The Spector of The Moon [MOON...

By Nives_as_snow

2.1K 481 974

🥇Prima classificata con il capitolo Lo Specchio nel contest di @ciambella198 Non ho passato il test di Rorsc... More

Premessa
Lo Specchio
Sepolto
La Trappola
Il Traditore
La Missione
La Tomba
Campi d'Oro
Riconoscimenti

Ceneri

145 48 118
By Nives_as_snow

Limbo

Non posso aiutare qualcuno che non vuole essere salvato.

Arthur Harrow

Cerca di aprire gli occhi, Marc. Le palpebre paiono lamiere rugginose, puntellate di spilli, che graffiano le cornee.
Non ha più lacrime. Oh, sapesse ancora piangere. L'otre del dolore è trabordato nel tempo di un passato così lontano che l'ex marine s'è convinto, quasi, non sia successo realmente a lui. L'essenza del suo vissuto è andata persa insieme ai cocci di una vita infranta. Non si rimette insieme un vaso rotto. Ad ogni tentativo i pezzi non collimano, al pari dell'esistenza caotica di ciò che non è un uomo ma uno spettro.

È incatenato nella prigione dalle pareti bianche. Murato vivo insieme ai suoi malcapitati compagni di viaggio.

Sprazzi di lucidità, forse, srotolano pian piano i ricordi; tessere di un puzzle astratto che vuole tornare in ordine.

Ordine. Un ossimoro altamente presuntuoso sulle labbra di un folle. Accasciato su di una sedia a rotelle, non regge il peso del proprio corpo e della propria coscienza, soprattutto.

La vista gli restituisce le porte aperte su un mondo che si sforza di percepire come reale. Londra, il museo, il negozio di souvenir. E ancora, i suoi colleghi, Donna, l'amabile arpia, Bertrand Crawley, il mendicante seduto presso la fontana, suo fedele amico. Tutti nella sua testa, o meglio in quella con molta immaginazione di Steven Grant.

Chi è Steven Grant? È l'immagine riflessa su una superficie specchiante. Un curioso grillo parlante, che soffre di logorrea, capace di risucchiarti in una spirale di sensi di colpa tale da far impallidire l'originale di Collodi.

Una giostra di mille ombre sfuocate vortica dinnanzi al volto vacuo di un povero pazzo, in un andirivieni ripetitivo.
Che cosa è la sua vita? Cosa è reale oppure no?

Visi e voci si deformamo, si dilatano, lo ingoiano. Avverte le tempie stritolate come da una pressa d'acciaio. Stanno per scoppiare. Scie umide e calde gli percorrono il viso trasfigurato da un dolore che gli strappa respiri stentati. Pensa di non essere più in grado di provare niente, eccetto il vuoto, ma quel minuscolo calore sulle guance scavate gli ricorda che è ancora vivo.

Reo colpevole, si ritrova al cospetto di un uomo distinto, dalle iridi azzurro cielo. Il dottor Harrow gli parla in tono serafico. Disquisisce della differenza tra fatti e punti di vista.

La sua voce arriva in una eco lontana e incomprensibile, a Marc Spector, fino a che il Ponzio Pilato dinnanzi a lui si lava mani insanguinate e una coscienza nera come la pece, pronunziando il suo giudizio pesante.

Non posso aiutare qualcuno che non vuole essere salvato.

Una voragine risucchia e rivomita fuori Marc Spector da quella che è una verità assoluta al sapore di fiele.

Solleva gli occhi arrossati. Le pupille, dilatate dalle massicce dosi di droghe tranquillanti, sono un misto di prostrazione e mestizia. Implorano pietà e nel contempo si riempiono di una nuova consapevolezza: non si può aiutare qualcuno che non vuole essere salvato.

«Tu, tu mi hai sparato» biascica il pazzo. Il puzzle si ricompone di frammenti sconnessi ma che uniti tra loro acquistano senso mentre si trova nel limbo tra vita e morte. Ricorda Marc. Il Cairo. La bambina. Jeremias Aralune e il suo collega: Abdullah El-Faouly.

Verità

Era stato vittima di un tentativo di corruzione da parte della squadra di scavi concorrente a quella di Aralune, capeggiata da un tale Raoul Bushman. Avido di essere il primo a trovare lo scarabeo all'interno del sarcofago di Seti, aveva suggerito a Marc di essere la spia pronta a dare il segnale che avrebbe permesso l'aggressione e l'uccisione dell'intera squadra di Aralune, da parte dei propri manigoldi. Dovevano morire tutti, nessuno escluso. Nemmeno la figlioletta adolescente dell'archeologo più stimato del Cairo sarebbe stata risparmiata.

