Remain Nameless [TRADUZIONE]

By SLLowely

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Come si sentiva? Si sentiva come se si stesse trattenendo a malapena. Lei, tra tutte le persone, avrebbe dovu... More

Chapter One
Chapter Three
Chapter Four
Chapter Five
Chapter Six
Chapter Seven
Chapter Eight
Chapter Nine
Chapter Ten
Chapter Eleven
Chapter Twelve
Chapter Thirteen
Chapter Fourteen
Chapter Fifteen
Chapter Sixteen
Chapter Seventeen
Chapter Eighteen
Chapter Nineteen
Chapter Twenty
Chapter Twenty-One
Chapter Twenty-Two
Chapter Twenty-Three
Chapter Twenty-Four
Chapter Twenty-Five

Chapter Two

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By SLLowely


«Malfoy. Draco Malfoy. Sei stata ad un appuntamento per un caffè con Draco Malfoy?»

«Sì, Draco Malfoy. E no, non era affatto un appuntamento, e per l'amor di Merlino abbassa la voce, Ginny!»

Hermione girò la testa verso entrambi i lati della cucina dei Weasley, fortunatamente vuota a parte lei e Ginny Potter. Molly aveva chiesto loro di recuperare qualche piatto in più per la cena, ed Hermione aveva colto l'occasione per passare un po' di tempo da sola con Ginny. Le conversazioni private erano una tale rarità alle cene domenicali alla Tana, ed Hermione aveva bisogno di parlare del suo strano incontro con qualcuno che non rispondesse al nome di Harry o Ron.

«Ma tu vai in una caffetteria Babbana. E lui si è...seduto al tuo tavolo e basta?»

«Più o meno. Si è avvicinato con quel suo solito modo arrogante e mi ha accusato di avergli rubato il tavolo per fargli dispetto.»

Ginny le lanciò uno sguardo curioso. «È così strano! Non la parte dell'arroganza, ovviamente, ma il fatto che entrambi frequentate lo stesso posto... è strano. E che lui sia riuscito a sostenere una conversazione civile con te.»

Hermione aggrottò la fronte mentre ricordava la loro conversazione. All'inizio le era sembrato strano.

«Come ti è sembrato?» La domanda di Ginny fece breccia nei suoi ricordi.

Solitario. Magro. Stanco. Spezzato, ma che continuava a provarci. Esattamente come lei.

«Perso.» rispose dolcemente. Ginny annuì comprensiva.

«Posso immaginare. In realtà, non credo abbia qualcuno nella sua vita.»

«Ragazze!»

L'urlo di Molly Weasley irruppe nella quiete della cucina, facendo sobbalzare entrambe e quasi cadere i piatti che avevano in mano.

«Onestamente, sarei potuta venire a prendere questi piatti da sola nel tempo che ci state mettendo! Muovetevi, potete spettegolare dopo!» Le spinse fuori dalla cucina e le riportò nella sala da pranzo.

«Scusa, mamma.» disse Ginny docilmente mentre passavano.

Hermione le rimase vicina prima che raggiungessero il resto del gruppo riunito. «Ginny, non dirlo a nessuno, per favore. Di Malfoy. Credo che Harry e Ron si sentirebbero a disagio per la cosa. E davvero, non era niente,» sussurrò lei.

«Certo, Hermione, non lo dirò a nessuno.»

Ginny mantenne metà della promessa fatta a Hermione. Mentre lei ed Harry si preparavano per andare a letto quella sera, raccontò al marito dell'incontro di Hermione con Draco. Harry posò gli occhiali sul comodino e si voltò verso la moglie, con un'espressione accigliata.

«Hermione e Malfoy hanno avuto un appuntamento per un caffè?»

Ginny roteò gli occhi. «No, niente del genere. Hanno solo avuto una specie di... riconnessione davanti a un caffè, si potrebbe dire. Hermione ha detto che è stata una piacevole chiacchierata.»

Il cipiglio di Harry si fece più profondo. «Non dirlo a Ron, va bene? Hermione non voleva che lo dicessi neanche a te.»

