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Classe

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Classe.
Decoro.
Educazione.
I pilastri basilari sanciti dall'Educandato nella promessa ultima di una casta prestigiosa.
L'estrinsecazione delle potenzialità.
Il risalto dei pregi.
La cura delle imperfezioni.
Laggiù si badava a ogni blanda sfumatura con percorsi didattici personalizzati di cui i docenti si occupavano in nome dell'impeccabilità.
Soltanto a numero esiguo di fanciulle Omega di nobili origini, ritenute idonee da scrupolosi criteri, era concesso vantarsi di ricevere le attenzioni di quello che era accreditato come uno degli istituti femminili più autorevoli del continente, nonostante fossero molte di più coloro a cui non rimaneva che la bieca condanna di oscurarsi nella sua luce.
Questo non concerneva Clarisse.
Lei era stata scelta dopo neanche un troppo indefinito avvicendarsi di stagioni, senza sporgere ambizione alcuna, senza realmente sapere come ciò ne avrebbe plasmato l'aspetto e il carattere.
Sebbene con una radezza vicina a sfiorare l'unicità, capitava che fosse l'istituzione stessa a vagliare fra gli strati della società alla ricerca di potenziali profili da accogliere e modellare tramite un'ambitissima borsa di studio, ma ovviamente anche la selezione in causa doveva rispondere a un precipuo rigore volto ad assicurare la massima valorizzazione della loro metodologia, pertanto solo le più fortunate - nonché giovanissime e preparate quanto bastava da ottenere il massimo punteggio nei loro test - potevano aspirarvi.
L'irrinunciabile anelito dell'inverno a ridurre in nivea grazia la solitudine della campagna era appena sopraggiunto quando le dita della bambina si erano strette attorno al pomello arrugginito della porta per accogliere il profilo azzimato di un uomo che si accomodò nella tiepida modestia del salotto di casa sua, relazionandosi alla madre con parole che sollevarono sul suo volto una coroncina di rughe.

- Che significa che devi andare via?!? -
La rabbia abrase la gola di Elias, gonfiandone lo sbocciare della carotide snudata dal colletto spiegazzato.
Poiché dissimulare dinanzi al suo sguardo rigido e rubicondo si era sempre rivelata una crociata persa in partenza, Clarisse aveva dovuto farsi coraggio con un profondo respiro, abbracciando così la più semplice delle esposizioni.
Sotto l'aghiforme baluginio di un gelido sole che brillantava il paesaggio glassato dalla notturna nevicata, la polla d'acqua verso cui si affacciava il parco giochi - una zolla di terra malamente abbellita da uno scivolo e un paio di altalene di dubbia solidità - rasentava la triste apparenza di un vetro scheggiato.
Avevano dieci anni - prossimi a diventare undici -, lui e lei, Alpha e Omega da poco più di uno, e il loro modo di essere non avrebbe potuto essere più discrepante.
Nessuna forma vagamente riconducibile alle comuni perplessità aveva mai sfiorato la mente di Elias riguardo al suo secondo genere: qualora il medico non ne avesse appurato la natura di Alpha - da egli stesso ritenuta l'unica confacente alla sua strafottente persona - con convinto assentire del capo canuto, sarebbe andata a strapparla direttamente al Creato.
Il carattere oscillava fra empiti dispotici che pompavano le corde vocali di velleità trascinatrici, le guance inumidite dalla terra che si ripuliva dopo un veloce tafferuglio con i simili al quale soleva sempre ricordare chi fosse il migliore fra tutti.
In viso, oltre gli occhi rutilanti - ferini nelle iridi che li animavano -, un perenne cruccio si incastrava fra il grano delle sopracciglia che arrivava a inzaccherargli le punte ispide dei capelli tirati indietro; la carnagione piallata e lucida sotto il bruciare estivo, profumata d'arance mature, invocava il succo dei morbidi spicchi a inumidirne il contorno degli arti.
