelle a undici punte e un'altra a sette punte – non poteva competere.

«Hanako, dear! Come, come!» Kolt schioccò le dita, facendole cenno di avvicinarsi. «Ti sei allontanata quando mi hanno dato la nuova carta, e guarda che è successo. La tua assenza mi porta sfortuna!»

Gli uomini al tavolo risero, reclamando un po' di buona sorte anche per loro. Chloe aveva chiesto a Kolt di ordinare spesso e a piccole dosi, così da fornirle scusanti per raggiungerli, ma lui non si limitò a questo: la chiamava a sé con qualsiasi pretesto, per vantarsi di una buona giocata o per farle puntare i gettoni nella speranza di ritrovare la fortuna. Chiamare al tavolo una persona esterna al gioco così tante volte avrebbe potuto destare dei sospetti, ma Kolt chiacchierava con scioltezza, distraendosi e gettandosi in pessime puntate. Perdeva troppo spesso per insinuare qualche dubbio.

Chi avrebbe mai potuto credere che stesse giocando male di proposito, per mantenere l'equilibrio del tavolo abituato a un giocatore mediocre? E chi avrebbe mai sospettato che i suoi approcci non avessero lo scopo di conquistare la barista, bensì permetterle di cercare segnali, cenni o gesti che potevano tradirli? Persino lei faticava a definire dove finisse la recita, tanto Kolt si mostrava a suo agio tra il tintinnare dei gettoni e il frusciare delle carte. Nel giro di poche giocate si era già ben integrato nel gruppo, spingendo i presenti a superare la naturale diffidenza.

Chloe si concentrò sul resto. Studiò i piccoli cambiamenti d'espressione a ogni rilancio e scrutò i loro movimenti, pronta a cogliere sul fatto tentativi di nascondere o segnare le carte. Sbirciò le loro mani quando poteva, tenne d'occhio ogni reazione alla ricerca di un qualunque metodo di comunicazione celato in tic o gesti comuni.

Sapeva che Tertius inclinava di poco le labbra quando mentiva, e scoprì che sollevava le maniche scoprendo i polsi quando qualcosa lo innervosiva. La sua espressione sembrava impassibile quando riceveva una mano discreta, ma le palpebre inferiori avevano un leggero spasmo quando era molto buona. Notò che Arturo giocherellava con i gettoni per temporeggiare, che Jacopo tirava su col naso se una carta della luna era nella sua mano, che Guglielmo squadrava due volte tutti i giocatori quando bluffava.

Eppure, più passavano le ore e più quella sembrava una regolare partita a sidus.

Tertius accettava la sconfitta con troppa calma, ma autocontrollo e inganno facevano parte del gioco. Quell'informazione da sola non era sufficiente, serviva qualcosa di più per definirla un'anomalia. Forse Kolt le avrebbe consegnato il tassello mancante – o forse le avrebbe dato la conferma per chiudere il capitolo "Tertius" una volta per tutte. Chloe non aveva ancora deciso quale eventualità preferire, ma non aveva importanza. Quali che fossero i suoi desideri, poteva solo attendere la fine di quella lunga serata e fare i conti con qualunque risultato sarebbe emerso.

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