«Non lo dirò a Ron.» le promise Harry, e intendeva mantenere la parola data. Mentre Ginny si addormentava accanto a lui, lui invece era ben sveglio. Ricordò la discrezione che una volta aveva promesso a Draco Malfoy circa sei anni prima, quando aveva ricevuto un visitatore sulla soglia di casa sua. Aveva mantenuto la parola da allora, e aveva quasi dimenticato tutto. Harry allontanò il ricordo, ma non poté fare a meno di chiedersi quale strada avesse preso la vita di Draco dalla fine della guerra.

Era lunedì mattina, e Draco era sveglio già alle 5:05. Quella volta, però, sembrava che l'avesse svegliato l'anticipazione, più che il dolore. Forse avrebbe dovuto spostare la sua routine ad un po' prima, se il suo orologio biologico lo portava a svegliarsi a quell'ora?

Ho il controllo di questo.

Comprò il caffè e poi aspettò al tavolo. Quella mattina, Hermione Granger non lo deluse. Entrò, vestita per il lavoro come al solito, si spostò indietro i capelli e girò la testa verso di lui. Gli fece un piccolo sorriso e un cenno, poi andò a recuperare il suo solito ordine.

Uscendo, alzò la mano in segno di saluto e Draco ricambiò il gesto.

Ma guardati, sei riuscito a interpretare in modo convincente un umano normale e funzionante. Draco disse al suo beffardo subconscio di andare a farsi fottere.

Ogni giorno della settimana, Hermione e Draco eseguirono quel loro piccolo ed educato rituale sociale. Draco evitò di andare al caffè durante il fine settimana, approfittando del raro bel tempo per farsi qualche volo sul terreno dietro casa sua. La Granger era andata in caffetteria, quel fine settimana? Decise che era fin troppo fissato con quello che la Granger faceva nel suo tempo libero, e così si mise ad esercitarsi su alcune pericolose manovre con la scopa per distrarsi.

Ho il controllo di questo.

La settimana lavorativa successiva arrivò con gli stessi comportamenti e Draco accettò che fossero ormai incorporati nella sua routine mattutina. Prendere il caffè. Sedersi. Alzare lo sguardo quando entrava la Granger. Annuire educatamente. Seguire i suoi movimenti mentre ordinava. Ricambia il saluto fuori dalla porta. Ripetere dal lunedì al venerdì.

Confidava che la Granger capovolgesse il copione della sua nuova routine coltivata con cura. Dieci minuti dopo il suo solito orario di arrivo, il terzo lunedì di quel rituale di riconoscimento mattutino, lei praticamente corse fino al suo tavolo.

«Puoi tenermeli un attimo, vero? Grazie!»

Prima che Draco potesse anche solo iniziare a formulare una risposta, scaricò la borsa e diversi quaderni proprio davanti a lui e si precipitò al bancone. Stava decisamente avendo una di quelle mattine in cui sembrava, in qualche modo, sia troppo preparata che sopraffatta da qualsiasi cosa stesse succedendo nel suo ufficio.

La Granger tornò di corsa con il suo drink e cominciò a infilare quanti più oggetti possibili nella borsa, che Draco poteva vedere ora espandersi magicamente per adattarsi alla biblioteca che sembrava portarsi dietro.

«Grazie Malfoy, a domani!» E con questo, si mise la borsa in spalla e uscì di corsa dalla porta prima che lui potesse anche solo dire un «Ci vediamo, Granger.»

Era stato certamente interessante. Hermione Granger, per un breve minuto, si era fidata di Draco Malfoy abbastanza da affidargli i suoi beni personali.

Non erano amici. Erano a malapena conoscenti. Eppure, si era fidata di lui e poi lo aveva ringraziato, senza alcun motivo.

Nella settimana lavorativa seguente, la loro routine rimase la stessa. Anche se forse era tutto nella testa di Draco, ma sembrava che il suo sorriso diventasse ogni volta un po' più ampio. Cominciava a sembrare un vero sorriso, piuttosto che uno a labbra strette dovuto all'obbligo sociale. Ma sicuramente se lo stava immaginando.

Poi, un lunedì, Hermione arrivò circa 15 minuti prima del suo solito orario. Sorrise a Draco, ma invece di continuare verso il bancone, si avvicinò al suo tavolo. Oh, dolce Merlino del cazzo, cosa poteva mai avere da dirgli?

