The Spector of The Moon [MOON...

Von Nives_as_snow

2.1K 481 974

🥇Prima classificata con il capitolo Lo Specchio nel contest di @ciambella198 Non ho passato il test di Rorsc... Mehr

Premessa
Lo Specchio
Sepolto
Il Traditore
Ceneri
La Missione
La Tomba
Campi d'Oro
Riconoscimenti

La Trappola

208 56 143
Von Nives_as_snow

Il mercenario

«E smettila di guardarmi con quella faccia colpevole. Come se non sapessi in che modo ci guadagnamo da vivere.»

Marc porta alle labbra la bottiglia di wiskey attingendone un sorso avido. Il braccio sollevato a fatica pesa come un macigno e mentre il sapore asciutto e legnoso della bevanda che trangugia gli inonda il palato, pizzicandogli prepotentemente le narici e facendogli strizzare le palpebre. L'alta gradazione alcolica sortisce l'effetto sperato: la trachea arde di un fuoco che lo brama dalle carni allo spirito, seppellendolo all'inferno. Ed è lì che Marc Spector si nasconde, sotto il cumulo di cenere sulfurea dei suoi molti misfatti, a soffocare i residui di una coscienza che bussa alla porta dell'anima, ma che un mercenario non può permettersi.

«Ti ho detto di smetterla di guardarmi, commesso del negozio di souvenir.»

Stavolta c'è riuscito, Marc. Ha zittito il debole, l'insicuro. I ruoli sono finalmente rovesciati, il logorroico impiegato del negozio di articoli da regalo è imprigionato nello specchio. Marc ha ripreso il controllo del proprio corpo. Tuttavia non riesce a reggere lo sguardo abbacinato del pusillanime che lo fissa spaurito dal vetro riflesso. Colui che finge di meravigliarsi del fare di Spector, delle sue scelte. Maledetto giudice perbenista e ipocrita. Come un bravo religioso che adempie alla lettera la dottrina, Steven Grant è la voce scomoda. Un pungolo nel fianco che Marc vuole estirpare fino alla radice. Il ragazzo remissivo è la parte debole e fanciullesca di un passato che deve soccombere.

Anestetizzato dai postumi che gli lasciano gli affari compiuti per conto di Khonshu e dal troppo wiskey, l'uomo si rialza. Si trascina, barcollando sotto il peso del proprio corpo, come una carcassa vuota, fino alle tende che tengono la stanza in penombra, al riparo da un sole rovente. Le discosta con decisione. La veduta dal Marriot Mena si apre sulla necropoli di Giza. Le dita scorrono sullo spesso e pregiato broccato delle cortine fonoassorbenti. La fissità di un piglio sardonico guizza nelle pupille di pece, scure come l'animo dell'ex marine, Marc Spector, mentre osserva il colore del sangue che, aggrumendosi sulla punta dei polpastrelli, traccia dense scie amaranto tra gli arabeschi d'oro tratteggiati a rilievo sul tessuto.

Dopotutto si tratta di lavoro.
Marc lo ripete a se stesso come un mantra. Lo recita in una preghiera blasfema che non conosce sosta fintantoché cerca nervosamente i vestiti più adatti per proteggersi dal caldo asfissiante dell'altopiano calcareo, nonappena metterà piede fuori dall'albergo. È lavoro: ci sono priorità che ti costringono a mettere da parte il confine tra ciò che è giusto e sbagliato. E Marc Spector questo confine lo ha valicato da tempo, senza la possibilità di tornare indietro.

Ricordi nebulosi, amplificati dall'alcool, ottenebrano la sua risolutezza. Il viso materno e ridente di una donna lo riporta a un passato lontano che sempre lo accompagna, ma che deve lasciar andare, estraniandosi dal quel barlume di compassione che ancora alberga nel suo intimo ma è costretto a ignorare.

