Capitolo 1

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10 anni dopo.

Dovevo far veloce. Un minimo sbaglio e mia nonna si sarebbe arrabbiata.
Non amavo farla arrabbiare, ma non poteva trattarmi così.

Da quando era morta la mamma non mi ha lasciato più uscire tranne per andare a scuola, ma poi dovevo subito tornare a casa e non rivolgere la parola a nessuno. Solo e soltanto perché aveva paura che mi potesse capitare qualcosa.
Ma intanto sapevo la verità. Era stato papà a uccidere la mamma, senza alcuna pietà. L'aveva pugnalata. Un colpo dritto al cuore. Un colpo mortale.

"Clarissa! Clarissa, dove sei?" sentì urlare dal piano di sopra. Era mia nonna.
Dovevo fare presto.

Presi la borsetta con il cellulare e i soldi dentro, tal caso mi venisse voglio di comprare qualcosa.

Aprì la porta di casa e mi misi a correre. Non mi importava se mia nonna si sarebbe arrabbiata, non mi importava cosa mi avrebbe fatto, a me importava solo quello che stavo facendo.

Mi misi a correre come un ghepardo che rincorre una preda, tanto micidiale quanto veloce.
In lontananza non sentivo le grida di mia nonna. Non sentivo nessun grido.
Ma un grido presto si levò. Ma non era di mia nonna. Era mio. Un grido di libertà.
Non ci potevo ancora credere.
Ero libera.
Libera.

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Girai per le strade proprio come una bambina a Disneyland, non curante di tutte le persone che mi guardavano male, o peggio, che avrebbero chiamato la nonna.

Passai davanti a un negozio piccolino, ma con bellissime ciambelle ricoperte di cioccolata, le mie preferite.
Decisi di entrare e prenderne una per colazione di mezza mattina.

Subito entrata si diffuse un dolce odorino.
Mi diressi verso il bancone, dove c'era una signora grassotta.
Appena mi sedetti, subito mi si rivolse.
"Cosa posso portarti?"
"Una ciambella al cioccolato, grazie"

Mentre prendeva la ciambella, mi guardava attentamente.
Poi, dopo avermela portata, mi disse:
"Non sapevo che tua nonna ti avesse lasciato uscire".
Mi fermai di colpo. Mi aveva beccata.

"Si... mi ha lasciata per questa volta" dissi cercando di essere decisa.

"Sicura? Che ne dici di provare a telefonarle per sentire se è vero?" mi chiese prendendo il telefono.

Mi alzai, misi i soldi sopra il bancone e corsi via urlando:"Si tenga il resto!"
Mentre la signora mi urlava dietro di tornare indietro.

Mi misi a correre più che potevo. Passavo di strada in strada e di vicolo in vicolo correndo.
Girai il seguente vicolo, quando mi scontrai con qualcuno e caddi a terra.

"Ma insomma! Guarda dove vai!" mi urlò ancora a terra.

"Scusa! Guarda anche tu dove vai!" urlai a mia volta.

Si rimise in piedi con un semplice salto, mentre io lo guardavo attentamente.
Era alto, con un bel fisico. Aveva i capelli biondi, mentre i suoi occhi erano di un azzurro celestiale/grigi chiari.

"Ehi, ti hanno mangiato la lingua?" mi chiese porgendomi la mano per aiutarmi ad alzare.

"No, come vedi è sempre al suo posto" dissi sarcastica.

"Non ne sono felice. Ma comunque, dove stavi correndo così veloce?"

"Storia lunga. Sai piuttosto dirmi dove sono?" chiesi accorgendomi solo allora che mi ero persa.

"Veramente non lo so neanche io dove ci troviamo. Vedi, sono un turista... circa"

"In che senso 'circa'?" domandai prima di sentire un rumore. Ma non di qualcosa che cade o una semplice risa. Un ruggito vero e proprio. Un grido che squarcia l'aria.

"C-cosa è-è stato?" domandai paralizzata.

"Corri" mi sussurrò il ragazzo.

"Che?"

"Corri!" mi urlò afferrandomi per il braccio e cominciando a trascinarmi correndo.

Il ruggito si stava via via avvicinando, sempre più vicino. Eppure correvamo forte.

"Che cos'è?" chiesi con il fiatone fermandomi a prendere fiato. Il ruggito smise. Ma riprese subito.

Poi la creatura girò l'angolo. O meglio, il "mostro" girò l'angolo.

La Figlia del TempoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora