Chuuya si sedette sull'erba verde acceso del prato.
Guardò la pietra bianca davanti a sè in silenzio, quasi come in attesa che quella si mettesse a parlare, quasi aspettandosi che le lettere incise su di essa cambiassero.
Non successe nessuna di queste cose.
Chuuya trascinò il sedere sull'erba e si appoggiò sulla pietra, in attesa.
C'era un silenzio incredibile lì attorno, ma un silenzio pieno di tranquillità e solennità. Quella quiete, mischiata al caldo tepore del sole pomeridiano che filtrava dalle foglie verdi, creava un'atmosfera che stimolava il sonno. Chuuya chiuse gli occhi e sospirò.
Per quanto ancora avrebbe dovuto aspettare?
Nell'attesa gli tornarono in mente i fatti pazzeschi accaduti tre mesi prima. Una serie di fatti iniziati ad accadere dopo la chiamata di sua sorella.
Se lo ricordava benissimo, il telefono che squillava e la voce in preda al panico di Eri che gli chiedeva aiuto, lei aveva appena ricevuto la chiamata per un colloquio di lavoro come giornalista e scrittrice, lì a Yokohama. Aveva bisogno che qualcuno gli tenesse i bambini mentre andava e così aveva chiesto aiuto al marito che però aveva rifiutato.
Da lì tra i due era scoppiato una litigata furiosa.
- Ho rotto con lui. Mi sbatte fuori di casa con i bambini, Chuuya, io non so dove andare. Sto facendo le valige in fretta e furia e domani ho pure il colloquio lì. Cosa faccio? Torno sull'isola? Non lo so Chuuya, aiutami.
Eri aveva detto queste parole al telefono, Chuuya le ricordava perfettamente. Dopo un attimo di panico aveva preso in mano la situazione e le aveva detto di venire lì il prima possibile, le aveva dato l'indirizzo dell'albergo:
- Vieni qui il prima possibile, mi lasci i bambini poi fili al colloquio. Non preoccuparti.
Si era immaginato sua sorella sorridere:
- Grazie mille Chuuya, davvero. Poi quando sono lì troviamo una soluzione assieme. Allora a domani, grazie ancora.
Dopo questo aveva chiuso la chiamata in fretta e furia perchè il suo ex marito (Chuuya l'aveva sentito chiaramente attraverso la cornetta) si era messo a inveire contro uno dei due bambini.
Chuuya aveva sorriso e si era gettato sul letto. Di colpo però si era ricordato che il giorno dopo aveva una cosuccia parecchio importante da fare: tirare fuori dal manicomio in cui si era andato a infilare il suo deficiente quasi-ragazzo.
Era stato preso dallo sconforto. Ora come avrebbe fatto? Forse poteva chiedere a Tachihara di fare la parte che avrebbe dovuto svolgere lui e chiamare Kenji e dirgli di cambiare un po' il piano.
Aveva preso il telefono e composto il numero della boutique.
- Pronto, qui la boutique del porto, cosa possiamo fare per lei?
- Ciao Tachi sono Chuuya.
- E non puoi dirmelo prima che io faccio la presentazione, accidenti. Cosa succede? Vuoi venire a cena?
- In realtà sono in un mare di guai, mi aiuteresti?
- Mi pagheresti?
- Io no, ma farà Dazai quando lo tirerò fuori di lì. Ora stammi bene a sentire.
Chuuya gli aveva spiegato rapidamente la situazione, alla fine aveva sentito Tachihara stare zitto per un po' mentre faceva rumore sbattendo vari oggetti e carte, poi la sua voce gridare.
- GIN, DOMANI SIAMO CHIUSI, VERO?
Lei aveva risposto gridando, probabilmente da un'altra stanza:
- SI. PERCHÈ?
- ANDIAMO A TORTURARE DEI BAMBINI MENTRE LORO ZIO FA IL PRINCIPE AZZURRO.
- EHHH? CI STO MA PUOI TRADURRE IN QUALCOSA DI SENSATO?