Non è stato troppi anni fa, Marc ha bene impresso nella memoria il momento nel quale la dottoressa Aralune si è rivelata l'ancora di salvezza dell'anima-fantasma, della belva rinchiusa e sedata dal mix dei dardi soporiferi delle massicce dosi di psicofarmaci, uniti all'elettricità che friggeva, letteralmente, il suo cervello.

Un passato doloroso

Un giorno lontano, una donna che disse d'essere sua madre venne a reclamare Marc, nell'istituto psichiatrico. Il fato volle che Aralune fosse di turno. La genitrice veniva a informare il ragazzo della morte del padre. Il rabbino Spector era mancato a causa di un cancro che lo aveva consumato in fretta. La psicoterapeuta non fece parola della cosa con la direttrice dell'istituto, la dottoressa Emmet, e con il collega Harrow. Tenne l'informazione per sé e si informò di quando si sarebbe svolto il funerale, dalla vedova Spector. Dal periodo in cui Aralune aveva preso servizio presso il Putnam Psychiatric Hospital, fino a quel giorno, aveva fatto in modo di essere sempre accomodante. Con diplomazia, soleva assecondare la direttrice e Arthur, nella speranza di capitare in turno con uno dei due, e assistere, lei stessa, alle pratiche illegali perpetrate ai danni dei pazienti. La sua tenacia la premiò ben presto offrendole il macabro spettacolo della tortura alla quale le povere anime venivano sottoposte. Trascorse quasi un anno durante il quale la coraggiosa donna fu in grado di raccogliere, a suo rischio e pericolo, una quantità di prove sufficienti che avrebbe fornito alla magistratura perché quel luogo di supplizio cessasse di mietere vittime impotenti; spesso bambini. Attilia scoprì, con orrore, che venivano eseguiti i più raccapriccianti esperimenti su pazienti quasi tutti di origine ebraica. La psicoterapeuta riuscì anche a giungere a conoscenza del fatto che Arthur Harrow aveva militato in gruppi filonazisti, in gioventù. Lui ed Emmet si prefiggevano una prosecuzione dell'epurazione razziale promossa dal führer. I trattamenti psichiatrici estremi, più d'una volta, avevano portato a morti misteriose che nessuno reclamava, visto la totale alienazione nella quale versavano gli ospiti, spesso abbandonati volontariamente dalle proprie famiglie. La clinica era dotata inoltre di una zona di accesso riservata solo a Emmet, Harrow e personale strettamente autorizzato. Gli accertamenti futuri delle autorità, in seguito al sequestro della struttura, rivelarono ulteriori aberrazioni portate a compimento in quel luogo di sevizie: un traffico d'organi a livello internazionale.

A ogni modo, Aralune giocò un ruolo determinante nell'evasione di molti innocenti, da quel lager. Per Marc l'occasione venne propizia alla morte di suo padre. Il giovane Spector sarebbe stato la prossima vittima immolata sull'altare di Emmet per mano del suo pupillo, Harrow. Attilia li aveva uditi parlare di un espianto di cuore a favore di una conoscenza stretta di Emmet, un tale Raoul Bushman.

«Il ragazzo è sano e robusto, diciassette anni appena compiuti. Spector è il candidato ideale. Ne estrarrò il cuore –, asserì Emmet – e tu lo impianterai nel petto di Bushman, Arthur.»

La conversazione origliata fece inorridire la professionista. Il destino le venne incontro quando riuscì a ottenere il turno proprio nel giorno del funerale del rabbino Spector. Aralune firmò i documenti di permesso e consentì a Marc di uscire dall'istituto per presenziare alla funzione.

A distanza di quasi trent'anni, Marc ricordava bene come s'era sentito dopo sei anni di reclusione. A volte gli pareva di percepire ancora pungere sul viso l'aria frizzante e la luce di quel mattino, seppure piovoso, premere contro le palpebre in una spinta dolorosa.

Uno dei sorveglianti della struttura lo aveva scortato fino al cimitero ebraico.
Marc restò attonito per tutto il tempo della funzione, la kippāh sul capo e lo sguardo fisso alla cassa di legno di faggio adornata del tallìt, sotto una pioggia battente ché anche il cielo pareva piangere la morte di quel giusto. Un uomo mite la cui colpa inestinguibile, però, era l'aver abbandonato suo figlio; tale misfatto ne avrebbe seguito l'anima nell'aldilà.

Alla fine della funzione, Marc fuggì. Oramai non era più un bambino, si era fatto robusto e seminò l'idiota designato a sua sorveglianza. A dire il vero, Ma lo avrebbe fatto fuori volentieri, ma si concentrò solo a correre il più lontano possibile per dileguarsi.

Per tutto il tempo non aveva pensato ad altro che alla sua occasione, studiando la propria posizione rispetto al tirapiedi dell'ospedale e al resto dei convenuti. Del resto suo padre era letteralmente scomparso anni prima, dietro la porta di un istituto anonimo, lasciandolo al suo destino. Per Marc, Elias aveva finito per diventare un estraneo. Il dolore poco a poco era andato scemando, insieme al contorno sfocato di un viso una volta familiare, come in un fermo immagine in dissolvenza.

Terminata la cerimonia, negli attimi nei quali parenti e amici porgevano le condoglianze alla vedova Spector, Marc, in uno scatto felino, si divelse dalla morsa che il suo aguzzino non accennava ad allentare sul suo braccio, correndo a perdifiato sotto la pioggia incessante.

Nell'aria settembrina, pregna di elettricità, Marc correva finalmente libero. Potenti scariche di adrenalina galvanizzavano i muscoli che parevano divenire metallici. Il tonfo dei suoi passi, come un rombo nelle orecchie, era più forte di quello dei tuoni. Giunto in prossimità di un incrocio, una macchina gli tagliò la strada. Di colpo lo sportello venne aperto e il ragazzo si arrestò atterrito, ma una voce familiare lo attirò prontamente all'interno. «Marc, salta su!» Non pensò, agì. La berlina color canna di fucile, stridendo forte i pneumatici sull'asfalto bagnato, scomparve dove il grigiore del cielo e della strada si incontravano, seminando l'iseguitore.

Attilia nascose Marc in casa sua per tutto il tempo che il ragazzo impiegò a rimettersi. Le cure amorevoli della donna vinsero la chiusura di Marc alla vita. Non parlava quasi mai, solo se ne stava davanti a uno specchio. I grandi occhi scuri e tondi sgranati sulla propria figura. La donna e suo marito, Jeremias, si presero teneramente cura di quell'animo spezzato. Jeremias Aralune era un archeologo e, con il passare dei mesi fece da mentore al giovane Spector, istruendolo a proposito di scavi e ritrovamenti e rispondendo a molte delle domande del ragazzo, il quale ben presto si appassionò alla mitologia egizia. Qualche tempo più tardi, Marc decise di arruolarsi nel corpo dei marines. Agli Aralune parve un'ottima decisione. La mente di Spector sembrava essere più serena e sgombra. Parlava meno a voce alta con se stesso oppure con il teschio dal becco ossuto. O almeno questo era quello che credevano gli Aralune.

La voce nella testa di Marc continuava a essere predominante e lo aveva spinto ad arruolarsi per temprare il suo fisico fino al momento del loro incontro. La voce lo chiamava per nome, lo apostrofava "Figlio mio." Ma Marc non ne fece mai parola con la nuova famiglia, gli Aralune. Temeva potessero rinchiuderlo nuovamente.

I coniugi incoraggiarono la decisione del giovane di voler divenire un militare. Dovevano allontanarlo da Chicago perché le autorità ancora cercavano gli ex pazienti del Putnam Psychiatric Hospital per raccogliere testimonianze, ma gli Aralune erano del parere che quelle povere anime andassero lasciate in pace perché potessero, forse, almeno in parte, rimarginare il dolore a seguito dei molti abusi subiti, testati al pari di cavie da laboratorio.