El-Faouly aveva chiamato nella sua terra il fidato amico e collega Jeremias Aralune, da Chicago, per unire le forze delle loro squadre e intraprendere insieme la missione che li avrebbe condotti a una scoperta mistica. Una volta trovato lo scarabeo, nel sarcofago di Seti, esso sarebbe stata la bussola verso la tomba di Ammit. Aralune ed El-Faouly volevano capire se davvero ci fosse una connessione tra gli dèi egizi nell'aldilà e il mondo dei viventi. Trovare Ammit avrebbe svelato l'arcano e rivelare come sfruttare questa connessione tra il mondo dei vivi e quello dei morti.

La missione era ad alto rischio, poiché si trattava di giungere a "un tesoro" altamente conteso. Aralune, dunque, si era circondato dei migliori ex combattenti addestrati, pronti a tutto per difendere il sito di scavi da aggressioni esterne.

Marc presiedeva un drappello di suoi fedelissimi commilitoni ai tempi delle missioni irachene. Radunatili, dopo la conversazione tenutasi in gran segreto con Bushman, Marc aveva finto di assecondare quest'ultimo e invece si era raccomandato ai suoi di eseguire una contromossa, studiata per impedire l'agguato ai danni di Aralune e fare invece fuori i tirapiedi di Bushman ed egli stesso.

Marc dette il segnale d'ok agli aguzzini asserviti all'avversario di Aralune, ma appena essi irruppero nell'area del sito dove si trovava la troupe di El-Faouly, i compagni di Spector iniziarono a sparare dalle retrovie per coprire Aralune. Intanto Marc, con l'aiuto di altri due uomini, proteggeva gli archeologi. Era riuscito a farli nascondere tra alcune grosse rocce nella piana dei lavori, fino a che un colpo assestato alla nuca, dal calcio di una pistola, non lo aveva tramortito.

In stato di semincoscienza riconobbe, dai vestiti, tra gli uomini incappucciati, uno del suo gruppo.
Cercò con tutte le proprie forze di strisciare verso Jeremias e Abdullah che erano stati fatti inginocchiare, insieme agli altri ricercatori del loro entourage.

Sapeva quale scempio si sarebbe compiuto di lì a pochi istanti. Gli occhi iniettati di terrore, si issò sulle proprie ginocchia e, infilato un passamontagna per non rendersi riconoscibile agli avversari, riuscì a sparare per primo, colpendo gli assalitori. Poco dopo sopraggiunsero i suoi compagni a dargli manforte. L'amico Aralune e il suo gruppo di ricerca erano salvi.

Gli occhi di Spector saettavano, attenti a non perdere di vista coloro che avrebbe dovuto proteggere nella concitazione del momento. Gli si gelò il sangue quando vide alcuni scagnozzi di Bushman trascinare fuori da una spelonca la ragazzina, figlia di El-Faouly. Una furia cieca lo pervase. Era un mercenario ma il suo codice non prevedeva lavoro sporco ai danni di indifesi. L'avrebbe protetta a qualunque costo. Cauto, trovò il modo di avvicinarsi ai tre che l'avevano agguantata. Una serie di spari, uno in fila uno all'altro però, destò forzatamente la sua attenzione. Quando voltandosi di scatto realizzò cosa fosse successo, il tempo parve fermarsi e inghiottire, a rallentatore, ognuno dei presenti. Un urlo gutturale si levò dalle fauci riarse di Spector nel mentre il Giuda facente parte del loro team puntava l'arma alla nuca di El-Faouly.

Aralune giaceva già riverso in un lago purpureo insieme ai corpi degli altri collaboratori. Non era arrivato in tempo per Jeremias. Forse poteva salvare Abdullah.
Le gambe scattarono leste sui massi rocciosi in un ultimo disperato tentativo di impedire l'inevitabile. Uno sparo, due, fendettero l'aria putrida del lezzo nauseante di un massacro a cielo aperto. Il pulpo degli avvoltoi festanti, in procinto di un succulento banchetto, faceva già udire il proprio canto funereo sul crinale oltre i calanchi.

