365 Sterek (2021) vol.1

By Blu992

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365 parole. 365 Sterek. Una Sterek al giorno. Per 365 giorni. Per il secondo anno. More

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By Blu992

"Derek, nipote caro, guarda chi c'è lì."

Derek è seduto a Central Park, dopo una intensa sessione di allenamento, con gli occhi chiusi e la testa reclinata contro lo schienale della panchina. Peter l'ha raggiunto solo da dieci minuti e già non ne può più. 

"Derek?" insiste. 

"Peter, cosa?" 

L'uomo gli scuote una spalla. "Guarda laggiù."

Derek, di malavoglia, apre gli occhi e guarda nel punto indicato da suo zio. Poi scatta a sedere diritto, tutti i sensi puntati verso quella figura lontana. 

"Non mi sono sbagliato, allora!" dice entusiasta il più grande. "Vado subito a salutarlo!" 

"Peter."

Derek lo ammonisce, cercando di bloccarlo, ma sembra inutile. 

"Non vedo quel ragazzo da almeno cinque anni, in quel buco di cittadina. Ora è troppo una coincidenza per non andare a salutarlo. Tu vieni con me?" 

"No" risponde, lapidario, per poi alzarsi e rimettersi a correre. Derek si concede solo di girarsi, quando è abbastanza lontano, per vedere suo zio in piedi, di fronte a Stiles che, incredibilmente, sorride. 



Il giorno dopo, Derek è di nuovo al parco, anche se non ha in programma di allenarsi. Di solito lo fa un giorno si e uno no. Solo che è una bella giornata e chi è lui per non apprezzare quel clima mite in mezzo all'unica natura che si trova da lì a molti chilometri? 

Si siede sulla panchina del giorno prima, un libro tra le mani e la voglia di rilassarsi. Peter è praticamente sparito dal giorno prima, ma non gli importa. Proprio no. 

"Mh, il ragazzino oggi ha lezione di karate e poi alcune lezioni fino a sera. Non credo lo incontrerai, nipotino."

Derek gli ringhia, mentre Peter prende posto di fianco a lui, ma non gli risponde. 

"Sai, nonostante il suo palese astio nei miei confronti, abbiamo parlato molto ieri, quando te ne sei andato con la coda di lupo tra le gambe."

"Peter" ringhia ancora. 

"Mi ha insultato un paio di volte, ma è anche arrossito quando gli ho detto che è cresciuto davvero bene. Dovresti vederlo da vicino, ha anche i bicipiti."

"Non ho nessun interesse sull'argomento."

Derek sa di aver risposto in modo troppo brusco e che ciò dimostra proprio il contrario della sua affermazione. E poi non è che sia proprio interessato a Stiles. Solo che non vuole che Peter lo corteggi. Suo zio è fuori di testa, è solo per l'incolumità dell'umano. 

"Quindi non ti dispiace se a nel tardo pomeriggio ha accettato di prendere un caffè con me?" 

Derek si gira fin troppo di scatto, infatti Peter accentua il suo ghigno. 

"Anni fa l'hai quasi ammazzato."

"E tu l'hai salvato, ma a quanto pare ha capito che ora sono un brav uomo. Vuoi venire con noi?" 

Derek si alza e se ne va, senza rispondere. 





"Derek?!" 

Derek è al supermercato, nel reparto spezie, quando si sente chiamare. Stiles è davanti allo scaffale del curry. 

"Stiles" ricambia. 

"Oddio, sei davvero tu! Quant'è che non ci vediamo? Sei anni, credo. Ieri vedo tuo io e oggi te!" 

Derek grugnisce qualcosa e annuisce. 

"Come stai? Cosa fai qui?" continua il ragazzo. 

"Sto bene. E qui ci vivo."

Stiles sorride, alzando gli occhi al cielo. "Sì, lo immaginavo. Era una domanda a più ampio raggio. Io studio criminologia!"

"Sto cercando di acquistare una libreria e una galleria d'arte."

"Oh! Wow! Quindi sei qui stabile?" 

Derek legge un pizzico di aspettativa. Annuisce ancora. 

"Bene, benissimo! Peter non mi aveva detto fossi qui."

"Quindi esci con mio zio?" chiede Derek, brusco, forse fin troppo. E vorrebbe esserlo ancora di più quando Stiles arrossisce leggermente. 

"Mh, beh, non in quel senso. O almeno non credo, non so. Abbiamo solo preso un caffè!" 

"Ho capito, ora vado" e non aspetta nemmeno una risposta, girando le spalle e avviandosi lungo la corsia. 

"Derek?" lo richiama Stiles, facendolo voltare. "Mi ha fatto piacere rivederti!" 

Derek annuisce e se ne va. 



Dopo una settimana, Derek sta sperimentando cosa significa fumare di rabbia. 

Suo zio si è appena seduto sul suo divano, i piedi sul tavolino e un sorrisino sulla faccia. E Derek non è arrabbiato per nessuna delle tre cose e nemmeno perché sono le due di notte. Ciò che sta facendo saltare i nervi a Derek è l'odore di Peter. Si è palesemente visto con Stiles, ha il suo odore addosso. 