Seppur breve, il periodo trascorso nella quiete garantitagli dai discreti coniugi per Marc era stato un'oasi di pace. La gentilezza di Attilia e Jeremias era una carezza che placava il tormento delle voci nella sua testa: una su tutte, quella del teschio dal rostro ossuto. Malevola e petulante, assilava Marc esigendo che portasse a compimento vendette che non gli appartenevano.

Anni dopo, congedatosi dal corpo dei marines per via dei suoi persistenti problemi psichici, Marc Spector era tornato a Chicago, proprio dagli Aralune, su suggerimento del becco parlante.

L'archeologo, felice di rivederlo dopo molti anni, gli aveva offerto un lavoro ottimamente retribuito. I siti di scavi erano spesso preda di approfittatori pronti a tutto pur di trafugare i preziosi ritrovamenti, finanche uccidere i componenti delle spedizioni autorizzate per le specifiche aree di reperti.
Così, di lì a poco, Marc sarebbe partito per Il Cairo.
Quella sarebbe stata la prima di innumerevoli missioni del suo nuovo impiego.

«Non dovrai esitare però, Marc. La posta in gioco è la vita stessa» si raccomandò il dottor Aralune. «Ti ho assunto per proteggerci. Un uomo che possiede un addestramento del tuo calibro è un valore aggiunto per la nostra squadra. Benvenuto, Marc.»

Jeremias Aralune battè una vigorosa pacca sulla spalla dell'uomo dal piglio risoluto, al suo cospetto, mentre Attilia serviva per tutti e tre i prelibati manicaretti, sua specialità. Il loro ospite doveva essere affamato, dopo il lungo viaggio che lo aveva ricondotto a Chicago. Viveva da solo e di mestiere faceva il soldato, di sicuro non aveva molto tempo da dedicare alla preparazione di pasti sani e nutrienti e Attilia era felice di poter riavere a casa il ragazzo spaurito, salvato molti anni prima da un destino nefasto. Dunque si rese prodiga di mille premure verso colui che più degli altri aveva visto soffrire, legato nel corpo e nella mente.

Ricordi dal sapore dolceamaro per Marc, gli anni passati al servizio degli Aralune. Anni nei quali ha freddato, senza esitazione, bande di beduini, di predoni, persino di squadre di ricerca rivali per proteggere Jeremias e i suoi uomini. In particolare la ragazzina, la figlia del collega di Jeremias. Taballur jips era un arboscello appena spuntato su un suolo riarso e pieno delle insidie del deserto. Marc trovava che El-Faouly, il padre di Layla, agisse in maniera avventata, permettendo a sua figlia di seguirlo nelle spedizioni per imparare il mestiere, ma tant'era. Lui era pagato per proteggere lei sopra ogni cosa.

Nella sua mente, seppur sovrappopolata, Marc non aveva mai scordato la sera d'estate che la rivide, dieci anni dopo il loro primo incontro, nel deserto del Wadi Rum nell'omonimo resort in Giordania.

L'equipe per la quale Spector lavorava in quel periodo aveva un incontro d'affari organizzato con altri team di esploratori per un progetto riguardante un noto sito di scavi: la tomba del faraone Seti I. Cercavano all'interno d'essa una mappa che li avrebbe condotti ai resti della dea Ammit.
Taballur jips apparve abbigliata in una tuta di lino naturale che le arrivava alle caviglie. L'incrocio sul petto lasciava le spalle bronzee coperte solo dai suoi ricci nerissimi. I piedi ornati di sandali alla schiava in cuoio intrecciato, sembravano fluttuare sul suolo calcareo del Wadi Rum.
La ninfa aveva mosso verso il gruppo di uomini presentandosi con naturalezza e una eleganza senza fronzoli. La sua sola bellezza era sufficiente a farla risplendere più di un gioiello di pregio inestimabile.

«Buonasera, signori. Sono la dottoressa Layla El-Faouly e sono qui in rappresentanza della delegazione di Al Qarna.»