Il sangue del più stimato ricercatore del Cairo colò sulla sua nuca, lungo il variopinto foulard color ciclamino che gli riparava il capo. Tinse dei colori della morte il fine ricamo intarsiato di bisso raffigurante uno scarabeo d'oro.

Parte d'esso schizzò sulla camicia color senape di Marc Spector. Egli guardò quelle strie dense intersecarsi sul tessuto della propria casacca e in una frazione di secondo alzò un ultimo sguardo verso il Giuda che gli stava di fronte, mentre lo schioppo di altri due spari gli perforava i timpani e l'addome. Gli occhi rigirati indietro, nel limbo che precede la morte. L'ultima cosa che poterono vedere fu lo sguardo atterrito della piccola El-Faouly.

Layla, suo padre la chiamava "il mio piccolo scarabeo" ma lui, Marc Spector, il mercenario sanguinario, non avrebbe più potuto proteggerla. Non avrebbe più potuto proteggere nessuno. Jeremias, amico fidato, come sarebbe potuto tornare a Chicago e infliggere un simile dolore ad Attilia, la donna a cui doveva la libertà, la rinascita al di fuori della gabbia dalle pareti bianche.

Qualche tempo dopo

Mani tenere e gentili gli carezzano il volto, lo ridestano da un sonno profondo. Il solleticare di sottili ciocche di capelli lo sfiora prima che un bacio caldo si posi sulla sua fronte.

Marc solleva le palpebre. Sono pesanti ma per la prima volta, dopo tanto tempo, viene pervaso da una sensazione di ristoro. Un profumo tenue, dalle note di lavanda e mughetto, gli riempie le narici, fuso a quello di uno squisito arrosto. Non ha mai considerato la possibilità che all'inferno sia concessa una pausa, tra un tormento e l'altro.

Il puzzo di disinfettante e alcool è stato sostituito da un delicato profumo di donna. Caldo come l'abbraccio che lo cinge nonappena si sveglia.

«Dio mio, stai bene, Marc? Come ti senti? Ho avuto tanta paura di perdere anche te.»

Nonappena Marc può mettere a fuoco ciò che ha dinanzi ai propri occhi, le lacrime sgorgano da sole. Le stesse che credeva impensabile poter ancora versare.

«Attilia?... tu. Com'è possibile...»
Con voce tremante, Marc si rivolge alla sua più cara amica.

Attilia lo stringe a sé, baciandolo e ribaciandolo tra i ricci scuri, mentre l'ex soldato, il mercenario senza scrupoli, il folle – qual è l'esatta definizione di Marc Spector. O meglio, chi è Marc Spector?si lascia andare in un pianto silenzioso, soffocato da anni pieni di niente.

«Stai calmo, povero tesoro. Soffri così tanto, Marc. Piangi. Piangi. Voglio che sfoghi tutto il dolore che provi.» Attilia lo culla, parlandogli con voce sommessa. Gli sussurra parole che sanno di casa, di perdono, di un conforto che non gli spetta.

Lui che prende su di sé tutti i mali del mondo, anche quelli che non ha commesso, quando la sua mente lo confonde. Marc Spector che espia i peccati di una società profondamente malata che etichetta lui, il vendicatore di Khonshu, come debole e bisognoso di cure. Ironia di una sorte beffarda.

Non poté salvare Jeremias e Abdullah El-Faouly, anni prima, eppure, quel giorno lontano, la voce che fin da piccolo si era manifestata nella sua testa lo aveva richiamato a sé, in tutta la sua potenza, portando l'esistenza dell'ex marine a un nuovo livello e donandogli poteri straordinari.

Creduto morto, era stato abbandonato nel deserto. Un gruppo di beduini lo aveva raccolto morente, e portato al cospetto della statua di Khonshu, all'interno del complesso templare di Karnak, nella località di Luxor, dove si erge il tempio dedicato alla divinità della luna e della notte.

Khonshu, il rostro ossuto, aveva risparmiato la sua vita per farne il suo servo. Combatteva le personali battaglie dell'antica divinità ma ciò gli conferiva anche il privilegio di essere estremamente potente, invisibile all'occorrenza. Il pugno della vendetta, di questo titolo era stato insignito in punto di morte. Tutto torna, nella sua mente. Le cure di Attilia lo riportano presente a se stesso.

Marc non può riportare in vita coloro che ormai riposano di un sonno eterno ma può impedire che altri innocenti soffrano.