- CHUUYA HA UN PROBLEMA CON DUE BAMBINI E NON PUÒ ANDARE DA DAZAI PERCHÉ DEVE TENERLI, GLI DICO CHE CI PENSIAMO NOI. VA BENE?
Chuuya nel mentre si era allontanato il telefono dall'orecchio per non rimanere sordo a vita. Tachihara era tornato a parlare con un tono di voce normale.
- La mia signora ha detto che ci pensiamo noi.
- Sì ho sentito.
- Ottimo, veniamo lì tra le dieci e le unidici, tu fatti trovare pronto per andartene.
- Grazie mille Tachi. Spero sopravvivrai.
- Tranquillo amico, i bambini mi adorano.
- Se lo dici tu.
Dopo questo aveva riattaccato.
Eri era arrivata la mattina dopo, tutta di fretta l'aveva abbracciato e si era fatta raccontare un po' cosa aveva combinato da quando era arrivato a Yokohama, dopo avergli augurato la buona fortuna per quello che stava per fare in questo modo: "pensa che dopo te lo scopi" era scappata via di corsa al colloquio e gli aveva lasciato Kai e Haru che subito si erano messi a mettere sottosopra la sua stanza d'albergo tutti incuriositi da quel nuovo posto.
Gin e Tachihara erano arrivati mezz'ora dopo. Mentre Gin aveva aiutato Chuuya a truccarsi da donna e sistemarsi Tachihara aveva spiegato ai bambini che Chuuya stava andando ad una festa in maschera per adulti, dopo aver sentito ciò anche i bambini volevano travestirsi come lo zio e misero su un capriccio enorme finché Gin non fu costretta ad accontentarli insultando Tachihara.
Chuuya era arrivato in moto al manicomio giusto proprio per l'orario di visita. Una volta raggiunta la camera di Dazai gli aveva dato tutto l'occorrente per mettere in atto il loro folle piano. Dei vestiti normali, un po' di benzina e una scatoletta di fiammiferi insieme a qualche salsiccia di bassa qualità. "Per ricreare anche l'odore" aveva detto Dazai quando dopo aver sentito il piano di Chuuya gli aveva chiesto di portare anche della carne.
Dazai l'aveva accolto sorridendo e con un bacio. Di colpo erano tornate in mente a Chuuya le parole di Eri e Chuuya mentre dava la benzina a Dazai era arrossito violentemente.
- Ti aspetto in sala di attesa, vestiti per bene. La dottoressa Yosano ha già trovato un modo per liberare le stanze accanto alla tua con la scusa di un guasto ai tubi di gas, faremmo credere sia stato quello a causare l'incendio. Kenji ti ha spiegato che corridoio devi attraversare per raggiungerlo, una volta che sarai da lui ti porterà da me e da lì usciremo insieme. In mezzo alla confusione generale e l'evacuazione dell'edificio nessuno dovrebbe accorgersi che sei tu tu, per sicurezza la dottoressa Yosano mi ha indicato un'uscita di sicurezza che non usa mai nessuno.
Aveva ricapitolato Chuuya prima di andarsene, soprattutto per tranquillizzare sè stesso. Sentiva crescere dentro di sè sempre di più la sensazione che quella fosse una gran cazzata.
O la va o la spacca, si disse facendo un respiro profondo mentre si incamminava lentamente verso il luogo dove aveva incontrato Kenji la prima volta.
Cosa poteva andare storto?
Semplicemente tutto.
Era ancora sicuro di questa cosa.
Camminando per i corridoi aveva incrociato la dottoressa Yosano che lo aveva salutato con un cenno del capo e un'occhiolino.
Potevano farcela.
A. A.
Eccomiii quiii.
Sì, ho scelto di scrivere questo capitolo in un modo un po' diverso, credo che così metta più ansia. (:
FACCIAMO UN GIOCO:
Come we are falling like anche the anchor è ispirata ad una canzone, vi sfido a capire qual è. A chi indovina ecco un onighiri🍙 e un gufo🦉.
A presto presto.