Saudade Wherever I Go

By jadezstories

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SEQUEL di Saudade "I will go to wherever you are" Ashley e Logan ora si trovano a migliaia di chilometri l'u... More

Chapter 1
Chapter 2
Chapter 3
Chapter 4
Chapter 5
Chapter 6
Chapter 7
Chapter 8
Chapter 9
Chapter 10
Chapter 11
Chapter 12
Chapter 14
Chapter 15
Chapter 16
Chapter 17
Chapter 18
Chapter 19
Chapter 20
Chapter 21
Chapter 22
Chapter 23
Chapter 24
Chapter 25

Chapter 13

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By jadezstories

LOGAN

Guardai Ashley stretta a me e non potei non sorridere. Era quasi surreale quella situazione dopo così tanto tempo lontano da lei.
Passarono alcuni ospiti che si girarono ad osservarci e sorrisero anche loro mentre eravamo ancora abbracciati nel mezzo del corridoio.

Arrivò anche Will a salutarci. Rimase a qualche passo di distanza da Noah e Cameron, alzando soltanto la mano come saluto, a me invece la strinse. Non capii il perché, ma lui era un po' come un padre per Ashley, quindi cercai di rimanere composto e serio.

<<Ciao Logan>> disse con autorità.
<<Ciao>> risposi senza sapere bene cosa dire.

<<Will li conosci, non serve che tu sia così formale>> gli disse Ashley, per smorzare la tensione.
<<Non li avevo mai visti però, me ne hai solo parlato a ripetizione per ore in palestra>> lei diventò un filo rossa in viso e le strinsi le braccia al petto, schiacciandola contro di me.

<<Come sei dolce Ashleina zuccherina>> Noah le strinse le guance tra le dita. Non perdeva mai l'occasione di prenderla un po' in giro affettuosamente.
<<Mi piaci già tu>> disse l'allenatore, indicandolo.
<<Anche tu>> gli fece un cuore con le mani.
<<Possiamo entrare? Sono in pigiama io e siamo nel mezzo del corridoio>> presi la valigia, trascinandola dentro la stanza di Ashley, mentre mio fratello aveva già cinto le spalle di Cameron e Will per entrare nella camera.

<<Will, avrei qualche domanda da rivolgerti per quanto riguarda i rapporti omosessuali, mi affascina questo campo, anche se io, ti avviso per essere corretto, preferisco le gattine>> Ashley mi mandò un'occhiata di aiuto appena sentì le parole di mio fratello. Quei due non avrebbero combinato nulla di buono insieme, lo si capiva già dal loro approccio dopo cinque minuti passati insieme.
<<Certo! Ho dei bei aneddoti da raccontare>>

<<É tutto ok?>> domandai ad Ashley prima di entrare nella stanza con tutti gli altri.
<<Adesso si>> rispose. Le presi la testa tra le mani e le baciai la fronte.
<<Lo sai che se anche siamo lontani puoi sempre parlare con me, quando vuoi, basta che mi chiami>> le dissi fermandola prima che entrasse dalla porta di legno con il numero 204.
<<Lo so, Logan>> vedevo una piccola scintilla nei suoi occhi. Mi prese la mano e la strinse con la sua. Mi trascinò dentro la camera d'hotel correndo e buttandosi sul letto sfatto, accanto a Noah e Will che discutevano su pratiche sessuali.

Noah la trasse a sé, prendendola in spalla e cominciando a girare per la stanza.
<<Succede sempre tutta questa confusione quando siete insieme?>> domandò Will un po' confuso mentre Ashley continuava ad urlare il nome di mio fratello.
<<Succede anche di peggio>> disse Cameron osservando i due divertito.
<<Oh santo cielo Ashley, sembri un gabbiano urlante con questa voce>> loro però non lo ascoltarono.

<<Ashley sei una delle bestie che più preferisco, dopo le cimici>> i discorsi di Noah erano stupidi, ma se ascoltati bene e compresi, qualche volta potevano anche risultare filosofici e dolci. <<Perchè sono una persona bisognosa d'affetto e le cimici lo stesso e quindi, quando d'inverno mi sento solo prima di dormire, loro vengono sotto le mie coperte e mi tengono compagnia>> la faccia di Ashley in quel momento era di totale disgusto.

<<Il tuo letto è un allevamento di cimici?>> domandò Cameron. Nessuno gli rispose.

