La tigre bianca e il drago ne...

By MelAkashiSeijuro

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Tratto dal testo: "Si conoscevano da tre settimane, eppure, i forti sentimenti che aveva provato già dal loro... More

Prologo
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Epilogo
Ringraziamenti

Capitolo 1

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By MelAkashiSeijuro

Qualche ora prima

Atsushi stava beatamente dormendo nel suo letto quando qualcuno bussò alla porta della sua camera.
Il ragazzo aprí gli occhi di scatto e si girò tra le coperte.

La persona di prima bussò ancora una volta alla porta, ma, poi, stufa di non sentire nessuna risposta, entrò.

Una piccola figura fece capolino nella stanza e guardò il sedicenne ancora sdraiato.
Si trattava di una ragazzina, non tanto più piccola del grigio, dai capelli neri che aveva un paio di occhioni azzurri.

<<Atsushi è ora di alzarsi, oggi è il tuo primo giorno di scuola alle superiori.>> disse la corvina, avvicinandosi al letto.
<<Ancora qualche minuto, Kyouka-chan.>> si lamentó il ragazzo, rigirandosi ancora una volta.

La ragazzina, che appunto si chiamava Kyouka, sbuffò un attimo e, poi, con un colpo secco, tolse le coperte dal corpo mingherlino del più grande.

<<Datti una mossa.>> disse lei, mentre usciva dalla stanza e si richiudeva la porta alle spalle.

Atsushi, in poco tempo, si mise seduto sul letto e, poi, si cambió, togliendosi il suo pigiama e indossando la sua nuova divisa scolastica.

Poco dopo scese in salotto a fare colazione.
Ad aspettarlo vi erano Kyouka e sua madre.

<<Buongiorno.>> disse, mentre la donna gli riservava un dolce sorriso.
<<Ho saputo da tua sorella che non volevi alzarti.>> disse, poi, sua mamma, guardando la corvina che stava mangiando in silenzio.

Dato l'aspetto completamente diverso, nessuno pensava che i due ragazzi fossero fratelli, infatti, non avevano nessun legame di sangue.
Atsushi e Kyouka, però, erano fratelli adottivi e il grigio aveva due anni in più rispetto alla ragazza.

<<È il mio primo giorno di scuola e sono solo molto agitato.>> rispose solamente il grigio, addentando un pezzo di torta che aveva cucinato sua mamma.

<<È ovvio che tu sia agitato data la scarsa fiducia che riponi in te stesso.>> affermò la donna guardandolo.
<<Non serve che tu lo dica ogni volta.>> disse Atsushi, mentre uno sbuffo lasciava le sue labbra.

Finita la colazione, i due fratelli uscirono di casa.
La scuola media che frequentava la ragazza non era molto distante da quella superiore che stava per iniziare Atsushi, quindi fecero un pezzo di strada insieme.

Dopo non molto si dovettero separare e, subito, il grigio sospirò.

Sua madre aveva pienamente ragione: quel ragazzo non aveva un briciolo di fiducia in se stesso.
Questo lo portava ad essere costantemente agitato, spaventato e, poi, si autocommiserava sempre.
Non ce la faceva proprio a vedere del bene nella sua persona.

Il ragazzo arrivò davanti al cancello della sua nuova scuola e sorrise leggermente.
Era il primo giorno e sperava che non diventasse una brutta giornata.
Non nel senso che si dovesse mettere a piovere, ma che lui non rovinasse tutto, magari inciampando e cadendo per terra con il sedere all'aria, come gli capitava solitamente.

Si soffermò davanti all'ingresso per un bel periodo, fino a quando qualcuno non gli diede una spallata accidentalmente.
Lui guardò alla sua destra e notò all'istante il ragazzo che l'aveva colpito.

Si trattava di un ragazzo dai capelli neri, dalle punte bianche, e gli occhi celesti, tendenti al grigio.
Quando il suo sguardo si posò sulla figura di Atsushi subito gli riservò un'occhiataccia.

