Primo Libro - Il Codice.

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"L'aria spazza via i dolori.
La terra nutre.
L'acqua purifica e guarisce.
Il fuoco distrugge.
Ma se fosse quest'ultimo a poter
ribaltare le sorti?
Il futuro ha parlato.
L'ho potuto vedere chiaro:
era il fuoco della salvezza."
Arghotr Monrak.

   Erano quattro le creature che risiedevano nel continente di Myraltha; quattro le specie che vivevano in stretta osservanza del rispetto per la Dea Natura. Entità comune a tutti i popoli che proteggeva le divinità minori.

Esistevano poi quattro regni, uno per ogni popolo eletto. Nel cuore dei verdi boschi centrali vi era Trel'thynr, con Ylseria, capitale del popolo degli elfi. Nelle foreste fredde del nord, Zanna'ols, dove gli uomini-lupo abitavano in numerosi villaggi, animando i lunghi inverni e le notti. Atlant, era la capitale del regno del sud, Venixtia, dove le ninfe dei mari e dei laghi assaporavano la purezza delle loro acque.
Infine, le catene montuose dell'ovest e le calde coste dell'est erano i territori dei draghi. Efesgur, un regno diviso territorialmente che comprendeva anche la grande isola di Dre'lus, culla della Fenice.

Il loro sangue era unico, le loro tradizioni arcaiche e misteriose.

   Non sapevano dire per quanto tempo avessero vissuto indisturbati.
Si riunivano per cacciare assieme le bestie della notte e i mostri dei suoli paludosi, quando queste creature uscivano dall'ombra per strisciare sotto la luce del sole. E vincevano sempre.

Per il resto del tempo erano attratti dalla magia, quella semplice e intrinseca nella natura: la vita e l'equilibrio.
Le piante sussurravano verdeggianti, le api ronzavano indisturbate di fiore in fiore; i ruscelli si snodavano fra le rocce, cantando quando vi battevano sopra.
I sottili vapori del mattino erano simili al respiro dei neonati e il sole era la loro risata.

   Ciò riportano i vecchi scritti dei popoli, le loro incisioni e gli affreschi nelle rovine. Colori vividi, inusuali, fiori e spiagge che illuminavano la notte.
Ma era in agguato una minaccia.

   Le loro divinità non bastarono.
Non poterono prevedere che il cerchio si sarebbe infranto a causa dell'ingordigia, dell'egoismo e... dell'invidia.

   Il tramonto stava scaldando l'orizzonte, le onde si abbattevano sulla sabbia fine e colorata delle coste del sud e un'aria lieve faceva danzare le lucciole.
Mancavano quattro giorni al solstizio d'estate quando una quinta creatura uscì dalla selva.

   Era l'uomo.

   Aveva vissuto da nomade, vagando lungo i confini impervi dei vari regni; guardando da lontano lo splendore di elfi, ninfe, uomini-lupo e draghi.
Non riceveva soccorso quando le creature della notte decimavano le sue tribù. Era invisibile.
Per questo invidiava i popoli eletti dal Fato. Invidiava la loro longevità; la loro bellezza, la loro unione e la fierezza con cui solcavano il cielo.

Un solo pensiero ebbe il coraggio di volteggiare nella mente di quei gruppi itineranti, quanto meno nelle menti dei più caparbi. Avrebbero avuto la loro rivalsa. Dovevano dominare.
Aria, terra, acqua e fuoco non erano niente. Erano elementi inanimati, sfruttabili e l'uomo li avrebbe assoggettati al proprio volere.

   Nei secoli successivi si organizzò. Furono tre i grandi capi che si proclamarono guide dell'umanità: Sebastian Gharth, Anthor Guess e Lydiam Harriet. Loro costituirono il primo Consiglio, trascrissero le leggi e riunirono molte tribù simili, nascoste, impaurite. Progettarono attacchi, razzie e disboscarono per espandersi.

   L'uomo forgiò il suo potere dal ferro.
Lo lavorò a mani nude, scaldandolo nelle fornaci e dandogli forma con il sudore.
Ma a quale prezzo?

Il fuoco divampò, il sangue gocciolò nei fiumi, tinse laghi e molti cadaveri caddero ai piedi di alberi maestosi, da allora, malati.

   Un mondo malato spetta a chi, di malato, ha l'animo.
Incurabile, corrotto e cieco.

   Le creature scapparono, si nascosero come topi. La guerra spaventosa, non conosceva più limiti. La morte dei figli, era qualcosa di peggiore.
Il verde della natura venne offuscato dal fumo e dalla cenere.
Dei tempi passati rimase solo un'anima, una voce e una profezia.

Il fuoco non avrebbe più ucciso, non sarebbe stato spaventoso.
Sarebbe stato il fuoco della salvezza.
E da allora, per millenni, il destino cercò di compiersi, attendendo l'ultima Fata.

Angolo autrice:

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Angolo autrice:

Eccomi di nuovo da voi! Avevo detto che avrei aggiunto questa parte alla fine, ma ho cambiato idea. Inizialmente doveva essere un capitolo più lungo però, come vedete, l'ho ideato come una piccola introduzione, tanto per entrare meglio nella storia nella sua pienezza.

Come al solito, fatemi sapere che ve ne pare; se vi è servito a comprendere meglio Codice F.A.T.A..

Codice F.A.T.A. | #Wattys2021Onde histórias criam vida. Descubra agora