Logan (Red Moon Saga 3)

By Elle_Jenny

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Ryan era sempre stato l'anima della festa. In qualsiasi posto lui si trovasse, riusciva a fare sempre un gran... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Epilogo

Capitolo 32

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By Elle_Jenny

Mentre il dottor Clark spiegava a Logan e a Ryan la cura che Lucky doveva continuare a seguire per far sì che gli crescesse per bene il pelo, il paramedico sentiva su di sé gli occhi azzurri di Thomas che a breve gli avrebbero perforato la nuca.

Annuiva e fingeva di non essere nervoso davanti al padre di Toby quando in realtà non vedeva l'ora di andarsene da lì.

Erano finiti da un pezzo i tempi in cui Logan riusciva a mentire o a dissimulare tranquillamente senza che nessuno se ne accorgesse.

"Allora, ragazzo, tutto chiaro?" domandò il dottor Clark a Logan.

Lui annuì e abbozzò un sorriso. "Chiarissimo, dottore."

Insomma...

Samuel Clark sbatté le mani. "Bene," esordì. "Ora puoi andare da Sally, la segretaria, e firmare il modulo d'adozione. Poi Lucky sarà definitivamente tuo."

Logan non aveva ancora metabolizzato il fatto che da quella sera avrebbe avuto un cane dentro casa. Lui, che credeva di non essere un fan degli animali, adesso stava per adottarne uno.

Vabbè, non credeva nemmeno possibile di potersi fidanzate con un ragazzo fantastico come Ryan, invece, era arrivato al punto che non poteva più fare a meno di lui. Anche quando gli faceva una delle sue plateali scenate di gelosia.

"Mentre firmi tutte le scartoffie, porto Lucky a fare un giro fuori, occhi belli," gli disse Ryan. Logan vide il cane zampettare e scodinzolare allegramente dietro al suo ragazzo.

Sally porse a Logan il modulo da compilare con i suoi dati personali e da firmare; una volta messa la sua firma alla fine del foglio una strana sensazione gli intorpidì lo stomaco.

Diede il modulo a Sally e guardò fuori: Ryan stava riempendo Lucky di coccole, sorrise dopo che il cane gli leccò una guancia.

Aveva il ragazzo e da quel momento anche un cane.

Cristo, mi sto creando una famiglia?

Poi guardò più lontano e vide Toby, era nel suo habitat naturale, tra gli animali, sorrideva e lui non sorrideva mai.

Logan prese un respiro profondo, stava incominciando a mancargli l'aria, quindi salutò Sally e uscì fuori.

Appena Ryan lo vide, il sorriso che aveva gli morì sulle labbra.

"Ehi, tutto okay?" gli domandò, preoccupato.

Logan voleva tanto rispondergli di sì, fingere che tutto andasse bene quando in realtà si sentiva una merda, però, lo aveva già detto: non sapeva più mentire.

Quindi scosse il capo negativamente. "No, Ry," rispose.

Ryan si avvicinò, Lucky sempre al suo fianco. "È per Lucky? Hai paura di non essere capace ad accudirti di un cane?"

Logan guardò Lucky, aveva la lingua a penzoloni e sembrava stesse sorridendo. Si abbassò sulle ginocchia e gli grattò sotto al collo.

"No, non è per Lucky. È... per Toby."

Ryan aprì la bocca per rispondere, ma fu interrotto da una voce che proveniva alle loro spalle.

"Devi dare una tregua a quei sensi di colpa o impazzirai. E lui merita la verità."

Era stato Thomas a parlare. Era poggiato con le spalle al muro, una sigaretta incastrata tra l'indice e il medio.

"Ciclope, appari sempre come un fantasma," gli disse Ryan. "Eppure sei grosso, dovresti fare rumore mentre cammini."

Thomas buttò fuori una nuvola di fumo senza replicare poi spostò i suoi occhi azzurri su Toby e la sua espressione divenne malinconica.

Anche Logan lo guardò, si stava incamminando verso di loro. Ovviamente, uscito dal recinto che circondava il canile, non sorrideva più.

Lucky appena vide il ragazzo che lo aveva salvato dalla strada iniziò ad uggiolare e a scodinzolare.

Le labbra di Toby si inarcarono verso sinistra. "Ehi, bello. Oggi mi abbandoni?" disse al cane per poi accarezzargli la testa.

Il ragazzo puntò subito dopo i suoi penetranti occhi scuri castani, su Logan. "Mi raccomando, deve mangiare almeno due volte al giorno, devi spazzolarlo regolarmente e comprargli un collare antiparassitario."

"Agli ordini, comandante," gli rispose Logan, ironico.

Quel ragazzo sarebbe diventato tra qualche anno un veterinario formidabile.

Toby annuì con il capo, fece un'altra carezza a Lucky e disse: "Perfetto, ora vado. Devo studiare per un esame."

Fece per andarsene, ma Logan, preso da un impulso improvviso, lo bloccò, circondandogli un braccio con una mano.

"Che vuoi?" gli domandò, burbero come solito.

"Devo parlarti, Toby."

Oh, cazzo, gliel'ho detto sul serio?