Era il ritratto fisiognomico di sua madre, altrettanto sbroccata, dispotica e intelligente, dominatrice e predisposta alla leadership, un fuoco di salubre adrenalina, arrogatasi sin dalla nascita un indiscutibile fascino, il che elevava a quotidianità le scintille che le reciproche indoli schioccavano in cerca di una supremazia puntualmente ribadita dalla genitrice.
Da parte sua, Clarisse eccelleva nella fusione di qualità molto più mansuete e ponderate.
Un rosa pastello velava il candore ingenito delle gote lentigginose, avvoltolandole in un reticolato di morbidi lineamenti che l'adolescenza avrebbe sapientemente affinato sino a emulare quelli di una nike apollinea, con un riguardo particolare al rosso borgogna dei boccoli e all'indelebile essenza della menta mista all'eucalipto che ne accompagnava l'irradiarsi dell'ingenuità arroccata nella tonda circonferenza delle iridi glauche.
Nulla che potesse minimamente rimandare a un Omega pavoneggiante.
Certo, era ancora troppo piccola perché si potesse pretendere da lei un'universale conoscenza di tutte le norme comportamentali da mantenere durante una cena o con che ordine gli argomenti andassero affrontati, ma il solo ripiegare il fazzoletto durante il suo tè pomeridiano con le bambole lasciava intendere un senso del buon gusto in attesa della giusta educatrice, per non parlare dell'accuratezza nel definire le onde amaranto della sua lunga chioma con la spazzola, del delicato bussare che le nocche compivano contro la lignea rigidità della porta o dell'intimorito afferrare con la punta delle dita la manica di Elias.
Dove vi era uno vi era l'altra.
Se lei voleva andare a sinistra, lui la trainava a destra.
Se lei era disposta a cedere i suoi biscotti a un compagno, lui era subito pronto a berciarle contro la sua arrendevolezza.
Se lei veniva scelta per interpretare la parte della principessa nella recita scolastica, non esisteva febbre al mondo che potesse impedire a Elias di appropriarsi dei panni del principe massacratore di draghi.
Se le mani di lui minacciavano di ghiacciare per il troppo freddo assorbito, lei gliele avvolgeva con la sua sciarpa.
Se lui era l'acceleratore, lei era il freno.
Proprio per ciò, concepire la prospettiva di una separazione indotta al dì fuori del loro libero arbitrio giustificò quelle parole scivolate via da una coscienza oppressa dallo sconcerto.
- E' quello di cui abbiamo parlato io e la mamma insieme a quel signore. E'...Per il mio bene -, tentò di spiegargli - Lì potrò ricevere un'istruzione adeguata, ottenere i mezzi per badare a me stessa... -
- E chi ti dice che sarà così?!? - Elias scattò in piedi, le iridi colleriche assottigliate al punto di obnubilarsi - Chi ti dice che non tenteranno di venderti a qualche riccone lardoso o ti spediscano in un bordello?!? -
L'eco rimbombò fino a disperdersi nella cappa vaporosa, che con il suo galleggiare solleticava il ghiaccio della polla.
Clarisse ne ammirò le volute spolverare l'astruso tratteggio delle striature appartenenti al crepusocolo.
Il Commercio degli Omega aveva rappresentato la più vergognosa delle piaghe che contribuiva tuttora alla deficienza dell'odierna società.
Persino i cuccioli come lei ed Elias venivano istruiti sin dalla tenera età sull'argomento affinchè fossero preparati sulle molteplici increspature che definivano l'abominio al centro di tale panorama.
Forza e carisma si applicavano alle generalità degli Alpha così come l'eleganza e la finezza conferivano all'eterea beltà degli Omega - perchè sì, vi rientravano anche esemplari maschili - una patina di leggiadra fragilità che si contraddistingueva da quella prestante della classe dominante.
Per interi secoli la distinzione in base al secondo sesso aveva stabilito inopinabili spartiacque nella distribuzione dei ruoli,dei diritti e dei lavori, relegando la classe degli Omega - tutt'al più le esponenti femminili - nell'inospitabilità di un cantuccio, sottomessa alla prospettiva di non poter essere nulla più che un'incubatrice per la progenie Alpha.
