30: Rinchiusi

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Attraverso il Beckett Bridge con la morte nel cuore, osservo le acque del Lissey scorrere placide sotto i candidi pilastri del ponte,  ascolto la mia anima che ruggisce e graffia, pronta a tracimare come un fiume in piena che rompe gli argini e spazza via tutto ciò che incontra lungo il suo cammino.

Io e Malia abbiamo lasciato il branco subito dopo colazione dirette a Docklands, l'ufficio bunker di Egan ci terrà lontano dallo scontro e dal campo di battaglia.

Non abbiamo parlato durante il tragitto, vorrei infonderle coraggio ma, in questo momento,  non ne ho neppure un grammo nelle vene.

Saliamo all'ultimo piano, apro la stanza di Egan ed il suo profumo invade le mie narici.

Qui dentro tutto parla di lui, guardo il divano e sorrido ripensando alla mia prima volta seduta di fronte a lui con le mani che sudavano per l'emozione  o alla mia faccia sconvolta davanti alla visione di lui trasformato in un lupo gigantesco.

Arrivano i ragazzi, sono una quindicina, Egan ne ha portati a casa altri due poche notti fa, sono fratelli, hanno quattordici anni, sono fuggiti dal loro alpha che, proprio come Angus, li maltrattava e picchiava. 

Sono spaesati e confusi, non scorderò mai il loro viso impaurito di fronte ad Egan, le loro teste basse e le mani intrecciate per infondersi coraggio. 

Devono averne subite tante poveri piccoli!

<Eva, Colin entrate pure> li chiamo a me, non si sentono parte del branco perché ancora non ci conoscono.

La ragazzina entra in punta di piedi quasi a volersi rendere invisibile, i capelli legati in una morbida treccia e gli occhi celesti come il cielo d'estate la fanno sembrare ancora più piccola, suo fratello Colin, invece,  ha una massa di ricci rosso fuoco e tante lentiggini che gli contornano il viso un poco paffutello.

Si siedono sul divano e non accennano a muoversi di un millimetro, mi avvicino a loro un po' troppo velocemente e loro si strigono per proteggersi.

<Scusatemi> gli dico a voce bassa cercando di spaventarli il meno possibile

<Mi aiutereste? Dobbiamo cominciare a chiudere il piano> 

Annuiscono e si alzano pronti ad eseguire il mio ordine, li blocco, devo parlargli, non voglio che mi scambino per un capo del tipo io comando voi ubbidite.

<Ragazzi, io sono qui e se vi serve il mio aiuto non dovete fare altro che chiedermelo. Non posso immaginare le sofferenze ed il dolore che avrete provato con il vostro alpha, ma Egan è diverso, di me poi non dovete aver paura di me,  sono umana, non ho poteri sovrannaturali, non ringhio e non mi trasformo in una montagna alta di tre metri>

Gli strizzo l'occhio e noto un debole sorriso spuntare sulle loro labbra, spero che la paura nei miei confronti scompaia presto e restino nel nostro branco per sempre.

Il cellulare vibra nella mia giacca, lo afferro e rispondo immediatamente, la voce di Egan mi tranquillizza più di un anestetico potente.

<Piccola, come stai? I ragazzini hanno paura? Sei in difficoltà con il gruppo?> non gli rispondo subito perché devo prima ingoiare le lacrime che minacciano di scendere.

Il mio Egan, rischia la vita, ma si preoccupa di me e dei suoi ragazzi, noi siamo il suo primo ed ultimo pensiero.

<Stanno bene, tranquillo. Colin ed Eva mi temono, ma riuscirò a scacciare i loro demoni. E tu?>

Trattiene l'aria nei polmoni, percepisco la sofferenza del suo cuore, la voce appena roca mi fanno comprendere il suo stato d'animo, simile al mio.

<Sto male senza di te e la mia vita non ha senso se non sei al mio fianco. Ti amo, Sam, ti ho amata fin dal primo istante in cui ho posato gli occhi su di te. Non è stato l'imprinting a farmi innamorare, ma tu, con la tua ostinata caparbia, la tenacia, l'altruismo e la generosità>

Si blocca sentendomi piangere, non sono riuscita a fermare le lacrime che ora scendono copiose lungo gli zigomi.