"E non puoi parlarmi un'altra volta? Ti ho appena detto che ho da fare."

Logan negò con il capo. "No, non posso più aspettare."

Il paramedico sentì una mano rassicurante posarsi delicatamente al centro della sua schiena.

"Davvero? Se fosse stato importante, me lo avresti detto prima, credo," replicò il ragazzo.

Cristo, quant'è difficile dialogare con lui.

"Ascoltalo, non fare sempre la testa di cazzo inacidita," si intromise Thomas.

Toby lo guardò subito con occhi imbestialiti. "Ma tu non devi lavorare?"

"Il mio prossimo appuntamento è tra un quarto d'ora."

Tra i due ragazzi come al solito volarono scintille, ma in quel momento Logan non era dell'umore per farci dell'ironia sopra.

"Toby, ascoltami, per favore," lo pregò.

"Forse è meglio se ci spostiamo da qui," propose Ryan.

Toby sbuffò, alzò gli occhi al cielo e disse con voce stizzita: "E va bene, vediamo un po' cosa avrai mai da dirmi di così importante."

A breve lo saprai e mi prenderai a pugni.

Si spostarono sul retro della clinica, Ryan manteneva il guinzaglio di Lucky e, ovviamente, anche Thomas li seguì.

Toby non perse l'occasione per rifilargli un'altra delle sue frasi inviperite. "Sempre tra i piedi, cazzo," bofonchiò.

Thomas non fece una piega, si accese un'altra sigaretta e rimase in silenzio a fumare.

Logan prese un respiro profondo, guardò Toby e si concentrò maggiormente sulla cicatrice che gli divideva a metà un sopracciglio.

"Ti ricordi, quando mi hai raccontato come ti sei procurato quella cicatrice?"

Il futuro veterinario se la toccò con due dita. "Me lo ricordo bene. Come mi ricordo benissimo come me la sono fatta. Anzi, chi me l'ha fatta. Due bastardi senza volto."

Logan aveva il cuore che gli batteva irregolare, serrò per un istante le palpebre e strinse in due pugni le mani.

Adesso o mai più.

"È colpa mia," buttò fuori.

Toby si pietrificò. "Scusa, puoi ripetere?" gli domandò, la voce tesa.

"Sono stato io, cazzo. Non avevo nemmeno diciotto anni, me la facevo con un delinquente che non aveva fatto altro che incasinarmi maggiormente la testa. Pensavo che essere omosessuale fosse peggiore del cancro. Stavamo camminando in un vicolo di Rockford's e tu eri lì, indossavi quei maledetti pantaloni fucsia. Cristo, Toby, dopo cinque anni di sensi di colpa ti ho trovato e sono venuto qui per liberarmi di questo peso gigantesco che mi grava sul petto. Lo so che delle mie scuse non te ne fregherà niente, ma mi dispiace, Toby. Sono stato un figlio di puttana senza cuore."

Logan aveva il fiatone. Solo dopo aver terminato la sua confessione si rese conto di avere le guance e il collo bagnati di lacrime.

Ryan gli stava stritolando una mano, Thomas aveva gli occhi sgranati e la sigaretta ormai consumata in bilico tra le dita e Toby...

Toby era diventato pallido, sbatteva le palpebre a ripetizione e si era portato una mano al centro del petto.

"Tu... tu..." balbettò, la voce malferma.

Logan sentì altre lacrime amare scivolargli sulle guance. "Non accettavo me stesso e me la prendevo con gli altri. Non mi voglio giustificare, ma..."

Toby, all'improvviso, uscì dal suo stato catatonico e si mosse di scatto per spintonare violentemente Logan, che finì con il sedere per terra.

"È da cinque anni che ho paura del buio, figlio di puttana!" urlò a squarciagola, le vene del collo in rilievo.

"Come ti sei permesso di venire a casa mia, di mentire a tutti! Tu dovresti essere in prigione. Cristo, mi avevate ridotto talmente male che non mi ricordavo nessun particolare delle vostre facce di merda per farvi arrestare!" continuò a sbraitare.

Logan lo sapeva che, confessando tutto a Toby, avrebbe corso il rischio di essere denunciato, ma era arrivato al punto che non gliene fregava nulla.

Ne aveva discusso anche con i suoi genitori e loro avevano provato più volte a dissuaderlo, a dirgli che ormai era acqua passata, ma per Logan nulla era passato.

"Toby, calmati..." provò a dirgli Thomas.

"Tu lo sapevi? Tu lo sapevi, cazzo?" gli domandò, sempre più furente.

Thomas annuì. "Lo so da un paio di giorni. Li ho sentiti parlare per caso e Logan mi ha raccontato tutto," gli confessò.

Il ragazzo spintonò anche lui. "Bastardo!" gridò. "Andatevene via tutti!"

"Ehi, ma cosa sta succedendo qui?" Fu la signora Clark a domandarlo, al suo fianco Diana.

"Toby, ma perché stai piangendo?" gli chiese Diana, preoccupata.

Il fratello si asciugò velocemente le guance e prima di correre via esclamò: "Andatevene tutti a fanculo!"

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