Dopo una ventina di minuti, Will attirò l'attenzione di Ashley.
<<Signorina, è ora di andare a dormire>> le disse autoritario come un padre.
<<Will...>> disse lei guardandolo. <<Non ho dieci anni>> lui scosse la testa.
<<Sono il tuo allenatore e domani hai una gara importante. Le sai le regole>> Ashley a quel punto cedette.
<<Ok>> gli disse e lui guardò noi.
<<La vostra camera è qui davanti>> indicò la porta di fronte alla camera in cui ci trovavamo.
<<Dormiamo tutti insieme come le marmotte! Non ne sei felice Cam Cam?>> Noah sembrava molto più felice da quando eravamo arrivati in Minnesota e di questo ero sollevato. A casa sì era allegro, ma mai quanto lo era quando Ashley era con noi.

Prendemmo tutte le nostre cose che avevamo momentaneamente appoggiato a terra, ma non appena provai a seguire mio fratello e Cameron in camera, sentii una mano fermarmi. Guardai Ashley confuso e passai lo sguardo al suo allenatore.

<<Puoi rimanere con lei>> cercai di evitare di guardare il sorrisetto sul volto di mio fratello. <<Ma non fate cazzate o bambini, siamo tutti troppo giovani per stare dietro alle vostre fantasie di maternità>>
Lo guardai negli occhi e lo ringraziai.
<<Grazie a te per esserci per lei>> disse avvicinandosi a me ed abbassando la voce.

<<Fate i bravi!>> urlò Noah prima che potessi sbattergli la porta in faccia.

A quel punto Ashley, dopo avermi osservato per qualche secondo in silenzio, venne verso di me e mi buttò le braccia al collo, stingendomi a se. Le diedi un bacio sulla guancia, stringendola a mia volta.
<<Perché non puoi abbracciarmi ogni volta che voglio?>> domandai. Lei mi sorrise.
<<Perché le nostre due vite si incrociano soltanto qualche volta>> mi afferrò la mandibola, costringendomi un po' ad abbassarmi per poterle dare il bacio che lei voleva. Mi spinse più vicino a lei, per riceverne un altro, ma io mi allontanai di scatto.

Lei i guardò con sguardo inquisitore. <<Che fai?>>
<<Ne vuoi un altro?>> le domandai.
<<No>> fu la sua risposta ironica. A quel punto la sorpassai per uscire nel piccolo balcone che c'era nella stanza che avevo visto di sfuggita non appena ero entrato, con il suo sguardo confuso che mi seguiva in ogni movimento.

Dalla terrazza si potevano vedere i palazzi da alcune decine di piani che completavano il paesaggio della città e le luci delle strade, delle abitazioni e i fari delle automobili. Mi sedetti su una delle due sedie di plastica che si trovavano lì, abbinate ad un tavolino.

Ashley uscì qualche attimo dopo. Si avvicinò a me, restando a qualche centimetro di distanza. Non riuscivo a capire bene quello a cui stava pensando.

Le afferrai la mano di scatto, facendo arrivare il suo volto all'altezza del mio.
<<Sei proprio uno stronzo>> disse sorridendo, vedendomi così vicino mentre le nostre labbra si sfioravano e i nostri nasi erano schiacciati l'uno contro l'altro.
Le cinsi la vita con un braccio e la feci sedere sulle mie gambe mentre cominciavo a baciarla appassionatamente, come non succedeva da tempo. Assaporavo le sue labbra come se fosse l'unica cosa per cui vivessi, come se non ne potessi fare a meno, come se solo quel contatto potesse far scoppiare l'apocalisse intorno a noi. 

Mi svegliai con il respiro di Ashley che mi solleticava la pelle sul petto. Era appoggiata con la guancia e guardava il vuoto del muro bianco della stanza.

Le accarezzai con il dorso delle dita la guancia e lei alzò di scatto lo sguardo dipinto di sorpresa dal contatto inaspettato verso i miei occhi.
Le sorrisi vedendo il suo volto ancora un po' assonnato. Sorrise a sua volta.

La luce entrava dagli spiragli delle tende, ma sembrava che la giornata fosse nuvolosa fuori dalla stanza.

La strinsi di più a me mentre mi stiracchiavo la schiena.
<<Che cosa succede?>> le chiesi vedendola ancora persa nella sua mente. Si staccò leggermente dal mio abbraccio.
<<Stavo solo pensando>> mise le mani avanti.
<<A che cosa?>> insistetti.
<<Che la vita fa schifo a volte>> disse guardando verso la finestra coperta dalla tenda scura per non far attraversare i raggi di sole. <<Fa schifo essere distanti, fa schifo che ci possiamo vedere quando gli altri vogliono, fa schifo sentirsi per telefono e non vedersi, fa schifo tutto>> la afferrai per riportarla nuovamente vicino a me.

<<Lo so, fa tutto schifo>> lei annuì appoggiando di nuovo la testa sulla mia pancia.

<<Che é questa cosa?>> domandò curiosa indicando il mio petto, anche se sembrava avesse già analizzato il tutto.
<<Ti piace?>> feci riferimento a quello che aveva osservato con tanta curiosità fino ad un momento prima. Tornò con l'attenzione ancora una volta sul mio pettorale sinistro. Io intanto le cominciai ad accarezzare la coscia che era posta sopra le mie gambe e la sentii rabbrividire.

<<Non capisco cosa sia>> disse con la fronte corrugata.
<<É una data. Un anno, veramente>> risposi osservando anche io i numeri romani incisi nella mia pelle. <<Sai cosa significano?>> le domandai. Scosse la testa.

<<Non ne ho idea>>.

Le presi il bacino e lo appoggiai sopra il mio, per guardarla bene negli occhi scuri.
Non resistetti a lungo solo guardandola e cominciai a baciarle il collo, con tocco morbido.
Strinse tra le mani i miei capelli, cedendo lentamente.

<<É l'anno di nascita di Noah>> dissi tra un bacio e l'altro, sospirando. Lei tornò a guardarmi.

<<Davvero? Spero soltanto che tu sappia quello che hai fatto altrimenti potresti aver scritto "nachos" sul petto per tutta la vita>> osservai il suo volto, ancora un filo addormentato, mentre rideva.
<<Non lo ha ancora visto>> le rivelai, lasciandola perplessa.
<<Perché no?>> domandò curiosa.
<<Non voglio che lo sappia, lo noterà da solo>> nella mia mente quella era stata una buona idea, ma Ashley sembrava non pensarla come me.
<<Dovresti, é un po' svampito e penserà davvero tu ti sia scritto qualche cazzata da ubriaco>> accantonai per un attimo la questione, tornando a guardare Ashley posta sopra di me.

<<Ne parliamo dopo>> dissi e le strinsi i fianchi spostandola meglio sopra di me, per farle capire quel che volevo.

Le si accese una scintilla negli occhi.

Cominciai ad accarezzarle il fianco mentre il mio bacino si muoveva sul suo. Sempre più velocemente, prendendo il ritmo.
Si appoggiò sul mio petto, cominciando a sospirare sul mio orecchio. Il suo respiro mi motivò a continuare, più velocemente e con più urgenza.
Mi continuava a stringere i capelli, con le mani attorno al mio collo, mentre io la tenevo salda per le cosce.

La sentii ansimare nel mio orecchio e poco dopo feci lo stesso. Le accarezzai la schiena piena di brividi.

Lei era l'unica a farmi sentire così fottutamente bene, così libero.

Rimanemmo distesi sul letto fin quando i nostri respiri non tornarono regolari. A quel punto Ashley si alzò dal letto, per andare in bagno.

Scendemmo a fare colazione, mentre tutti gli altri ci aspettavano già al tavolo. Ashley salutò tutti i presenti mentre io lanciai uno sguardo a Cameron.

<<Che nottataccia, non sono proprio riuscito a dormire. C'erano dei rumori strani>> fulminai mio fratello con uno sguardo, mentre Ashley fece finta di nulla, per non far insospettire Will.
<<Strano, io ho dormito molto bene invece>> gli rispose lei.

Io, Cameron e Noah ci alzammo per prendere qualcosa da mangiare al buffet della colazione, al contrario di Ashley e il suo coach che rimasero seduti a parlare.
Mi girai a guardare se tutto fosse ok e Ashley mi lanciò un'occhiata ammiccante, che mi fece subito capire l'argomento della loro discussione.

<<Come ti senti per oggi?>> domandò Cameron.
<<Bene, mi sento abbastanza pronta>> rispose.

Presto Will ci abbandonò per tornare nella sua stanza.

<<Beh ragazzi, il vostro divertimento é anche il mio, quindi brinderemo alla verginità andata delle mie povere orecchie>> Noah alzò una tazza con all'interno del liquido che riconobbi subito.
<<Come cazzo hai fatto a trovare della birra alle sette del mattino?>> domandò Cameron sorpreso quanto me.
<<Ho delle doti magiche, dovresti saperlo Cam Cam>> continuò a tenere alzata la tazza.
<<Al sesso sul balcone confinante del vicino ottantenne>> Noah bevve la sua birra ma, nessun'altro si unì al suo brindisi.

<<Novità da Saint Ville?>> domandò Ashley mentre addentava della frutta, l'unica cosa che aveva preso dal buffet.
<<Niente di che, è sempre la solita cittadina, sempre le solite persone di merda>> le disse mio fratello.

Sussurrò per non farsi sentire da quelli intorno a noi.

<<Con chi avete fatto a botte?>> tutti ci irrigidimmo a quelle parole e ripensammo per un attimo ad alcune notti prima.

Guardai Noah, dopo la domanda di Ashley. Nessuno di noi si aspettava che se ne accorgesse o forse ci era semplicemente passato di mente.

<<Cazzo, non sono così stupida. Me ne accorgo>> disse alzando un po' di più la voce.
Effettivamente non eravamo stati così cauti la notte in cui avevamo affrontato dei coglioni dalla cittadina vicino Saint Ville, al di là delle colline.

<<Restane fuori>> disse Noah affrettato. <<Erano ubriachi ed eravamo gli unici in zona, ci hanno fermato e noi ci siamo solo difesi, nulla di più>> nessuno le avrebbe detto la verità. Nessuno di noi tre le avrebbe detto che avevano decine di pistole con loro. Nessuno le avrebbe detto che ci volevano uccidere perché eravamo conoscenti di uno delle loro zone con cui avevano brutti rapporti. Nessuno avrebbe mai detto nulla di questo ad Ashley, perché lei ne sarebbe sempre dovuta restare fuori finché poteva.

Ormai la notizia che io e Ashley stavamo insieme si era sparsa per Saint Ville e confini, ormai tutti sapevano che prima o poi qualcuno le avrebbe fatto del male, ma continuavo a voler pensare che finché si trovava lontana dalla California fosse al sicuro. Ma sapevo che mi sbagliavo.

Prima o poi tutti quelli con cui avevo rapporti precari, che avevo affrontato senza pensare alle conseguenze, avrebbero scoperto chi era e dove si trovava, ma speravo quel giorno arrivasse il più lontano possibile, anche se non sarei mai stato pronto a quell'avvenimento.

<<Non potete dirmi di starne fuori ormai, ci sono dentro tanto quanto voi>>
<<No invece>> le dissi fermamente. <<Tu non sei dentro la faccenda>> si girò verso di me.
<<Si Logan, ne faccio parte eccome>> non mi voleva dare retta, anche se la proteggevo per il suo bene.
Noah continuava a passare lo sguardo da me, ad Ashley a Cameron e a ridere con quest'ultimo.

<<Che cazzo hai da ridere?>> gli domandai infine, scocciato.
<<Noi sappiamo una cosa che voi non vi rendete conto di sapere>> non capii di cosa parlasse, ma in ogni caso lo zittii con uno sguardo e un <<Ok>>.

Tornai a guardare Ashley con uno sguardo serio, dicendole con lo sguardo di stare alla larga dalle faccende che riguardavano solo noi e che la potevano mettere in pericolo.

Tornammo in camera e mentre io rimasi sul letto al telefono, Ashley cominciò a prepararsi prima il trucco, poi i capelli e infine si mise il body e la tuta sopra.

<<Sono pronta>> annunciò. Tolsi lo sguardo dal telefono per guardare lei.
<<Bene>> le dissi alzandomi pigramente, giusto in tempo per aprire la porta a tutti gli altri.

<<I taxi ci stanno aspettando qui sotto>> disse Will, avvisandoci.

Scendemmo nella hall dell'hotel, io ed Ashley salimmo su un taxi mentre gli altri tre sull'altro.

<<Tranquilla>> dissi fermandole la gamba che continuava a muovere nervosamente. <<E' tutto apposto>> mi prese la mano senza dire niente, forse non trovando parole giuste per esprimere quello che le passava per la mente.

<<Ti posso dire una cosa?>> domandò dopo qualche minuto di silenzio. Annuii.

<<All'inizio, quando ero arrivata a Saint Ville e vi avevo incontrato, beh, pensavo che sarebbe andato tutto diversamente>> la guardai confuso.

<<Neppure io pensavo sarebbe andata così, o almeno, non proprio in questa maniera>> le dissi.

<<Insomma, io pensavo di non mettermi con te, di non avvicinarmi proprio in realtà>> continuai ad ascoltarla silenziosamente poiché il mio stomaco cominciò a produrre uno strano bruciore.

<<Pensavo che, se mi fossi messa insieme a qualcuno, quello non saresti stato tu. Ero quasi convinta che mi fosse cominciato a piacere Noah , prima che noi ci avvicinassimo>> mi morsi il labbro inferiore con i denti. Quelle parole mi facevano così male nonostante fossero al passato.

<<Ma dopo quel giorno, in cui ho litigato con i miei genitori e tu, nonostante tutto, sei rimasto accanto a me, ho capito che avevo sempre pensato al fratello sbagliato. Lo so, è strano>>

Rimasi immobile, guardando attraverso il finestrino oscurato del taxi. Non sapevo cosa dire. Non sapevo bene come reagire.

Vedevo con la coda dell'occhio che lei mi mandava delle occhiate ogni tanto, capendo che quelle parole mi avevano spiazzato e che sarebbe stato meglio per entrambi se non le avesse mai dette. Continuò per tutto il viaggio a mordersi nervosamente le pellicine intorno alle unghie, probabilmente anche facendo uscire del sangue.

Quando arrivammo all'arena, ci dividemmo da Ashley e Will per andare sulle tribune per prendere posto a sedere. Non le dissi niente, lei mi diede un rapido abbraccio prima di entrare dall'ingresso laterale che portava agli spogliatoi, ma si sentiva intorno a noi un certo distacco, che prima non c'era mai stato.

<<Perché hai quel muso lungo?>> domandò mio fratello mentre eravamo in coda per entrare alla biglietteria. Alzai lo sguardo da terra. Chiusi un occhio, accecato dal sole del primo pomeriggio che trapassava tra le nuvole e mi coprii con la mano dalla luce.
Scossi la testa. <<Nulla>>.

<<Non sembra proprio sia "nulla">> rispose. <<Se hai litigato con Ashley però non mi voglio mettere in mezzo, mi fate paura da arrabbiati>>

<<Non siamo arrabbiati, non lo potrei mai essere con lei, ha solo detto una cosa che mi ha fatto rimanere male>> avvolse il suo braccio alle mie spalle, nonostante fosse più basso di me di qualche centimetro.

<<Fratellone, ti devo proprio dire una cosa che non so se ti farà molto piacere>> guardai sospettoso Cameron, ma scosse la testa per dirmi che non sapeva neppure lui di cosa stesse parlando Noah.
<<Sei cotto a puntino, come un gambero al vapore, o una lasagna al forno o... non lo so, decidi il cibo che più ti piace, ma sappi che non ti puoi più surgelare>> gli scompigliai i capelli già disordinati naturalmente.

<<Non ascolto i tuoi pareri su questi argomenti, sei inaffidabile e lo sai>> gli spuntò un ghigno sulla faccia.

<<Sarò anche inaffidabile, ma tu sei proprio rincoglionito per lei>> mi diede dei colpetti sulla spalla. <<Te lo dico da fratello>>. Gli diedi una sberla leggera sulla testa.

<<Diglielo anche tu>> chiese aiuto a Cameron.

<<Devo dare ragione al coglione, non sei mai stato così neppure i primi tempi che ti frequentavi con la Johnson>> feci una faccia schifata.
<<Di lei non me n'è mai importato nulla, ci stavo insieme solo perché aveva un bel culo>>

<<Quindi hai trovato un culo migliore?>> feci il dito medio ad entrambi.
<<Non ci sto solo per il culo con lei>> vidi Cameron esultare.

<<Mi devi quindici dollari>>> disse a mio fratello facendo una piccola danza vittoriosa.

<<Che cazzo state facendo?>>

<<Lui aveva scommesso che ti piacesse più il culo, io avevo mirato un po' più su e quindi ora devo dargli quindici fottuti dollari>> diedi una pacca ad entrambi.
<<Siete dei coglioni>> scossi la testa con disapprovazione.

<<Ma almeno io ho quindici dollari in più>> mi sventolò davanti le banconote che gli aveva appena dato controvoglia Noah.
<<Smettila>> gli dissi e in quel momento aprirono le porte per farci entrare e prendere posto sulle gradinate.

Mi stupii di quante ragazzine, bambine insieme alle madri e famiglie potessero andare a vedere Ashley e altre ragazze gareggiare, ma mi resi conto di quanto in quel mondo lei fosse conosciuta ed apprezzata con cartelloni e urla di tifo durante i suoi esercizi.

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