Lost Heart | ✔ (Italian Trans...

By -Happy23-

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Era trascorso un anno, Skylar Anderson frequentava la Philadelphia College of Arts e non aveva più nulla di c... More

Lost Heart
Uno
Due
Tre
Quattro
Cinque
Sei
Sette
Otto
Nove
Dieci
Undici
Dodici
Tredici
Quattordici
Quindici
Sedici
Diciasette
Diciotto
Venti
Ventuno
Ventidue
Ventitre
Ventiquattro
Venticinque
Ventisei
Ventisette
Ventotto
Ventinove
Trenta
Trentuno
Trentadue
Trentatré
Trentaquattro
Epilogo

Diciannove

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By -Happy23-

Skylar's POV

"Quindi tutto quello che devi fare, Caden," dissi, "è liberare Blake."

Caden mi guardò con un cipiglio che era in qualche modo apparso mentre mi ascoltava parlare negli ultimi minuti, lo sguardo intenso e fisso su di me.

"Perchè dovrei farlo?" Chiese.

"Beh, perché Alexis ha ragione." Agitai la mano. "Tua sorella è viva. Ho visto quel video. Era...era proprio lì. E per quanto Blake non mi piaccia, penso che anche lui meriti di saperlo."

Il cipiglio di Caden si intensificò. "No, non lo merita."

Sospirai e mi alzai, dirigendomi verso il mio minuscolo armadio.

"E come fai a sapere che non era tutta una trappola?" Sembrava ancora un po' sconcertato. Non potevo biasimarlo. "Perché hai dovuto inseguirla, Sky?"

"Pensavo di poter ottenere delle risposte."

"Sei stata anche quasi uccisa."

Mi girai verso di lui con una felpa asciutta in mano e spalancai gli occhi. "Lo so, ho accoltellato quell'uomo. Dio, ancora non riesco a crederci. C'era tutto questo...questo sangue sul coltello."

Caden sollevò un sopracciglio scuro, del tutto distratto.

"Non ho mai accoltellato nessuno prima." Mi girai e rimisi la felpa col cappuccio prima di prenderne una più grande e molto più morbida. "E non penso che fosse una trappola. Alexis mi avrebbe lasciato lì se fosse stato così. Invece, si è assicurata di trascinarmi fuori viva." A meno che non stesse cercando di recitare la parte della buona.

Caden rimase in silenzio.

Gli diedi un'occhiata oltre la mia spalla. "Penso che abbia paura di te."

"L'avrei cercata e uccisa se ti fosse successo qualcosa." Sembrava teso, agitato, arrabbiato. Come se volesse uccidere qualcuno in questo momento. "L'avrei uccisa sul serio questa volta."

Non era divertente che stavo morendo dalla voglia di dormire solo pochi minuti fa, mentre ora tutto ciò a cui riuscivo davvero a pensare era baciarlo. il desiderio e davvero davvero brutto.

"Cosa pensi sia successo alla East Gang?" Chiesi, invece, giocherellando con la felpa in mano. "Sai, dopo che Blake è stato messo in prigione?"

Caden appoggiò la testa all'indietro contro la sedia e si passò le mani tra i capelli. "Io non... beh, penso che quelli che avevano finito con la merda di Blake se ne siano andati. O si sono fatti ammazzare. O sono stati assassinati. O... nel caso di Alexis, sono venuti a cercare te."

Alzai le sopracciglia e sbuffai in una risata. "Mi sembra giusto."

Era tutt'altro che giusto. Inammissibile, invece. Era così che di solito mi era sembrata la mia vita a volte. Irreale.

"Chi pensi che farebbe una cosa del genere?" Scossi la mia testa. "Sai, con Rena?"

Lo vidi stringere la mascella, vidi che non incontrava il mio sguardo ma lo teneva fisso sul mio letto.

"Non lo so." Alla fine disse. "Mi sta uccidendo, cazzo, non lo so, Sky." Gettando da parte la felpa con cappuccio, andai verso di lui e mi fermai davanti a lui, chinandomi per mettere le mani su entrambi i lati della sedia in cui si trovava seduto, finché i suoi occhi non furono su di me.

"Non puoi sapere sempre tutto, Caden" gli dissi. "Incolpare te stesso per non sapere è piuttosto stupido, specialmente quando non avevi idea che tutto questo stesse succedendo alle tue spalle."

Stava fissando, il verde dei suoi occhi si stava oscurando.

"Non mi sto incolpando." Disse, ma non c'era alcuna onestà dietro quelle parole, perché stava facendo proprio questo: incolpando se stesso per cose che non erano state sotto il suo controllo.

"So che ti incolpi ancora per quell'incendio." Mi avvicinai e il suo sguardo si addolcì. "Ora che sai che Rena è viva e non l'hai cercata quando avresti potuto, so che darai la colpa anche a te stesso."

"Come posso non farlo?"

"Non puoi." Allargai un po' gli occhi. "Non dipende tutto da te, Caden."

Sbatté le palpebre e fu devastante perché sembrava sorpreso. Come se quello che avevo appena detto non fosse qualcosa che aveva mai considerato prima.

"Non tutto, sì." Le sue sopracciglia si corrugarono. "Ma le cose che contano sono su di me, Sky. Da quando i miei genitori sono morti, sono tutti su di me".

"Bene, allora, anche Blake è da incolpare tanto quanto tu incolpi te stesso."

Emise una risata ed era tesa. Triste. "No. Blake non li considera nemmeno i suoi genitori. Aveva un solo padre ed era Kevin. Blake odiava mio padre."

E c'era questo luccichio nei suoi occhi -l'indurimento dei suoi occhi- che diceva molto di più delle sue sole parole. L'odio, mostrava tanto odio mal celato.

"Neanche tu amavi tuo padre?" Dissi piano, guardando, ascoltando il mio cuore accelerato. "Vero?"

Caden non aveva mai parlato davvero di loro, dei suoi genitori. Mai volentieri. Non aveva mai parlato volentieri di suo padre. Conoscevo parti di lui che sembravano abbastanza. Frammenti che mi dicevano che suo padre era stato colui che aveva trascinato Caden in tutto questo. Gang, sangue e omicidio. A volte mi chiedevo come doveva essere stata la sua infanzia. A volte mi chiedevo perché la madre biologica di Caden se ne fosse andata.

Neanche a Caden piaceva parlare di lei.

Vidi i suoi lineamenti indurirsi, sentii i secondi scorrere e sentii il momento in cui scelse di non rispondere, afferrandomi la parte anteriore del dolcevita e tirandomi vicino. E sentii la tensione nei suoi muscoli, la rigidità delle sue spalle, mentre quasi mi mettevo a cavalcioni sul suo grembo, e le sue labbra si schiantavano sulle mie.

Un piccolo rumore sorpreso lasciò le mie labbra prima che ricambiassi il bacio, con un bisogno che cresceva e cresceva dentro di me ormai da giorni. Mi allontanai di un centimetro, respirando affannosamente con le mani che tiravano la sua maglietta.

"Stai tremando," mormorò Caden contro le mie labbra, gli occhi così scuri dal bisogno, le mani che si posavano appena sopra i miei fianchi. E semplicemente questo stava francamente iniziando a farmi impazzire.

"Sì, sì, beh, sono stata sotto la pioggia." Dissi. "Non puoi semplicemente...toglierla?"

Sorrise e tutta la tensione di pochi secondi prima era svanita. Dimenticata. Feci scivolare le mani dentro la sua maglietta e lo baciai, e lo sentii svanire.

"Certo che posso." Mi passò una mano tra i capelli e inclinò la mia testa di lato, labbra e denti che mi sfioravano appena sotto la mascella. "Ma ho anche detto che avrei tolta prima la tua."

Penso di aver sbottato qualcosa in risposta, qualcosa di incoerente e confuso, perché ne avevo bisogno, e non poteva semplicemente smettere di parlare e baciarmi?

"L'hai fatto." Inspirai, le palpebre quasi si chiudevano sbattendo.

Il sorriso di Caden si trasformò in un sorriso compiaciuto, consapevole, e mi mancava poco per avvicinarmi per baciarlo attraverso di esso, specialmente quella fossetta sulla sua guancia, quando si alzò, le mani mi afferrarono i fianchi prima di fare un passo verso il mio letto e lasciarmi cadere giù su di esso.

"Penso di averlo promesso." Strisciò sopra di me, prima di finalmente, finalmente di togliersi la maglietta in una volta sola e lanciarla sul pavimento.

"Sì," sussurrai, contorcendomi un po' sotto di lui, le mani lungo le sue spalle e collo e tra i capelli. "Penso che tu l'abbia fatto."

Caden mi afferrò i polsi e li appuntò su entrambi i lati della mia testa, le labbra che trovavano le mie nel più profondo dei baci, esplorando ogni centimetro della mia bocca fino a quando la mia mente si svuotò.

Il mio dolcevita sparì poco dopo e un brivido mi scese lungo la schiena per il freddo improvviso. "Oh cazzo. È... ti amo."

Caden mi baciò la gola e le mie dita affondarono nella sua schiena, i muscoli si muovevano mentre si abbassava.

"Freddo?" Mi chiese e mi scostò le cosce, gli occhi verdi che brillavano di una fame profonda e oscura. Ed era solo il chiaro di luna che illuminava il camera. "Ti riscaldo io."

Il più piccolo dei rumori lasciò le mie labbra, uno di quelli bisognoso che vidi un lento sorriso curvarsi sulle labbra di Caden.

"La tua coinquilina è a casa?" Si staccò un po' e le sue mani trovarono i miei fianchi, le dita che si posavano pericolosamente in basso. Un brivido caldo mi attraversò.

"No. Voglio dire, sì. Sì."

"Peccato per lei allora." E non sembrava del tutto sul serio mentre abbassava i miei leggings.

•••••

"Non è terribile che stessi morendo dalla voglia di dormire solo prima che tu arrivassi?" mormorai tra i suoi capelli, guardando la finestra dall'altra parte. "E ora proprio non riesco." 

Era un silenzio assoluto nella mia stanza e nel mio appartamento e molto probabilmente anche tutta la dannata strada. E ben oltre la mezzanotte.

Caden fece scorrere dolcemente la punta del naso lungo il mio collo. Rabbrividii.

"Terribile." Ripetè.

Rabbrividii di nuovo e lui mi tirò un po' più vicino sotto il piumone.

Non lo era davvero, però. Terribile, volevo dire. Non mi aspettavo di rivedere Caden così presto, e non mi stavo lamentando. Questo era stato bello. Normale. Volevo passare notti simili con Caden, tranne l'accoltellamenti e la fughe da quella spaventosa biblioteca.

"Ti chiedi mai," sussurrai, "come dev'essere avere una giornata normale? Noi due insieme?"

Passò un piccolo battito di silenzio. "Normale." Disse.

E dal momento che sembrava che mi avrebbe dato solo risposte secche, elaborai per lui.

"Come un ragazzo e una ragazza di solito trascorrono il loro tempo," dissi. "Guardare un bel film, trascorrere la giornata in spiaggia, visitare una mostra, guardare insieme il tramonto." 

Caden si alzò fino a trovarsi all'altezza dei miei occhi, i capelli arruffati in disordine, a causa mia.

"Come un appuntamento?" Chiese, e la confusione non avrebbe dovuto apparirgli così adorabile.

Era la confusione del dopo sesso che parlava?

"Preparare cupcakes insieme!" sussurrai gridando, poi sorrisi. "Dovremmo fare la pasta e dovremmo fare insieme cupcakes alla Nutella, Caden."

Ebbe il coraggio di alzare gli occhi al cielo. "Oppure puoi stare zitta e possiamo fare un secondo round di--"

"Ehi, silenzio." Lo interruppi. "Tu mi ami, quindi dovrai fare cose che mi rendono felice."

Mi fissò. Mi fissò a lungo.

"Ti amo."

"Vedi? Lo sapevo." Sorrisi.

"Sono follemente innamorato di te." Il suo sguardo era dolce e caldo. Ed era così assurdo che mi spaventava. Anche solo pensare di perderlo.

Non succederà, mi dissi e mi misi un po' più vicino a lui. Al caldo e al sicuro.

"Un appuntamento in cui prepariamo i biscotti, allora?" Chiesi.

