Come Acqua e Fuoco

بواسطة Miss_Chandra

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| ATTENZIONE: Questa è la seconda parte de "Come Aria e Terra"; se non hai letto quella, non proseguire con l... المزيد

Bentornati
Cast
Guardiani
Prologo
• Parte prima: Guardiana •
1. Consacrazione
2. Ti amo
3.1 Sacerdoti
3.2 Sacerdoti
4.1 Leblanc
4.2 Leblanc
5.2. Consiglio
6.1 Silenzio
6.2 Silenzio
7.1 Le Gall
7.2 Le Gall
8. Gennaio
9.1 Capirsi
9.2 Capirsi
9.3 Capirsi
10.1 Dame Noyer
10.2 Dame Noyer
11.1 Mamour
11.2 Mamour
11.3 Mamour
• Parte seconda: Arthur •
12.1 Fratelli
12.2 Fratelli
13.1 Ile-et-Vilaine
13.2 Ile-et-Vilaine
14.1 Per lei
14.2 Per lei
15.1 Trio - Artie
15.2 Trio - Nova
15.3 Trio - Jesse
16.1 Delegato
16.2 Delegato
17.1 Le Foyer
17.2 Le Foyer
17.3 Le Foyer

5.1 Consiglio

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بواسطة Miss_Chandra

N.d.A. il capitolo è stato diviso in due parti SOLTANTO per la lunghezza. In realtà si tratta di un'unica scena.

Da quando aveva aperto gli occhi a quando era scesa in sala riunioni, Chandra Noyer si era sentita in una singola maniera: nervosa.

Non era riuscita a mitigare il proprio umore in nessun modo: aveva tentato un bagno caldo e ben due shampoo, ma senza ottenere risultati; persino urlare contro una monaca, che aveva osato scambiare il suo latte macchiato col caffellatte di Jesse, era stato inutile.

E ora, a causa degli insuccessi mattutini, le toccava iniziare la riunione di Consiglio con una nube nera all'interno del petto.

Le era stato proposto di recarsi a Héos, poiché i consiglieri di norma si riunivano lì. Ma Chandra aveva rifiutato: si sentiva meno fuori luogo nel Tempio del Guardiano che nella cittadella del Sole.

C'era freddo in sala riunioni, quella mattina: l'inverno era particolarmente ostinato lì nel cuore verde della Bretagna, dov'era situato il Monastero. La maggior parte dei presenti non era riuscita a togliersi il cappotto, e la stessa Chandra stava soffrendo tutta raggomitolata nel cardigan di lana.

Avrebbe potuto chiedere di chiudere il finestrone tondo, o farlo da sola, ma era stata lei a ordinare di aprirlo e non avrebbe fatto un passo indietro solo perché aveva le dita delle mani intorpidite.

Chandra era già seduta a capotavola con la schiena rigida.

Aveva tentato, prima di lasciare i propri alloggi, di indossare i simboli da Guardiana, e aveva fallito: bardata di tutto punto si era vista ridicola, anziché potente. Soltanto la Corona della Luna le aveva dato l'idea di calzarle bene addosso, con forza e dignità, ma presentarsi unicamente con quella sarebbe stato irrispettoso verso l'altro Ordine.

L'unica sua speranza, adesso, era che il suo status da solo bastasse a conferirle l'autorità necessaria. Per favorirlo, aveva deciso di lasciare i capelli sciolti, sottolineando chi era e da chi discendeva.

I membri del Consiglio, nel mentre, conversavano fra loro in piedi in un angolo della stanza. Erano tutti, Guardiana compresa, in attesa di Jesse: difatti, l'assemblea avrebbe avuto inizio solo una volta arrivato il Reverendo del Sole, che era in ritardo.

Qualcosa – e quel qualcosa era l'improvvisa sparizione di Miranda – suggeriva a Chandra che il ritardo non fosse dovuto a un contrattempo urgente e impossibile da rimandare. E la cosa la mandava in bestia.

