Saudade Wherever I Go

By jadezstories

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SEQUEL di Saudade "I will go to wherever you are" Ashley e Logan ora si trovano a migliaia di chilometri l'u... More

Chapter 2
Chapter 3
Chapter 4
Chapter 5
Chapter 6
Chapter 7
Chapter 8
Chapter 9
Chapter 10
Chapter 11
Chapter 12
Chapter 13
Chapter 14
Chapter 15
Chapter 16
Chapter 17
Chapter 18
Chapter 19
Chapter 20
Chapter 21
Chapter 22
Chapter 23
Chapter 24
Chapter 25

Chapter 1

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By jadezstories

LOGAN

Feci un cenno ai ragazzi che mi fissavano mentre passavo per il parcheggio, accanto a loro, per entrare nel bar. Guardai un'ultima volta la strada deserta prima di afferrare la maniglia antiquata ed entrare, vestendomi di indifferenza che superava quella degli altri giorni.

Non era più facile fare finta di niente quando sapevo dentro di me che tutto stava cominciando a traballare, tutte le mie sicurezze e tutto quello che mi aveva fortificato stavano cominciando a cedere.

<<Guarda chi si vede, il grande capo Robinson>> annunciò a tutti i clienti la troia per eccellenza. <<Vaffanculo>> dissi passandole accanto senza darle neppure un'occhiata. Mi sedetti sfinito sulla sedia, puntando il mio sguardo verso mio fratello.

<<Ne ho visti due prima, venendo verso di qua. Sembrano solo cretini, non abbiamo molto da temere>> mi disse, appoggiando la schiena allo schienale. <<Possiamo farlo in questi giorni, così ce ne sbarazzeremo prima>> proclamai. <<Hai tanti pensieri in questi giorni, se non dovesse funzionare il piano andrà a finire ancora peggio di come abbiamo immaginato>> Cameron doveva sempre smorzare tutto. <<Lo faremo e basta, non voglio repliche ora>> dissi duro. Sapeva che non ce l'avevo con lui, ero solo provato dalla situazione.

<<Tieni la tua birra, stronzetto>> la troia mi mise davanti un boccale di birra bionda, dandone poi altri due ai miei compagni. <<Fatelo bere, ne ha bisogno>> disse loro, prima di tornarsene al bancone.

Noah e Cameron si lanciarono un'occhiata, prima di tornare a guardare me. <<Ti ha chiamato?>> cercai di trattenere un sorriso pensando ad Ashley. <<Si, è ad allenamento ora. Questa sera ci sentiamo>> quella donna cazzo, mi avrebbe fatto andare fuori di testa.

<<Strano, non è mai ad allenamento>> l'ironia di Cameron faceva sempre schifo. <<Smettila>> gli dissi prendendo un sorso.

<<Harmer mi ha detto che la polizia ha preso due coglioni della pubblica che spacciavano coca, si mettevano nel seminterrato della nonna di uno e facevano una specie di mercato>> guardai Noah con sospetto. <<Sai chi sono?>> gli chiesi. <<Credo fossero quelli con i soldi anche dentro per il culo, sembrano più loro un salvadanaio che il porcellino che vendono al supermercato>> Cameron e Noah cominciarono a ridere, mentre io mi persi nei miei pensieri.

I due potevano essere quelli della banda che avevo incontrato qualche giorno prima nello stesso locale in cui mi trovavo, avevano venduto qualcosa anche ai coglioni che avevamo preso a pugni qualche mese prima, i coglioni che vivevano in una delle cittadine di confine.

<<I tuoi sono a casa?>> chiese Noah a Cameron. <<Solo mio padre. Mia madre sta facendo uno shooting in Australia>> <<Cazzo, tua madre è una delle milf che mi farei più volentieri>> guardai schifato mio fratello, mentre Cameron gli tirava uno schiaffo sulla testa. <<Ritira quello che hai detto. Stai facendo pensieri erotici su mia madre, MIA MADRE!>> i pochi clienti abituali del posto si girarono verso di noi, con sguardo indagatore. Nessuno avrebbe chiamato la polizia, nessuno era in regola lì, ma era comunque fastidioso avere i loro occhi addosso.

