365 Sterek (2021) vol.1

By Blu992

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365 parole. 365 Sterek. Una Sterek al giorno. Per 365 giorni. Per il secondo anno. More

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By Blu992

Insegnami come si fa
A non aspettarsi niente a parte quello che si ha
A bastarsi sempre
Uscire quando piove e poi entrare dentro un cinema
Anche se siamo solo noi
Anche se il film è già a metà

"Stiles, già non capisci mai nulla dei film perché non fai che chiacchierare. Se entriamo ora, che è già iniziato da quindici minuti, che speranze hai?" 

Stiles si ferma, una mano sulla maniglia dell'entrata del cinema, e si gira verso Derek. 

"Ma piove, fa freddissimo e per strada non c'è nessuno. Dai!" 

Derek alza gli occhi al cielo, ma lo segue lo stesso. 

"Non è che dobbiamo per forza stare per strada, eh" cerca ancora di dissuaderlo, mentre Stiles si mette in fila. "Io ho una casa." 

"Sì!" dice Stiles. "Anche io ho una casa, ma mi annoio a morte ed è sabato sera!" 

"Vuoi venire al loft? Prendiamo una pizza?" 

Stiles sembra illuminarsi. 

"Che idea geniale! E ci guardiamo un film su Netflix?" 

Derek si ritrova di nuovo a seguirlo fuori, sotto la pioggia incessante. 

"Solo se lo scelgo io e solo se tu non lo conosci già, così taci." 

Stiles gli fa una linguaccia. 



Un'ora e mezza dopo, mentre il film va avanti e tutto il resto intorno è silenzioso, Derek si ritrova ad osservare Stiles, addormentato sul suo divano, avvolto nella coperta. Sta sorridendo impercettibilmente, forse sta sognando o semplicemente è sereno. Derek si ritrova a pensare a quanto sia bella la semplicità delle cose piccole, quelle che possono sembrare insignificanti. Un film a casa, la pizza caduta sul tappeto, Stiles che si addormenta dopo tre sorsi di birra e la luna che illumina la stanza. 

E il sorriso di Stiles che semplice non è, ma è ugualmente meraviglioso. 

A volte il silenzio brucia come una ferita
Il cuore perde un colpo non respira sotto il peso della vita
Altre volte la tua voce è come un fiume in piena
E si fa largo nel mio mare come fa una vela

"Ciao, Derek!" 

Stiles entra come sempre urlando, saltellando, lanciando zaino e chiavi della Jeep dove gli capita e invadendo gli spazi di Derek. 

"Cosa stai facendo?" chiede, avvicinandosi e sporgendosi oltre la spalla del mannaro, guardando lo schermo del portatile che ha davanti. 

"Chi sono?" chiede, guardando la foto dai colori un po' sbiaditi che è impressa sul monitor. 

Derek indica, partendo dalla sinistra. 

"Questo è papà che regge Cora in braccio. Questa qui è Laura, che mi sta infilando un cappello sulla testa e lei è mamma" spiega Derek. "Laura ha scannerizzato le foto che si sono salvate dall'incendio appena siamo arrivati a New York e le ha messe su una penna USB. Da quando è morta anche lei, non le avevo più riviste." 

Derek sente distintamente il respiro più profondo che prende Stiles, colpito sicuramente dalle sue parole, ma poi sente la sua mano sulla spalla e sente il sorriso nella sua voce quando parla. 

"Oddio, sai che avevo un cappello molto simile al tuo? solo che era più chiaro e mamma me lo ficcava in testa con tale prepotenza quando mi rifiutavo di metterlo. Un mio compagno di scuola mi aveva detto che era un cappello stregato e che mi si sarebbe fuso con la testa e io non volevo assolutamente succedesse, no? Un giorno ho raccontato questa cosa a Scott, eravamo diventati amici da pochissimo e lui sai cosa ha fatto? Si è alzato, ha preso il cappello e l'ha ficcato sulla testa di quel tipo fino a coprirgli gli occhi. Dovevi vederlo urlare! Pensava di essere diventato cieco!" 

Derek si ritrova a ridere, contagiato dalla risata di Stiles e dall'immagine di quel povero bulletto disperato. 

"Forse è uno dei miei primi ricordi, ora che ci penso" aggiunge l'umano. 