Riavutosi dall'emozione di ritrovarsi di fronte Attilia, dopo anni e, lucido come non gli capitava da quando aveva rincontrato Layla, anni dopo la morte di Abdullah, il mosaico si ricompone alla perfezione nella mente di Marc Spector.

Il giorno che Abdullah El-Faouly fu assassinato, un mercenario, un ex soldato che aveva militato tra le fila del partito neonazista, si era unito al gruppo di guardie del corpo di Aralune.

Non potrà mai scordare, Marc, in condizioni di lucidità, la voce melliflua e gli occhi cerulei di Arthur Harrow. È lui il Giuda che ha premuto il grilletto in maniera spietata contro gli assistenti agli scavi prima, e contro Aralune ed El-Faouly, a seguire.

Le braccia strette lungo il proprio corpo, le mani premute sul materasso, Attilia lo aspetta per cena nonappena se la sentirà. L'odore del buon cibo casalingo preparato dalla sua salvatrice lo compunge nell'intimo; sa di una tenerezza che non conosce, di un bene incondizionato e puro che la donna gli dona senza chiedere in cambio. Tutto questo è Attilia Aralune. E Layla, lei merita di sapere la verità. Ora lo odia, forse, pensando che sia lui il colpevole dell'omicidio di suo padre. Marc non pretende che lo perdoni, né che lo voglia ancora con sé ma deve farle sapere come sono andate le cose, glielo deve, poi uscirà dalla sua vita per sempre. La renderà libera.

Marc Spector è destinato a un'esistenza solitaria. Khonshu si prenderà lei, se lui non vorrà più essere il suo burattino. E Marc questo non può permetterlo.

Aspira ancora una volta la fragranza delle gustose pietanze preparate con amore da Attilia, e artiglia le coperte con le dita. Guarda dritto dinnanzi a sé. Dallo specchio Steven Grant lo fissa e gli parla.

Stai per fare un cambiamento, Marc. Per la prima volta saremo insieme e sarò felice di aiutarti.

Lo sguardo tormentato di Spector incontra quello dolce e benevolo del commesso del negozio di articoli da regalo, in un muto assenso, oltre lo specchio, una scintilla di speranza saetta negli occhi neri del mercenario. Ha la forma di una piccola falce lunare.

È ormai sera, una sera di plenilunio che specchia il suo riflesso dalla finestra alle spalle di Marc. Il rostro ossuto lo osserva sornione. Hanno molto lavoro da fare lui e Spector.

La scia argentea del satellite accarezza il profilo di Marc, il quale allunga un piede per scendere dal letto. Con la punta tocca la propria ombra che arriva fino allo specchio. Niente fa più paura se accetti quello che è parte di te.

E se è sacrosanto il concetto che non si possa aiutare qualcuno che non vuole essere salvato, ancora più pregnante è quello secondo il quale nessuno si salva da solo.

Il volto di Layla, di Attilia, di Jeremias e del dottor El-Faouly sfolgorano in una falce luminescente nelle pupille di Marc e di Steven. Il pugno della vendetta di Khonshu è pronto a ristabilire la giustizia.

Spazio Autrice:

Eccoci giunti, a mercoledì, il Moonday. Siamo ormai agli sgoccioli della serie.
Come sempre provo ad anticipare qualcosa, in un viaggio attraverso le emozioni e i ricordi di Marc, ricomponendo il puzzle di un passato e presente confusi dal disturbo dissociativo di identità.
A presto, figli della vendetta.

Nives🌙.

La splendida fan art è di @uzuriart che trovate su instagram.

Continue Reading

You'll Also Like

33.9K 2.5K 53
Pietro e Beatrice hanno sempre avuto un rapporto complicato. Lo avevano quando si erano appena conosciuti e, due anni e mezzo dopo, la situazione non...
7.9K 963 19
Quando lasciarsi amare sembra un'impresa perché tutto ciò che vedi di te stesso non ti piace. "In due si può lottare come dei giganti contro ogni do...
12.7K 489 15
Mayla Guiu sin da piccola ha sempre odiato Hector il migliore amico di Marc, il fratello. Un giorno però a causa degli studi e del separamento dei su...
18.3K 534 23
⚠️IL LIBRO È TUTTO FRUTTO DELLA MIA IMMAGINAZIONE⚠️ Martina Torres ha diciotto anni e vive a Barcellona per studiare la lingua del padre ed è origina...