Il grigio rabbrividí e fece qualche passo indietro.
<<Emh...scusami...>> disse il giovane Nakajima, cercando di non scappare a gambe levate.

Il corvino lo squadrò per qualche secondo, ma, poi, una volta schioccata la lingua, si allontanò e varcò la soglia della scuola.

"Cosa non dovevi fare Atsushi? Una figuraccia il primo giorno? Bravo, ci sei riuscito alla perfezione." pensó il primino, sospirando.

Entró nella scuola e, poi, guardò la bacheca, dove vi erano scritte le varie sezioni con i nomi dei componenti.
Lui, una volta visto il suo nome, si incamminò e, in poco tempo, arrivò davanti alla porta.

Entrò nella classe tremando leggermente (l'ansia si faceva sentire) e si sedette ad un banco, all'incirca a metà stanza.

Sospirò e iniziò a tirare fuori dallo zaino una penna e una matita.
Era riuscito ad arrivare in aula senza troppi intoppi.

Poco alla volta, entrarono anche altri ragazzi nella stanza e si accomodarono parlicchiando tra di loro.

Atsushi rimase seduto al posto che si era scelto aspettando il suono della campanella.
Non amava parlare con degli sconosciuti.
Non lo conoscevano e avrebbero potuto prenderlo in giro, facendo solamente aumentare di più la sua ansia.

Un ragazzino biondo, però, poggiò il suo zaino sul banco alla sinistra del grigio.
Successivamente, si mise vicino ad Atsushi e lo guardò un attimo.

<<Ciao! Io sono Miyazawa Kenji! Piacere di conoscerti!>> esclamò sorridente il ragazzo.
<<Piacere. Io mi chiamo Nakajima Atsushi.>> si presentó il grigio, cercando di non blaterare parole confuse e senza nessun senso logico.

Kenji non ebbe il tempo di aggiungere altro che la campanella suonò e il professore di matematica entró nell'aula.

L'ultima ora prima della pausa pranzo toccava al professor Oda, un uomo dai capelli ramati.
Sakunosuke, così si chiamava, amava molto il suo lavoro e la cosa che più adorava di ciò era poter aiutare i ragazzi che attraversavano un periodo difficile, come l'adolescenza.

Dopo essersi presentato e accomodato alla cattedra, fece fare ai suoi studenti un veloce giro di presentazioni.

Successivamente, il professore, iniziò a narrare una leggenda, conosciuta come "La leggenda della tigre bianca e del drago nero".

<<Si narra che in un tempo molto lontano esistevano due entità superiori. Erano opposte, si odiavano dal più profondo dei loro cuori, eppure non riuscivano ad esistere l'una senza l'altra. Rappresentavano lo yin e lo yang e i loro rispettivi colori erano il bianco e il nero. Beh, possiamo dire con certezza che, se uno dei due fosse venuto a mancare, l'equilibrio del nostro universo sarebbe venuto meno. Queste due entità, che si dice oggi esistano ancora, sono la tigre bianca e il drago nero.>> spiegò Oda.

Atsushi annuì.
Non era la prima volta che sentiva quella storia e ogni volta ne era entusiasta.

Ripose la penna che teneva in mano vicino al suo quaderno aperto e, appena suonò la campanella, si stiracchiò leggermente.

Kenji si alzò dal suo banco e si avvicinò a quello del grigio.
<<Mangiamo insieme, Atsushi-kun?>> gli domandò e lui rispose positivamente.

I due ragazzi presero i loro bento e, poi, si incamminarono per i corridoi della scuola.

In quelle poche ore, Atsushi aveva già capito parecchie cose sul carattere e sulla personalità del biondo.
Era pieno di energie e sorrideva spesso, non aveva problemi a parlare con le altre persone, anche se erano sconosciuti o più grandi di lui, e, poi, sembrava una persona molto gentile e altruista.

