Come Acqua e Fuoco

By Miss_Chandra

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| ATTENZIONE: Questa è la seconda parte de "Come Aria e Terra"; se non hai letto quella, non proseguire con l... More

Bentornati
Cast
Guardiani
Prologo
• Parte prima: Guardiana •
1. Consacrazione
2. Ti amo
3.1 Sacerdoti
3.2 Sacerdoti
4.1 Leblanc
4.2 Leblanc
5.1 Consiglio
5.2. Consiglio
6.1 Silenzio
6.2 Silenzio
7.1 Le Gall
7.2 Le Gall
8. Gennaio
9.1 Capirsi
9.2 Capirsi
10.1 Dame Noyer
10.2 Dame Noyer
11.1 Mamour
11.2 Mamour
11.3 Mamour
• Parte seconda: Arthur •
12.1 Fratelli
12.2 Fratelli
13.1 Ile-et-Vilaine
13.2 Ile-et-Vilaine
14.1 Per lei
14.2 Per lei
15.1 Trio - Artie
15.2 Trio - Nova
15.3 Trio - Jesse
16.1 Delegato
16.2 Delegato
17.1 Le Foyer
17.2 Le Foyer
17.3 Le Foyer

9.3 Capirsi

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By Miss_Chandra

Poco dopo, Jesse si staccò e la guardò. Stava aspettando una sua reazione, la stessa che era mancata durante il bacio. Non per colpa di Jesse, s'intende: lui aveva provato ad approfondire il contatto; era stata Chandra a restare impassibile dall'inizio alla fine.

Chandra si portò due dita alle labbra socchiuse. «Mi hai baciata.»

Il pomo d'Adamo di lui sobbalzò. «Non ho resistito.»

«Tu hai una ragazza», gli ricordò.

«E tu sei innamorata di un altro.»

«Infatti.» Sì, Chandra Noyer era innamorata di un altro, di Arthur Leblanc, e lo sarebbe stata per sempre. Niente e nessuno lo avrebbe cambiato, neanche il Cielo.

Jesse le mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio, poi rimase su quel lato del viso a carezzarle la guancia. «Sei bellissima, oggi.»

Chandra sentì le gote pizzicare. «Grazie. Credo.» Non era una tragedia arrossire per un ragazzo che non fosse Arthur, vero? Ricevere complimenti era piacevole a prescindere da chi li faceva, no?

Interrompendola nel suo flusso di paranoie, Jesse spostò la mano sotto al mento di Chandra e le alzò il viso. Lei, non appena entrò in collisione con i suoi occhi azzurri, smise di respirare.

Forse era una conseguenza delle confidenze, ma Chandra non riusciva a smettere di fissarlo. Non si era mai accorta che Jesse era riccio quando non teneva fermi i capelli col gel, di quanto la linea della sua mascella era ben disegnata e di quanto le sue spalle erano ampie. Non si era mai accorta, prima di quel momento, di essere attratta dai suoi lineamenti duri e virili.

Come se le avesse letto nella mente, Jesse socchiuse gli occhi e si avvicinò, cercando di nuovo le sue labbra. Chandra, però, stavolta aveva tutto sotto controllo.

«Dovresti andartene», gli disse, indietreggiando con il busto. «Prima che la situazione degeneri.»

«Perché?» Jesse tentò di spostare il braccio che Chandra aveva frapposto fra loro, senza successo. «Non ti sta piacendo?»

«Non c'entra questo.»

Jesse sospirò e si ritirò. «C'entra che non sono Artie, giusto?»

Chandra abbassò l'arto e distolse lo sguardo, incapace di sorreggere quello azzurro e umiliato di Jesse. «Scusami.»

«Ho capito.» Jesse si passò le mani sul viso «Scusami tu: mi sono lasciato prendere dal momento.»

«N-non fa niente», rispose Chandra, sempre senza guardarlo in faccia. «Penso possa succedere di confondersi dopo essersi... capiti.» In realtà no, non sarebbe dovuto succedere, soprattutto se si era impegnati come lo era Jesse; ma Chandra supponeva che lui se ne fosse reso conto da sé, osservando la sua espressione tesa e funerea.

«Posso darti un consiglio, prima di andarmene, Chichi?»

«S-sì, ovvio», disse Chandra, troppo imbarazzata per negargliela.

«Smettila di essere così passiva. E imponiti di più.»

Chandra trasalì. «Passiva? Come, passiva

«Sì, passiva», quasi la rimproverò Jesse. Tenendo il conto con le dita della mano, poi, ricapitolò tutto ciò che lei gli aveva confidato: «Non sei qui per iniziativa tua, fai le cose perché devi e non perché vuoi, le richieste degli Ordini ti stressano e qualsiasi cosa sia successa con Artie non è evidentemente una scelta vostra.» Prese un respiro e la squadrò. «Io sarò anche un invidioso di merda, Chichi, ma almeno non subisco in silenzio e basta.»

Chandra boccheggiò, incapace di esprimersi per lo sgomento. Si era sempre vista come una ragazza accorta che non trascurava mai le proprie responsabilità, soprattutto se le venivano affidate da una figura importante quale era la sua Dea. Era sempre stata convinta di agire solo dopo aver accuratamente ponderato tutti i pro e contro di ogni situazione, scegliendo sempre la strada più efficiente e più in linea con le regole della società. Non si era mai resa conto di stare, invece, subendo passivamente in silenzio.

Adesso che Jesse l'aveva svegliata, però, oltre a capire come lui si era sentito quando lei gli aveva vomitato addosso ogni difetto del suo carattere – esposto –, le stavano ripassando sotto gli occhi tutti i cinque mesi vissuti in Monastero. E finalmente riusciva a vederli sotto una luce diversa.

Non era stata una fedele devota alla Luna: aveva subito passivamente le scelte di sua madre. Non era stata un'accolita decisa a rappresentare al meglio le tradizioni del suo Ordine: aveva subito passivamente la mentalità retrograda della sua gente. Non era una neo-Guardiana spaventata e messa alle strette: stava subendo passivamente le minacce di Dundra.

E adesso capiva che era proprio quello il motivo per cui Arthur l'aveva lasciata: la sua tendenza inconscia a subire passivamente e a scaricare la colpa sui doveri verso l'Ordine. Doveri che, sì, in quel momento aveva davvero, ma che continuando di quel passo non sarebbero spariti con la scissione dell'Accordo. Chandra avrebbe per sempre avuto doveri e aspettative a cui aderire finché avesse continuato a subire passivamente in silenzio.

Guardò Jesse di sottecchi. E se fosse quella la sua occasione di rimediare? Di dimostrare ad Arthur – a se stessa – che lei era capace di prendere in mano la sua vita? Forse era troppo tardi per porre rimedio a tutto, perché ormai il suo mandato si era incanalato in un tunnel a senso unico, ma qualcosa per riscattarsi poteva farla.

Così strizzò gli occhi e lo disse: «Hai presente quando poco fa ti ho detto che tutti vogliono cose diverse e la mia autorità non conta nulla?»

Jesse annuì.

«Ecco, mi riferivo ai due Ordini.»

«Sì, questo l'avevo capito», disse lui. «Non mi era solo chiaro a cosa ti riferivi nello specifico.»

Chandra prese un lungo respiro. Per la Madre, non credeva neanche lei che stava per farlo. «Il tuo Ordine pensa che, siccome io sono fedele alla Luna, il mio sia più propenso a condividere. Ma in realtà non è così facile.» Distolse lo sguardo. «Ti ricordi quando, alla prima riunione, ti ho detto che i miei fedeli avevano già espresso qualche piccola richiesta in privato?»

«Sì, mi ricordo», fu l'unica risposta da parte di Jesse. Era silenzioso e molto propenso all'ascolto: tutto ciò di cui Chandra necessitava in quell'istante.

«Bene. Devi sapere che il mio Ordine, nonostante stia col tuo da più di un secolo, continua a non fidarsi o a... digerire l'Accordo.»

Jesse annuì e, anche lui, puntò lo sguardo sul braciere. «Che c'entra questo con le richieste che ti hanno fatto a inizio mandato?»

«C'entra perché loro vorrebbero che io...» Chandra chiuse gli occhi. «Lo annullassi.»

