Twelve - Lorenzo

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Non riesco a ad ascoltare cosa ha da dirmi Bernardi, la mia testa va altrove. Sono passate settimane da quando Clarice ha perso il bambino eppure ancora non riesco a tornare alla mia vecchia vita. Dovrei occuparmi della Banca, di Firenze, della famiglia ma tutto ciò che vorrei fare, in cuor mio, è stare con mia moglie. Lei ancora non riesce ad uscire dalla stanza. Passa tutto il suo tempo lì, alla finestra a guardare il vuoto e, di tanto in tanto, la trovo leggere. Non vuole neanche giocare con i nostri figli, la cercano ma lei è sempre sfuggente e dice loro di andare da Maria. Persino con la piccola Maddalena. A volte la porto in stanza, per farla giocare con me sul letto, nella speranza che per un solo istante possa mettere da parte il dolore e godere quel momento ma ogni volta, puntualmente, non si smentisce. Rimane alla finestra, senza dire una parola.

"Messer Medici, mi state ascoltando?" Bernardi mi riporta alla realtà e sono costretto ad ammettere che non lo stavo ascoltando affatto.

"Non ci riesco. Non riesco a concentrarmi su queste cose"

"Messere, se lasciamo Firenze per troppo tempo senza una guida potrebbe succedere l'irreparabile"

"Ne sono consapevole, Bernardi, ma mi è concesso essere in lutto?" Mi rendo conto di aver urlato e Bernardi si scusa congedandosi.

Poggio i gomiti sulla scrivania tenendomi la testa tra le mani. Sento delle voci provenire dalla sala grande così mi alzo, mi sistemo per darmi un tono e apro la porta. Fuori trovo una scena alquanto inaspettata. Giovanni sta seguendo Maddalena, incoraggiandola a modo suo, mentre gattona per la stanza. Finalmente una timida sensazione di serenità mi invade i polmoni e torno a respirare, seppure per poco tempo. Batto le mani nella sua direzione e corro a prenderla in braccio.

"Sei stata bravissima!" La guardo mentre se la ride e si mette due dita in bocca. Passo una mano tra i capelli di Giovanni.

"La mamma dove sta?" Fa spallucce e mi dice "In camera". In quello momento i nostri occhi smettono di brillare e tornano a una brusca realtà. Lascio andare il mio secondogenito e porto la piccola di casa con me. Entro senza bussare e la trovo sempre lì, chiusa nel suo silenzio mentre guarda fuori.

"Guarda chi c'è?" le dico per farla girare ed è così che fa. Accenna un sorriso triste alla bambina e poi torna a guardare fuori dalla finestra.

"Sai cosa ha fatto oggi?" le dico lasciando Maddalena al centro del nostro grande letto per andare nella sua direzione ma è come se lei non mi ascoltasse neanche.

"Ha gattonato da sola per il soggiorno!" Le dico entusiasta ma è come se la cosa non la sfiorasse minimamente.

Odio vederla in questo modo. Mi manca la sua vitalità.

"Clarice, hai sentito quello che ti ho detto?"

Si gira verso di me e realizzo che era troppo presa da chissà quali pensieri per ascoltarmi.

"Maddalena, ha gattonato da sola per tutta la stanza".

"Davvero?" per un momento intravedo una scintilla nei suoi occhi.

"Vuoi vedere?" prendo la bambina tra le braccia e l'avvicino alla mamma lasciandola sedere per terra.

"Facciamo vedere alla mamma cosa abbiamo imparato a fare oggi?" sto usando mia figlia per stimolare qualsiasi gesto in mia moglie. Che padre snaturato!

I Medici - La storia di un amoreWhere stories live. Discover now