Aveva preso posto tra un manipolo di uomini tutt'altro che raccomandabili e intrattenuto con loro conversazioni dai toni tecnici a quelli meno formali con una disinvoltura che non aveva lasciato indifferente Marc, il quale l'aveva subito interloquita, sciorinando nozioni circa le sue conoscenze sull'antichità e i metodi di guerra odierni, comparati a quelli del passato. Ben presto aveva catalizzato su di sé l'attenzione di taballur jips, la ragazza dagli occhi simili al deserto che lo rendevano assetato. Risoluta e colta lo aveva sorpreso recitandogli in francese, dinanzi a un bicchiere di Shedeh, i versi di Desbordes-Valmore:   «Sono triste, voglio che la mia luce si spenga.»

«Le estati in tua assenza sono buie come una stanza,» aveva proseguito, Spector spiazzandola. Desbordes-Valmore piaceva anche a lui. Gli si era mozzato il fiato in gola quando si era presentata, rivelando il nome altisonante di suo padre. Non l'aveva riconosciuta. Era poco più di una bambina quando la conobbe e ora si era trasformata in una donna. Una donna bellissima, una professionista stimata come suo padre. Carismatica come Abdullah, la sua sola presenza riempiva l'intera stanza. Non vi erano occhi che per la sua grazia e il suo sapere.

Più tardi, quella stessa sera, taballur jips e il mercenario si erano ripetuti quei versi, sulle labbra, mille volte, avvinghiati l'uno all'altra nella camera del mercenario, sotto il cielo trapunto delle fredde stelle del deserto. Sopra di loro solo una delle caratteristiche sfere trasparenti che fanno da soffitto alle bubble suite. Dolcissimi, quanto brucianti, i ricordi della loro vita insieme.

In quegli stessi giorni, Marc era venuto a conoscenza del fatto Raoul Bushman era nuovamente arrivato nella Valle dei Re, ad Al Qarna, proprio in compagnia dell'amico Harrow. Cercavano anch'essi la tomba di Ammit, una volta individuatane l'esatta ubicazione attraverso lo scarabeo-bussola, trafugato molti anni prima proprio dal sarcofago di Seti I.
Bushman tramava da tempo per giungere a quel momento. Negli anni precedenti non vi era mai riuscito. Una serie di misteriosi attacchi alle sue spedizioni aveva sempre impedito la riuscita di queste ultime.

La prima volta che si recò al Cairo, molti anni prima, Bushman era intenzionato a eliminare senza pietà tutta la squadra di ricerca rivale. In quella occasione tentò di corrompere Marc dal momento che era un mercenario al servizio di Aralune, suo rivale diretto. Bushman offrì a Marc un ingaggio di molto superiore a quello pattuito con Jeremias, certo che l'ex marine non si sarebbe fatto scupoli. Era trascorso molto tempo dagli accadimenti all'interno dell'istituto psichiatrico e Bushman non ricordava che Spector fosse proprio il giovane designato per l'espianto di cuore che gli avrebbe allungato la vita.

Lo ricordava bene Marc, invece. Come avrebbe potuto cancellare dalla memoria quei volti? Nemmeno i farmaci e la sua mente turbata erano riusciti mai a fargli dimenticare, nei momenti in cui riacquistava lucidità. Così il mercenario decise di agire d'astuzia. Si promise a Bushman, asserendo che avrebbe eliminato Aralune e i suoi uomini, perché la spedizione dell'antiquario fosse rimasta l'unica nel sito. Questo comprendeva eliminare anche Layla, sebbene fosse praticamente una bambina. Marc, però, non lo avrebbe mai fatto. Avvertì in segreto gli uomini di Jeremias di stare al sicuro, compresa la ragazzina figlia del dottor El-Faouly, collega di Aralune. Accertatosi che Jeremias e i suoi collaboratori fossero protetti dai mercenari suoi colleghi,
Spector attirò gli uomini di Bushman in quella che doveva essere un'imboscata. Qualcosa però andò storto.

