365 Sterek (2021) vol.1

By Blu992

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365 parole. 365 Sterek. Una Sterek al giorno. Per 365 giorni. Per il secondo anno. More

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By Blu992

"Daniel, passami il taccuino, per piacere. È sul camino."

Stiles sporge la mano verso suo figlio, senza nemmeno alzare gli occhi dal PC. Ha così tanto lavoro da fare, che anche un minimo gesto gli farebbe perdere tempo.

"Ecco" dice il ragazzo poggiandogli l'oggetto sul palmo. "Sei al PC, sai che puoi usare un blocco note lì sopra?"

Stiles lo guarda male per una frazione di secondo. "E tu sai che dovresti salire di sopra a studiare matematica?"

Sentw uno sbuffo provenire dal ragazzo, he però non si muove. Stiles lo guarda di nuovo. "Devi chiedermi qualcosa?"

Daniel abbassa lo sguardo e comincia a mangiucchiarsi un'unghia. Sì, deve decisamente dire qualcosa. Quel gesto Stiles lo conosce bene.

"Daniel, mi fai preoccupare."

Daniel non alza lo sguardo, ma risponde parlando veloce, come per togliersi un peso.

"Ho incrociato un uomo al supermercato e aveva un odore troppo simile al mio. Credo sia papà."

Stiles sbarra gli occhi, alzandosi di scatto. "Co-cosa?"

Daniel ora lo guarda. "Ero nel reparto surgelati, due iorni fa, quando mi hai mandato a prendere i piselli. Lui era in fondo, già alla cassa, parlava con una donna bionda. Ho avvertito di colpo il suo odore e mi sono avvicinato un po' per guardarlo."

"E...?" Chiede Stiles.

"E ha gli occhi del mio stesso colore, è un mannaro, abbiamo odori simili e Becca mi ha detto che un tizio simile è andato a casa a salutare zio Isaac."

"I TUOI ZII LO SANNO E IO NO?" Stiles sbotta, pur sapendo che non è colpa di Isaac o Scott. Sa che loro hanno sempre continuato a sentire Derek, anche se non gli hanno mai detto di Daniel. E Stiles è sicuro che lui non lo sappia.
"Okay, okay" continua. "Come stai?" Chiede, alzandosi e appoggiando una mano sulla guancia di Daniel.

"Non lo so. Penso bene, papà."

"Ma...?" Lo esorta Stiles. Quando si tratta di parlare di sentimenti, Daniel è uguale a Derek.

"E se io volessi conoscerlo? So che non gli hai mai detto di me perchè se n'è andato senza nemmeno salutare, che è sparito e non l'hai più sentito, ma... se anche lui volesse conoscermi? Ho anche pensato a un piano!"

Stiles annuisce, poi lo spinge fino al divano, sedendosi con lui.

"Dimmi di questo piano" sospira, arreso.

"Ha detto a zio Isaac che sta per aprire una libreria, in piazza, hai presente?"

Stiles annuisce, l'ha vista la settimana prima.

"E ha detto che sta cercando qualcuno che lavori lì nel fine settimana. E io voglio lavorare."

"Vuoi lavorare?"

"Mh" annuisce Daniel. "Ho sedici anni e voglio soldi miei, non mi va che mi dai ancora la paghetta. Avevo visto un'officina, ma meglio una libreria, no?"

"E poi?" Chiede Stiles.

"E poi, boh, lo conosco."

Stiles riflette. "E poi come fai con l'odore e il tuo cognome? Sei un mannaro, Dan, lo saprà."

"Con questo mi aiuti tu! Ci sarà qualche tua erbetta per nascondere il mio odore o camuffarlo, no? E col cognome...penso debba per forza saperlo."

Stiles si appoggia contro lo schienale del divano, chiudendo gli occhi.

"Daniel, se vuoi, puoi dirgli la verità."

Suo figlio ha tutto il diritto di voler conoscere il suo altro padre. Stiles non gliene ha mai parlato. Sa che esiste, ma non ha nemmeno mai visto una sua foto. Ma Stiles sa che non può frenarlo.

"No" risponde fermo il ragazzo. "Ti ha fatto del male. Voglio prima sapere che tipo di persona è. Me lo permetti?"

Stiles gli avvolge le spalle con un braccio. "Va bene, ti aiuto con l'odore e ti permetto di cercare lavoro. Ma tu promettimi che non ci farai incontrare."

Daniel lo abbraccia di slancio. Stiles trema un po'.



"Avanti!"

Daniel entra nella libreria, ancora non aperta al pubblico, e sente una voce invitarlo ad entrare.

"Arrivo subito!"

Passeggia un po' tra gli scaffali già pieni, sfiorando qualche copertina. È un ambiente rilassante e l'idea di mettere una caffetteria è davvero carina. C'era bisogno di un posto del genere a Bacone Hills.

"Ciao, tu devi essere Daniel. Io sono Derek Hale."

Daniel stringe la mano dell'uomo che ha davanti, cercando di controllare il battito del proprio cuore e il lupoche sembra scalpitare.

"Piacere, signor Hale. Sì, sono Daniel Stilinski."

Se anche la notizia l'ha sconvolto, Derek non l'ha dato minimamente a vedere.

"Vieni, possiamo sederci lì, così mi parli un po' di te."

Daniel lo segue, fino al banconedella caffetteria.

"Dimmi tutto. Come mai sei qui, quanti anni hai, se studi ancora..."

"Sì. Ho sedici anni e vado al liceo, ma ho voglia di guadagnarmi qualcosa. Sa, non mi piace pesare sulle spalle di papà, anche se a lui non dispiace, eh, è un bravo pap-"

Derek sbuffa un sorriso.

"Cosa? Ho detto qualcosa di sbagliato?"

"Oh, no, scusa" si affretta a rispondere Derek. "Hai la sua stessa parlantina."

Daniel si passa una mano dietro la nuca in imbarazzo. "Lei sa chi è mio padre?"

"Suppongo sia Stiles, giusto?"

Daniel annuisce.

"E come mai hai scelto proprio una libreria, Daniel?"

"Ad essere sincero, l'unica alternativa era un'officina e per quanto mi piacciono le auto mi piace un po'meno sporcarsi di grasso e olio di motore. E poi amo leggere, in realtà anche scrivere. E questo posto è davvero carin-"

Una voce distrae Daniel e si gira a vedere chi è che è entrato.

"PAPÀ, HO COMPRATO UN VESTITO BELLI- Oh, scusa, pensavo fossi solo!"

Una ragazza dai lunghi capelli castani si affianca a loro e Daniel non riesce proprio a frenare la lingua, come sempre.

"È tua figlia?! Cioè, scusa, è che...sembri molto giovane". Non ha mai saputo arrampicarsi sugli specchi.

Derek sorride. "Sì, lei è Lauren, ha la tua età. Tesoro, lui è Daniel. Lavorerà qui di sabato e di domenica."

"DAVVERO?" esclama il ragazzo, stupito.

"Sì. Per me puoi cominciare anche da questa settimana. Abbiamo l'inaugurazione mercoledì. Alle nove, sei invitato, porta chi vuoi."


Stiles chiude lo sportello della lavatrice e torna in salotto, proprio mentre suo figlio entra in casa, seguito da Scott.

"Ehi, fratello, cosa ci fai qui?" Glichiede, baciando una guancia di Daniel.

"Ho incrociato Dan mentre tornava dalla libreria e l'ho accompagnato in moto. Hai un calzino sulla spalla?"

"CAVOLO! Ora avrò i calzini spaiati! Uffa. Daiz venite, ho appena spremuto delle arance."

Si siedono in cucina, davanti a un succo, ma Stiles sa che c'è qualcosa che non va.

"Non ti hanno assunto?" Chiede.

"Oh, no, posso cominciare sabato e mercoledì inaugurano, solo che..."

Stiles si volta verso Scott, ora capisce perché è lì. "Sei qui per dirmi quello che non riesce a dirmi lui. Su, spara."

Scott prende un respiro. "Derek ha una figlia di sedici anni."

Stiles si sente mancare la terra sotto i piedi. Per un attimo torna a sedici anni prima, alla scoperta di aspettare Daniel, a Derek scappato chissà dove, al dolore. Allo straziante dolore.

Poggia le mani sul tavolo, si alza e guarda Scott.

"Ti prego, dimmi che non ne sapevi nulla."

"No! Assolutamente! Sai che te lo avrei detto."

Stiles annuisce. "Bene. Ecco spiegato perché è andato via. Mi aveva tradito."

"Papà, e se... non è possibile che lei sia... figlia tua?"

"Aveva il mio odore?" Chiede.

"No."

"Hai la risposta."

"Ma papà e se-"

Stiles lo interrompe. "Daniel, ti ho appoggiato jn questa cosa chiedendoti di rimanerne fuori. Vuoi conoscere Derek e va bene, ma lascia perdere il resto, okay?"

Il ragazzo annuisce, per poi alzarsi e avviarsi in camera sua.

"Stiles-"

"Scott, non ti ci mettere anche tu."

"Volevo solo chiederti come stai..."

Stiles si risiede, afflosciando le spalle. "Direi abbastanza scosso. Non me lo aspettavo, io... non lo so, Scott. Derek con una figlia..."

"E tu con un figlio. E con sedici anni a dividervi."

"Uff, perchè mio figlio è così testardo?"

Scott ride. "Perchè ha preso da te e da Derek. Siete le teste più dure che io abbia mai conosciuto."

Daniel è in ansia. A causa del compito di chimica non è potuto andare all'inaugurazione, ma ora sonk le nove e mezza di sabato mattina e sta per cominciare il suo primo giorno di lavoro. Insieme a suo padre.

Entra in libreria e si guarda intorno, trovando subito Derek tra due scaffali.

"Buongiorno, signor Hale."

Dereknsi gira, sorridendo.

"Ciao Daniel. Chiamami Derek e dammi del tu. Sei pronto?"

"Dimmi cosa fare e io lo faccio!"