I Beta disponevano di prerogative fisiche e caratteriali che legalizzava le loro unioni con il ceto dominante e minore, ma non era negli umori della classe di mezzo che l'Alpha arrischiava il collasso del controllo e men che meno non era saggiando la carne di un Beta che esso si appropriava della sensazione di conquistare un paradiso proibito.
A distanza di anni, la pretesa che il Trattato Universale per la Difesa e la Divulgazione della Libertà degli Omega cicatrizzasse le umiliazioni scavatesi un solco indelebile nella coscienza sociale non aveva cessato di combattere contro la genesi della sua stesura.
All'apice di quella sequela aberrante c'erano state le Agenzie, enti illegali specializzati nella gestione dei traffici degli Omega.
Raccattavano i suddetti da famiglie economicamente disastrate, dagli orfanotrofi alla deriva o dalle strade, e dopo averli vestiti e istruiti sull'unica maniera a loro concessa di sopravvivere li inserivano nei loro locali, ma di quelli se ne potevano chiudere a centinaia senza che gli incassi ne risentissero particolarmente.
Il vero business era online, più articolato e inaccessibile, spesso gestito da un anonimato di volti la cui esclusività non era riuscita a indirizzare le indagini più in là del sospetto che tale insieme di persone fosse protetto da compratori estremamente influenti o addirittura provenissero da un'intoccabile Élite.
Stilavano un profilo con tanto di foto, nazionalità, peculiarità fisiche e morali degli esemplari più appetibili a cui il cliente poteva accedere per mezzo di un sito criptato dopo aver versato una modesta quota d'anticipo.
Proprio perché si trattava di merce preziosa, l'accesso veniva pervenuto ai clienti con la stessa meticolosità con il quale i gestori si assicuravano di offrire ninnoli in piena salute.
L'articolazione del servizio implicava che il prezzo degli Omega fosse stabilito in base all'età, l'avvenenza, il carattere, le qualità e le abilità: potevano essere noleggiati o comprati, ma soltanto i clienti più danarosi potevano permettersi di sbloccare le tariffe maggiori e quindi accedere al catalogo completo, con la merce più succulenta.
Dopo il suicidio di massa verificatosi nell'anno 2067, dove per ogni stato esistente una fetta cospicua della popolazione Omega aveva scorto nella morte l'unica libertà plausibile, i vertici avevano deciso che fosse giunto il momento di sovvertire la condotta dell'ordine in carica.
Nessuno era mai stato in grado di fornire una spiegazione su come una simile macchinazione si fosse concretizzata malgrado le prerogative di quel tragico punto di non ritorno avessero sempre cercato un responso positivo alle loro richieste; il governo ipotizzò che il tutto fosse stato mosso dalla mano di qualche organizzazione, ma a prescindere dalla moltitudine di ipotesi al riguardo restava assodato che la già drastica percentuale di Omega nel mondo avesse spinto e spingesse tuttora a porre quest'ultimi in un feretro di cristallo piuttosto che riconoscere in loro qualcosa di più che un'incubatrice vivente o un piacevole passatempo.
Nonostante si cercasse di non stabilire più il tipo di accoppiamento in base al secondo genere, benchè l'uguaglianza venisse professata da molti cori come un dono per tutti quanti, pochi si erano sentiti abbastanza sicuri di abbandonare il vecchio ordine.
Abolire la divisione per una società uniforme, libera...
Parole immense e altrettanto utopiche per una realtà ancora troppo distante dal realizzarsi giacchè implicava da sé la fatica del cambiamento da parte dei suoi stessi abitanti.
Due Beta potevano tranquillamente accasarsi fra loro, un Omega addirittura con un suo simile, ma difficilmente un Alpha remava contro l'istinto primordiale per suggellare la sua vita con quella di un qualunque essere che non fosse un Omega, salvo che la sua natura non fosse incorrotta rispetto a quella degli esemplari frutto della giusta combinazione - anche se tale convinzione era perlopiù mossa da consorterie capeggiate da blasonati patriarchi e matriarche profondamente votati alla conservazione delle proprie dinastie -.