"Tutto bene, nipote?" 

"Sei qui per un motivo specifico, nel cuore della notte, o cosa?" 

Peter sorride ancora. "Ero da queste parti, dopo essere andato a cena fuori, e volevo salutarti."

Derek proprio non riesce a trattenersi, di nuovo. 

"Stiles ha accettato di cenare con te? Sul serio?" 

"Certo. E si è anche...divertito molto."

"Sicuro fosse consenziente?" sbotta. 

Peter ora ride sonoramente. "Non mi sono spinto così oltre, non l'ho proprio sfiorato. Però non credo si sarebbe opposto, dal suo odore sembrava molto...affascinato dal mio culo."

Derek gli si avvicina, gli prende un polso e lo spinge fuori dal suo appartamento. Peter continua a ridere. 



Derek rivede Stiles dopo due giorni da quella intrusione di Peter. Questa volta non è per caso, anzi. Derek è andato di proposito fuori la palestra in cui si allena Stiles per il karate. 

Se ne sta lì, appoggiato al muro esterno dello stabile, braccia incrociate. 

"PORCO CAZZ- Derek??" 

"Ciao, Stiles."

Derek si allontana dalla parete, come se fosse la persona più calma del mondo. Non sa perché ha deciso di andare lì, o semplicemente non vuole ammetterlo, ma non è proprio rilassato. 

"Ci-ciao, Derek. Come mai da queste parti?" 

"Peter mi ha detto che segui lezioni qui ed ero da queste parti, così ti ho aspettato."

Gli occhi del ragazzo sembrano poter uscire dalle orbite a momenti. 

"Mi hai aspettato? Perché?" 

Derek prende un respiro. 

"Vieni, ti offro un decaffeinato." 

Bravo Derek, senza nemmeno chiedere, certo. Sei un uomo delle caverne o cosa? 

"Un caffé?" chiede Stiles, che però si affretta ad affiancarsi a Derek che sta già passeggiando. 

"Di solito è il caffé ad essere decaffeinato." 

Derek vede Stiles abbassare la testa, con la coda del capo. 

"Perché?" chiede, poi, rimettendosi diritto. 

Derek fa spallucce. "Perché sei iperattivo e il caffè normale ti fa male."

Sa che ha semplicemente fatto finta di non capire la domanda. Stiles, però, sembra accontentarsi. 

Derek indica un bar alla fine della strada e, quando lo raggiungono e si siedono, Stiles sembra così agitato che anche il tavolo trema a causa del suo muoversi incessantemente. Derek non sa cosa fare. Cioè, perché diavolo è così agitato? Forse non vuole stare lì? Preferisce Peter? 

"Stiles tutto ben-" cerca di chiedere, ma il cellulare del ragazzo comincia a squillare e lui lo tira fuori dalla tasca. 

"Scusa, è un numero anonimo" dice, per poi rispondere. "Pron- Peter? Cos- Sì, ho finito... No, non ho bisogno di un passagg- no, è che non sono a cas- No, non mi hanno rapito, sono con Derek."

Derek osserva Stiles ascoltare Peter. PEr fortuna anche Derek lo sente. "Ah, bene, dì a mio nipote che sto ridendo di lui, molto sonoramente. E con te allora ci vediamo stasera, okay?" 

Stiles annuisce, poi a quanto pare si ricorda di essere al telefono e dice che sì, va bene. Saluta PEter, poi ripone il cellulare. 

"Scusa, non sapevo nemmeno chi fosse. Dice di dirt-"

"Ho sentito" lo interrompe brusco Derek. PEr fortuna arriva un cameriere per prendere le loro ordinazioni. 

Stiles sembra impegnarsi davvero tanto per portare avanti una conversazione degna di essere chiamata tale e Derek lo sa. Solo che il suo cervello non fa altro che pensare a Stiles e suo zio a cena quella sera. A Stiles che sorride a Peter. A Stiles a lett-

"Vuoi venire a cena con me, stasera?" chiede, mentre Stiles in realtà stava parlando già di qualcos'altro. Forse un esame. 

"Co-cosa?" e sembra davvero confuso. 

"Cena, con me. Stasera."

Derek riderebbe di se stesso. Seriamente non riesce ad articolare una frase con soggetto. verbo e complementi?

"Beh, se-se hai sentito la telefonta di prima, io... beh, ho un appuntamento con PEter, dopo."

"Lo stesso PEter che anni fa voleva ucciderti?" 

Stiles abbassa lo sguardo. "Anche tu minacciavi di aprirmi la gola coi tuoi denti, eh."

Derek vorrebbe urlare. 

"Io non lo avrei fatto. Lui sì." 

"Ti conoscevo da si e no tre giorni, in realtà per quanto mi riguardava, potevi farlo eccome."

Derek lascia cadere la conversazione lì, non sapendo proprio come rispondere. Saluta Stiles dieci minuti dopo, afflitto e arrabbiato. Con Peter. 

Ed è proprio da suo zio che entra poco dopo, senza nemmeno avvisare. 

Lo trova in biblioteca, un libro tra le mani e il cellulare nell'altra. 

"Caro nipote, sempre un piacer ele tue visite. Vuoi un tè?" 

"Peter, lascia in pace Stiles!" 

Derek sa di avere gli occhi accesi di rosso, ma se ne frega. Gli darà anche un ordine alpha, se necessario, sta davvero impazzendo. 

"E perché?" chiede tranquillo l'uomo. "PEr sei lunghi anni te ne sei fregato di lui e ora che gli sto simpatico, che ride con me, che sembra voglia venirci anche a letto con me, ti fai avanti?" 

"Peter, smettila!" Derek sente un ringhio risalirgli il petto. 

"Spiegami perché e poi, se anche Stiles vorrà te, io mi farò da parte."

Derek cerca di trattenere l'istinto di ucciderlo ancora una volta, cerca di calmarsi e di ricordarsi che PEter ora è quasi sano di mente, che forse lo vuole solo aiutare e che, soprattutto è parte del suo branco e della sua famiglia. 

"Stiles è il mio compagno."

Lo dice come se si stesse liberando da un peso e in fondo è così. Un peso che porta con sé da quasi dieci anni, da quando ha incontrato quel ragazzo la prima volta davanti alle rovine di Villa Hale. 

"Sei serio?" PEter sembra decisamente stupito, quasi intimorito, quando gli fa cenno di sedersi sul divano. 

Derek si siede e si prende la testa tra le mano. 

"Sì, Peter, davvero. E, credimi, se Stiles volesse stare con te non ci proverei e non vi sarei di intralcio, m-"

"Ma Stiles vuole te. Può anche essere fisicamente attratto da me perché diciamocelo, sono meraviglioso, ma con te è diverso. Stiles è sempre stato innamorato di te, non è attrazione. Lui ti ama." 

Derek, se possibile, affonda ancora di più il capo tra le spalle. "Lo so" dice. 

"E sai anche che questo tuo comportamento improvviso dopo che non vi vedete da anni lo sta mandando in tilt? Derek, se vuoi quel ragazzo, devi solo dirglielo, ma non farlo per gelosia o perché l'altro sono io. Perché poteva essere chiunque altro, ma la domanda è una: vuoi una scappatella o una storia seria, con lui? "

Derek prende un respiro, poi si alza e si avvia verso la porta. Sente Peter in lontananza, con tono divertito. 

"Vai, rendimi fiero di essere tuo zio e di' a Stiles che mi dispiace non essere riuscito ad entrare nelle sue mut-" 

Derek sbatte la porta di ingresso. 

Sta guidando senza sapere dove andare e cosa fare, quando gli arriva un messaggio. E' Peter, gli ha scritto un orario e il nome di un ristorante. E Derek sa cosa fare. 

Si presenta lì dieci minuti prima, si fa accompagnare al tavolo prenotato a nome Hale e aspetta. Sa che Stiles è un ritardatario cronico, ma, stranamente, il suo naso capta l'odore del ragazzo dopo pochi minuti: è appena arrivato. 

Derek lo sente chiedere della prenotazione a nome Hale, sente il cameriere dirgli che l'altra persona è già arrivata e, di spalle, sente i passi raggiungerlo. Stiles arriva al tavolo, al suo posto, senza alzare gli occhi dalla punta delle proprie scarpe. E lo fa solo quando sta per sedersi. 

"Ciao, Pet- Der..." 

Derek pensa di aver sbagliato tutto, di avergli fatto del male, di essere un mostro, appena vede lo sguardo di Stiles farsi lucido e i suoi occhi riempirsi di lacrime. 

Si alza appena una lacrima gli bagna una guancia e il ragazzo si porta una mano alla bocca, forse per non singhiozzare. 

Si avvicina a lui, inginocchiandosi davanti alla sua sedia, le mani sulle gambe. 

"Stiles? Cosa succede? Io- scusa, vado a chiamare Peter, mi dis-" 

Derek non riesce a finire la frase, perché Stiles gli ha stretto le braccia intorno al collo con un tale slancio che Derek fa fatica a rimanere in equilibrio e a non far ruzzolare entrambi all'indietro. 

"Stiles..." dice, non sapendo dire altro. 

"Scusa, non volevo piangere, ma tu sei qui e hai la camicia e la giacca e sorridevi e...Dimmi che non è uno scherzo, Derek!" 

Derek si perde in quegli occhi d'ambra liquida, speranzosi e disperati allo stesso tempo. Si perde lì e allo stesso tempo si ritrova. Ritrova se stesso, il suo lupo. Ritrova il proprio essere neglio occhi di Stiles. 

"Non è uno scherzo" dice. "Sono qui e voglio essere qui. Tu lo vuoi?" 

Stiles scioglie l'abbraccio, guardandolo e tirando su col naso. 

"Lo voglio." 









La parola era " SESSIONE". 

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