«Ciao, ti dispiace se mi unisco a te per un po'? Ho un po' di tempo libero prima del lavoro.»

Nella testa di Draco si susseguirono diverse risposte:

Perché?

Seriamente, perché?

È uno scherzo?

Pensi che io sia uno scherzo?

Che cazzo ti è preso Granger? Non ti ricordi tutte le cose orribili che ti ho detto a scuola?

Ma scelse la risposta più razionale: «Certo.» e fece un cenno con la testa alla sedia vuota di fronte a lui.

Lei sorrise, di nuovo con il sorriso, e posò la borsa. «Vuoi qualcosa? Il Masala Chai è il mio preferito in assoluto qui, lo prendo ogni mattina.» Fu quello che ordinò.

Draco scosse la testa e indicò la sua tazza quasi piena. «No, sono a posto.»

Era strano, vero? Hermione Granger si era appena offerta di prendergli il caffè, come se non fosse un grosso problema. Come se lui non fosse stato un odioso, disgustoso bullo con lei per anni. Come se non fosse stata torturata quasi fino alla morte in casa sua. E ora, stava tornando al tavolo che condividevano come se fosse una cosa normale, naturale.

Hermione si sedette di nuovo e soffiò sul tè caldo prima di bere un sorso. Ma invece di chinarsi per estrarre uno dei tanti fogli o libri nascosti nelle profondità insondabili della sua borsa, gli chiese: «Allora, com'è andato il tuo fine settimana?»

Com'è andato il mio fine settimana? Com'è andato il mio cazzo di fine settimana? Fanculo tutto, se questa era una strana dimensione alternativa, allora sarebbe stato al gioco finché non fosse stato riportato alla realtà. Si rese conto che doveva averci messo un po' troppo a rispondere, perché lo sguardo gentile di Hermione si stava sgretolando in uno di dubbio e preoccupazione.

Scusa, Granger, ma passo così tanto tempo nella mia mente incasinata che la conversazione umana sembra sfuggirmi.

«Ehm, è andato bene. Ho volato un po', dal momento che il tempo era così piacevole.» Dolce Salazar Serpeverde, stava parlando del maledetto tempo.

«Bello, vero? In effetti sono andata dai miei genitori per una visita e ho aiutato mia madre a mettere un recinto intorno al giardino. Viaggi spesso nei fine settimana? Non sono sicura di quando fai lo Scouting visto che il Quidditch è in bassa stagione al momento.»

«Oh, ehm, sì, di solito vado in ufficio durante la settimana per archiviare i rapporti al mattino e poi mi Materializzo agli allenamenti di un paio di squadre durante il giorno. Gli Scrimmage si allenano nei fine settimana, ma solo la mattina e non inizieranno prima di un mese.»

Perché stava blaterando tutta quella roba?

«Deve essere bello poter viaggiare così spesso, anche se a livello locale. Ho fatto richiesta per diverse conferenze internazionali, ma vedremo quali saranno approvate dal comitato di bilancio. Sicuramente non sembrano molto propensi a mandarmi alle conferenze sui Goblin quest'anno, ma ho avuto successo alle varie discussioni sui Popoli del Mare, il che significa un altro viaggio nel Mediterraneo, probabilmente la prossima primavera.»

«Non sapevo che ti permettessero di lasciare il paese così spesso. Il Ministero non crolla senza la tua genialità?»

«Sì, e poi torno e tutto va di nuovo bene nel mondo, quindi sei il benvenuto.» gli sorrise sopra la tazza.

Hermione si guardò il polso e si scolò il tè. «Sarà meglio che vada, ci vediamo domani Malfoy.»

Lo disse come se fosse normale, come se lui fosse normale. Draco si passò una mano tremante tra i capelli biondi. Probabilmente era il momento di discuterne al suo prossimo incontro.

Ho il controllo di questo.

Hermione stava incasinando la sua routine, di nuovo. Ora le mattine iniziavano con lei che entrava, si tirava indietro i capelli, si avvicinava a Draco e chiedeva «Ti dispiace se mi unisco a te per un po'?»

Draco rispondeva sempre «Certo» e faceva un cenno alla sedia.

