Soukoku - The Anchor

By en_pathy

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AU SOUKOKU "L'ultimo dettaglio di questo ricordo che Dazai esplorava -amava infatti tenersi il meglio per ult... More

Prologo
1 - Brutte lettere per lo zio
2 - Allegra maratona in salotto
First fall
3 - Due lagne al porto
4 - Alto un metro e un chiuaua
5 - Quando senti le voci
Second fall
18 years ago
7 - L'ansia fa tutti prodigi
8 - Hotel a gratis
9 - I primi segni di follia: parlare con la carta
10 - Akutagawa nella bibbia
Third fall
11 - Indicazioni da una vecchietta malefica
17 years ago
12 - Abiti da sposa, pigiami e grembiulini di pizzo
13 - Poco alcool per Chuuya
14 - 193º tentativo di suicidio fallito
Fourth fall
15 - Flirt sulla carta
16 - Medici inquietanti
17 - Dubbi sulla propria eterosessualità
Extra
18 - Buono e delizioso come un procione
14 years ago
19 - Corrompo un dottore per la disperazione
Fifth falling
20 - Qui
10 years ago
21 - Niente mucche, solo gatti ciccioni
8 years ago
22 - Chuuya è più interessante della pioggia
23 - Un veterinario per Chuuya-Kun
24 - Detectiv ficcanaso e stivali gialli
25 - Chuuya best principe azzurro
26 - Passeggiattina romantica al cimitero
27 - Lieto fine per la bella addormentata in manicomio
Epilogo
Addio amici addio

6 - Il mondo è pieno di lenzuola deludenti

630 86 53
By en_pathy

Chuuya era stato a casa di Dazai solo una volta.

Quando aveva appena diciannove anni, per restituire a quel ragazzo un paio di libri che gli aveva prestato durante l'estate.

La casa dei genitori di Dazai era una villa enorme in stile occidentale e ottocentesco in mezzo alla periferia di Yokohama, lontana dal porto.
L'edificio torreggiava sui campi attorno alla casa, enormi anche quelli, sembrando più che una casa un vecchio castello scozzese.

Chuuya fermò la moto -con la quale aveva viaggiato fino a lì, aveva optato per la moto e rinunciato al treno alla fine- lungo il muro che circondava l'enorme giardino e si incamminò verso il cancello, una volta là osservò a lungo le inferiate chiuse di fronte a lui - il ferro era stato saldato con motivi floreali- domandandosi internamente se avesse dovuto suonare al campanello.

Stava per suonare quando una voce giovanile e in preda all'agitazione lo fermò.

- No, fermo. Non suonare.

Chuuya si guardò intorno. A parlare era stato un giovane sulla ventina con i capelli chiari tagliati in modo decisamente discutibile:
- Sei... Sei il ragazzo mandato da Akane, vero?

Quel ragazzino sembra visibilmente agitato e teso come una molla. Quando Chuuya annuì si rilassò un po'.

- Non suonare, allora. Per favore prosegui lungo il muro andando verso sinistra fino alla prima porta di legno che trovi. Ti apro io da lì, meglio.

Il ragazzo dall'altra parte del cancello annuì come per confermare da sè le sue stesse parole, poi invitò Chuuya a seguire le sue indicazioni con un timido segno della testa. Chuuya, un po' spiazzato, fece come gli era stato detto mentre la sensazione di star facendo qualcosa di non molto legale si stava impossessando sempre di più di lui.

Come aveva detto il ragazzino Chuuya trovò la porta, non fece in tempo a bussare che già gli era stato aperto.

- Seguimi, i signori non sono in casa, ma ho sempre paura che qualcuno possa fare la spia.

Chuuya annuì, nessuno gli aveva detto che avrebbe dovuto intrufolarsi nella casa dei più ricchi signori di Yokohama manco un fosse un misero ladro.
Il ragazzino proseguì attraverso il giardino verso la casa:

- Io qui faccio l'aiuto giardiniere. Spesso ho amici che passano a trovarmi per consegnarmi oggetti di giardinaggio, a volte anche solo il pranzo che dimentico sempre, puoi passare per uno di quelli. Come ti chiami?

- Chuuya... Tu invece?

- Mi chiamo...

Il ragazzino si mise ad armeggiare con la porta, non fece in tempo ad aprire né a finire la frase che la porta venne spalancata dall'interno e una ragazza che doveva avere la stessa età del ragazzino gli saltò addosso.

- ATSUSHI.

Lui agitò le mani in aria con agitazione.

- Shhh, Lucy abbassa la voce. È arrivato l'amico di Dazai.

Quella che doveva chiamarsi Lucy, scansò non molto delicatamente Atsushi e squadrò Chuuya dall'alto in basso (già quella ragazza era più alta di lui).

- Mi sembra... Normale. Bene fallo entrare. In cucina non c'è nessuno per ora.

Chuuya invitato da Atsushi entrò in quella che doveva essere la cucina della casa.

- Porca miseria, è enorme.

Si lasciò scappare guardandosi intorno stupito.

- O forse sei tu troppo piccolo.

Ridacchiò la ragazza.

- Lucy, sii educata.

- Taci tu, che fai solo la cameriera.

Sbuffò Chuuya indicando l'abbigliamento della ragazza e i suoi capelli raccolti in due trecce.

- Beh, sono la migliore cameriera qui.

- Resti comunque una cameriera.

- Ero la preferita di Dazai-San.

- Eh?

Sbuffò Chuuya pensando logicamente non troppo bene, Atsushi dietro di lui alzò gli occhi al cielo sconsolato.

- Ah-Ah. Scommetto che hai pensato male. Siete tutti uguali voi uomini, tutti tordi e pervertiti.

Disse seria, ma con lo sguardo divertito.

- Chuuya-San, non darle retta. E Lucy... Vogliamo darci una mossa? Sto giusto un po' morendo di ansia.

Lucy alle parole di Atsushi sembrò risvegliarsi.

- Giusto accidenti, i signori tornano tra meno di un'ora... Chu-coso seguimi. Akane mi ha detto che vuoi provare a cercare di diari, ti porto nella camera di Dazai-San.

Detto questo, in modo parecchio sbrigativo, senza aspettarsi una risposta si incamminò fuori dalla cucina, muovendosi in modo silenzioso ed esperto tra le stanza portando Chuuya quattro piani più in alto, poi si fermò davanti ad una porta, armeggiò con un mazzo di chiavi e la aprì con un atteggiamento simile alla venerazione.

- Ecco qui la stanza di Dazai-San.

Lucy entrò e invitò Chuuya a seguirlo.
La stanza di Dazai non era molto grande e la cosa sorprese Chuuya. Davvero con una casa così grande Dazai viveva nella stanza che con molte probabilità era la più piccola della casa?

Il pavimento era vecchio, con mattonelle di pietra fredda e consunta, anche le pareti avevano i mattoni e le pietre in bella vista, appoggiato ad una parete c'era un letto di una piazza e mezza fatto di un vecchio legno scuro mangiato dai tarli. Gli altri mobili nella stanza, che consistevano in una piccola scrivania, un armadio, una cassapanca ai piedi del letto e una piccola cassettiera appoggiata contro il muro, erano fatti dello stesso materiale vecchio e vissuto del letto.

- È stato lasciato tutto com'era prima. Io e Atsushi abbiamo provato a cercare anche noi i diari, cercando però di non fare confusione, sotto richiesta di Akane-San, ma non abbiamo trovato nulla. Dazai-San era una volpe e noi non siamo così intelligenti.

Lucy ridacchiò imbarazzata arricciandosi una ciocca di capelli.

- Non ti preoccupare, Dazai era uno stupido genio. Ora do un'occhiata io.

La ragazza annuì poi si incamminò verso la porta.

- Se hai bisogno di qualcosa sono qua fuori che controllo non arrivi nessuno, è meglio che i padroni non sappiano che c'è qualcuno che indaga su loro figlio.

Chuuya annuì e appena Lucy uscì dalla stanza socchiudendo la porta si guardò attorno assorto.

Non sapeva da dove cominciare, aprì l'armadio e rovistò tra i vestiti attento a non mettere troppo in disordine.

- Che gusto pessimo nel vestire, tsk.

Non trovò nulla, non c'era nemmeno niente all'interno della cassapanca e della cassettiera. Una volta finito il primo giro di ricognizione ricominciò da capo, controllando mobile per mobile che non ci fossero cassetti nascosto o doppi fondi.

Non trovò nulla di nuovo.

Controllò allora il letto, tra i cuscini e sotto il materasso. Ancora nulla.

- Cazzo Dazai, devi per forza complicarmi la vita?

Con un sospiro stanco si lasciò cadere esausto sul letto del padrone di casa. Chuuya rimase deluso, le lenzuola non avevano il suo odore, però il materasso era incredibilmente morbido e il ragazzo si lasciò sprofondare dentro guardando assorto la stanza.

- Vuoi darmi un indizio, cretino?

Il suo sguardo vagò nuovamente per la stanza. La luce era spenta, in quel momento non serviva, infatti in quella particolare ora del pomeriggio il sole filtrava attraverso la vetrata della porta finestra della stanza, illuminando in modo caldo e piacevole tutta la stanza.
Chuuya da lì sdraiato notò solo in quel momento che sulla parete di fronte al letto, sopra la cassettiera erano appese delle foto. Quasi tutte erano state scattate sulla solita isola e Chuuya era presente, spesso di sfuggita, in almeno la metà.
Quelle foto gli suscitarono un'ondata di ricordi che lo fece sorridere.

- Grazie dell'aiuto.

Chuuya si tirò su seduto e si avvicinò alla parete, esaminando con attenzione tutte le foto, una lo colpì particolarmente. Erano lui, Eri, Taro e Dazai che si abbracciavano in costume e con i capelli bagnati sorridendo felici come non mai verso l'obbiettivo. Chuuya se lo ricordava. Era stata Iki a scattare la foto, il giorno in cui si erano buttati per la prima volta giù dalla scogliera più alta. Staccò la foto dal muro, dietro di essa con il carboncino sulla pietra era stata disegnata una freccia che indica verso il basso.

Chuuya ghignò:

- Quasi troppo facile.

A. A.

(:

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