<<Dove stiamo andando?>> chiese, poco dopo, Nakajima al suo nuovo amico.
<<Andiamo in giardino!>> rispose Miyazawa, sorridendo.

Una volta fuori, i due ragazzi trovarono una panchina libera e vi si sedettero.

"Per fortuna che non è sovraffollato." pensó Atsushi, guardandosi attorno.
Non avrebbe sopportato l'idea di essere circondato da persone, anche più grandi di lui.

<<Tutto ok, Atsushi-kun?>> domandò Kenji al grigio.
<<Sí, stavo solo pensando.>> rispose lui, mangiando.

Finito il pasto, i due richiudettero i due cestini per il pranzo e si misero a parlare.
Atsushi raccontò, pure, del suo incontro con il ragazzo dai capelli corvini, avvenuto quella mattina.

<<Mi ha proprio fatto venire i brividi.>> disse poi, sospirando.
<<Ci credo. Però gli hai chiesto come si chiama?>> chiese il biondo curioso.

<<No.>> rispose Atsushi.
"E non voglio neanche saperlo." pensó poi.

I pensieri del grigio e il parlare di Kenji vennero fermati da delle urla.
I due primini guardarono verso la direzione dalla quale arrivavano tali suoni.

<<Non ci posso credere, Dazai! Ogni volta ci provi con una nuova!>> urlò un ragazzo basso dai capelli rossi e gli occhi blu.

<<Non ci posso fare niente, Chuchu, sono troppo attraente.>> rispose l'altro, dai capelli castani e gli occhi nocciola.

<<Ma piantala!>> esclamò il primo, sempre più arrabbiato.

<<Cosa stanno facendo?>> domandò Atsushi a Kenji.
Il grigio si stava iniziando ad agitare.
Sentire qualcuno urlare lo faceva sempre impaurire.

<<Stanno litigando.>> rispose con fare curioso il biondo, cercando di avvicinarsi per osservare meglio la scena.
Atsushi, anche se controvoglia, lo seguì.

Molti ragazzi si erano radunati attorno al duo.
Si era alzato un gran vociare e molti affermavano che quei due ragazzi erano all'ultimo anno.

<<Davvero? Quello rosso è bassissimo! Sembra un bambino!>> esclamò un ragazzo che frequentava la seconda.
<<Lo so, ma è così.>> disse un altro, rispondendogli.

Dopo poco, qualcuno si fece largo tra la mischia e arrivò ai due ragazzi di terza.
Si trattava di un ragazzo dai capelli sul biondo, raccolti in un codino, che camminava tutto impettito.

<<Dazai! Nakahara! Piantatela una buona volta! Non siete più dei bambini!>> urlò il ragazzo.

<<Oh, è arrivato il presidente.>> sussurrò una ragazza, che si trovava non tanto distante da Atsushi.
<<Deve trattarsi del presidente del consiglio studentesco.>> ipotizzò, poi, il grigio, mentre Kenji, al suo fianco, annuiva.

Il castano e il rosso, senza ascoltare il nuovo venuto, continuarono a litigare.
Il presidente, allora, stufo di quel litigio, prese dalla manica il più basso e dal colletto l'altro e li avvicinò a sé.

<<Ho detto di smetterla!>> urlò con tutta la forza che aveva in corpo.
I due la piantarono all'istante e lo guardarono.

<<Kunikida-kun!>> esclamò il ragazzo che doveva chiamarsi Dazai.
L'altro, invece, schioccò la lingua e si allontanò dalla scena con poca grazia.

Kunikida, ovvero il presidente, raccattò l'ultimo rimasto tra i due litiganti e lo trascinò via con sé.

Atsushi e Kenji, una volta suonata la campanella, presero le loro cose e ritornarono nella loro classe in silenzio.

"In che razza di scuola sono capitato?!" pensò il grigio sedendosi alla sua sedia.

Non sapeva però che quello era solo l'inizio di quella sua nuova vita al liceo.

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