Marzo 2007

Mercoledì, Draco lasciò il suo ufficio poco prima delle 11 e camminò per qualche isolato lungo Diagon Alley. Entrò in un familiare e lucido edificio in pietra arenaria e salì una rampa di scale fino allo studio privato del Guaritore Browning. Era sempre puntuale, il che significava che la strega della reception lo avrebbe fatto entrare direttamente e non avrebbe dovuto disturbarsi con inutili chiacchiere.

Si sistemò su un comodo divano di pelle e si preparò al suo appuntamento mensile. Di fronte a lui, su una sedia di pelle con lo schienale alto, sedeva l'unica persona al mondo che sapeva quanta strada avesse fatto Draco Malfoy in quasi nove anni.

A Draco erano stati assegnati due anni di appuntamenti obbligatori con il Guaritore, come parte della sua condanna dopo la guerra. Gli appuntamenti all'inizio erano due volte alla settimana, e i primi mesi erano stati particolarmente duri.

Ora, anni dopo, si limitava ad appuntamenti mensili, volontari e pagati. Solo il capo di Draco sapeva dove andava ogni terzo mercoledì del mese alle 11 precise. Ma le persone nel settore del Quidditch avevano orari così strani in ufficio, viaggiando con i camini o Materializzandosi nelle varie strutture di allenamento per incontrare i giocatori, che nessun altro ci faceva caso.

«Buongiorno, Draco. Come sei stato dall'ultima volta che ci siamo visti?»

Browning iniziava ogni singola sessione con questa domanda. Era un uomo calvo con gli occhi acuti, quasi neri, leggermente ingranditi dagli occhiali con la montatura d'oro, Draco azzardava l'ipotesi che avesse tra la metà e la fine dei sessanta anni. Troppo vecchio per essere andato a Hogwarts con Lucius. Una penna d'oca galleggiava proprio accanto alla sedia del guaritore, in bilico sulla pergamena e pronta a registrare la risposta di Draco, o meglio, a registrare l'impressione di Browning sulla risposta di Draco.

«Ehm, bene, credo.»Non aveva mai sentito di avere una risposta adeguata a quella domanda iniziale. Oh bene sai, per un breve periodo ho avuto istinti suicidi, ma ora mi sembra di essere entrato in una realtà alternativa dove mi incontro con Hermione Granger ogni mattina davanti a un caffè e quindi i pensieri di autolesionismo sono stati messi in secondo piano, per ora.

«Capisco.» Gratta, gratta, la penna d'oca. «C'è qualcosa di specifico che vorresti aggiungere sul tuo recente stato emotivo?»

Draco sospirò. Questo era il balletto che facevano a ogni appuntamento. Diede una risposta vaga e indefinita sui suoi sentimenti e Browning si mise a grattare sulla pergamena finché Draco non gli diede una risposta.

«Beh, stavo avendo di nuovo incubi.» Gratta, gratta, gratta.

«E cosa implicano questi incubi?»

Draco si spostò sulla sedia. Aveva aperto la ferita, ed ora forse Browning poteva succhiare il veleno.

«Ehm, i soliti. Il Signore Oscuro che mi fa torturare la gente o che sta torturando la gente... e quel serpente gigante...» Draco rabbrividì mentre strascicava le parole.

Gratta, gratta.

«E hai preso qualche pozione per far smettere gli incubi?» Il suo tono era professionale, neutrale. Draco era stato lì abbastanza a lungo da sapere che non era un'accusa, ma una richiesta di informazioni precise.

«No. Non le ho usate.» Browning annuì, ma non gli fece complimenti. Si era disintossicato dalla Pozione per il Sonno Senza Sogni da anni, ormai. Ogni tanto prendeva un distillato calmante, nelle giornate davvero brutte, ma quello non dava assuefazione.

«E come va il lavoro?»

La piuma non grattava più. Doveva aver già raggiunto la sua conclusione sullo stato mentale di Draco. Non c'era più bisogno di calcoli con la penna, per il momento.

«Bene, come al solito.»

«Hai sentito tua madre di recente?»

«Sì, è ancora a Vienna, penso che potrebbe prolungare il suo soggiorno lì.»

«E cosa ne pensi?»