Feci strisciare la sedia sulle assi di legno per andarmene. Subito i due smisero di litigare, alzando lo sguardo su di me. <<Dove vai?>> chiesero all'unisono. Non gli risposi andandomene.

**

Lasciai la Mustang sul vialetto, entrando in casa. Spalancai la porta della cucina, prendendo qualcosa da bere che non sapevo neppure io cosa fosse, volevo solo bere e basta. Salii le scale con una certa insistenza, arrivando in camera mia. Guardai il letto stando imbambolato.

Ogni mattina dalla sua partenza mi rigiravo, sperando di allungare il braccio e spingerla verso di me, ma non era mai così. Tutto era ritornato nei suoi toni freddi di prima e io non potevo far altro che far finta di niente.

Distolsi amaramente lo sguardo e aprii la vetrata, uscendo nel balcone. Calciai qualche spinello con le sneakers e tolsi dalla sedia di legno una bottiglia di birra finita. Mi avvicinai alla balaustra, guardando verso il cortile anteriore della casa, a qualche centinaia di metri dalla spiaggia. Quelle però erano le spiagge dei figli di puttana, ricchi da far schifo.

Guardai per un po' le onde, che ovviamente riportarono alla mia memoria dei ricordi, come quella volta che la avevo salvata, quando si era andata a fare il bagno a novembre. Mi ricordai subito dopo che quella era stata l'ultima volta in cui aveva parlato con i suoi genitori, quando l'avevano ripudiata. Diedi un pugno alla ringhiera incazzato. Nessuno le doveva parlare così, soprattutto i suoi fottuti genitori.

Mi sedetti sulla sedia, prendendo un sorso dalla bottiglia che avevo portato lì. Sapeva di merda, ma era alcool, quindi di conseguenza andava bene.

Alzai lo sguardo sul cielo sporcato da qualche nuvola, osservando attentamente ogni aereo che passava. Uno di quelli probabilmente l'aveva portata via di qui. Sapevo che aveva fatto la scelta giusta, il suo futuro non poteva di certo essere qua con noi, imbucata in tutti i nostri problemi. L'avevo lasciata andare, era quello che dovevo fare, non la volevo rinchiudere in qualcosa che le stava stretto, non come mio padre.

Non ero lui e non lo sarei mai stato, sarei stato migliore, per mia madre. Lei si sarebbe meritata un uomo migliore, un vero uomo, ma aveva deciso di rimanere con lui anche al costo di soffrire e morire. Ma io non avrei mai fatto le cose che aveva compiuto mio padre, piuttosto mi sarei tolto la vita.

<<Dov'è il mio fratellone preferito?>> urlò Noah dal piano di sotto, facendomi distogliere lo sguardo dal cielo blu per puntarlo sulla vetrata socchiusa. <<Sono il tuo unico fratello>> risposi, indirizzandolo nella direzione giusta.

<<Per una volta che ti faccio un complimento tu lo smonti così, è crudele da parte tua>> disse aprendo la porta scorrevole e guardando davanti a sé. Mi distrassi guardando la bottiglia vuota per metà, porgendola a mio fratello. Ovviamente accettò senza fare storie e si sedette sull'altra sedia di legno, accanto alla mia.

Prese un sorso, facendo una smorfia alla fine. <<Che merda è?>> chiese, guardando l'etichetta. <<L'ho trovata sul mobile, avevo bisogno di bere qualcosa>> gli confessai, continuando a tenere lo sguardo dritto. Noah alzò le spalle prendendone un altro sorso. <<Mh, quindi? Che ci fai qui?>> chiese porgendomi nuovamente la bottiglia di vetro. <<Penso>> risposi mandando giù un sorso. <<A te non capita mai?>> fece un sorriso ironico. <<Molto divertente mr. Idiota>> rimasi zitto, ancora frastornato.