Khonshu aveva altri piani per attirare a sé il ribelle Marc: questa missione gli avrebbe consegnato finalmente il mercenario.

Spector desiderava guarigione, pace, una serenità mentale che non avrebbe mai potuto raggiungere fintantoché le sue mani si fossero ancora sporcate di sangue. Certo, sangue di assassini, di feccia poco raccomandabile. Eppure che differenza c'è tra chi uccide per crudeltà e chi per porre un freno alla criminalità? Il sangue ha un unico prezzo, quello della condanna eterna di un'anima.

La voce della coscienza di Marc, quel tale grillo parlante: il commesso del negozio di souvenir, narrava a Marc di libertà, di perdono, di quelle parole di cui Spector non conosceva il significato ma che il suo cuore languiva nel profondo.

Durante l'imboscata il dottor Aralune e tutti i suoi uomini vennero incappucciati, fatti inginocchiare e fucilati dagli aguzzini di Bushman e da alcuni degli stessi collaboratori di Spector. Marc giunse troppo tardi per riuscire a difendere Jeremias e i suoi perché venne anch'egli ferito. In un disperato tentativo di fuga si nascose all'interno degli scavi, ormai esangue.

– È così che finisce la vita di un farabutto, di un mercenario.
Fu l'unica cosa che Marc pensò prima di crollare e battere la tempia ai piedi della statua raffigurante il falco, divinità della luna, della notte e protettore dei viaggiatori notturni: Khonshu.

Angolo Autrice:

Avete già visto il terzo episodio, Figli della vendetta?

Spieghiamo qualche termine.

Taballur jips: rosa del deserto in lingua araba

Shedeh: pregiato rosso egizio che si pensa avesse la capacità di resuscitare i morti.

Seti I: faraone della XIX dinastia egizia. Quando Khonshu prende possesso del corpo di Marc, da canone, la squadra del dottor Aralune viene massacrata dagli uomini di Bushman. Marc, tenta di fare il doppio gioco con quest'ultimo, per proteggere gli Aralune, ma finisce egli stesso tradito dai suoi colleghi mercenari che danno seguito a Bushman.

Desbordes-Valmore: è il poeta di cui Steven e Layla decantano i versi, in francese, nel secondo episodio della serie.

La grafica interna al capitolo è una fan art di @uzuriart, artista presente su IG e altri social.

Le dinamiche all'interno dell'ospedale psichiatrico sono invece di mia invenzione. Tutti i luoghi geografici, i nomi dei vini, dei cibi, sono realmente esistenti e ne ho fatto ricerca per rendere credibile la narrazione.

Sto ricreando a mio modo la relazione tra Marc e Layla e tra Marc e i suoi genitori .
In questo capitolo il tema degli alter (personalità multiple) di Marc è un attimo tralasciato. Possiamo definirlo un capitolo "lucido" a seguito del secondo episodio.

Marc ha relegato Steven in un angolo. Perché secondo voi? Questo è il primo vero approfondimento sulla personalità vera dietro il costume del Cavaliere della Luna.

E voi che idea vi siete fatti di Spector?
Attendo i vostri pareri.
A presto.

Nives🌙.

Weiterlesen

Das wird dir gefallen

182K 5.7K 71
"L'amore è come una partita di calcio: ci sono momenti di gioia e trionfo, ma anche momenti di tensione e sconfitta. Ma con Kenan al mio fianco, sape...
140K 3.7K 78
perché ho gli occhi molto più cechi del cuore e non sono mai riuscita a vederci amore... rebecca chiesa, sorella di federico chiesa, affronta la sua...
10K 790 47
Ilaria è una ragazza di 20 anni che non aveva mai pensato di poter trasformare la sua passione per la musica in un lavoro finché non è entrata ad Ami...
33K 2.1K 32
«L'universo ci ha presi in ostaggio, Bianca»