Draco scrollò le spalle. Sua madre era una donna adulta con nient'altro che Draco a legarla al suo paese d'origine. Poteva fare come voleva. Inoltre, era più facile ignorare i commenti passivo-aggressivi di Narcissa sulla mancanza di una moglie, o di qualsiasi tipo di relazione significativa, di Draco quando arrivavano per lettera.

«Va bene, davvero. Penso che all'estero sia più facile per lei.»

«E cosa hai fatto nel tuo tempo libero?»

Ah, ecco la domanda da un milione di galeoni. Browning conosceva Draco troppo bene, ormai, e le sue risposte burbere del mese precedente, «niente di niente» e «ho solo bighellonato su una scopa» erano sicuramente state archiviate come "preoccupanti" sulla pergamena.

Beh, al diavolo, non c'era nessun altro nella sua vita con cui potesse parlare della situazione con la Granger. Ecco perché pagava Browning, dopo tutto.

«In realtà ho più o meno... riallacciato i rapporti con una mia vecchia compagna di classe.» quello era tecnicamente corretto.

«Davvero? E dov'è successo?» Anche se non era evidente nella sua voce, Draco ipotizzò che Browning fosse sorpreso. Dopotutto, l'unico amico di cui Draco gli aveva parlato (o che aveva, in realtà) era Theodore Nott.

«In quel bar Babbano dove vado sempre. A quanto pare anche lei ci va ogni mattina.»

«Era una tua amica ad Hogwarts?»

Draco rise, davvero rise, alla sua domanda. «Merlino, no. Sono certo che odiasse la mia esistenza.»

Questo era il massimo dei dettagli che Browning avrebbe ottenuto questa volta. Perché Browning sapeva già tutto di Hermione Granger. Probabilmente c'erano rotoli e rotoli di pergamena su Hermione Granger, archiviati dalle precedenti sedute di Draco. I suoi primi anni di guarigione avevano comportato molte confessioni e rimpianti, su di lei, in particolare. Ma non avrebbe percosso quella strada, non oggi. Gratta, gratta, gratta. Quella maledetta penna d'oca.

«Allora, è stato un incontro spiacevole?»

«Ehm, all'inizio, ma poi siamo riusciti a parlare un po'. Non ci vedevamo da anni, quindi credo che sia stato più shock che altro.»

«E questi incontri sono andati avanti?»

«Sì. Recentemente ha cominciato a sedersi al mio tavolo.»

«Di cosa parli con lei?»

Draco scrollò le spalle. «Sono state solo poche volte. Ci siamo limitati ad argomenti di lavoro.»

«Come ti fa sentire passare del tempo con lei?»

Come si sentiva? Si sentiva come se si stesse trattenendo a malapena. Lei, tra tutte le persone, avrebbe dovuto evitarlo. O urlargli contro. Maledirlo. Sputargli addosso. Tirare fuori la bacchetta e farlo sparire dalla faccia della terra. Era un senso di colpa schiacciante ma anche un sollievo e una confusione tutto in una volta quando guardava Hermione Granger ogni mattina. E lei si comportava come se tutto fosse dannatamente normale!

«Sopraffatto.»

Sia giovedì che venerdì mattina, Hermione chiese se potesse sedersi con Draco, e Draco rispose «certo».

Ma durante il fine settimana, da solo nella sua grande casa di campagna, si mise a rimuginare su questa nuova pace con la Granger. Sicuramente lei doveva averne parlato a Weasley? E a Potter. Sì, sicuramente. Probabilmente si stavano facendo una bella risata sulla Granger che prendeva il caffè con il solitario e patetico furetto ogni mattina. Il piccolo furetto Mangiamorte che aveva così paura di alcuni edifici magici che era caduto così in basso da dover frequentare un bar babbano.

Arrivato lunedì, aveva passato un fine settimana insonne ed era di pessimo umore. Poi arrivò la Granger, camminando verso il suo tavolo con quel dannato sorriso sulla faccia mentre prendeva la sedia di fronte a lui e si sedeva. Un momento.

«Buongiorno!» disse brillantemente. Tirò fuori il suo giornale, lo posò sul tavolo, poi si allontanò per prendere il tè.

