L'Unica Figlia Di Artemide...

By reginadispine

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Tre anni. Sono passati tre anni dalla battaglia contro la dea della terra, Gea. I nostri eroi sono cresciuti... More

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By reginadispine

SUSAN

La mattina seguente per Susan fu meno calma del solito. Thalia aveva deciso di distruggerla per bene.

- Continua, più forte e più veloce! -

- Ci sto provando! -

- Be', devi provarci di più! -

Thalia era piuttosto severa come insegnante. Si erano svegliate alle cinque ed era un ora e mezza che Susan menava fendenti all'aria. La spada, comunque, non voleva proprio adattarsi a lei. Usava Aster poiché era ancora buio e il sole non era spuntato.

Ma ancora non capiva come funzionassero quelle spade... Aveva capito che Aster si allungava solo grazie alla presenza della luna e Dokos del sole. Eppure Aster era riuscita ad allungarsi anche senza la presenza della luna.

Susan si fermò, riprendendo fiato.

- Che cosa intendevi con l'essere degna delle spade? -

- Qualcuno ti ha detto di fermarti? -

- Dai, rispondimi. Ieri sera non l'hai fatto! -

Thalia sbuffò, smettendo di masticare la sua barretta e ingoiando il boccone con tutta la sua calma.

- Quelle spade sono più vive di me e te. Sono orgogliose. Si allegeriranno quando diventerai una combattente degna di questo nome. -

- Ma se si alleggerissero già da adesso, forse il processo potrebbe velocizzarsi, no? - Rispose giustamente Susan.

Thalia alzò le spalle. Susan roteò gli occhi al cielo e fece rimpicciolire la spada passando il pollice sulla luna incisa nell'elsa.

Raccolsero le loro cose e partirono, raggiungendo l'uscita del bosco in quindici minuti. Forse anche meno. Thalia era molto brava ad orientarsi, non per nulla era una Cacciatrice.

Thalia guardò la mappa, mentre Susan dava qualcosa da mangiare a Allison dato che solo lei non aveva fatto colazione quella mattina.

- Siamo vicino St. Louis, nel Missouri. Siamo ancora piuttosto distanti da Los Angeles. Dovremmo trovare un modo per velocizzare il viaggio. Per adesso siamo fuori strada o almeno abbiamo preso la strada più lunga. Devo essermi distratta in volo, che idiota. Dobbiamo trovare il modo di raggiungere Denver più velocemente e, semmai fosse possibile, addirittura Los Angeles, ma con la nostra fortuna non credo ci capiterà. Allison sta bene? -

- Si, è pronta per volare. -

Entrambe salirono sul dorso di Allison, che era sempre molto tranquilla e obbediente, e finalmente partirono.

Erano parecchio in alto e Susan non si era ancora abituata a tali altitudini. Era bello ma allo stesso tempo incredibilmente spaventoso. La sua felpa, più quella di Thalia, non la riscaldava abbastanza e la cosa più irritante era che Thalia sembrava non soffrire di quegli stessi fastidi.

- Te l'ho detto di prendere anche la mia di felpa! - Urlò Thalia cercando di sovrastare il rumore del vento.

- Guarda che ce l'ho addosso! -

Thalia la mandò a quel paese con un gesto. Che antipatica era quando faceva così! Ma qualche minuto dopo si abbassò di quota e anche se la situazione non cambiò del tutto, Susan si sentì meglio. Volarono per un altra buona mezz'ora. Niente mostri ad attaccarle, niente pericoli.

Per una volta da quando era partita Susan non era stata attaccata da niente e nessuno. Ma ciò che non aveva ancora imparato era di non parlare troppo presto...

La mezz'ora dopo, il chaos venne a prenderle, ma con molta cautela.

Prima cominciò una leggera piogerella. Niente di che, continuarono a volare. Ogni tanto Thalia si abbassava di quota ulteriormente per capire dove fossero e quando aveva appurato di essere sulla buona strada, il viaggio in volo sulla groppa di Allison continuava.

Non si fermarono nemmeno per un secondo ed Allison sembrava ben decisa a non deludere la sua padrona e quindi di continuare a volare. Susan non disse nulla finché la piogerella non si trasformò in una vera e propria pioggia, anche se ancora piuttosto quieta.