<<A che stavi pensando? Cioè lo so, ma voglio sentirlo dire da te>> alzai il dito medio, mettendoglielo bene davanti alla faccia. <<A questo>> in risposta sospirò. <<Avanti, voglio solo sentirtelo dire>> insistette. <<Se lo sai già non ha senso che te lo dica anche io>> continuava a non arrendersi, e di questo ne ero piuttosto fiero. Per me Noah non era mai stato un semplice fratello, era sempre stato tutta la mia famiglia. Era come se lo avessi cresciuto io, facendogli da padre senza mai averne avuto uno. Ero stato il padre di entrambi, e ogni suo traguardo era anche il mio, perché eravamo cresciuti insieme, facendo sbagli e cadendo, ma ci eravamo sempre rialzati insieme, aiutandoci l'un l'altro.

<<Sai che ti romperò le palle finché non me lo dirai, vero?>> mi chiese. <<Si, lo so>> dissi accennando un sorriso. Anche lui sorrise, mettendosi la testa tra le mani. <<Mi piace la tua determinazione, continua così>> gli appoggiai la mano sulla spalla. <<Da qualcuno la avrò pur presa>> sapevamo entrambi a chi si riferisse.

<<Mi hanno detto che fanno una festa stasera, in mare aperto. Qualcuno ha noleggiato una barca apposta e vogliono la nostra presenza, vieni?>> non era una cosa così strana che ci fossero feste in barca anche in inverno, soprattutto di notte, quando nessuno della guardia costiera poteva vederli.

<<Voi ci andate?>> gli chiesi intendendo lui e Cameron. <<Io si, Cameron non credo. Penso debba rimanere a casa con Brandon>> annuii. <<Ti farà bene staccare la spina>> continuò il suo discorso. Solitamente era sempre il contrario, io gli facevo il discorso e lui doveva ascoltare. Ma questa volta era andata in questo modo. <<Va bene>> gli dissi lasciandomi andare per una volta. <<Mi piace questo spirito Robinson maggiore>> la mia smorfia lo fece ridere. <<Robinson maggiore? Sono per caso tuo nonno?>> gli chiesi. <<Il bastone ficcato su per il culo lo hai, almeno hai spuntato un punto della lista>> disse prima di tornare dentro casa. 

**

Picchiettai sull'anta dell'armadio prima di prendere una maglietta bianca di cotone e una giacca da football blu. Non mi sembrava un'occasione quella festa e di certo non mi sarei vestito decentemente per due ubriachi che si gettano in mare per farsi salvare da altri ubriachi pieni di soldi. Mi passai una mano tra i capelli prima di vestirmi e andare a chiamare mio fratello.

<<Sei pronto?>> gli chiesi appoggiandomi allo stipite della porta della camera aperta. <<La privacy si rispetta>> mi ammonì. <<La privacy non c'è fin quando tu non chiudi la porta>> gli feci notare. <<Punto per te grande puffo>> gli feci un cenno di ringraziamento con la testa. <<Andiamo?>> gli domandai nuovamente, questa volta ricevendo una risposta affermativa.

<<Lì c'è un parcheggio>> mi indicò con l'indice al di là del parabrezza Noah. <<Non si può parcheggiare lì coglione>> dissi guardando la strada. <<Per caso è la cosa più illegale che tu abbia mai fatto?>> sospirai. <<Sai, la mia auto la vorrei anche domani>> risposi ironico. <<Se te la portano via userai la mia, ora muoviti a parcheggiare>> mi arresi, facendo come diceva lui. Al massimo sarei andato dal carrozziere e avrei pagato il rilascio con i soldi di nostro padre, come avevo pagato l'auto d'altronde.