Per il loro metro di giudizio, solo un Alpha nato da una Omega a sua volta sposata con un Alpha purosangue poteva vantarsi autentico: gli altri erano scarti dal sangue diluito.
- Sei gentile a preoccuparti per me...- , sorrise gentilmente la bambina.
- Chi ha mai detto che sono preoccupato per te?!? -
- Ma ti assicuro che non corro alcun pericolo -, proseguì lei - E poi...Si tratta di un'opportunità che non posso sprecare, specie se può giovare alla mamma. Con i debiti che papà ci ha lasciato l'unica scelta didattica possibile verterebbe sull'istituto di quartiere e sai quanto sia superficiale la sua programmazione, senza contare che presto dovrò cominciare a prendere i soppressori in vista del mio calore e quelli sono farmaci che costano veramente tanto. Con la borsa di studio, invece, dovrei soltanto impegnarmi a tenere una media alta sicchè sarebbe tutto spesato... -
Elias storse naso e bocca in un grugno disgustato.
Era sempre stato bravo a trovare il nesso fra gli eventi, pertanto non impiegò molto a riconoscere in quelle parole la sostanza della persuasione.
A detta sua, quell'accozzaglia di logica pomposa stilata nella brochure illustrativa che Clarisse gli aveva mostrato - e che lui aveva sbrindellato in mille pezzettini - non aveva nè capo nè coda per il solo peccare completamente di sincera magnanimità, quasi quanto quel volantino motivazionale sull'uguaglianza che aveva spulciato nella sala d'attesa del dottore.
Eppure non fu in grado di omettere l'impotenza che gli slittò da una costola all'altra, fuoco liquido che rifuggiva da palmi bramanti una ragione che avrebbe dovuto attendere la reclusione nella propria stanza prima di essiccarsi sulle gote.
Clarisse avrebbe frequentato una scuola diversa, lontana da quella campagna desolata e intima dove entrambi erano nati.
Dal loro parchetto.
Dai loro giochi.
Da lui.
Se tutto fosse dipeso dalla soggezione che il suo sguardo sapeva imprimerle, era sicuro oltre ogni assodato principio che ella non se ne sarebbe mai andata, perché fintanto che i passi della sua migliore amica non abbandonavano la sua ombra, così faceva la sua sicurezza.
Ma non sarebbe stato più così.
- Dammi la tua mano -, le ordinò.
- Uh? Perché? - Lei sbattè gli occhi, confusa.
- Tu dammela e basta! - Imperò lui.
- Ma, Elias...Ahi! -
Le aveva sfilato il guanto tanto velocemente da non consentirle di metabolizzare lo scopo della sua richiesta, afferrato l'anulare dal resto delle dita prima di pizzicarglielo con entrambe le arcate dentali.
I minuscoli solchi lasciati dagli incisivi si chiudevano a cerchio attorno la pelle illividita.
- E-Elias... -
- Serve affinchè tu non lo dimentichi mai. Sarò io il tuo Alpha, va bene? Io, soltanto io! - Sentenziò risoluto nella congiunzione delle loro mani - E un giorno ti verrò a prendere! -

Note di fine capitolo:
Ed ecco i nostri protagonisti, Clarisse ed Elias - mi sembrava giustopostare almeno il capitolo della loro presentazione -: la prima,un'Omegapressochè deliziosa e gentile nel suo essere un amabilefrugoletto; il secondo, Elias, una bestiolina piuttosto orgogliosa eirascibile,fiera del suo secondo genere, che come si evince, non èpropriamente contento che l'amica di infanzia se ne vada dall'altraparte del continente.
Cosa riserverà il futuro a entrambi, verrà svelato nei successivi capitoli! 

Promessa.Where stories live. Discover now