The Spector of The Moon [MOON...

By Nives_as_snow

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🥇Prima classificata con il capitolo Lo Specchio nel contest di @ciambella198 Non ho passato il test di Rorsc... More

Premessa
Lo Specchio
Sepolto
La Trappola
Il Traditore
Ceneri
La Tomba
Campi d'Oro
Riconoscimenti

La Missione

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By Nives_as_snow

Inspira aria rovente Marc, mentre ogni passo che l'avvicina a uno dei mercati rionali del Cairo sembra pesare quanto un macigno ferroso aggravato dalle catene di tutti i peccati commessi nel corso della sua vita. È il luogo designato per l'appuntamento con Layla. Si è mostrata comprensibilmente indisposta a incontrarlo, dopo mesi dall'ultima volta nella quale si sono visti: la loro prima notte di nozze, la stessa nella quale suo marito s'è dileguato senza degnarsi di darle una spiegazione.

Il mercenario è riuscito a contattarla da un vecchio telefono con un numero di cui sono a conoscenza solo lei e pochissimi altri fidati. Nessuno si recherà al rispettivo alloggio dell'altro: è un rischio troppo alto.

Dallo zenzero al cardamomo, dalla cannella ai semi di anice, fino al peperoncino, ai chiodi di garofano, all'alloro e al prezzemolo, un tripudio di aromi odorosi satura le narici dell'ex marine. Le spezie, vendute sfuse in sottili polveri variopinte, effondono dai banchi alimentari, vengono impiegate nelle più svariate preparazioni: dal gustoso hummus profumato al cumino, alle note fragranti del gollash, una sfoglia simile alla pita greca ripiena di formaggio o macinato di manzo.

Una distesa policroma, dal giallo al porpora, colora i carretti degli ambulanti allestiti di teli di lino e cotone, di foggia resistente, sui quali vengono esposte le merci mentre, per ovviare alla calura, sottili teli bianchi in ramia ondeggiano in alto, disposti tra una struttura e l'altra, smossi dall'imperituro vento della piana desertica che aggiunge un tocco terroso tra le pieghe dei tessuti.

La dottoressa El-Faouly raggiunge l'uomo alle spalle, sorseggiando il suo karkadè. Sfumature raffinate e lievi s'incrociano, legando l'eleganza del fiore d'ibisco a sentori agrumati e ai suadenti accordi ambrati. I ricordi di Marc viaggiano, trasportati da odori e sapori, attraverso la terra lontana e misteriosa che è diventata la sua casa; che lo unisce a colei che ama e deve proteggere. La sente arrivare, ne riconosce il profumo seppure non possa ancora vederla. Lo scalpiccio cadenzato dei passi di rosa del deserto sono una musica che il suo cuore conosce. Le suole di cuoio picchiettano ritmicamente il terreno battuto sollevando piccole volute polverose a ogni falcata.

«Non speravo saresti arrivata» mormora l'ex soldato.

«Hai una faccia di bronzo incredibile!» Controbatte lei piccata.
Gli occhi volutamente direzionati in un punto indefinito, l'archeologa sugge da una cannuccia la bevanda rinfrescante trattenendo l'istinto di schiaffeggiare l'individuo che l'ha abbandonata, mesi prima, dopo averle giurato amore eterno.

La donna non proferisce parola. Un silenzio pesante fende l'aria tra lei e l'uomo che all'anagrafe è suo marito. E se Marc Spector non è mai stato tipo di molte parole, e Layla El-Faouly ha sempre sopperito a questa mancanza per entrambi, l'ultima ultima cosa che la dottoressa desidera però, in questo momento, è rendersi ancora disponibile verso un tale che a volerlo definire infame sarebbe un'offesa grave nei confronti di chi del disonore ne fa uno stile di vita.

Layla ha sempre sopportato i suoi silenzi, il non detto tra loro, per l'amore e una presenza che Marc le aveva sempre dimostrato a fatti ma la sparizione, dopo essersi promesso a lei, è un'onta cui l'erede dell'archeologo più stimato del Cairo potrà difficilmente passare oltre.

«Sono qui solo per affari. Dunque, o ti decidi a parlare o giro i tacchi.»

«Harrow evocherà lo spirito Ammit per esserne il rappresentante, sulla terra. È qui al Cairo apposta. Lo sai che significa questo, vero?»

Il silenzio è il tacito assenso che Layla gli rivolge e rompe solo dopo aver dosato attentamente le parole, trattenendo gli insulti dei quali vorrebbe sommergerlo.
Ti senti minacciato dalla concorrenza Cavaliere della Luna, figlio di un becco?
«E da me che vuoi? Arrangiati con i tuoi superpoteri! Non ti servo io.»
Non tira la questione per lunghe.

«Ha lo scarabeo.»

«Glielo hai consegnati tu!» lo incenerisce Layla. «E io che credevo lo avessi messo al sicuro... Ci hai venduti! Con che coraggio ti presenti da me? Mi hai sposata per sottrarmelo e fuggire col guadagno che ti è fruttato, brutto bastar...» s'interrompe bruscamente non volendo trascendere.
«Dunque, vediamo, fammi pensare. Dopo esserti dato alla macchia, pensando bene di prendere con te un piccolo souvenir di poco conto, unico cimelio che gronda ancora del sangue di mio padre? Proprio lo scarabeo. Bravo. E furbo."
Mani sui fianchi, Layla le lascia cadere in segno di stizza. La bustina del karkadè, ancora mezza piena, giace in un cestino dei rifiuti poco distante. «Riesci a farmi andare di traverso persino da bere, Spector. Hai premeditato tutto, ma ti è andata male perché Harrow ti ha trovato anche se sei scappato in Europa. E così ti sei ricordato che ti servono le mie conoscenze in Egitto, americano, per chiudere il conto rimasto in sospeso anni fa e che tanto ti sta a cuore: compiere la tua personale vendetta contro le persone del tuo passato, Marc. So tutto!»

«Layla, capisco ch-»

«Cosa capisci, Marc Spector? Che stupida. Hai usato gli Aralune e mio padre, come hai fatto con me.
La vendetta è l'unica cosa che ti è sempre interessata davvero e solo io potevo portarti ancora sulle tracce di Bushman e Harrow. Il nostro non è stato un incontro frutto del caso. Hai pianificato tutto nei minimi dettagli: volevi ritrovare la bambina che hai risparmiato, vigliacco dal capo coperto*. Sai, dopo la tua sparizione, all'indomani del nostro matrimonio, ho ritenuto opportuno fare qualche ulteriore ricerca su di te. Per la prima volta, dalla morte di mio padre, mi ero fidata di qualcuno. Di te. E ho fatto male. Tu invece quando pensavi di dirmi che facevi parte della spedizione nella quale lui fu ucciso? Mi hai cercata di proposito. Del resto che altro avrei potuto aspettarmi da un assassino

Glielo sputa fuori dai denti con una furia che lo colpisce in pieno stomaco, contorcendogli le viscere fino a provocargli la nausea. Gli occhi si fanno acquosi al di sotto della visiera del berretto che, in maniera del tutto provvidenziale, gli copre gli occhi a non mostrare quanto le parole della donna lo abbiano trafitto nel profondo.

«Sei arrabbiata, ma ti spiegherò tutto dopo che avremo trovato Harrow. Se arriva da Ammit prima di noi, la vita di moltissime persone sarà in pericolo, lo sai. Quando questa storia sarà finita, ti racconterò com'è andata veramente. Non è come pensi, Layla, te lo giuro, ma ora non c'è tempo. Dobbiamo fermare quei due prima che accada l'irreparabile.»

Istintivamente il mercenario allunga una mano fino a sfiorare quella della dottoressa El-Faouly. Le falangi tremule e gelide dell'uomo sfiorano il palmo vellutato della delicata mano femminile. Un brivido silenzioso s'irradia dalla punta delle dita di Spector e della ragazza propagandosi fino alla nuca di entrambi mentre i loro occhi, calamitati gli uni da quelli dell'altra, emanano scariche elettriche ad alto voltaggio. La ragione reclama, il cuore si scontra con i gesti in un'unione che va oltre il razionale. Layla si distacca per prima.

«Muoviamoci. I miei informatori al Cairo mi hanno riferito che gli uomini di Bushman sono già arrivati alla tomba attraverso lo scarabeo. Hanno ovviato ai permessi, facendo fuori le guardie poste a protezione del sito e hanno iniziato le operazioni di scavo. È questione di pochissimo prima che giungano al punto esatto del sotterraneo nel quale si trova la stanza funeraria che ospita il sarcofago del nostro amico Alessandro» ingiunge la dottoressa El-Faouly.

«Alessandro?» chiede basito Spector mentre superano i banchi degli ambulanti in direzione di una jeep parcheggiata poco distante che li porterà a destinazione.

«Magno, sì, mai sentito?» lo incalza sarcastica mentre si pone alla guida del mezzo. «Sai, ho la mia rete di conoscenze qui. Non mi serve menare le mani o peggio, come di tua abitudine, per costringere la gente a parlare. A proposito, hai l'avambraccio e la camicia sporchi di sangue, là dietro ho portato un cambio della roba che hai lasciato in Giordania, a casa nostra. Ti sarebbe servito una volta tornato all'ovile, pecorella smarrita. Chi altri conosce questo posto come le sue tasche. Sempre di un El-Faouly avrai bisogno qui, nonostante la tua grande esperienza di uomo navigato. E io necessito comunque di te per il lavoro sporco del quale sei molto pratico. Il mandante dell'omicidio di mio padre deve pagare. Ti sei impegnato tanto perché non scoprissi mai nulla e guarda un po'? Mi hai portata dritta da lui. Per quanto riguarda il suo tirapiedi, egli può essere assicurato alla giustizia o alla tua personale vendetta, non mi interessa. Quando avremo finito avrai la tua contropartita, mercenario. Ripulisciti, adesso. E sia ben chiaro che faccio tutto questo per me. E per onorare mio padre.»
Il resto del tragitto prosegue in un silenzio pesante pregno di rimpianti e sensi di colpa.

«Si sono organizzati bene qui, per essere dei fuorilegge» osserva Marc sarcastico, notando la disposizione regolare delle tende da campo e la fuliggine sulla terra brulla, inequivocabile residuo della combustione dei fuochi da bivacco notturni adoperati nell'accampamento. «Saranno arrivati da almeno un paio di giorni» mormora, chino sulle ginocchia, mentre annusa il residuo di cenere che ha raccolto sul terreno e la cui grana ha lasciato scorrere tra i polpastrelli.

«Non è il momento per le congetture.»
La dottoressa El-Faouly muove qualche passo verso Marc per sistemare l'imbracatura. Stringe saldamente le stringhe di tessuto, sulla schiena, fissandole a robusti moschettoni. A ogni stretta Marc sente il respiro mozzato da una fitta. Il camice, i vestiti chiari che indossa per sopportare la calura del deserto e le cinte che si stringono attorno al suo corpo rievocano i dolorosi anni trascorsi nell'istituto psichiatrico. Ogni parte della sua persona pare diventare roccia, inerte persino al richiamo di Layla. «Marc Spector, mi prendi in giro? Se non ti dai una mossa ti pianto in tronco.»

Non è stato che un flash back – uno dei tanti – e Marc torna alla realtà, interloquendo nuovamente la donna.
«Come conosci il punto esatto dal quale partire in questo labirinto minossico?» sibila agro il mercenario. Il calpestio delle suole, quando gli stivali dei due toccano la parete rocciosa della gola che li conduce all'ipogeo, è l'unico suono che torna alle orecchie del mercenario.
«Hai infranto il patto e sei andata da Mogart a prendere la mappa custodita all'interno del sarcofago di Senfu? Da sola per giunta.»

Arrivati sul fondo del crepaccio, Layla gli si avvicina perché entrambi possano disarmare la parte di attrezzatura da discesa fissata sulla schiena di entrambi, per riporla negli zaini.

Marc la incalza «Hai violato la resa pattuita con quell'antiquario senza scrupoli, su Madripoor? Cedergli la mappa ti è valsa la vita, sull'isola del tesoro, mia provetta Indiana Jones. Che cosa ha voluto lui stavolta, in cambio? C'è un solo pezzo da collezione che brama al pari di quelli veri.»
Layla gli punta l'indice al centro del petto battendolo ritmicamente allo scandire di ogni frase. «Non c'è diritto d'appartenenza sulla mia persona, Spector. E poi, fata Smemorina, il tuo amico britannico, Steven Grant, mi ha dato una mano provvidenziale. Dovresti ringraziarlo sai? Le tue amnesie strategiche ti impediscono di ricordare quello che combini quando lasci il comando al becco parlante che dà ordini al suo soldatino fatto di bende? Li hai fatti fuori tutti, Anton Mogart compreso. Falciati via con le lame affilate in dotazione alla tua armatura superaccessoriata che a confronto le razor bats di Norman Osborn sono giocattoli per bambini, Spector. Il resto li hai stesi a colpi di choku tsuki. Io ho contribuito a pararti il culo.»
«Layla, t-tu... non sai»
"Invece so, oramai. Tutte le cose che mi hai nascosto, e per certi versi dovrebbe dispiacermi per te, ma non posso perdonare un infame» ringhia rosa del deserto tagliente come l'intreccio monoclino che compone il tipico sedimento calcareo delle zone desertiche.

Al limite dell'esasperazione, come un animale ferito, Marc affretta il passo verso Layla che lo precede di poco, in avanscoperta. La afferra da un braccio e la volta verso di sé costringendola spalle alla parete rocciosa «Tu non sai niente. Non puoi sapere. Tu sei stata amata.»
Un luccichio spettrale saetta nelle pupille dell'ex marine che Layla può giurare d'aver visto roteare verso l'alto per poi trasformarsi in un buco nero che ti ingoia. La voce dell'uomo vira verso una tonalità baritonale più roca dalla inaspettata inflessione ispanica.

«Marc,» soffia Layla con un filo di voce. Per la prima volta vede davanti a sé uno sconosciuto. Per la prima volta ne ha paura. «M-Marc, il braccio. Mi fai male.»