«Ciao, Chandra», salutò Cyriaque, interrompendo le sue lamentele interiori. «Posso sedermi?» Indicò la sedia alla sinistra della Guardiana.

Chandra gli sorrise. «Ciao. Certo, fai pure.»

Cyriaque, ottenuto il suo permesso, scostò la sedia da sotto al banco e vi prese posto. «Come stai?»

«Bene», mentì lei. «E tu?»

«Non posso lamentarmi, grazie per aver chiesto.» Cyriaque esaminò l'espressione della sua interlocutrice. «Sei sicura di stare bene? Non sei un po' agitata per la riunione?»

Chandra si strinse nelle spalle. Definirla agitata era un eufemismo: lei era terrorizzata. «Un po', ma seguirò il tuo suggerimento e mi limiterò ad ascoltare.»

«Per qualsiasi cosa, ci sono io.»

«Sì, lo so.» La tensione sul viso di Chandra si allentò. «E ti ringrazio davvero tanto.»

«Non devi, è un piacere per me aiutarti», disse lui. «Hai la stessa età dei miei figli: non potrei lasciarti allo sbaraglio neanche volendo.»

«Resterai seduto qui, no?» gli chiese Chandra, sperando in una risposta affermativa.

L'espressione da lui appena assunta, però, non le lasciò presagire nulla di positivo. «Il posto a sinistra del Guardiano spetta alla Luna.»

«Dundra non verrà.»

In via teorica, Dundra avrebbe potuto partecipare; nella pratica, Chandra gli aveva espressamente vietato di presentarsi poiché non gradito. Lo aveva fatto soprattutto per dargli fastidio e compiere un piccolo abuso di potere, ma non era servito a molto: il Reverendo aveva tenuto a specificare che sarebbe stato comunque assente. E Chandra, a quella dichiarazione, si era innervosita ancora di più.

«Immaginavo», proseguì Cyriaque. «Ma noi preferiamo lasciarlo vuoto per una questione di rispetto.»

«E dove ti siederai?» pigolò lei, già terrorizzata all'idea di non avere vicino l'unico scudo dietro il quale proteggersi.

«Vicino a Jesse. Gli farà bene avere un supporto.»

Chandra spostò lo sguardo a destra. Il primo seggio su quella fila apparteneva al Reverendo del Sole, e Cyriaque sarebbe venuto subito dopo: una distanza ancora accettabile, anche se sarebbe stato preferibile che non ci fosse proprio stata.

«Ascolta, Chandra», disse Cyriaque, cambiando tono e contesto. «Posso farti una domanda scomoda?»

Chandra si guardò attorno. «Dimmi.»

«Tu e Artie siete amici, per caso?»

Amici: non c'era parola più sbagliata per definire il rapporto fra Chandra e l'ex rivale.

«S-sì», disse lei. «Posso dire che avevamo un bel rapporto.»

«Ecco, lo immaginavo», commentò Cyriaque. «E qui arriva la domanda scomoda, per cui mi scuso già in anticipo: sai per caso cosa gli è successo il giorno dello scontro?»

Benché si aspettasse una domanda simile, Chandra si irrigidì. Sì, la risposta corretta era sì: lei sapeva meglio di chiunque altro cosa fosse capitato ad Arthur il giorno dello scontro, cosa l'avesse spinto ad arrendersi e a rinunciare a tutto – sottotesto non troppo velato della domanda di Cyriaque.

Ma non poteva dirlo.

Chandra non poteva dire a Cyriaque che l'Ordine della Luna aveva minacciato una rivolta, se fosse salito suo figlio Arthur al comando. Non poteva dire a Cyriaque che quella paura era ancora viva in lei e che stava lavorando per estinguerla il prima possibile.

Non era né il momento né il contesto giusto per confessare, nonostante quell'uomo la stesse supplicando, con i suoi occhi da genitore, di rassicurarlo.

«Non lo so, mi dispiace», rispose lei. «Non abbiamo parlato molto durante gli ultimi giorni in Monastero.»

Cyriaque annuì, col viso più cupo. «E immagino che tu non abbia notato neanche atteggiamenti insoliti, in lui.»

«Davvero, Cyriaque. Io non ne so nulla», ripeté Chandra, che voleva soltanto tirarsi fuori da quella discussione. «Io e lui ci eravamo ripromessi di dare il massimo allo scontro, senza lasciarci influenzare dai... dalla nostra amicizia. Ne so quanto voi.»

Da dove fosse uscita tutta quella freddezza nel mentire, Chandra non lo sapeva; così come non sapeva con quale coraggio avesse sorriso a Cyriaque dopo che questi l'aveva ringraziata.

Non c'era nulla per cui ringraziare Chandra, men che meno se era per Arthur. C'era soltanto da colpevolizzarla perché stava palesemente mentendo al mondo intero.

D'un tratto, una delle consigliere ticchettò furente verso l'ingresso. «Finalmente sei qui!» esclamò, facendo rimbombare la voce per tutta la stanza. «Ti aspettavamo da un'ora!»

Jesse e Miranda erano appena entrati, mano nella mano e con due sorrisi sornioni stampati in viso. Lui aveva la camicia sgualcita – ovviamente, ogni abito riconducibile alla carica sacerdotale era stato bandito dal suo armadio – e lei i capelli tutti in disordine.

Come volevasi dimostrare, erano stati insieme. Alla faccia dell'impegno preso con l'Ordine.

«Eccoli», commentò Cyriaque, non riuscendo a nascondere il proprio disappunto nel vedere la figlia conciata in quel modo.

«Ma da quanto stanno insieme quei due?» gli chiese Chandra.

Cyriaque sospirò in direzione della coppia. «Credo una settimana, o poco meno.» Poi tornò con lo sguardo sulla Guardiana. «Sono felici e io sono felice per loro.»

Ancora una volta, Chandra annuì con passività. Che quei due fossero felici era abbastanza evidente a chiunque, che lo fosse Cyriaque un po' meno. Ma, di nuovo, lei non era la persona più adatta a immischiarsi ed esprimere un giudizio non richiesto.

Lasciata Miranda, Jesse si sedette alla destra della Guardiana; Cyriaque aveva già cambiato seggio come preannunciato. Sotto suo esempio, tutti gli altri presero posto.

«Allora, che mi sono perso?» chiese Jesse, reggendosi con le braccia conserte sul tavolo.

«Niente, perché aspettavamo te, visto che sei il Reverendo dell'Ordine», lo redarguì Chandra.

Jesse attraversò con lo sguardo i presenti. Miranda, sul fondo, lo salutò agitando le dita, e lui ricambiò mandandole un bacio.

Chandra finse un colpo di tosse. «Non si flirta a lavoro.»

«Hai visto?» disse Jesse, fingendo di non aver udito il suo richiamo. «Aspettano il Reverendo ma non la Guardiana. Buffo, no?»

«Il Consiglio non parte se non siamo presenti entrambi, imbecille. E guai a te se la prossima volta arrivi di nuovo in ritardo.»

Ma il rimprovero non lo sfiorò; anzi, Jesse era forse più divertito di prima. «Perché così nervosa, stamattina? Artie ti ha fatto arrabbiare?»

«Sai perché sono arrabbiata. Non fare il finto tonto.»

Jesse fece spallucce. «Ops, non ho guardato l'orario.»

«E allora impara a guardarlo. Perché non tollererò più un ritardo per quello.» Chandra indicò il collo del ragazzo, dove un livido violaceo lampeggiava sulla pelle rosea.

Jesse si aggiustò il bavero per nascondere il succhiotto. «Invidiosa di come passo il mio tempo?»

«Mai quanto te nel vedermi seduta qui.» Chandra strisciò i palmi sui braccioli imbottiti della seduta.

Jesse forzò una risatina. «Sei un disco rotto con questa storia, lo sai, Chichi?»

Chichi, un bisbiglio che alle orecchie di Chandra suonò più assordante di una campana.

«Come mi hai chiamata?» sibilò a denti stretti.

Chandra detestava i nomignoli. Fin da bambina, aveva dovuto sorbirsi una serie di Chan, Channy o addirittura un Chandy, a causa del suo nome che poco si adattava ai vezzeggiativi. Il peggiore, però, lo aveva coniato un suo ex fidanzato, convinto che chiamarla Biancaneve per il suo aspetto fisico fosse tenero e non imbarazzante, come invece lo viveva la suddetta. C'era però d'ammettere che, rispetto a questi, il Chichi di Jesse era il meno peggio.

«Chandra e Artie non suona bene, invece Chichi e Artie...»

«Dame Noyer!» proruppe la stessa donna che poco prima aveva annunciato l'ingresso di Jesse. «Dobbiamo ancora attendere tanto?»

Chandra sobbalzò, e il battibecco col Reverendo del Sole le passò di mente.

Lo sguardo azzurro della consigliera, incastonato in un viso arcigno e incorniciato da capelli corvini, la stava intimorendo nonostante la distanza – la donna era seduta agli ultimi posti del tavolo, proprio di fronte a Miranda, quasi opposta alla Guardiana.

Chandra drizzò la schiena e si schiarì la voce. «Buongiorno.» Furente com'era fino a un attimo prima, ci si sarebbe aspettati un tuono dalle sue labbra; invece, non vi uscì altro che un timido saluto. Per la Madre, troppa pressione addosso. «Dichiaro ufficialmente aperta la prima assemblea di Consiglio.»

Escludendo se stessa e Miranda, c'erano otto consiglieri al tavolo, quasi tutti con gli occhi puntati su di lei. Quando Arthur aveva accennato al Consiglio di Héos, Chandra aveva immaginato contasse più membri.

«Passiamo all'elezione dell'amministratore delegato?» chiese d'un tratto un consigliere semi-assente, l'unico che avesse un cellulare fra le mani.

Chandra fissò allarmata Cyriaque. Non aveva idea di cosa fosse questo fantomatico amministratore delegato: nessuno aveva mai fatto cenno davanti a lei a questa figura, neppure Arthur durante le loro lezioni.

«Antares,» chiamò Cyriaque, rivolto a lui, «credo sia meglio rimandare. Diamo prima il tempo alla nuova Guardiana di ambientarsi.»

Colui che era stato chiamato Antares si volse in direzione di Chandra. Lei notò subito il modo distinto in cui era abbigliato e il taglio felino degli occhi, messo in risalto dalla pelle scura.

«Rieleggiamo Elvin Deroy, no?» continuò Antares, ignorando la richiesta del collega.

«Mio padre non è in lista», anticipò Jesse. «Con l'inizio del nuovo mandato, ha deciso di andare in pensione.»

Chandra arricciò il naso. "Che casualità: il figlio del vecchio Guardiano che va in pensione non appena quest'ultimo cambia."

«Beato tuo padre che non ha nulla da fare!» commentò Antares con ironia. «Io invece sono sommerso di lavoro e la pensione me la sogno.»

Jesse si sforzò di sorridere, ma era chiaro che quell'esclamazione non gli aveva fatto piacere.

Antares parlò di nuovo alla Guardiana. «Avete ricevuto la lista dei candidati?»

«No», rispose Chandra, guardando Jesse di sottecchi. «Il vostro Reverendo non mi ha passato nulla.»

E Jesse, punto nell'orgoglio davanti all'intero Consiglio, indurì l'espressione e serrò la mascella. I lineamenti del suo viso, già parecchio marcati per natura, divennero ancora più rigidi e spigolosi.

Succedeva sempre quando qualcosa, o meglio qualcuno, lo infastidiva. In pochi giorni di convivenza, Chandra glielo aveva visto fare così tante volte da domandarsi se fosse lui ad essere un po' troppo suscettibile agli eventi esterni.

«La nostra nuova Guardiana è della Luna», cacciò fuori Jesse, rivolto al consigliere. «Pensi che darle o meno la lista avrebbe fatto differenza?»

Chandra serrò le mani sui braccioli. «Non stavamo parlando del mio Ordine, e gradirei si continuasse a non farlo.»

«Perché, Dame Noyer?» si finse sorpreso Jesse. «La Luna non vuole neanche questo?»

«Sono io che non voglio», ribatté Chandra. «E ora ti invito a stare zitto, dato che non hai nulla di pertinente da dire.»

«Quello che dico è assolutamente pertinente, ve lo garantisco.»

«Fratello Jesse,» s'intromise Cyriaque, mettendogli una mano sulla spalla, «non alimentiamo zizzania fin da subito, è d'accordo?»

Chandra gli mimò un merci silenzioso, a cui lui reagì con un cenno del capo.

Dal canto suo, Jesse cercò con lo sguardo sostegno dagli altri consiglieri, il quale non arrivò.

Chandra non era così ingenua da credere che i fedeli del Sole non condividessero il pensiero del Reverendo: i borbottii saltellanti per la tavola lasciavano trasparire l'esatto contrario. Ciononostante, apprezzò comunque il neutrale quasi-silenzio da loro adottato: almeno, anche se in piccola parte, la sua autorità di Guardiana valeva qualcosa là in mezzo.

«Dame Noyer,» – Miranda aveva alzato la mano, attirando l'attenzione di tutti – «avrei qualcosa da dire.»

Miranda ricopriva il ruolo di segretaria; i suoi unici compiti erano appuntare gli argomenti trattati in assemblea e poi stilare il verbale con un superiore, ovvero il Reverendo dell'Ordine. Non aveva diritto di parola all'interno del Consiglio.

Chandra, però, non se la sentiva di zittirla, se non altro perché lo sguardo fisso di Cyriaque la stava supplicando di non mortificarla. «Certo, Miranda. Che succede?»

La ragazza si alzò in piedi. «Spero che il mio intervento non sia troppo irriverente e, nel caso lo sembrasse, dichiaro subito che non è mia intenzione cadere in fraintendimenti. Ma non riesco a stare in silenzio.»

«Mira, che succede?» s'impensierì Cyriaque.

«Nulla, papi.» Miranda intrecciò le braccia dietro la schiena. «Ci tengo soltanto a chiarire che Fratello Jesse, nonostante i toni, non ha parlato con cattive intenzioni. Non abbiamo una Guardiana della Luna da oltre un secolo: è normale essere impreparati da entrambe le parti. Ed è altrettanto vero che il vostro Ordine, Dame Noyer, è parecchio ostile nei nostri riguardi. Quindi trovo corretto mettere l'accento sulla questione, se si vuole trovare un punto d'incontro.»

Seguirono mormorii di approvazione.

Cyriaque annuì. «Giusta osservazione, Mira.»

«Grazie, papi. È un tema a cui tengo davvero tanto.»

Perfetto, Chandra aveva appena perso gli unici due alleati presenti in Consiglio: Miranda e Cyriaque, una per difendere il fidanzato e l'altro la figlia. Non se la sentì, comunque, di colpevolizzarli: era scontato che fra lei, una sconosciuta, e una persona cara avrebbero scelto sempre quest'ultima. Chandra per prima avrebbe fatto lo stesso.

«Preferisco concentrarmi solo sulle vostre questioni, oggi», dichiarò Chandra in direzione di Miranda. «In futuro avremo tempo di parlare anche d'altro.»

La giovane Leblanc tornò seduta, visibilmente insoddisfatta dalla risposta. E non era neanche l'unica: i presenti avevano ripreso a borbottare fra loro, senza dubbio per commentare il modo ridicolo in cui era stato archiviato il problema.

La prima presa di posizione di Dame Noyer aveva fallito su tutta la linea.

Un'improvvisa musichetta acuta, mista a una forte vibrazione, frantumò l'aria.

«Scusate, è il mio.» Antares pigiò lo schermo e si portò il cellulare all'orecchio. «È urgente, Jacques? Sono in riunione.»

Chandra arricciò il naso. Da quando gli incantatori comunicavano tramite i dispositivi degli Altri? E da quando, se li portavano in giro, soprattutto, se ne avevano uno? Lei, il suo, lo aveva dimenticato nei meandri dei cassetti della sua camera; ne faceva così poco uso che a volte dimenticava persino di averlo.

«Lui è il padre di Nova», sussurrò Cyriaque, piegato verso di lei. «Non so se lei te lo ha mai detto, ma hanno diverse aziende vinicole in Provenza e lavorano molto con gli Altri.»

«Sì, me ne ha parlato una volta.» Chandra guardò l'uomo Prigent, che nel mentre si era tappato l'orecchio libero. Ora riusciva a notare una certa somiglianza con la figlia, soprattutto nella forma degli occhi. «Ma non sapevo fosse stato assorbito dal loro mondo.»

Cyriaque sorrise divertito. «Antares è sempre stato più vicino agli Altri che a noi.»

«Anche mentre era Reverendo?» chiese ancora la ragazza.

Cyriaque esitò. «Diciamo che l'ultima decade del mandato Deroy non è stata proficua per nessuno dei due Ordini.»

Chandra non poté che concordare: come le aveva detto Dundra, Antares era stato nominato Reverendo dopo la rinuncia di Cyriaque, grazie alle sue ingenti donazioni, e aveva tenuto la carica con il singolo scopo di passarla alla figlia una volta maggiorenne.

In quel periodo, la vecchia Sacerdotessa della Luna era sempre rimasta sulle sue, dedicandosi unicamente al proprio Ordine. Ed era meglio non commentare il precedente Guardiano, Melchior Deroy, altrimenti Chandra sarebbe risultata offensiva.

Antares fece una faccia strana e poi si alzò in piedi. «Arrivo subito.» Chiuse la telefonata. «Scusate, a quanto pare c'è stato un problema con un acquirente parecchio importante.» Si voltò verso la Guardiana. «È un problema se lascio il Consiglio adesso, Dame Noyer?»

Chandra arricciò le labbra. «Non si è nemmeno presentato, signore.»

«Antares Prigent», disse l'uomo, sbrigativo. «Politiche del lavoro e dell'occupazione, sia all'interno che all'esterno dell'Ordine.»

«È un settore interessante.» Chandra aveva il mal di testa. «Mi piacerebbe sapere come questo si collega al mio ruol-»

Il telefono squillò di nuovo.

Antares sbuffò, zittendo la Guardiana con l'indice alzato. «Jacques, sì, sto arrivando. Cosa? No, prendi tempo: questo affare non può saltare.» Allontanò il dispositivo dall'orecchio e schiacciò lo schermo per chiudere la telefonata. «Scusatemi, Dame Noyer, ma devo proprio scappare. Mi accorderò con Jesse per incontrarvi e parlare di tutto ciò che volete.»

Jesse sghignazzò. «Ti prenoto un appuntamento il più tardi possibile, se mi offri una bottiglia di vino.»

«Te ne offro tre, allora», ironizzò Antares.

«Vuoi che ti aggiorni dopo?» chiese l'uomo sedutogli di fronte.

«No, non serve, Nath. Dico già da ora che sono d'accordo con tutto.» Antares abbandonò il proprio posto. «Arrivederci. È stato un piacere conoscervi, Dame Noyer.»

«Arrivederci, consigliere Prigent», ricambiò lei, con uno sbuffo, osservando l'uomo uscire dalla sala.

Chissà se qualche altro Guardiano era mai stato abbandonato in pieno Consiglio da un suo funzionario. Chandra Noyer, la trisavola sua omonima, di certo no; ma quello perché Héos era rimasta sotto la totale direttiva di Phoebus Chevalier anche a seguito dell'Accordo fra i due. I restanti quattro... tre appartenevano tutti al Sole: dote sufficiente a renderli degni di considerazione.

Che l'attuale Dame Noyer fosse la prima? Probabile e quasi certo, per non dire assolutamente scontato.

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