La prima parte della mattinata, Daniel impara come sistemare i libri, dove metterli e anche come cercarli per i clienti. Entrano un po' di persone e affianca Derek per tutto il tempo. Sono solo loro due fino all'ora di pranzo, quando una donna bionda entra, si avvicina a Derek e gli schiocca un bacio sulla guancia.

"Tu sei il figlio di Stiles!" Trilla verso Daniel. "Io sono Erika, eravamo nello stesso liceo. Come sta? Mi piacerebbe incontrarlo!"

"Papà sta benone. Gli dirò di averla incontrata, signora Hale."

Lei gli rivolge un'espressione sconvolta. "ODDIO! No, tesoro, non stiamo insieme. Sono la sua migliore amica. E non chiamarmi signora, ti prego!"

Quando Erika va via, Derek si avvici a a Daniel, prendendogli uno scatolone dalle mani.

"Lascia, andiamo a pranzo."

"Insieme?" Chiede di istinto il ragazzo.

"Se ti va" aggiunge Derek, titubante. Daniel sorride e annuisce, seguendo fuori.


Dopo una settimana, Stiles già non ne può più. Daniel non fa che parlare di Derek.

Papà, Derek oggi mi ha fatto i complimenti per le mie letture e ha detto che gli piacerebbe leggere qualcosa di mio.

Papà, sai che Derek vive nella riserva?

Ehi, pa', Derek dice che secondo lui ci starebbe bene un tocco di rosso in libreria. Gliel'ho detto che è il mio colore preferito. Il suo è il verde.

Ama suo figlio. Lo ama da morire. Ma quello fa male. Così come fa male quello che ora Daniel gli sta raccontando.

"Lauren, sua figlia, è venuta oggi. Non l'avevo più rivista. È simpatica, non somiglia per niente a Derek. Non stava un secondo ferma, ha mosso scaffali e sedie perché le piaceva così. Poi mi ha offerto delle orribili caramelle al miele. Devo aver fatto una faccia disgustata, perché si sono messi a ridere tutti e due con le lacrime!"

"Li hai fatti i compiti di storia?" Cambia discorso Stiles. Solo che Daniel è troppo intelligente.

"Scusa, papà. Non mi rendo mai conto di...di chi sto parlando e che può infastidirti."

Stiles gli accarezza una guancia, tirandoselo poi contro. "Sono felice se tu sei sereno. Il resto non conta."

"Derek, dov'eri prima di Bacone Hills?"

Stanno mettendo a posto gli ultimi scatoloni, sono le diciotto passate e Daniel si sta trattenendo un po' più del dovuto.

"A New York, per sedici anni. C'è mia sorella lì ed Erika con suo marito. Cora e rimasta lì  mentre noi abbiamo deciso di tornare."

"Mi piacerebbe un sacco andarci. Papà dice che forse mi ci porta se prendo bei voti al diploma- Uh, scusa, mi sta chiamando proprio lui, scusa mi si è rotto il cellulare, devo rispondere in vivavoce."

Derek annuisce, mentre continua a spostare le scatole.

"Ehi, pa'!"

"Dan, sei ancora in libreria?"

"Sì, scusa, stavo finendo di fare una cosa, ma tra poco torno."

"Va bene, stai attento. La cena è pronta."

"Cosa?"

"Pesce al forno. E non lamentarti! Non devi mangiare solo carne, anche se sei un mannar-"

"PAPÀ SEI IN VIVAVOCE!"

Daniel sente suo padre trattenere il fiato, poi il silenzio.

"Ciao, Stiles."

Silenzio interrotto da Derek.

"C-ciao Derek. Dan, ti aspetto a casa, stai attento."

E mette giù. Daniel fissa il cellulare, non sa cosa dire e cosa fare.

"So che sei un mannaro, Daniel. E so che sai che lo sono anfhe io, ovviamente. Il tuo odore è camuffato, ma non così tanto da sembrare umano. Solo quel che basta da non sembrare tuo."

Daniel lo fissa. "Papà lo fa solo per proteggermi, nel caso qualcuno capisse cosa sono. Gli-gli dirò che non funziona molto."

Derek gli passa vicino, scompigliandogli i capelli. Daniel non riesce a non sentire un calore salire dal petto.

"Allora, per fortuna, io non sono tra i cattivi. Puoi andare, tuo padre ti aspetta. Qui finisco io."


"Papà, scusa."

Daniel entra dalla porta e si lancia tra le braccia di Stiles che, anche se sta ancora cercando di non pensare di aver sentito la voce di Derek dopo diciassette anni, los tringe forte.

"Cucciolo, non hai fatto nulla di male. E sono sicuro che Derek lo sapesse che sei un lupo. Anche lui lo è dalla nascita, è difficile fregarlo."

"Davvero? E credi che sappia che io..."

Stiles gli bacia i capelli. "No, quello sono sicuro di averlo nascosto bene."

"Non ce l hai con me?"

"No. E forza, vai a lavare le mani, che il pesce aspetta!"





La parola era "TACCUINO".

(Continuo domani!)

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