Susan aveva una strana sensazione oltre al fatto che temeva per il Pegaso.

- Sarebbe meglio scendere. -

- Manca poco, non abbiamo fatto ancora neanche metà strada e vorrei raggiungere quella meta il prima possibile! -

- Allison potrebbe essere stanca! -

- I Pegaso possono percorrere molti più chilometri di così! Non è stanca! -

- Il fatto che possa non vuol dire che in questo momento ci riesca! - Ma la voce di Susan venne sovrastata dalla pioggia.

- Thalia, per favore, ho un brutto presentimento! La pioggia si fa più intensa, dobbiamo scendere! -

Tuoni e lampi non si fecero aspettare. Allison continuava a volare ininterrottamente, concentrata sull'andare sempre avanti proprio come la sua Cacciatrice. Fu in quel momento che Susan notò qualcosa seguirle.

Una nuvola verde, che si confondeva tra le nuvole grigie sopra di loro, ma che lei aveva visto perfettamente. E le seguiva.

- Thalia! -

- Cosa?! - Alzò la voce, irritata, girandosi verso Susan.

Quest'ultima le indicò la nube verde sopra la loro testa che compariva e spariva. Non era grande, ma sembrava inquietantemente viva e intenzionata a seguirle. Tentava di nascondersi, ma loro l'avevano vista oramai. Fu in quel momento che Thalia si rese conto del chaos intorno a loro che stava crescendo a dismisura.

- Dobbiamo scendere! - E senza esitare, scese in picchiata. Susan si tenne stretta a Thalia.

Improvvisamente, sentì una voce. I tuoni imperversavano e più imperversavano più la voce diveniva forte e tuonante dentro il suo cervello. Proprio la voce che la spaventò al punto da farla correre via dal Campo Mezzosangue, dicendole che doveva andarsene. Ricordò benissimo le sensazioni orribili che provò quel giorno. Ebbe quasi la sensazione di stare scappando non per volontà sua.

Poi un tuono particolarmente forte spaventò così tanto Allison che Thalia e Susan vennero disarcionate. Caddero e ci avrebbero messo pochi istanti a spiattellarsi contro la strada se non fosse stato perla nube verde che le raccolse in un secondo. La tempesta sparì e come ultimo pensiero prima che il buio inondasse i loro sensi, entrambe temettero che, di quel passo, non sarebbero mai giunte alloro obiettivo.

Quello che non sapevano era che da li a poche ore avrebbero ricevuto una iuto molto speciale e soprattutto davvero inaspettato.

Il sonno di Susan venne tormentato ancora da sogni pieni di volti e luoghi si e no sfuocati. Vedeva il solito castello sull'altissima scogliera, in fiamme. Rumori di spade che si scontravano tra di loro, urla di disperazione e di rabbia.

- Porta via la bambina! - Ordinò un uomo.

- Non farti uccidere! - Rispose una donna.

Il caos. Il caos più totale.

Poi tutto si fermò e il suo sonno ricadde nel buio. Susan sognò ancora di quel luogo e di quelle persone, ma al suo risveglio non avrebbe ricordato quasi nulla.

- Susan, svegliati. Hai dormito fin troppo. -

La voce di Thalia le arrivò forte e chiaro. Susan aprì gli occhi,bsentendo i suoi sensi cominciare a percepire l'ambiente intorno a se. Era distesa su un divanetto. Il soffito era di un bel colore viola. Si mise seduta, notando che si trovava in una specie di studio, sembrava il laboratorio di una strega.

I toni andavano dal viola, al lillà, al nero e al verde. C'erano scaffali pieni di libri mal riposti, alcuni sembravano davvero vecchi. Altri contenevano dei cristalli, alcune mappe e oggetti che lei sapeva vagamente servissero per leggere le stelle. Era uno studio grande, con un tavolo al centro ancora più disordinato del resto della stanza e dei numerosi scaffali e stipetti. Ne fu attratta immediatamente.

- Tutto bene? - Le chiese Thalia, inginocchiandosi davanti a lei e toccandole la fronte. La Cacciatrice si soffiò il naso, scostando il viso.

- Ho mal di testa. - Rispose Susan, distogliendo lo sguardo dalle provette che bollivano sull'enorme tavolo di legno. Si mise a sedere, ma poi decise che era meglio stare distesa.

- La pioggia non è stata proprio un toccasana. -

- Dove siamo? - Chiese Susan, sentendo il suo naso leggermente chiuso.

- Se lo sapessi... Mi sono svegliata solo pochi minuti prima di te. -

- Ci hanno cambiato addirittura i vestiti. -

La Cacciatrice di Artemide afferrò i loro zaini e poi si sedette sulla poltroncina a sinistra di Susan. Entrambe frugarono nelle loro borse, notando che niente era sparito.

- Ho tutto. - Thalia sospirò stancamente, massaggiandosi le tempie. Neanche lei sembrava aver dormito bene.

- Anche io. Adesso non ci resta che capire dove siam... -

Improvvisamente, il focolare dentro il camino – che non avevano minimamente notato - prese fuoco. L'atmosfera si fece molto più calda e accogliente ed entrambe si sentirono decisamente meglio una volta riscaldatasi la stanza.

Qualcuno aprì la porta in legno, meravigliosamente incisa e decorata. Aveva un pomello in argento.

Si presentò davanti loro quella che Susan avrebbe potuto definire una strega a tutti gli effetti. Non lanciò loro nemmeno un occhiata. Dopo essere entrata nella stanza, aprì uno sportello e ne ripose un libro. Susan fu affascinata da quella bellissima donna, mentre Thalia manteneva un atteggiamento ostile.

-Non temere, Cacciatrice. Non sono qua per farvi del male. - Esordì la donna, prendendo altri libri dallo scaffale.

Ma Thalia non la ascoltò. Thalia non ascoltava mai chi le diceva frasi del genere, la spingevano a fidarsi ancora di meno. Si mise davanti a Susan, protettivamente. Un gesto che sorprese la piccola, sfortunata semidea.

- Chi sei ? -


La donna poggiò alcuni libri sul tavolo, che alzarono un po' di polvere. Starnutì, si spolverò le mani e poi alzò lo sguardo verso di loro. Aveva lunghissimi capelli bianchi, lisci, che le conferivano solo fascino e per mulla un aspetto più vecchio. La pelle era leggermente olivastra, gli occhi dorati e grandi. Indossava un lungo vestito viola e giallo, piuttosto leggero e quasi trasparente, molto simile ad un kimono e fisicamente era piuttosto formosa e bassina. Aveva un naso aquilino, che a Susan piacque parecchio. Notò che era tatuata nelle mani e portava degli orecchini con due enormi cristalli gialli.

- Io sono Ecate. E' un vero piacere incontrarti di nuovo, mia cara. - Disse riferendosi chiaramente a Susan.

- Io... non credo di averti mai vista. - Rispose lei titubante, guardando Thalia.

- Oh immagino, ma noi ci siamo conosciute. E' stato tanti, tantissimi anni fa e non è stato nemmeno un momento così tranquillo. -

- Io emh... - Balbettò la ragazzina.

Thalia interruppe quell'interazione. - Perché ci hai portate qua? -

- E' da poco che vi seguo, ma a quanto pare sono arrivata al momento giusto. Zeus vi ha attaccate, o meglio, ha attaccato Susan. Credo non si sia reso conto della tua presenza, Cacciatrice. -

La dea, porse loro due calici di vetro con dentro un liquido totalmente trasparente, ma che sembrava denso, simile al gelatina. Lo guardarono stranite.

- Vi rimetterà in forze. -

Detto ciò, Ecate ripose tutti i materiali e i libri che aveva utilizzato per preparare quella medicina al loro posto, con un solo schiocco di dita. Susan e Thalia si sedettero su uno dei divanetti di fianco il focolare.

Nonostante fossero in piena Estate quel fuoco non era per nulla asfissiante. Sembrava fosse parte della medicina, quasi rigenerativo. Quella bevanda era strana poiché  doveva essere masticata e aveva un leggero sapore di menta, una menta un po' piperina. Afferrarono il cucchiaino e si servirono.

- Oh mio dio, questa roba è miracolosa. - Thalia guardò il suo bicchiere come se fosse un miracolo.

- Era da un sacco di tempo che non mi sentivo così forte. -

- Susan, tu di recente fai qualche sogno in particolare? -

La diretta interessata tornò improvvisamente alla realtà. Guardò Ecate e annuì. Non si era aspettata una domanda del genere.

- Che tipo di sogni? -

- Oh be'... Sogno... Sogno delle persone. Di alcune di loro conosco i nomi, di altri neanche il volto. Quando mi capita di sognare, sogno sempre le stesse cose e non molto chiaramente. Recentemente continuo a vedere una specie di... battaglia su una scogliera. -

Ecate annuì, pensierosa. Poi disse, senza alcuna esitazione: - Non sono sogni quelli. Sono ricordi. -

Susan non capiva.

- Tu sai già cosa sta accadendo, solo che non ne sei del tutto consapevole. Susan, tu forse non te ne rendi conto, ma sei seguita in ogni momento. Molti dei e molti mostri ti stanno cercando. Non puoi permetterti di stare ferma in un punto per troppo tempo d'ora in poi. Il Sigillo che ti protegge si sta sciogliendo. -

Susan sapeva di cosa stava parlando ma allo stesso tempo era molto confusa. Thalia rimaneva zitta, in ascolto.

- Tu non appartieni a questa vita. Hai involontariamente violato molte regole e questo molti dei non riescono ad accettarlo. -

- Cosa inten... - Ma Thalia venne zittita da Susan, che voleva evitare che la dea venisse interrotta. Ecate quindi continuò.

- Sei nata molti secoli fa. Sei la persona più vecchia di questo mondo, dopo gli dei e tutte le altre creature divine... E tua madre, Marlene. Lei non poteva accettare di perdere anche te. Voleva che ti facessi una vita. Ha fatto di tutto per permetterti di vivere fuori dalla persecuzione degli dei e quando ha pensato che fosse il momento giusto, ti ha risvegliata e hai vissuto gli ultimi due anni su questa terra pensando di aver vissuto una vita intera. -

Thalia era esterrefatta e così anche Susan.

- Gli ultimi due anni? -

Ecate annuì. - Avevi solo dieci anni quando sei stata risvegliata. Tua madre ha modificato i tuoi ricordi e per due anni hai vissuto qua, in quest'epoca, credendo di averci vissuto la tua intera vita. -

Il modo diretto in cui Ecate stava parlando non fu di aiuto, almeno in parte. Non sembrava vero ciò che stava sentendo.

- Se tutta questa storia è vera... -

- Lo è. -

- Okay... - Susan si alzò. - Come avrebbe fatto mia madre a fare tutto questo? Non è una comune semidea? -

- Lo è. Almeno in fatto di poteri. Non direi la stessa cosa per quanto riguarda l'animo. È stata molto coraggiosa. Ed è stata aiutata... - Ecate esitò.

- Da chi? - Insistette Susan, ma capì ancora prima che la dea le rispondesse. - Da te e Apollo. -

- Non posso rispondere a questa domanda, ma non negherò ne smentirò. La questione fu che venne aiutata. -

Susan prese posto sul divanetto, mettendosi le mani sul viso. Sembrava molto più vecchia dei suoi dodici anni. Anzi... Lei era davvero più vecchia dei suoi dodici anni. A quanto pareva, lei non era di questa epoca come aveva sempre creduto. Lei non aveva mai passato un infanzia nel ventunesimo secolo. Probabilmente tutto ciò che conosceva le era stato impiantato nella testa.

Tutto ciò non aveva senso.

- Di quanti anni stiamo parlando? - Chiese Thalia, che fino a quel momento, stranamente, aveva tenuto la bocca chiusa.

- Moltissimi. Nascesti quando ancora gli dei erano al massimo della loro gloria. Ecco perché tua madre decise di farti... rinascere qua. Perché in quest'era è molto difficile che qualcuno consideri gli dei come un tempo, quindi siamo più deboli. Ed aveva ragione. Se fossi rimasta distante dal mondo divino, tu avresti vissuto una vita normale. -

- Quindi Susan è stata... Come dire... Ibernata? -

- Si, diciamo di sì. -

- Il Sigillo ha permesso di farti plasmare una nuova memoria, nuove abilità, come quella del violino, e nuove conoscenze. Oltretutto, ha tenuto a bada i tuoi poteri in maniera eccellente, fino ad un mese fa, per qualche ragione ancora a me ignota. Sapevo che avrebbe potuto perdere la presa da un momento ad un altro, ma la percentuale era molto bassa. Suppongo dovesse succedere. -

- Quindi tutti i cambiamenti che ho avuto fino a questo momento come gli occhi, la dislessia, quegli strani poteri... Tutto ciò che viene e va come se fossi pazza, è colpa del Sigillo? -

- Si. -

- Ed è stata opera tua? -

- Si. -

Susan schioccò la lingua, assumendo un atteggiamento assai impertinente, poco da lei. Ma la dea non battè ciglio.

- Quindi, in poche parole, sono solamente una creazione di mia madre? E di voi altri dei, tu, Apollo e chiunque sia coinvolto!  Non sono mai stata me stessa fino a questo punto! Quindi tutte le amicizie che ho creduto di avere avuto sono solo stupidaggini! -

- Si, anche quelle sono illusioni. Persino quella con Alice, la figlia di Poseidone. Molto probabilmente tutti i ricordi avuti con lei, qualsiasi prova della vostra amicizia, è scomparsa già da molto tempo. È complicato. Ti abbiamo legato ad altre persone. -

Susan non potè fare altro che lasciarsi andare contro il cuscino del divanetto. Ora si che il fuoco risultava fastidioso.

- Si potrebbe spegnere questo fuoco? -

Con un singolo movimento della mano, Ecate spense il focolare. Continuò a guardare Susan, che sembrava più scoraggiata che mai.

- Se andrai avanti e recupererai quell'arco... Tutto tornerà. I tuoi ricordi, i poteri... I volti delle persone che hai amato. Posso fare solo questo per te. Aiutarti nel tuo viaggio. -

Susan le credeva. Ma allo stesso tempo era difficile farlo. Aveva sempre saputo di avere qualche pezzo mancante, ma non aveva mai saputo descrivere quella sensazione.

- Sei per caso tu il mio genitore divino? - Chiese improvvisamente la piccola semidea, bisognosa di risposte.

- No, mi dispiace. Nessuno sa chi è il tuo genitore divino, nemmeno l'Olimpo stesso. -

- Ho ancora qualche domanda da farti... - Susan prese i suoi pugnali. - Tu sapresti dirmi come funzionano questi? -

Ecate afferrò entrambi i pugnali e li osservò per qualche minuto, tenendoli in mano in maniera molto delicata, come se fossero preziosissimi.

- Oh sono oggetti molto potenti, questi... Ci vorrà un po' perché si adattino a te. Sono orgogliosi quanto i loro creatori. -

Ovvero chi? -

- Apollo e Artemide. Questo metallo proviene dal luogo in cui sono nati. Un tempo appartenevano a loro, poi hanno smesso di usarli. La pecca è che sono armi nate da un loro litigio, perciò sono destinate a non combattere mai insieme, poiché una si risveglia grazie alla luce della luna e l'altra del sole. -

Susan era molto affascinata dalla natura di quei pugnali.

- Devi guadagnarti la loro fiducia. Ma questo non vuol dire che non ti aiuteranno. -

- Si, lo so bene. Volevo chiederti un altra cosa, dea Ecate. -

- Certo. -

- Qualche giorno fa ci siamo ritrovate a scappare da Hermes che ha detto qualcosa su un certo Menezio... Ha a che fare con me, per caso? -

- Assolutamente si. -

- Come pensavo. Ma non capisco come. Non posso credere che tutto ciò stia succedendo solo perché mia madre ha voluto salvarmi. Da cosa, poi? Da Menezio? Ho fatto qualcosa di sbagliato nella mia precedente vita? -

Le sembrava così strano dire certe cose.