"Il mio credo sia la nascita di Cora. Quando mamma l'ha portata a casa dall'ospedale, ricordo di aver ringhiato e di essere scappato in camera mia, perché ero geloso e Laura non faceva che prendermi in giro perché diceva che ero un piccolo cucciolo che voleva la mamma tutta per sé." 

Stiles sorride. 

"Beh, penso avrei reagito allo stesso modo. Ho sempre detto ai miei di non voler fratelli o sorelle perché poi mamma non mi avrebbe più preparato il latte tutte le mattine. E io amavo il latte col cioccolato. Batteva un eventuale fratellino!" 

"Idiota" lo insulta bonariamente Derek, ricambiato con un altro sorriso. 

"Ti va un gelato?" chiede Stiles, cambiando discorso. 

"Un gelato a dicembre?" 

"Qualcuno me lo vieta? Ti va?" 

Derek guarda per un altro istante la foto, poi chiude il portatile e si alza, seguito da Stiles. Prende le chiavi dell'auto, appese in modo ordinato di fianco alla porta di ingresso, mentre Stiles si infila di nuovo lo zaino. 

"C'è anche un vento assurdo, ti avverto che potrei volare via. Tu hai tutti i tuoi muscolacci, io no. Nel caso, reggimi." 

Derek nemmeno gli risponde, ma sorride. 

Ogni volta tu ritorni come l'aria nei polmoni e ti canto
E so quanto fa bene
È da tanto che non mi succede nient'altro che avere la paura di perderti da un momento all'altro

Ormai al cinema nemmeno provano più ad andarci, perché Stiles, puntualmente, ogni sabato decide di impossessarsi del divano di Derek e di mettere play all'ennesimo film sui supereroi. Che poi Derek nemmeno aveva notato che ormai erano mesi che uscivano ogni fine settimana da soli, era stato Scott a farglielo notare con una semplice domanda. 

"Sabato cosa fate tu e Stiles? Perché qualche volta non usciamo tutti e quattro insieme? Magari a cena?" 

E a Derek era diventato tutto chiaro. Fin troppo chiaro. Dall'esterno sembravano ormai una coppia e lui, dall'interno, aveva cominciato a sperare che fosse vero. Non era stato in grado di dare una risposta sensata a Scott, ma ci aveva pensato e pensato e ripensato ed era giunto ad una conclusione. 

"Che cazz-" esclama quasi Stiles, quando Derek, seduto dall'altro capo del divano, gli afferra un braccio e se lo tira praticamente addosso, avvolgendogli le spalle con un braccio. Stiles impatta contro il suo petto, poi lo guarda dal basso. E sorride. Derek realizza che morirebbe per quel sorriso. 

Stiles si mette comodo, avvolgendogli il busto e portando anche le gambe sulle sue. Derek lo sente ispirare, come se lo stesse annusando all'altezza del petto e lo stringe solo un po' di più. 

Derek non sa cosa fare, cosa dire, cosa sarà di quella storia. Non sa se è capace di amare, di dimostrare quello che prova per quel ragazzo così speciale. Non sa se si ricorda come si dimostra affetto, come si condivide la propria vita con un'altra persona. Non sa più bene cosa significa affidarsi a qualcun altro, o cosa si prova a sentire quelcuno parte del branco, della famiglia. Non sa niente di tutto questo, ma vuole imparare, vuole ricordare, vuole che Stiles sia lì, tra le sue braccia e che proprio lui gli insegni come risvegliare il proprio cuore. Proprio come ha già cominciato a fare. 

Si abbassa, gli bacia i capelli, lasciando che quel profumo inconfondibile gli invada le narici e i sensi. 

"Non perderai anche me" sussurra Stiles, senza nemmeno muoversi, ma Derke lo sente benissimo. Nella testa, nel cuore, nello stomaco come un pugno. 

Ma nell'ipotesi e nel dubbio di aver disimparato tutto
E nell'ipotesi e nel dubbio che io mi sia perso
Che abbia lasciato distrattamente indietro un pezzo
Tu insegnami come si fa ad imparare la felicità
Per dimostrarti che se fossimo dei suoni, sarebbero canzoni
E se fossimo stagioni, verrebbe l'inverno
L'inverno dei fiori





La canzone è "Inverno dei fiori" di Michele Bravi. 
Sanremo mi sta tipo prendendo a schiaffi in faccia quest'anno. Che poesia. 

Blu. 

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