Capitolo 9 - bibliophilia -

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La mattina dopo, mi svegliai a causa di una certa ragazza, che durante la notte si era avvinghiata  a me, e che in quel momento stava comodamente su gran parte del letto, lasciandomi sul bordo. L'unica cosa che mi evitava di cadere era il suo braccio, stretto al mio petto.
Guardai l'orario, erano solo le sette. Non sapevo quali fossero i piani di Pansy, ma per quanto riguardava me, avrei dovuto aspettare il pomeriggio per vedere i bambini, quindi ero libero.
"La smetti di agitarti?" Stavo cercando di liberarmi dalla sua presa senza svegliarla, ma evidentemente il mio approccio era totalmente sbagliato.
"Sto solo cercando di andarmene." Borbottai.
"Nessuno ti ha detto che puoi farlo. Se tu vai via poi io ho freddo." Si lamentò.
"Non puoi andare a dormire con Draco? Lo conosci da molto più tempo, non è geloso del fatto che tu preferisca passare la notte qui, piuttosto che in camera sua?" Le chiesi, più per curiosità, che per reale interesse. Per quanto mi stessi atteggiando a infastidito, non lo ero per nulla.
"Penso che siano anni che Dray non mi permette più di dormire insieme a lui."
"Oh, stai dicendo che sono la ruota di scorta?" Feci, di nuovo fintamente offeso. Lei sbuffò.
"Se avessi voluto una ruota di scorta avrei dormito con Blaise o con Theo in questi anni... ma no, tu sei l'unico, quindi ritieniti fortunato." E con quella frase, l'argomento fu chiuso.

"Sto ancora cercando di capire che cosa fate qui dentro." Dopo le mille lamentele e capricci, che avrebbero fatto impallidire persino Astrid, avevo convinto Pansy ad alzarsi dal letto e andare a fare colazione, anche se non ne aveva voluto sapere di andarsi a lavare o a cambiare. Mi seguì semplicemente in cucina, con i capelli disordinati e i vestiti del giorno prima. Io al contrario mi ero sciacquato la faccia e i denti, posticipando la doccia a più tardi. Ci eravamo seduti al tavolino di legno che c'era in cucina, trovando la penisola occupata da Blaise, Theo e una ragazza che non conoscevo. Quando il mio sguardo si fermò su di lei per più di due secondi, Pansy sbottò che si chiamava Astoria, e che dovevo starle alla larga.
"Cosa intendi con cosa fate qui dentro?" Chiese Theo, era più simpatico di Blaise, o forse era solo più disponibile nei miei confronti, ma comunque lo apprezzavo.
"Intendo dire, cosa fate per vivere? Avete delle armi e vi definite una banda, ma da quando sono qui non vi ho mai visti fare niente di losco, o anche solo minimamente illegale." Spiegai, girando il cucchiaino nel mio latte caldo. Pansy, seduta al tavolo insieme a me, se ne stava con la testa appoggiata al legno, ancora assonnata.
"Mi sembrava di averti avvertito sul fatto che non fossimo una banda come le altre." Borbottò. Io annuii. Continuava a ripeterlo da quando ci eravamo conosciuti, ma anche vivendola in prima persona, non ero riuscito a capire che cosa intendesse con quella definizione. "Mi piace definire le serpi come una anti-banda. I criteri sono gli stessi di una banda criminale, ma quello che facciamo è totalmente agli antipodi." Cercò di dire Theo. Astoria alzò gli occhi al cielo, e  Blaise agitò una mano con aria di sufficienza.
"Quindi niente scambi di droga? Niente pizzo, o robe simili?" Chiesi ancora, fulminando con lo sguardo i due che stavano criticando il modo di fare di Theo. Erano così antipatici...
"Ce ne occupiamo. Ma non siamo noi a gestirli, noi piuttosto li interrompiamo là dove si vengono a creare." Intervenne nuovamente Pansy. Era curioso come riuscisse a seguire la conversazione, anche se sembrava essere immersa ancora in un sonno profondo. Forse era sonnambula.
"E come guadagnate da questa attività?" La mia curiosità non era ancora stata placata. Era la prima volta che prendevo coraggio e chiedevo dei loro affari, ma il fatto che adesso fossi a tutti gli effetti un loro compagno, mi rendeva più schietto.
"E' un po' come essere una polizia privata, su commissione. Ci assicuriamo che tutto vada bene." Rispose Theo.
"Lo dici come se noi fossimo degli angeli. E' il nostro lavoro. Siamo pagati per eliminare le altre bande." Astoria sembrava infastidita, ma la sua definizione non sembrava rispecchiare totalmente i valori che aleggiavano nel Manor.
"Tieniti per te le tue ideologie. La maggior parte di noi qui dentro non ha bisogno di essere pagata per fare del bene." Si impuntò Theo.
"Mi stai dicendo che ti piace andare in giro per la città a combattere il crimine, senza nessun guadagno? Sei un essere umano Theodore, non Batman." Commentò Blaise.
"Smettetela. Tutti. Non importa a nessuno il motivo per cui lo fate. L'importante è che qualcuno lo faccia." Pansy si alzò, sbattendo le mani sul legno del tavolo, attirando l'attenzione di tutti. Afferrai la tazza che era appoggiata davanti a me, prima che si schiantasse al suolo a causa dell'impatto sulla superficie rigida. Ero certo che per quanto la sua frase fosse stata rivolta a tutti, lei ce l'avesse in particolare con Astoria. I loro sguardi erano rivolti l'una all'altra e sembravano emanare una sorta di aura terrificante.
"Vado a farmi la doccia." Sbottò, Pansy. Non disse nulla, e non mi fece nemmeno un cenno, come era solita fare, ma se ne andò, sbattendo i piedi per terra.
"Infantile." Sputò Astoria. Blaise le mise una mano sulla spalla, cercando di calmarla, ma lei la scostò con violenza, prima di lasciare la stanza.
"Cosa è appena successo?" Chiesi retoricamente. Theo scosse la testa, chiedendomi indirettamente di non fare domande. Blaise dal canto suo, sospirò, e mettendo in ordine quello che c'era sul tavolo, seguì le altre due, fuori.
"Non crucciarti. Fanno sempre così." Theo si spostò, e sedendosi accanto a me, mi rivolse un sorriso dolce. Era la prima volta che lo avevo così vicino: nei suoi occhi castani c'era una punta di verse, e i suoi capelli nero pece riflettevano la luce del sole che filtrava dalla finestra. Sospirai.
"Credo sia normale. Non è facile la convivenza tra consanguinei, figuriamoci per dei ragazzi, coetanei e così diversi tra loro." Dissi. Lui annuì, ridacchiando.
"Sì, hai ragione. Certe volte mi dimentico che questa non è la normalità."
"Siete solo voi? Credevo ci fossero più ragazzi, ma non ne ho visti molti in giro per il Manor." Chiesi dopo qualche secondo di silenzio. Theo parve pensarci sopra.
"In realtà non tutti i componenti delle serpi abitano qui. Molti hanno abbastanza soldi per permettersi una casa e vengono qui di rado, altri hanno persino altri lavori, così fanno la spola tra il Manor e la loro occupazione principale... Per quanto riguarda i ragazzi: anni fa eravamo molti di più, ma la maggior parte ha cambiato vita, alcuni hanno deciso di sfruttare i risparmi per l'università, altri si sono stufati e hanno scelto di unirsi ad altre bande... bande vere." Mi raccontò. Il Manor funzionava proprio come una grande famiglia. Nessuno sembrava costretto a dover rimanere, ma tutti erano ben accetti.
"Tu perché sei rimasto?" Theo era stato paziente a rispondere a tutte le domande, così cercai di avvicinarmi a lui, passando sul piano personale.
"I miei genitori sono morti diversi anni fa, erano anche loro delle serpi. Quando sono rimasto solo ho temuto di perdere tutto, ma nessuno qui mi ha mai abbandonato. Si sono presi tutti cura di me, e mi hanno fatto rimanere a galla. Devo tutto alla banda." Sorrise.
"Oh. Siete voi. Mi era sembrato di sentire delle voci." Draco entrò in cucina, ed io interruppi il contatto visivo con Theo, per correre con lo sguardo al nuovo arrivato. Aveva legato i capelli, ma come me e Pansy, aveva ancora addosso i vestiti della sera prima.
"Buongiorno." Lo salutai. Theo fece un cenno con la testa.
"Giorno." Mormorò Draco. Sembrava concentrato a guardare me e Theo, come se con i soli occhi, avesse avuto la possibilità di capire cosa stavamo facendo e di cosa avessimo parlato fino a quel momento.
"Pan è salita a fare la doccia." Lo avvisò Theo. Draco si avvicinò a noi, e si piazzò dietro di me. Aggrottai le sopracciglia, confuso.
"Non stavo cercando Pansy, stavo cercando Harry." Rabbrividii. Sentire il mio nome uscire fuori dalle sue labbra mi dava una strana e piacevole sensazione, forse perché non ero abituato a sentirlo, ma mi piaceva. Theo arretrò un po' sulla sedia.
"Come mai mi stavi cercando?" Chiesi, invece, io. Draco, che stava fulminando Theodore con gli occhi, passò lo sguardo su di me, confuso. Alzai gli occhi al cielo.
"Volevi dirmi qualcosa?" Domandai ancora. Lui boccheggiò, indeciso su cosa dire.
"Beh, quando ti viene in mente sai dove trovarmi." Lo rimproverai. Non sapevo cosa lo stesse muovendo, ma ero certo che stesse tentando di tenere alla larga Theo da me. Aveva paura che qualcuno rubasse il giocattolino della sua Pansy?
"Theo, grazie per la chiacchierata, sei stato davvero carino."
Carino. Carino. Carino? Davvero avevo detto carino? Se non fosse stato per i due che mi guardavano, mi sarei dato un pugno da solo. Theo annuì, arrossendo, ed io sorrisi. Draco, invece, sembrava stesse per distruggere qualcosa, o incenerire Theo con la sola forza del pensiero. Feci finta di nulla e scappai per le scale. La mia fuga non durò troppo, perché nemmeno il tempo di finire la prima rampa, che mi sentii afferrare per il polso. 
"Draco?" La mia era più un'esclamazione di sorpresa che una domanda. Draco arrossì, e mi lasciò frettolosamente il polso. Eravamo in mezzo alle scale.

Surrender || Drarry (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora