365 Sterek (2021) vol.1

By Blu992

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365 parole. 365 Sterek. Una Sterek al giorno. Per 365 giorni. Per il secondo anno. More

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By Blu992


Stiles è nell'infermeria della scuola, con un polso che gli fa malissimo e in attesa di essere controllato da qualcuno.

Era agli allenamenti di lacrosse perchè, nonostante sia una riserva, Scott ci tiene sempre a farlo allenare almeno per tenerlo in forma. Stava correndo, facendo l'ennesimo giro di campo, quando era inciampato sui propri piedi e, per non sbattere con la faccia per terra, aveva cercato di frenare la caduta con le mani. Solo che, appoggiando una mano sul terreno, il peso che aveva dovuto sopportare il polso erra stato troppo e si era fatto comunque malissimo.

L'allenatore l'aveva quindi accompagnato dall'infermiera della scuola che gli aveva dato una controllata, sentenziando che nulla si era rotto, ma che comunque aveva bisogno di fare una radiografia.

Ora stiles è sdraiato sul lettino, il polso che pulsa e sta aspettando che la donna torni con la fasciatura da fargli.

"Ragazzino, sei caduto sui tuoi piedi?"

Derek Hale, vicino e sogno erotico di Stiles da quando ha iniziato a fare sogni erotici, è appena entrato dietro il paravento dov'è sdraiato Stiles. Jn rotolo di garza tra le mani e quello che sembra un tubetto di pomata. Camice bianco e una camicia azzurra.

"Derek? Perchè sei nella mia scuola?" Chiede, senza nemmeno salutare.

"Studio medicina, come ben sai, e due volte alla settimana faccio volontariato qui. Cosa ti sei fatto?"

Stiles allunga il braccio destro. "Sono caduto e mi sono fatto male questo polso. L'infermiera dice che non è rotto."

Derek gli si avvicina, per poi prendergli il polso. Lo muove, facendo sibilare Stiles dal dolore; preme in qualche punto, poi massaggia un po'.

"È slogato. Ora te lo blocco, ma domani vieni in ospedale e ti faccio una radiografia. Quanto ti fa male da uno a dieci?"

Stiles crede Derek gli abbia fatto una domanda, ha la faccia di uno che sta aspettando una risposta, solo che Stiles non ha idea di cosa abbia detto. È stato distratto dal petto di Derek che si intravede dai primi due bottoni della camicia sbottonati. Da quel ciuffo di peli neri che Stiles vorrebbe toccare. E leccare. Soprattutto leccare.

"Stiles? Ti fa così male?"

Stiles si riscuote. "Oh, no, no. Cioè sì, ma è abbastanza sopportabile."

"Dopo ti prescrivo un antidolorifico. Prendilo solo in caso di dolore troppo forte."

Stiles annuisce e Derek comincia a spalmargli la pomata, con movimenti lenti, ma massaggiando.

"Potrebbe venirti un livido o gonfiarsi nelle prossime ore. Non preoccuparti, è normale."

"E se mi fa troppo male, vengo a casa tua?"

Stiles spalanca gli occhi, stupito da se stesso e in estremo imbarazzo. Sta quasi per rimangiare tutto, ma Derek alza lo sguardo e punta gli occhi nei suoi. Stiles si perde in quel verde meraviglioso, che non ha mai visto da così vicino.

"Se è così doloroso da non riuscire ad arrivare all'ospedale, certo che puoi venire...a casa mia."

Quella era un'illusione sessuale? Era vera o solo nella testa di Stiles c'è stata quella pausa? In ogni caso, arrossisce di botto, distoglierendo lo sguardo e non sa nemmeno se si è immaginato lo sbuffo di una risata del medico.

"Ecco fatto. Cerca di muoverlo il meno possibile. Tra qualche giorno sarai come nuovo."

"Posso già tornare in classe?" Chiede Sitles, esaminando il polso fasciato.

"Se ti senti male, puoi rimanere ancora qui o posso.far chiamare tuo padre per fari portare a casa."

Stiles sorride. "Quanti anni credi che io abbia?"

"Sedici?" Chiede Derek, riponendo forbici e garza.

"Ne ho diciotto, sono maggiorenne e posso tornare a casa senza papà. Tu ne hai venticinque, vero?"

"Mh mh. Quindi vuoi andare a casa?"

Stiles non sa da dove gli viene fuori tutta quella audacia. "Sì, ma sono in auto e non posso guidare senza muovere il polso e papà è in centrale. Tu a che ora finisci?"

Derek sembra rifletterci un po', mentre hiude anche il tubetto di pomata.

"Aspetta qui quindici minuti, poi andiamo."

Quindici minuti esatti dopo, Stiles è nell'auto di Derek, sul sedile del passeggero e sta guardando fuori dal finestrino. Solo pr non fissare Derek che guida, con quella camicia arrotolata sugli avambracci, estremamente sexy. Oltre ogni limite di sopportazione per gli ormoni di Stiles.

Viaggiano in silenzio e poco dopo sono nel vialetto di casa Hale, Derek gli sta tenendo la portiera aperta e Stiles è sceso, guardandosi intorno.

"Non avevo mai fatto caso all'altalena che avete sul porico" dice.

"La fece mettere anni fa mio zio Peter per Cora. Lei a volte si siede lì per leggere, in estate."

"Che meraviglia. Io avevo un copertone appeso al ramo di un albero, sul retro. Solo che cadevo così spesso che papà l'ha fatta togliere dopo poco.'

Derek sorride, mentre prende la sua borsa e lo zaino di Siles dai sedili posteriori.

"Hai qualcosa da mangiare?" Chiede.

"Ho qualcosa da cucinare, in realtà. Piano piano ce la faccio."

Derek gli sfila lo zaino dalla mano sana. "Entra, cucino io."

"A casa tua?" Chiede Stiles incredulo.

"No, in quella del lupo cattivo. Dai, muoviti."

Derek fa sedere Stiles all'isola della sua cucina, gli ordina di stare fermo, poi si mette ai fornelli. Stiles lo guarda armeggiare con pasta, pomodori, pancetta e chissa cos'altro.
Mezz'ora dopo, sono seduti uno di fronte all'altro, sugli sgabelli, coi piatti davanti.

Stiles ci prova, ci prova davvero a mangiare con la sinistra, ma e totalmente incapace. Già scoordinato di suo, ma così è anche peggio.

Appena gli cade la prima forchettata addosso, vede Derek alzarsi, sfilargli la forchetta dalle mani e infilzare altre penne.

"Apri la bocca e mangia."

Stiles rimane immobile. Derek lo sta davvero imboccando? E come diavolo è possibile che la cosa lo faccia eccitare così?

"Stiles. Mangia!"

Stiles apre la bocca, senza proferire parola, e comincia a mangiare, sotto lo sguardo attento di Derek. In poco tempo, ha finito tutto il piatto.

"Come va il polso?" Chiede Derek, tornando a mangiare il suo pasto, distogliendo Stiles dal suoi pensieri.

"Non mi fa più male. La fascia stretta sembra dare sollievo."

"Bene. A quanto pare qualcosa l'ho imparato." 

Stiles sorride. "Quale specializzazione hai scelto?" chiede. 

"Chirurgia generale." 

Stiles annuisce, ma rimane in silenzio mentre Derek finisce di mangiare e anche quando si alza per lavare i due piatti. Quando il più grande finisce, scende dallo sgabello e lo ringrazia per il pranzo. 

"Direi che posso tornare a casa mia ora, ti ho già disturbato troppo. Anzi, grazie per la fascia e per avermi curato, anche." 

Derek gli passa lo zaino, stando attento ad appoggiarlo sulla spalla dal lato sano. "Dovere di medico, prendermi cura dei pazienti infortunati." 

"Imbocchi ogni tuo paziente?" chiede, arrossendo. 

"Se necessario, sì. Ma di solito ci pensano gli infermieri." 

"Mh, capisco. Beh, allora vado. Grazie ancora, Derek." 

"Ti aspetto domattina per la radiografia, non dimenticarlo." 

Stiles fa Ciao con la mano e torna a casa. 



Il mattino seguente, alle dieci, è già in ospedale, in fila per l'accettazione. C'è un sacco di gente, fa anche particolarmente caldo e il polso sembra essersi gonfiato un po', perché la fascia stringe.  Ha ancora dieci persone davanti, quando si sente toccare sul braccio. E' Derek. 

"Ehi, vieni, questa è la fila per le analisi del sangue. Per le radiografie è tutto libero."

"Oh, gra-grazie" risponde Stiles, cercando di non avere fantasie erotiche su quel camice. 

"Come va il polso?" chiede, mentre camminano. 

"Penso sia gonfio" spiega Stiles. "Sento la fascia più stretta, ma fa meno male."

"Okay, entra. Ora ti tolgo la fascia, facciamo l'rx e te la rimetto."

"Ho qualcosa di rotto?" Chiede Stiles, avvicinandosi a Derek al PC.

"Nulla. Due giorni e sarai come nuovo."

"Yay!" Esulta Stiles. "Pos-" stava per chiedere se potesse tornare a casa, ma si ferma. Derek si toglie il camice, si sfila la camicia e afferra una t-shirt. Prima di indossarla, si gira verso Stiles.

"Dicevi?" Chiede.
Solo che Stiles non ha più controllo sul proprio cervello. Sul proprio corpo.

"Io... io... non ricordo..." dice, balbettando. Sente le guance in fiamme, i jeans stringere sul cavallo e la salivazione azzerarsi.

Derek, senza rimettersi ancora la maglia, gli si avvicina, mettendoli un dito sotto al mento. Stiles lo guarda negli occhi.

"Qualcosa ti ha distratto?" Chiede Derek, con voce rauca. O forse lo è solo nella mente di Siles.

Solo che decide di osare.

"Il mio cervello pensa solo a quanto vorrei leccarti" dice, appoggiando una mano sul suo petto nudo.

"Ah, sì? E sapresti come fare?"

"Anche se non ho esperienza, ho tanta fantasia e tanta voglia."

Derek sposta la mano dal suo mento alla guancia, in una lenta carezza.

"Mi rivesto perché ho finito il turno, ti porto a mangiare un gelato e facciamo una passeggiata?"

Stiles lo guarda sbigottito. "Passeggiata? Gelato?"

"Ah, sei uno da scopamicizia?" Chiede Derek con sguardo ironico.

"Oh, no! No! Assolutamente no! Gelato, sì. Belle le passeggiate!"

Derek si abbassa, per baciargli l'angolo della bocca. "Aspettami all'ingresso. Tra dieci minuti sono tutto tuo."

Stiles deve ricorrere al tutto il suo autocontrollo per non svenire.






La parola era "FASCIATURA".

Buona Pasquetta e buon ritorno a scuola/lavoro/vita normale senza feste.

Blu.

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