Scendemmo dalla vettura e Noah mi guidò verso l'ultimo pontile, dove scosso dalle onde si trovava uno yacht a due piani colorato da luci blu e pieno di ragazzi con corone di fiori al collo. Fissai mio fratello e lui capendo fece il primo passo verso l'imbarcazione.

Tutti i presenti al piano più basso dello yacht si girarono verso di noi, fissandoci. Il mio sguardo era tranquillo, non stava succedendo niente, ma allo stesso tempo non tralasciava la mia indifferenza e svogliatezza. Non badai ai presenti, non prestavo loro la minima attenzione, passavo solo lo sguardo tra loro senza ricordarmi un singolo volto. Succedeva sempre alle feste, osservavo la folla, ma non ricordavo la faccia di nessuno, almeno che non lo prendessi a pugni.

<<Ehi accidenti, benvenuti a bordo ragazzi>> urlò un tizio piuttosto lurido, probabilmente l'ideatore della festa. Gli amici urlarono in risposta, alzando i bicchieri rossi pieni di bevande alcoliche.

Non li badammo, salendo a bordo e camminando sul pontile, verso l'interno. Attraversammo una cucina per ritrovarci nel salotto, dove due si stavano limonando. <<Non andare più in profondità, la soffochi altrimenti>> disse Noah, facendo girare entrambi verso di noi. Scossi la testa. La ragazza passò lo sguardo decisamente eccitato tra me e mio fratello, non lasciando più spazio al suo ragazzo.

Odiavo quel genere di persone come lei che bramavano ad avere sempre qualcosa di meglio, anche quando avevano già altro di cui essere grati. Il fidanzato le era davanti, ma in ogni caso lei non aveva nascosto il suo sguardo e di questo io mi sarei incazzato di brutto.

<<Che cazzo guardi bionda ossigenata? Il tuo tipo ti voleva scopare selvaggiamente e stai interrompendo tutto>> la fece risvegliare l'altro Robinson. Continuando ad avere il suo sguardo verso di noi decidemmo di salire al piano superiore interno, dove alcuni ragazzi svapavano fumi di tutte le fragranze.

Appena saliti i gradini ci salutarono, offrendoci dei tiri. Noah accettò sedendosi lì con loro, io invece presi una birra dal secchio pieno e mi sedetti fuori.

Il Sole era tramontato da ore e le stelle si stavano facendo spazio, cercando di combattere la luce artificiale che l'uomo usava per nasconderle.

Lo yacht finalmente cominciò a muoversi, diretto lontano dalla costa, per non far prendere al noleggiatore multe costose quanto la fottuta barca su cui eravamo. 

Guardai sotto, sporgendomi sulla balaustra. Nel pontile sotto c'erano una trentina di ragazzi e ragazze che ballavano sulle note di canzoni disco piuttosto rivoltanti. Sentii il rumore di tacchi salire le scale e quando mi girai trovai un gruppetto con un mucchio di alcolici. Non li badai e tornai a guardare il mare scuro e opaco.

<<Robinson, vuoi bere qualcosa?>> chiese uno di loro. Non mi stupii che sapessero il mio nome. Scrollai le spalle e li raggiunsi.

Dopo un bel po' di shot di tequila, alcune ragazze cominciarono a ridere senza motivo. Gli altri ridevano con loro, anche se non del tutto ubriachi, mentre io prendevo altri bicchieri e li buttavo giù. Mi sembrava che facendo così potevo cancellare il dolore che avevo nel petto e poter sentire Ashley più vicina a me e non soltanto nella mia mente.

Pensando a lei presi il telefono, per controllare l'ora. Appena vidi che era mezzanotte mi maledissi mentalmente. Diedi un calcio ad una sedia lì vicino, facendo spaventare i ragazzi che fino al momento prima avevano continuato a ridere. Quando sbloccai il telefono e vidi la chiamata persa risalente ad alcune ore prima e mi sentii una persona orribile. Lei era troppo per un coglione come me che non riusciva neppure a rispettare una promessa.