Pur senza vederlo, Chandra sentì le iridi gelate di Jesse bruciarle addosso. Percepiva tutto il suo sgomento, lo stesso che aveva avuto Arthur quasi un mese prima. Fu impossibile, per lei, non associare i due ragazzi e temere, allo stesso modo, una brutta reazione da parte Jesse. Ma con quest'ultimo non c'erano mai state promesse da rispettare o desideri condivisi da infrangere. No: Jesse era solo il suo Reverendo, l'esponente massimo del Sole che prima o poi andava avvisato. I paragoni erano sbagliati.

«Non puoi annullarlo», esordì Jesse.

«Non posso ma non ho altra scelta, ormai», ribatté lei. «Si separeranno comunque se non lo faccio e saremo punto e capo, con la differenza di un Ordine – il tuo – ancora più arrabbiato.»

«Questa cosa non ha senso.»

«Lo so», sospirò Chandra. «E sai cos'altro non ha senso? Che useranno il mio rapporto con Arthur come scusa, perché credono che mi abbia sedotta per diventare Guardiano senza fatica.»

Jesse fu scosso da un fremito. «Ma da dove è sbucata fuori questa stronzata?! Artie sarà anche un idiota, ma non si approfitterebbe mai di qualcuno.»

«Da Dundra», ringhiò lei. «Ha aizzato tutti contro me, Arthur e il tuo Ordine con questa scusa, dicendo alla comunità che sono stata manipolata dal nemico per tradirli.»

«Quindi quando ti ha rinfacciato dello studiare non era una semplice provocazione: si riferiva a questo.»

«Sì, purtroppo.» Chandra strinse i pugni. «Ed è sempre per questo che odio quando mi fanno battute in merito o quando dicono che Arthur si è arreso per amore. Lui... lui non si è arreso per amore, non ci ha mai neanche pensato. Si è trovato costretto a farlo per evitare il peggio.» Nascose il viso fra le mani e pressò la lingua sul palato, per trattenere le lacrime. Non sarebbe mai riuscita a raccontare quella storia con il distacco necessario.

«Il peggio?» Jesse aveva gli occhi tanto assottigliati, a causa della confusione, da farsi venire le rughe agli angoli. «Quale sarebbe questo peggio

Chandra prese un lungo respiro. "Nessun paragone: non è Arthur e non lo sarà mai." «La mia gente punta all'indipendenza e l'otterrà in qualsiasi circostanza, con o senza il consenso del Sole. Io ho paura di come la tua possa reagire.» Si strinse nelle spalle. «Insomma, li hai visti al Consiglio.»

«Allora è sul serio colpa di mia zia.»

«No, non c'entra soltanto lei.» Chandra aveva alzato le mani, agitandole. Esther Deroy la intimoriva, sì, ma non era certo il problema. «È una cosa generale. Non abbiamo avuto bei trascorsi storici, e se dovessimo interrompere l'Accordo bruscamente...»

Jesse poteva anche non essere Arthur, ma la nota di delusione sul suo viso, a seguito di quella frase, si rivelò identica. «Nessuno reagirà in modo violento, se intendi questo.»

Sì, Chandra intendeva quello. Inclinò la testa e iniziò a giocherellare con una ciocca nivea. «Infatti sto iniziando a pensare di aver esagerato con questa storia della guerra fra Ordini.» Anche perché doveva ammetterlo: gli alleati che aveva attorno – Arthur, Cyriaque, Miranda e adesso Jesse – erano tutti fedeli al Sole; gli unici ad essersi mostrati finora violenti, seppur solo a parole, appartenevano alla Luna. «Però, ecco, voglio creare meno rancori possibili.»

«Sì, lo capisco. E il tuo è un ragionamento sensato.» Jesse le mise una mano sul ginocchio e si sporse in avanti, per avere maggior contatto visivo con la ragazza. «Ma devo comunque avvisare il Consiglio, mi dispiace.»

Il corpo di Chandra scattò in direzione di Jesse; lei si aggrappò al suo braccio. «No!» lo supplicò. «Non puoi farlo. Lascia fare tutto a me, per favore.»

Jesse strinse le labbra. «Ci andrò di mezzo io, se questa storia uscirà fuori, Chandra.»

Chandra. Se Jesse aveva archiviato il Chichi proprio in quel momento significava soltanto una cosa: non la stava capendo più. Serviva alla svelta qualcosa che lo facesse retrocedere, qualcosa che lo convincesse a fidarsi di lei e a non spifferare tutto all'Ordine del Sole.

Perché sì, Chandra poteva anche essere stata troppo influenzata dal passato e aver temuto lo scoppio di una guerra inventata, poteva anche aver preso coscienza di sé e dei propri difetti: ma era innegabile che ci sarebbero state tensioni sociali non indifferenti se avesse fatto la mossa sbagliata, un po' come le aveva lasciato intendere Arthur in camera sua l'ultima volta.

Chandra serrò le dita sul bicipite di lui. «Quando saremo divisi, non ci sarà più un Guardiano e i Sacerdoti saranno gli unici a capo degli Ordini.» Guardò la pietra rossa, sgargiante fra le dita del ragazzo. «Non potrai essere Guardiano, Jesse, ma in quel modo potrai essere comunque Sire Deroy.»

Non servì che Jesse commentasse per sapere di aver sfiorato la corta giusta: l'allargarsi dei suoi occhi azzurri parlò per lui.

«Mi serve ancora un po' di tempo per capire come fare», proseguì Chandra, melliflua, accarezzando la pietra color cremisi del suo anello. «Poi mi toglierò di mezzo e i Sacerdoti riavranno il loro antico prestigio.»

Jesse calò lo sguardo sulle mani di Chandra, strette intorno alla sua. Rimase sovrappensiero per almeno un minuto abbondante, tempo da lei occupato a fare piccoli cerchi con i pollici sul dorso della sua mano. Era molto più ruvida rispetto a quella di Arthur.

«Un anno sarebbe un tempo sufficiente, per te?»

Chandra trasalì. «Sarebbe un sogno, più che sufficiente. Ma entrambi gli Ordini vogliono una risposta entro la fine del mese.»

«Sì, me lo ricordo.» La sua stretta si intensificò; c'era caldo, fra le sue dita. «Se sospendessi il tuo mandato, però, risolveresti il problema.»

«È possibile farlo?!»

«Certo che lo è, Chichi. Hai molto più potere di quello che credi da Guardiana.»

Chandra arricciò le labbra. Non sapeva di avere quel potere, come l'aveva chiamato lui: era da sempre convinta che il Guardiano dovesse stare al servizio totale degli Ordini e non venire mai meno al proprio ruolo. Forse era anche un po' colpa di Arthur e del modo in cui le parlava della carica se si era fatta quell'idea, ma era irrilevante. Il groviglio in cui si era ficcata, difatti, non si sarebbe mai sciolto con una proposta così semplicistica – anche perché, al termine della sospensione, Chandra si sarebbe comunque trovata a gestire due Ordini, forse ancora più furenti, completamente da sola.

«Non lo so, Jesse. Dodici mesi sono davvero tanti... e non credo che gli Ordini accetterebbero: il tuo vuole l'Equilibrio Elementale il prima possibile e il mio non vuole più aspettare per essere indipendente. E se si impuntassero ancora di più?»

«Ma, Chichi, sarà solo un modo alternativo per accontentarli», continuò Jesse, con un entusiasmo a lei incomprensibile. «Ascoltami: congelare l'Accordo sarà come annullarlo per la tua gente. In questo periodo, tu mi insegnerai Acqua e Terra e io li passerò ai miei fedeli; l'anno prossimo nessuno avrà più bisogno dell'altro e il problema sarà risolto.»

Chandra si pietrificò. «Tu vuoi... fare un accordo?» Lo stesso che lei aveva stretto con Arthur quand'erano ancora due accoliti, tra l'altro, e per cui Jesse non aveva fatto altro che prenderla in giro. «E credi sul serio di riuscire a istruire la tua gente da solo?!»

Il viso di Jesse si rabbuiò, e la sua presa divenne più molle. Non era difficile intuire cosa l'avesse spinto a proporsi come aiutante di Chandra, né cosa l'avesse infastidito: la promessa di essere il nuovo Sire lo aveva attirato come una mosca col miele, e le mancanze dell'attuale Dame lo avevano illuso di poterle compensare e dimostrare all'Ordine quanto valesse. C'era solo un problema, a detta di Chandra: un anno non sarebbe stato insufficiente a compensare centodiciassette anni di nulla.

«Hai un'idea migliore, per caso?» ringhiò lui.

«No, non ce l'ho», ammise Chandra. «E tu sai che voi incantatori del Sole siete messi peggio di quanto pensiate con Acqua e Terra? L'ho visto con Arthur: sbagliate completamente approccio con la Terra e ci mettete una vita per Curare come si deve. Come pensi di sostituire un Ordine esperto in dodici mesi?»

Jesse soffiò un sorriso sghembo. «Non voglio sostituire nessuno, Chichi. Diffonderò le tue direttive all'Ordine e farò capire alla mia gente che non ha bisogno della Luna per raggiungere l'Equilibrio Elementale, ma soltanto del Sire giusto.» Allo sguardo imbronciato di lei, unito alle guance gonfie, lui le diede un buffetto. «Dai, magari ti aiuto anche con Artie.»

«La vedo dura», dovette contraddirlo Chandra, con una punta d'amarezza. «Non vuole più saperne niente di me.»

«Artie è meno permaloso di quello che sembra.» Le accarezzò una guancia; lei si distese sul suo palmo come una gatta in cerca di coccole. «Prima o poi la rabbia per la sconfitta gli passerà.»

«Non c'entra questo. Mi ha lasciata proprio perché ho messo i miei doveri» – quella parola le dava il voltastomaco – «verso la Luna sopra di lui e i progetti che avevamo.» Sospirò. «E non so più come riprendere il nostro rapporto, in tutta sincerità.»

«Chichi, Artie tornerà. Non essere così negativa in tutto.»

Chandra si morse il labbro inferiore. Si era sempre considerata realista, più che negativa. «Come fai ad essere così sicuro?»

«Perché sei bellissima, sia dentro che fuori.»

Chandra non provava nulla per Jesse, se non un profondo senso di gratitudine e di rispetto dovuto all'essere stato l'unico ad averla capita e aiutata, anche con se stessa. Ed era certa di starglielo comunicando mentre aveva le braccia intrecciate al suo collo e le labbra premute timidamente contro le sue.

A differenza del bacio a stampo rubato da Jesse, in quello partito da Chandra i due si sciolsero senza neanche accorgersene: lui l'avvolse fra le braccia forti e lei gli lasciò libero accesso alla propria bocca.

Non si chiese come Arthur avrebbe potuto reagire, quella volta: il legame stretto con Jesse era del tutto diverso da quello intrecciato con l'altro, nonostante le ovvie somiglianze che si erano venute a creare – e che sarebbero aumentate in futuro.

Se Chandra e Arthur erano opposti come l'Aria e la Terra, lei e Jesse erano speculari come l'Acqua e il Fuoco. Entrambi lavoravano con le emozioni, ma mentre una chiedeva di assopirle e lasciarle fluire nell'incanto, l'altro pretendeva di vederle esplodere e consumarsi nella rabbia; similmente, come Chandra si plasmava in base alle circostanze, Jesse si accendeva davanti all'opportunità di risplendere.

Poi la Noyer finì, senza aver chiaro il come, stesa sul divano. Il Deroy si adagiò sul suo corpo, reggendosi con gli avambracci per non farle male. I loro occhi erano legati: carbone racchiuso nel ghiaccio, cielo perso nell'intensità della notte.

«Non diciamo a nessuno come continuerà questa conversazione», ansimò Chandra.

Jesse si calò di più su di lei, facendo aderire i loro petti, e le lasciò un bacio sul sopracciglio. «Sarà il nostro segreto, Chichi.»

Salveeeee

Sì, lo so, avevo detto che la Jendra andava tagliata. Non ce l'ho fatta. In più avrà dei risvolti di trama non indifferenti. In revisione ho capito che i problemi erano altri e questa evoluzione del loro rapporto era, invece, fondamentale. Quindi tutto è andato esattamente come avevo programmato all'inizio <3

Comunque, Chandra è single e non deve rendere conto a nessuno, anche perché Arthur l'ha malamente rifiutata; Jesse... eh, chi viene dalla vecchia versione già sa, gli altri vedranno nel capitolo 11. 

Sì, 11: il prossimo sarà inedito.

Il riferimento al titolo, ci tengo a sottolineare, non è spuntato a caso: si è sempre rifatto, nella mia testa, al rapporto fra questi due. Soltanto che, nella prima stesura, essendo entrata in crisi con la Jendra ho fatto un passo indietro anche su quello. Quindi, nulla, così è tutto ristabilito.

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