- No... Tu non hai fatto nulla di male. Sei solo nata. Tutto ciò che ti è successo è una mera conseguenza delle scelte degli altri. Alcuni si sono pentiti, e cercheranno di aiutarti... Altri, invece, vorranno la tua testa perché sei legata ad un male assoluto. Forse non adesso, ma in futuro si. Menezio... Menezio ha fatto del male alla tua famiglia, è questo male si è protratto fino a te. Ha ucciso la tua famiglia. Molti anni fa, tantissimi... -

Susan la guardò. - Esattamente, di che periodo parliamo? -

- Mi riferisco all'Antica Grecia, Susan. -

Ecate le afferrò le mani mentre parlava. C'era qualcosa di così umano in quella dea, in quel momento... Susan aveva l'impressione di scorgere pentimento nei suoi occhi. In seguito tornarono antichi e divini come prima. Assunse nuovamente un aura di maestosità, la dea.

Thalia si soffocò con la sua stessa saliva. Si alzò di scatto dalla poltrona, tossicchiando. - Tutto ciò non ha senso! Mi stai davvero dicendo che questa ragazzina è stata ibernata fino a due anni fa, che le hanno modificato i ricordi, soffocato i poteri da semidea solamente per scappare dalla furia degli dei? E che lei è nata secoli fa? Tutto grazie a questo Sigillo che tu hai creato? -

Ecate annuì. - Lei era parte di una famiglia nobile al tempo. Erano tutti semidei, ma così vicino all'Olimpo da essere considerati quasi dei. E lo sarebbero diventati, se non fosse stato per colpa di Menezio, il quale ha distrutto il rapporto che legava la famiglia dei Manos, la tua vera famiglia Susan, a quella degli dei. Io stessa nutrivo un grande rispetto per queste persone. -

Susan si mise una mano davanti la bocca.
Thalia era altrettanto sconvolta dalle parole di Ecate, dette con tanta tranquillità, come se stesse svolgendo un compito che le era stato affidato.

- Avrei tante altre domande da farti... -

Ecate si alzò, non permettendo a Susan di continuare il discorso.

- Cosa c'è? - Thalia si alzò, mettendosi di fronte alla sua compagna di viaggio. Susan era innervosita. Succedeva sempre! Quando era sul punto di sapere qualcosa, veniva interrotta.

I Manos.
Fossero le persone di cui sogna?
Era la sua famiglia quella di cui sognava?
Danae Manos era la sua versione infantile qualche anno prima che Menezio provocasse la furia degli dei e Marlene decidesse di fare ciò che voleva di lei?
Forse avrebbe dovuto pensarci prima di ibernarla. Susan sentiva di non poter reggere il peso di una simile conoscenza... Avrebbe davvero preferito che il Sigillo non si spezzasse e che lei un giorno morisse con l'ignoranza. Lo avrebbe preferito davvero.

- C'è qualcuno che vuole mettersi in contatto con te, Susan. -

La voce di Ecate la distolse dai suoi pensieri.

La dea mosse una mano in movimenti leggiadri e circolari. Gradualmente sembrò quasi che l'aria davanti a se cominciasse a avere una consistenza simile all'acqua, piena di increspature. Poi, in mezzo alla stanza, seguita da un arcobaleno, apparve l'immagine del viso di Soriana.








________

Il personaggio importante era Ecate, in caso non si fosse capito.
Lei è dalla parte di Susan, come Apollo e altri dei.
E tutto per via di Menezio, che ha creato non pochi problemi, che sia all'Olimpo che alla famiglia di Susan.

La famiglia passata, intendo.
Perché si, Susan non è di quest'epoca.
È praticamente il Winter Soldier di questa fanfiction.

Ma a dire la verità c'è un motivo molto semplice nel perché alcuni dei abbiamo deciso di aiutare Susan ed è davvero molto intuitivo, in realtà. Neanche loro sono stati buonissimi nella storia della semidea.

Altre risposte arriveranno al prossimo capitolo, e poi dovrò riprendere a scrivere quelli finali.

Finalmente dopo anni, credo che questa insensatamente complicata idea che mi è venuta in mente anni fa, stia per giungere al termine.

Spero sia un minimo comprensibile.

Detto ciò, ci sono ancora alcuni dettagli da scoprire su come Marlene abbia letteralmente manipolato la vita della figlia.

Ma anche lei aveva i suoi motivi, per quanto quello che ha fatto sia stato davvero pazzo.

Marlene is a sagave ~


































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