Mi avvolse un braccio intorno alla vita, facendomi scorrere dolcemente le dita lungo la spina dorsale. "Mi stai chiedendo di uscire, Anderson?"

"Credo di si." Gli infilai una mano tra i capelli. "Voglio davvero quei biscotti."

Emise una dolce risata e il mio cuore sussultò, felice e caloroso e desideroso di raggiungerlo.

L'improvviso picchiettio della pioggia fresca superò il silenzio e lo guardai mentre le palpebre di Caden si chiudevano, non proprio addormentate, ma in pace.

E volevo sapere.

"Come si chiamava tua madre?"

Un lieve, confuso solco si formò tra le sue sopracciglia e aprì gli occhi.

"Non la tua matrigna," aggiunsi. "Tua madre biologica, come si chiamava?"

Il solco scomparve e la sua mano si fermò sulla mia schiena. Vidi la cautela scivolare via. Non così tanto, ma fu visibile. Mi fece male il cuore.

"Perché lo vuoi sapere?" Chiese.

Espirai piano. "Non parli mai di lei."

Tacque di nuovo e io lasciai che le mie dita sfiorassero i suoi fili neri come la mezzanotte. Sembrava che mi guardasse, ma non allo stesso tempo. Perso nei pensieri. Ricordi.

"Aletta."

Lo fissai, senza muovermi nemmeno un po' per paura di romperlo.

"Era il suo nome?" gli chiesi in un sussurro.

Sbatté le palpebre e mi guardò, finalmente mi guardò "Sì."

Aletta, ripetei nella mia testa. Un nome così bello. "Lei ti manca?"

"Più di mio padre? Già." Un angolo delle sue labbra tirò verso l'alto. Ma era un sorriso triste. "Ricordo di aver viaggiato molto con lei. È sempre stata ovunque in Europa. È cresciuta lì e... penso che fosse una sua idea che anche io crescessi li."

Dovevo essere sembrata molto più triste di quanto mi sentissi dato che Caden mi tirò più vicino a lui.

"È ancora... lì?" Chiesi. "Potresti cercarla, se ci fosse un modo?"

"Non lo so, Sky"

"No?"

Lui scosse la testa. "Se n'è andata. Non voleva essere legata a mio padre o a me mai più".

"Tu," diedi uno strattone gentile a una delle sue ciocche, "eri solo un bambino."

Chiuse gli occhi. "Ma non sono bastato a farla restare, vero?"

Era tutto silenzioso, a parte lo scroscio della pioggia, mentre osservavo le gocce di pioggia che cadevano dalla finestra di vetro.

"Perché se n'è andata?" chiesi allora.

E Caden all'inizio non rispose. Mi fece pensare che si fosse addormentato. Ma poi aprì gli occhi e mi guardò, mi guardò davvero, come se cercasse di dirmi qualcosa e tutto.

"Si è stancata di mio padre e delle sue bugie."

•••••

"Oh Chicken, indovina un po'?" Dissi proprio mentre entravo nel mio appartamento vuoto con un grosso pacco marrone tra le mani.

Chicken apparve fuori dalla cucina con un miagolio forte come saluto per me. Chiusi la porta e mi avviai verso il divano, posando il pacco e la borsa da parte.

"Indovina chi si farà vivo tra pochi minuti?" Dissi e guardai l'orologio. "La tua seconda persona preferita al mondo."

Chicken faceva le fusa e aggrovigliò ai miei piedi. Mi abbassai e le diedi dei grattini sotto il mento. "La prima sono io, ovviamente."

Chicken miagolò forte come se non fosse d'accordo -per quello che avevo appena detto o per il fatto che avevo appena chiamato Alex la sua seconda persona preferita, chi lo sa?- e saltò sul divano.

"Beh, qualcuno rimarrà ferito da questo tuo atteggiamento, Chick," mormorai e mi tolsi il cappotto, gemendo per il sollievo del calore che c'era dentro. Le lezioni erano state altrettanto stancanti e il freddo non aiutava davvero.

Quando mi tolsi anche le scarpe, Chicken aveva già iniziato a interessarsi all'improvviso della scatola marrone che avevo trovato fuori dalla porta del mio appartamento, indirizzata a me.

Non avevo idea di chi fosse. Soprattutto dato che non c'era nemmeno un indirizzo o un nome scritto sopra. Solo una scatola avvolta in carta marrone e sporca di polvere.

Il mio telefono vibrò segnando messaggio e lo tirai fuori. Era Alex.

Allie: Mi sono appena imbattuto in dei broccoli ricoperti di cioccolato. Li devo comprare per te?

Mi accigliai e digitai una risposta.

Io: dovrebbe essere un cazzo di scherzo, Alex?

Alex: no. È un appuntamento <3

Lanciai un'occhiata a Chicken. "Stavo scherzando. È un troppo fastidioso per essere la tua seconda persona preferita, cazzo."

Avevo appena spento il telefono quando vidi un altro messaggio di Alex.

Alex: per favore, facciamo finta che non ti abbia appena chiesto un appuntamento. Perché è disgustoso. E anche perchè il tuo ragazzo è un po' sensibile.

Alzai gli occhi al cielo, chiedendomi perché fossi ancora sua amica, mentre scorrevo le due chiamate perse che avevo ricevuto da Nova. Come avevo detto numerose volte prima, era raro che Nova mi chiamasse una volta, figuriamoci due volte.

Ma dato che la batteria del mio telefono stava per scaricarsi, non potevo richiamarla proprio in quel momento e misi da parte il telefono.

"Oh, Chicken, Santo Cielo." Gemetti e la tirai via dal pacco mentre masticava la carta. "Puoi smetterla? Non è qualcosa che mangi." 

Dato che Chicken si comportava male, sospirai e accesi la televisione- nella speranza di tenerla occupata un po'.

Dato che il pacco era quasi aperto ora, grazie a Chicken e alla sua bava appiccicosa, staccai il resto della carta e vidi una scatola nera all'interno. Una scatola da scarpe. Non pensavo di aver ordinato scarpe nuove.

E avrei aperto il coperchio se non avessi annusato e non fossi stata colpita da un fetore improvviso. Proveniente da quella stessa scatola.

"Oh cazzo," arricciai il naso. Diedi un'occhiata a Chicken per vedere se forse l'avesse notato anche lei, ma era fissata su qualunque cosa stesse trasmettendo la TV. Guardai lo schermo e vidi apparire un volto familiare.

Sul canale di notizie locale. Era una foto.

Con gli occhi sbarrati e il cuore in gola, presi il telecomando e alzai il volume.

"...un'irruzione in casa sua, qualche giorno fa, è stata denunciata agli stessi agenti che l'hanno trovata oggi a casa sua. Sfortunatamente così, non c'è stata molta azione contro quella denuncia. Il dipartimento di polizia non ha ancora rilasciato alcun aggiornamento in merito. Ma qui noi fatti fare delle foto dalla scena del crimine..."

Ignorai la voce del giornalista mentre guardavo l'immagine in TV schermo.

La signora Marshall. Era lei.

Un piccolo sussulto inorridito lasciò le mie labbra mentre veniva mostrata un'altra immagine. Questo era molto diverso dal precedente volto sorridente della vecchia signora Marshall.

E c'era sangue. Tanto sangue in quel salotto molto familiare. Ero stato in quel salotto innumerevoli volte quando l'avevo visitata a casa sua. Mi ero persino fermato su quel tappeto che ora sembrava imbrattato di sangue. Ed eccola lì, la signora Marshall, sdraiata per terra con il viso coperto di sangue.

Riuscivo a malapena a riconoscerla. Morta. Era morta.

"Cazzo." sussurrai, sbattendo le palpebre per l'orrore e il terrore che provai in quel momento, e guardai la scatola di fronte a me.

L'odore era in qualche modo triplicato adesso. E niente di tutto ciò, niente di ciò che stava accadendo in quel momento sembrava avere alcun senso.

Vidi le mie dita muoversi come se avessero una mente propria, protendersi in avanti e sollevare il coperchio della scatola. L'aprii e vidi cosa c'era dentro, e il coperchio mi cadde dalle mani in preda al terrore.

E poi urlai.



S/A.

Secondo voi cosa c'è dentro? 💀👀

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