L'uomo rilascia immediatamente la presa e indietreggia, flettendosi sulle ginocchia mentre si tiene le tempie con entrambe le mani.
Layla non si muove. Spalle alla parete di roccia ne studia i movimenti stando allerta a bloccarlo se solo si azzarda a toccarla ancora. L'uomo resta immobile qualche secondo, quel tanto che la dottoressa El-Faouly riprenda la sua marcia, assicuratasi che Spector sia tornato inoffensivo nei suoi riguardi.

«Ehi, ehi, aspetta» le fa seguito l'eco di una vocetta stridula che s'infrange contro i calanchi calcarei, mentre si addentrano all'interno della gola. L'accento britannico fa sussultare l'archeologa che si volta a guardare un uomo, palesemente non giovanissimo, che ha però sul viso l'espressione di meraviglia di un ragazzino dinanzi alle maestose sculture poste all'ingresso delle catacombe. La donna è quasi certa di aver assistito a una metamorfosi plurima di Marc Spector, nel ravvicinato arco di tempo di pochi minuti. Quante persone diverse possono coesistere in lui? Quando ha preso informazioni più approfondite sul passato di suo marito, Layla è riuscita a sapere del disturbo di personalità da cui Marc è afflitto e, del quale, non l'ha mai messa al corrente. Una parte di lei ne comprende le motivazioni. Chi accetterebbe di vivere con una persona potenzialmente capace di compiere ogni genere d'azione senza ricordarsene in seguito.
Lo osserva: i grandi occhi sgranati, uno sguardo limpido e la bocca semidischiusa in un piglio colmo di curiosità mentre scorre le mani sul piano del monolito, intento a tradurre i geroglifici che dovrebbero indicare quale dei tanti corridoi possa portarli alla esatta ubicazione del sarcofago.

«Che poi, Layla, mi spieghi perché Alessandro Magno è stato l'ultimo rappresentante terrestre di Ammit?»
«Steven?» chiede El-Faouly.

«Per servirti. Sono io, sì. E-e ovviamente è stato difficile convincere il mio coinquilino musone che il più intelligente è il sottoscritto e che quindi doveva farsi da parte, perché l'Egitto è materia mi-»

«Steven, va bene-va bene, abbassa la voce. Vuoi farci trovare e ammazzare dagli scagnozzi di Harrow e Bushman? Dai, quattro occhi sono meglio di due. Tu traduci una parte, io l'altra. In silenzio, eh. Facciamo meno rumore possibile» bisbiglia Layla a un palmo dal viso del commesso del negozio di souvenir di un lontano e immaginario museo londinese, sollevata di proseguire il suo viaggio con la più tranquilla delle personalità di Marc. Le fa quasi tenerezza. Dovrebbe avercela a morte con lui, indistintamente. Invece prova tenerezza. La scintilla del sentimento forte che ancora nutre per suo marito viene evocata in maniera inaspettata dalla goffagine di Steven, la parte fanciullesca che Marc ha sempre nascosto sotto la corazza. È una parte saggia a suo modo, sensibile. Quella che non si vergogna di mostrarsi per ciò che è, quindi la più forte, perché non c'è coraggio più grande che accettarsi ed essere se stessi in un mondo che ci vuole tutti uguali.

Angolo Autrice:

Vigliacco dal capo coperto: un'allussione voluta al nemes copricapo di Moon Knight ma anche un richiamo alla modalità d'esecuzione della troupe di El-Faouly e Aralune, fatti tutti incappucciare dai propri sicari (mercenari perlopiù), anch'essi a volto coperto per non essere riconosciuti.

Razor bats: sono una delle armi da taglio utilizzate dal Green Goblin, al secolo Norman Osborn, storico nemico di Spider-Man. Il cattivo Marvel più iconico di sempre, per me. Gli fa degna concorrenza il santone Arthur Harrow, un villain controverso che quasi ispira empatia a causa del suo tormento interiore che tanto ha richiamato alla mia memoria proprio il noto personaggio interpretato dal mostro sacro Willem Dafoe.

Ho deciso di dividere in due parti distinte quello che doveva essere un unico capitolo che va a dipanare una matassa che la serie ha lasciato imbrigliata nella domanda che il saggio-ingenuo Steven pone a Layla: «Perché Alessandro Magno è stato l'ultimo rappresentante terrestre di Ammit?»

Per saperlo restate connessi, la seconda parte sarà il ponte tra fumetto e serie che gli sceneggiatori non ci hanno mostrato e che sto ricostruendo provando a imbastire un collegamento storicamente plausibile. Modalità Nives Angela inserita, se avete la pazienza di seguirmi, nel prossimo capitolo aggiungeremo un altro tassello a ritroso, che srotola la matassa intricata del passato di un uomo dalla mente complicata.

Buon fine settimana, figli della vendetta.

Nives 🤍.

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