Rovino il dessert al ballo di fine anno

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L'ultima cosa che vidi in quella fredda notte, erano le macerie di quelle che, qualche istante prima, era casa mia.Ma non affrettiamo le cose, lasciate che vi racconti tutto dall'inizio. Mi chiamo Felix Lancaster e vivo a Manhattan, Vivo tra i fiumi Hudson e East River, frequento la scuola media per ragazzi difficili e non chiedetemi il perché. Posso rispondervi solo che sono stato espulso così tante volte che non ricordo quante scuole ho frequentato fin ora. Perché vi starete chiedendo, beh... semplice. Ho causato solo problemi ai miei insegnanti, e ovviamente ai miei compagni. Tipo una volta a mensa un bullo mi aveva provocato e non so come, la mensa diventò una piscina comunale. Secondo i tecnici i tubi dei bagni li vicino erano esplosi e ovviamente i professori diedero la colpa a me sbraitando: ''Ne abbiamo abbastanza dei tuoi scherzi Lancaster.''e mi ritrovai di nuovo punto e a capo, un adolescente senza una scuola e senza amici. Quando ne provavo a parlare con i miei loro si lanciavano uno sguardo sospetto e nervoso,  abbozzando un falso sorriso mi ripetevano:''Ma no, vedrai che la prossima andrà meglio.''. Ma sapevo che mentivano, bastava guardare gli occhi scuri di mio padre per sapere che mentiva, non so da chi io abbia preso, cioè... entrambi i miei hanno gli occhi scuri e i miei sono di un verde cristallino.Ed ora eccomi qui, al ballo di fine anno della Marine High School la mia ex scuola, si son stato espulso anche da li. Perché ero li? Beh grazie alla mia unica amica, voleva che mi imbucassi per stare con lei e che mi "godessi la serata" in compagnia di altre persone. Guardai la folla di ragazzi che chiacchieravano mentre sorseggiavano del punch, illuminati da un enorme sfera che proiettava luci di ogni colore.''Non sembri divertirti!'' Josephine mi diede una gomitata. Mi limitai a sospirare.''Sai che non amo i luoghi affollati Jos.'' 

''Sei il solito brontolone Felix!''. Beh, devo dire che non ha tutti i torti... non amo stare a contatto con troppi esseri viventi in un posto così stretto, sono più il tipo da più spazio personali ho e meglio è. Presi un bicchiere di carta e versai del punch all'interno, e voltandomi di nuovo per fissare la folla  non vidi più Josephine. Posai il bicchiere e feci il giro della palestra facendomi strada tra la folla di ragazzi lanciati in una danza scatenata. Nessuna traccia di Josephine, avevo perlustrato l'intera palestra dovendomi sorbire le sbracciate delle ragazze e dei loro compagni che si sfrenavano. Uscii in cortile ed era vuoto, in lontananza vidi correre tre ragazzi, anzi più precisamente due di loro sembravano essere delle ragazze. Una di loro aveva uno zaino che sbatteva sulla sua schiena ad ogni passo, ma da cosa stavano correndo? Beh, giusto un tempo ebbi la risposta alla mia domanda. Da dietro un albero spuntò una sagoma enorme e pensai "Wow Hulk è qui, vedremo anche il resto degli Avebgers?". Che cos'era quel bestione che le inseguiva? Spaventato da quella visione corsi nella scuola e non appena attraversai i corridoi illuminati dai neon fiochi che lampeggiavano, come se la luce stesse per finire, sentii un grosso boato venire dalla palestra che mi fece balzare. Quando finalmente raggiunsi il luogo di festa, sgranai gli occhi. Ragazzi correvano a destra e a manca, inseguiti da creature alate. Dei bestioni enormi erano appena sbucati da una parete che avevano addirittura sfondato. Cavolo quella si che era una minaccia da livelli Avengers, pensai. Dove diavolo era finita Josephine? Mi feci largo tra la folla urlante e quando raggiunsi finalmente l'uscita d'emergenza, un bestione mi bloccò la strada e puntandomi un dito contro sbraitò. 

"Ti abbiamo trovato finalmente!"

Aspetta, cosa?! Mi avevano... Trovato?

"E... Perché dovreste trovare me? Insomma tra tutti i ragazzi che ci sono qui perché proprio io?" chiesi indietreggiando.

Il gigante mi fissava dal suo unico occhio avvicinandosi a me molto lentamente.

"Perché sei un pericolo, una minaccia, e le minacce vanno eliminate." gracchiò prendendomi con una mano, iniziando a stritolarmi. Mi mancava il fiato, quel coso aveva forza a sufficienza per alzare una macchina come fosse una palla da basket e come se non bastasse puzzava come una discarica.

"L-Lasciami!" gemetti tirando dei calci al suo braccio nel vano tentativo di liberarmi.

Mi portò vicino il suo viso, con un sorriso beffardo scrutandomi come fossi un tacchino arrosto per il giorno del ringraziamento.

"Che profumino, semidio per cena. Non potevo chiedere di meglio." disse ridendo cosi forte da far tremare il terreno. Il suo alito mi fece rivoltare lo stomaco, aveva i denti gialli e distorti e la sua pelle era rugosa e piena di vesciche.

Iniziai a mollare una serie di calci disperati sul muso del bestione, ma non bastarono nemmeno a scalfirlo, anzi la presa del mostro si fece più solida, sentii le mie ossa implorare pietà. Il mostro mi avvicinò lentamente alla sua bocca e sapevo che non avrei potuto fare nulla per impedirlo. Con mia grande sorpresa sentii un urlo alla mia sinistra, era Josephine con in pugno una lama di uno smeraldo bellissimo. Fissai la mia migliore amica scattare con grande rapidità ai piedi del mostro sferzando la sua carne rovinata. Caddi sul pavimento, il mostro gemette di dolore e con un grugno furente caricò la mia amica. Guardai quel disgustoso essere scagliare la mia amica contro la parete,  aveva Josephine in pugno, la prese come fosse un sacco di patate e la mise contro il muro. Sentii la mia migliore amica gridare di dolore, una scarica di calore si concentrò in tutto il mio corpo. "Volete me, non permettetevi di torcerle un solo capello o giuro che..." interruppi i miei pensieri, vidi la spada di Josephine a terra e quando la presi una luce verde acqua illuminò la stanza con una potenza talmente incredibile che un vento si levò attorno a me levando i miei capelli in aria. Corsi verso il mostro e tirai qualche stoccata alle sue gambe rugose per attirare la sua attenzione, e con grande sorpresa lasciò immediatamente Josephine e si scagliò su di me menando bracciate veloci e potenti. "Fantastico" pensai "Il piano aveva funzionato, e guarda caso non ne ero così felice." Le evitai tutte, tra capriole  e salti mortali scivolavo fra le gambe del mostro per confonderlo e, per un un momento, sembrava funzionare.

''ORA BASTA!" gracchiò il mostro tirandomi un calcio talmente potente da scaraventarmi sul tavolo del dessert. La creatura avanzò verso di me a grandi passi e provai ad alzarmi... ma avevo dolore dappertutto, mi guardai attorno in cerca della spada. Alla mia destra Josephine era in piedi pronta a lanciarmela.

''Prendi Felix!!'' disse lanciandomi la lama.

La presi al volo e mentre il mostro avanzava a grandi passi guardai l'enorme palla illuminata sopra il soffitto e con tutta a forza che mi rimase la scagliai a mo di boomerang verso di essa. La lama colpì l'enorme fune di plastica che la sorreggeva, l'oggetto cadde con un tonfo sul mostro riducendolo a brandelli. Josephine corse ad aiutarmi.

''Tu mi dovrai spiegare molte cose.'' dissi sentendomi come uno di quei genitori prima di mettere in punizione il proprio figlio.

''Ti prometto che lo farò'' ansimò lei tirandomi su.''Ora dobbiamo andarcene subito.''

Tornai a guardare il mostro, era sparito e al suo posto c'era una strana polvere dorata.

Uscimmo dalla palestra e percorremmo le strade buie di Manhattan, sentimmo un rumore molto assordante di passi. Dietro un vicolo spuntarono di nuovo quei ragazzi inseguiti da un mostro simile a quello che mi aveva attaccato in palestra. Mi lanciarono un'occhiata come per dirmi:''Che fai li impalato corri!''.

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Ciao ragazzi, questo capitolo è un poco scritto a cavolo spero che il prossimo vi piaccia di più. Se volete vedere anche l'altra parte della storia da un altro punto di vista seguite book-lover-demigod

La nuova MinacciaWhere stories live. Discover now