Ma non gli aveva nemmeno chiesto se poteva sedersi con lui oggi! Era semplicemente andata a posare la sua roba come se il posto le appartenesse e non importava cosa pensasse Draco! Che insolenza da parte sua!

Ho il controllo di questo.

E poi era tornata con la sua tazza fumante e si era seduta, di nuovo, senza nemmeno preoccuparsi di chiedere come potesse sentirsi riguardo alla sua presenza.

«Buon weekend? Volevo prendermi un po' di tempo libero e andare a trovare i miei genitori, ma poi...hai visto che stanno discutendo di togliere il divieto di includere i crini di unicorno nell'abbigliamento al dettaglio? Ho dovuto mandare così tanti gufi che la mia casa comincia a somigliare a un ufficio postale.» fece una pausa per respirare e sorseggiare il suo tè e Draco finalmente colse la sua occasione.

«Granger.» Disse lentamente. «Che diavolo stai facendo?»

Lei lo fissò, confusa. «Scusa, cosa? Cosa vuoi dire?»

Draco sbuffò con fastidio. «Cosa stai facendo qui? Con me?»

Fu contento di vedere un leggero rossore insinuarsi nelle sue guance. Bene, aveva avuto un certo effetto su di lei, e ora non era l'unico a disagio.

«Pensavo che, sai... stavo solo... vuoi che me ne vada?»

«No!» La sua risposta doveva proprio essere così rapida e disperata? Ora Granger sembrava solo più confuso.

«Ok.» cominciò lentamente. «Pensavo solo che ti sarebbe andata bene che mi fossi unita a te. Se ho fatto qualcosa che ti ha offeso, allora...»

«No! Non è questo!» La interruppe perché sapeva esattamente dove stesse andando la sua frase e se avesse sentito quelle parole da lei avrebbe avuto bisogno di circa 14 distillati calmanti per arrivare a fine giornata.

«Allora cosa c'è?» Oh, Merlino, ora sembrava preoccupata e la sua pietà lo avrebbe fatto sentire fisicamente male.

«Senti, voglio solo sapere... perché ti sei avvicinata a me? Perché continui a venire qui ogni mattina?» Sperò di non sembrare troppo patetico, ma cazzo, aveva bisogno di saperlo.

Hermione lo guardò pensierosa e lui vide la comprensione nascere nei suoi occhi. Sapeva esattamente cosa stesse chiedendo.

«Ogni volta che ti guardo, vedo me.» Draco notò che le sue mani stringevano forte la tazza, come se questa potesse tenerla ferma al tavolo. Fece un respiro profondo e continuò. «Ti prego, non... ti prego, non offenderti. So che sto esagerando. Ma ho riconosciuto in te uno sguardo preciso, che vedo solo quando mi guardo allo specchio.»

Si fermò lì, forse per dare a Draco la possibilità di sgridarla o discutere o semplicemente andarsene, ma Draco si sentiva come se una forza invisibile lo trattenesse lì e per tutto l'oro del mondo non se ne sarebbe andato proprio ora. Se c'era anche solo una minima possibilità che un'altra persona su quella maledetta terra potesse capirlo, allora l'avrebbe colta. Anche se quella persona era Hermione Granger.

«Non credo di poterlo spiegare bene. Vengo in questo posto ogni mattina perché mi dà il più breve dei momenti per esistere anonimamente. Non devo essere all'altezza di tutte le aspettative che mi circondano. Posso semplicemente essere. Non sono la strega più brillante della sua età o la spalla intelligente di Harry Potter,sono solo una donna che sta andando al lavoro e a cui piace molto il tè al mattino. Ma ultimamente credo di fare troppo affidamento su questa sensazione. Ho paura che se lascio che questa emozione prenda il sopravvento... se ho bisogno di sentirmi così sempre di più... allora cosa dice questo della vita che conduco? Così, di recente, quando ho continuato a vederti qui, ho pensato di averlo immaginato. Ogni giorno ti guardavo per assicurarmi di non averti sognato. Perché eri un ricordo così forte della mia vita nascosta e magica che mettevo da parte per la mattina, ma la tua presenza continuava a sconvolgermi. E quando mi guardavi... sentivo che forse eri qui per le mie stesse ragioni. Per esistere semplicemente in pace per questo piccolo intervallo di tempo. Ha senso?»