<Non giocarmi brutti scherzi Egan Connor > gli dico cercando di smorzare l'atmosfera cupa e tesa.

<Verrò a riprenderti, piccola, lo prometto> mi sussurra con la sua voce sensuale e melodiosa al contempo.

Chiude la conversazione, non occorrono altre parole tra di noi, la connessione mi permette di sentire tutti i suoi pensieri.

Rimetto il cellulare nella tasca mentre un senso di vertigine mi destabilizza facendomi perdere l'equilibrio.

Accidenti allo stress mi dico mentre odo le voci angosciate di Malia ed Emy che corrono da me!

<Sto bene, sono solo stanca, non dormo da tre notti> abbozzo un sorriso nella speranza di tranquillizzarle.

Prendo la borsa e mi dirigo al piano di sotto, apro una porta con la chiave che mi ha dato Egan prima di andare via dalla casa branco e resto scioccata davanti ad un pannello pieno di comandi e dieci monitor che riprendono ogni millimetro degli ultimi due piani che appartengono ad Egan.

Sembra di essere in una roccaforte protetta dalla Muraglia cinese sotto la sorveglianza vigile del sistema Matrix !

Leggo le indicazioni scritte da Egan e giro una levetta rossa, osservo uno dei monitor e  sgrano gli occhi di fronte ad una immensa porta d'acciaio che, scorrendo, sigilla il piano.

Quasi scoppio a ridere al pensiero che, sotto di noi, le persone lavorano ignare di ciò che sta accadendo sopra le loro teste.

Spingo un pulsante ed una seconda porta si chiude lasciando uno spazio vuoto di un paio di metri, si accendono dei sensori nel pannello e capisco immediatamente la loro funzione.

Strozzalupo! 

Nel caso in cui i nemici riuscissero a scardinare l'immensa porta di acciaio, oltrepassandola, farebbero scattare i sensori e la camera stagna si riempirebbe di effluvi di aconito.

L'aconito è una pianta velenosa, in grado di irritare le mucose e bloccare le prime vie respiratorie, ma per i licantropi significa morte tra atroci sofferenze.

Non riesco a formulare alcun pensiero, la mia mente al momento è una tabula rasa priva di idee e concetti, Egan ha pensato ai suoi omega fin dall'inizio, voleva proteggerli dagli alpha retrogradi, schiavisti  e conservatori, dargli una seconda possibilità di vita, in caso di sua sconfitta.

Dunque Egan era da tempo al corrente del piano di Angus e non ha detto nulla a nessuno per non creare allarmismi al suo branco e a me.

Mi riprendo dallo stato di trance e mi lancio sulla poltrocina nera di fronte al quadro comandi, sono stanca, impaurita e forse febbricitante, poggio i gomiti sulle ginocchia e lascio uscire le  emozioni represse.

Inspiro a fondo, getto lo sguardo oltre il vetro ed osservo le ombre della sera scendere implacabili sui cieli di Dublino.

L'edificio è deserto, gli uffici si sono svuotati,  siamo rimasti solo noi in questa fortezza, rinchiusi in questi due piani progettati dal mio compagno per la nostra salvezza.

Prendo il cellulare e digito un messaggio rivolto all'unico uomo della mia vita.

<Ti amo Egan, il mio cuore e la mia anima ti appartengono. Torna da me, ti prego>

Il display del mio cellulare si illumina proprio come il mio viso, guardo l'immagine che mi ha inviato e piango come una bambina.

Lui da solo in mezzo alla nostra radura, con una rosa in mano ed un foglietto con sopra scritto...sposami.

<Sì> gli rispondo mentalmente utilizzando la nostra connessione.

Il cuore comincia a batterci all'unisono, il nostro destino è restare per sempre insieme.

Nella vita...o nella morte! 

Il 2020 sta per finire, speriamo che il nuovo anno ci porti tutto quello che ci è stato tolto.
La salute, il lavoro, il calore della famiglia, gli abbracci e le risate con gli amici.
A tutti voi auguro un Anno Nuovo carico di tante belle cose 💕💕💕

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