<<Che succede?>> chiese una ragazza con voce gracchiante da corvo. <<Cazzi miei>> dissi spalancando la porta che dava sulla rampa di scale. <<E' l'uomo più sexy che abbia mai visto ma è un completo stronzo>> sentii prima di che si richiudesse la porta. Non me ne poteva fregare di meno di quelle galline e delle loro opinioni del cazzo.

Cercai un posto isolato per poterla richiamare, anche se molto probabilmente stava dormendo. Trovai una piccola terrazza, dove si trovavano solamente ragazzi che fumavano erba. Provai a richiamarla, sperando che mi rispondesse.

Dopo il quinto squillo mi arresi, ma non chiusi la chiamata. Dopo finalmente altri squilli la chiamata venne accettata. <<Pronto?>> chiese la sua voce flebile. <<Ei>> dissi anche io piano. La sentii sbadigliare. <<Ti ho svegliata?>> le chiesi subito sentendomi uno stupido. Era ovvio che stava dormendo alle tre di mattina. <<Si, ma non fa niente. Che combini?>> la sua voce era assonnata ma allo stesso tempo mi faceva sentire una morsa allo stomaco. <<Sono ad una festa su uno yacht noleggiato da coglioni>> lei rise dolcemente.

Ci fu una pausa di silenzio. <<Scusa Will, torna a dormire>> sussurrò. <<Devo andare, ci sentiamo>> furono le sue ultime parole prima di riattaccare. Avevo bisogno di bere fino a vomitare.

**

La serata terminò alle quattro, quando la barca tornò al molo. Io ero ubriaco marcio e Noah, che avevo trovato a farsi una tipa, lo era il doppio di me.

Quando toccammo terra, subito Noah si distese a terra, volendo dormire nel bel mezzo del porto. Lo rialzai e chiamai Cameron.

<<Che cazzo vuoi? Sono le quattro e mezza di mattina>> rispose incazzato. <<Siamo al porto ubriachi e non possiamo guidare, vienici a prendere>> dissi sapendo che non ci avrebbe mai abbandonati da soli per strada di notte. <<Arrivo, datemi cinque minuti>> ormai si era rassegnato a noi.

Dopo una decina di minuti in cui Noah aveva dormito sul marciapiede come un senzatetto, arrivò il nostro passaggio. Quando accostò l'auto a bordo strada gli feci segno di smontare. Fece una faccia interrogativa, ma lo fece comunque. <<Aiutami a portarlo in auto>> gli feci notare mio fratello disteso.

Lo trasportammo fino alla macchina, facendolo distendere sui posti dietro.

<<Bella serata?>> chiese quando imboccò la strada. <<Nulla di entusiasmante>> dissi appoggiando la testa al finestrino freddo. Tutto intorno a noi era ancora avvolto nel buio della notte. <<Hai bevuto?>> <<Non abbastanza>> dissi lasciando un sospiro e stropicciandomi gli occhi. <<Ieri sera mi ha chiamato Ashley dicendomi che non avevi risposto al telefono. Le ho detto che eravate voi due da soli e mi ha minacciato che se non vi avessi trovati, mi avrebbe picchiato>> sorrisi.

Arrivammo davanti casa. Aprii la portiera e scesi facendo risvegliare Noah. <<Muoviti>> gli dissi prima di entrare, vedendo che stava ancora seduto in auto. Salutai Cameron e dopo che Noah entrò in casa andai a dormire esausto.


Spazio autore:

Ciao a tutti, come state? Spero che questo primo capitolo del sequel e la trama vi siano piaciuti. E' davvero bello poter continuare a seguire la vita dei nostri protagonisti, sapendone anche di più sul loro carattere.

Vi ricordo di seguirmi su instagram (saudade_wattpad_) e su tik tok (jade_stories) per saperne di più.

Vi voglio bene,

Giada

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