Aveva senso. Aveva così fottutamente senso per Draco che sentì una strana miscela di crudo dolore ed euforia attraversarlo. Ma prima di potersi abbandonare a questi sentimenti, aveva bisogno di sapere un'altra cosa.

«E cosa pensa tuo marito dei nostri incontri mattutini?»

Hermione corrugò la fronte, confusa. «Chi?»

«Tuo marito. Weasley.»

«Ron!?» si lasciò sfuggire una risata piuttosto indecorosa e Draco non fu sicuro di aver capito la battuta. Quando si riprese dal suo attacco di risatine, gli diede la risposta completa.

«Io e Ron non stiamo più insieme da un bel po' di anni, ormai. Siamo ancora migliori amici, ovviamente, ma no, io e Ron non siamo né sposati né usciamo insieme. Lui sta con Padma Patil da un po', ti ricordi di lei?.»

«Credo di sì. Del nostro anno, Corvonero? Non l'ha fatta divertire in modo spettacolare al Ballo del Ceppo al quarto anno?.»

«Oh sì, si è reso ridicolo un paio di volte quella sera.» rispose lei con un sorrisetto. «In realtà ora è una battuta piuttosto dolce tra loro due.»

Draco sogghignò, ma decise di tenere per sé i commenti sprezzanti su Ron. «Allora dimmi Granger, hai sposato uno dei suoi tanti fratelli? Non ce n'erano altri quindici o giù di lì che aspettavano dietro le quinte?»

Hermione roteò gli occhi. «No, e visto che sembra che tu voglia interrogarmi su quanto io sia pateticamente nubile alla mia età, ti risparmio la fatica. Sono abbastanza single al momento.»

Draco arrossì. «Oh, ehm, non stavo cercando di prenderti in giro...» Bene, era arrivata a pensare il peggio di lui, ma ora sembrava ugualmente inorridita.

«Oh! Ho solo pensato che tu... beh, non importa.» si lasciò sfuggire a bassa voce mentre un silenzio fitto e imbarazzante scendeva intorno a loro. Era giusto da parte sua presumere che lui si comportasse male. Dopo tutto, che cosa aveva mai fatto per ispirarle una qualche sorta di fiducia e per convincerla che non fosse sempre un bullo spietato?

Ho il controllo di questo.

«Be', chi la fa l'aspetti, Granger. Ricevo lettere settimanali da mia madre che mi ricordano che sono, come hai detto? Pateticamente celibe alla mia età. Le piace anche ricordarmi il fatto che non ho ancora prodotto un erede e che non sembra che io stia nemmeno cercando di riuscire a costruirmi una relazione.»

Fu solo un breve momento, ma Draco colse il suo lampo di sorpresa alla sua confessione che era un ramoscello d'ulivo, prima di offrirgli un sorriso esitante.

«Mi sembra un'affermazione alquanto invadente. I miei genitori, per fortuna, non sono così ficcanaso nella mia vita sentimentale. Vorrei poter dire lo stesso di Ginny.»

Guardò l'orologio e si accigliò. Si stava davvero dispiacendo di dover andare via da lui?

«Però, ora devo andare. Ci vediamo domani?» Lui annuì e lei si alzò per andare al lavoro.

«Granger, aspetta.»Stava per sembrare disperato e infantile, ma doveva essere sicuro.

«Quello che hai detto... sul perché sei venuta a parlare con me? Me l'hai spiegato bene. Credo di aver pensato che tu potessi... ridere di me.» finì amaramente, furioso con sé stesso per averle rivelato la sua paura.

«No, Malfoy. Non lo farei mai.» Nemmeno a te, fu lasciato non detto, ma Draco poteva praticamente sentire le parole uscire dalle sue labbra.

Cercava di non bere alcolici durante la settimana, ma la sua conversazione con Hermione questa mattina gli aveva fatto Appellare il Firewhisky non appena tornato a casa dal lavoro quella sera. Si versò un bicchiere e si sistemò davanti al fuoco nella sua camera da letto. Fece roteare il liquido ambrato intorno al bicchiere di cristallo, mentre le parole di Hermione gli tornavano in mente.

«Non devo essere all'altezza di tutte le aspettative che mi circondano. Posso semplicemente essere.» Ecco come Hermione aveva descritto la sua presenza al bar. E sebbene non potessero essere più diversi (Purosangue e Nato Babbano, Serpeverde e Grifondoro, reietto ed eroina) lei aveva detto di aver visto una somiglianza tra loro. Tralasciando le particolarità dei loro trascorsi e delle loro scelte, Draco si rendeva conto di quanto avesse ragione.

Non erano entrambi solo dei bambini, incaricati di cose di cui la maggior parte degli adulti si sarebbe vergognata? Probabilmente avevano persino condiviso incubi che si sovrapponevano. Erano sopravvissuti entrambi, contro ogni previsione. E, secondo la sua confessione di questa mattina, sembrava che entrambi stessero facendo del loro meglio per non crollare dall'interno.

Quindi non aveva sposato Weasley, dopo tutto. Questo era certamente un fatto interessante. Draco aveva naturalmente dato per scontato che fossero infelicemente sposati da tempo, con almeno quattro figli in mezzo. Ma poi, se pensava davvero a quello che sapeva della Granger, e ricordando le sue parole di quel giorno, la cosa aveva un senso. Tutti nel mondo si sarebbero aspettati che la Granger e Weasley facessero proprio questo. Si chiese perché le cose fossero finite tra loro, ma sapeva che non avrebbe mai potuto chiederglielo. Hermione sembrava aver superato quella relazione, se la sua risatina ne era un segno indicatorio.

Draco mandò giù il Whisky in un solo sorso e decise che non aveva molta voglia di cenare.

«Buongiorno.»

«Granger.»

Hermione si sedette di fronte a Draco con un timido sorriso e lui placò l'impulso di alzare gli occhi e fare un commento pungente. Non c'era bisogno di fare lo scemo così presto.

Sembrava stanca. Anche lei aveva passato la maggior parte della notte scorsa sveglia a rivivere la conversazione del giorno prima? Probabilmente lui sembrava un cadavere ambulante.

«Malfoy, a proposito di ieri....»

Oh, Merlino, ci siamo. Certo che avrebbe voluto discuterne, dei suoi dannati sentimenti sulla loro chiacchierata.

«Non farlo Granger, va bene, solo non...»

«No, senti Malfoy, voglio che tu sappia che non stavo cercando di...»

«Granger, seriamente non importa, lascia perdere, e... maledizione, chi stiamo prendendo in giro?» Non aveva intenzione di lasciar trapelare l'irritazione, ma lei gli era entrata sotto la pelle nel giro di un minuto e il suo piano di essere cordiale era saltato in aria.

«Cosa vuoi dire?»

«Chi stiamo prendendo in giro? Io e te non siamo... beh, è solo strano, tutto qui, e non pensi che sia ingenuo fingere di essere solo vecchi compagni di scuola che si riuniscono? Non lo siamo mai stati e tu lo sai. C'è troppa brutta storia qui.»

Perché, perché, perché lo stava facendo? Perché sentiva il bisogno di mandare all'aria tutto nella sua vita? A causa di quello che hai fatto. A causa di tutto quello che hai fatto. Soprattutto a lei.

«Hai ragione.» Rispose lei tranquillamente. Draco annuì imbronciato, sapendo che qualsiasi cosa avessero significato quelle mattine per lui, non aveva più importanza. La Granger se ne sarebbe andata, come doveva, e lui sarebbe rimasto lì. Una persona senza nome nel mondo, sola tranne che per le voci nella sua testa.

Ma lei non se ne andò. Invece si schiarì la gola, si spinse alcuni dei riccioli via dalle spalle e gli tese la mano.

«Ciao. Sono Hermione Granger.»

Draco fissò la sua mano tesa. Il suo sguardo sfiorò gli occhi marroni e non riuscì a scorgerci nessun inganno, nessuna presa in giro. La Granger era tutta calore e serietà. Fissò di nuovo la sua mano e tutto ciò che rappresentava. Una possibilità. La tabula rasa. E a quel punto, per Draco, un'ancora di salvezza.

Le prese la mano.

«Draco Malfoy.»


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