«« 30 𝚖𝚒𝚗𝚞𝚝𝚒 »»

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31 ottobre 2021

Madison Square Garden

Ultima data del Fine Line tour.

Harry era agitato più del solito perché sapeva che questa volta sua madre e sua sorella sarebbero state lì a guardarlo, d'altronde era un concerto molto importante quello di quella sera

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Harry era agitato più del solito perché sapeva che questa volta sua madre e sua sorella sarebbero state lì a guardarlo, d'altronde era un concerto molto importante quello di quella sera.

Ma Lui non ci sarebbe stato. Avevano litigato come mai prima d'ora. Non avevano più parlato da allora. Due settimane senza una chiamata o un messaggio. Almeno per Harry.

Si sforzava ma no riusciva a dimenticare l'accaduto. Voleva farlo, o almeno lo credeva. C'era stato male i primi giorni, ma poi si era convinto che non era lui dalla parte del torto e che non si sarebbe arreso. Non avrebbe permesso a nessuno di rovinare la sua felicità e, dunque, la sua vita. Se Lui non voleva ascoltarlo allora la loro relazione avrebbe avuto un grande ostacolo da superare.

Forse inaffrontabile.

Forse definitivo.

Non era questo che il ragazzo voleva. Ma se fosse stato necessario per la sua serenità allora, ecco, l'avrebbe fatto. Per la prima volta in vita sua sarebbe stato egoista e avrebbe posto se stesso prima di tutto. Avrebbe posto fine a quella relazione che, ormai, lo stava soffocando.

No, non poteva più vivere così.

☁︎☼︎☁︎

«« meno 30 minuti al concerto »»

Era nel suo camerino, steso sul piccolo divanetto nero di finta pelle a due posti che si trovava nella piccola stanza. C'era un grande specchio contornato da lampadine che, al momento, erano spente. Le avevano usate quando gli avevano sistemato i capelli e messo il trucco. Amava quella parte della sera, perché, per una volta, non era lui a prendersi cura degli altri, ma loro di lui. Era già pronto per uscire, doveva solo indossare la giacca.

Aveva gli occhi chiusi, le cuffiette nelle orecchie e la musica a tutto volume

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Aveva gli occhi chiusi, le cuffiette nelle orecchie e la musica a tutto volume. Rolling Stones. Lo caricavano sempre e ora ne aveva bisogno. Più di qualsiasi altra cosa.

Faceva respiri profondi per rallentare il suo battito e far diminuire l'ansia. Era una data importante, quella finale. Quella dei saluti. Almeno per un po'.

Batteva la mano sinistra a tempo sul bordo del divanetto mentre l'altra era agitata sul suo petto e muoveva le gambe oscillandole. Lo rilasciava fare questo. Lo faceva sempre prima di ogni concerto. Da solo, nel suo camerino. In quei 1p minuti a nessuno, nessuno, era permesso disturbarlo, nemmeno alla sua famiglia. A fianco, appoggiato sul tavolino difronte al divano, stava il suo caffè ancora caldo, con la sua iniziale scritta sopra "H".

Ogni tanto apriva gli occhi e ripassata mentalmente i testi delle canzoni, anche se sapeva che non ce ne sarebbe stato bisogno

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Ogni tanto apriva gli occhi e ripassata mentalmente i testi delle canzoni, anche se sapeva che non ce ne sarebbe stato bisogno. Metre lo faceva, muoveva velocemente gli occhi sul soffitto bianco, come se proprio lì ci fossero scritte tutte le parole delle sue canzoni.

A volte gli veniva da piangere quando pensava a quanta gente si trovasse lì fuori. Tutta lì per lui. Alcuni che aspettavano in quel luogo da giorni. Gli sembrava folle come quelle persone si agitassero e si emozionassero per vedere semplicemente un'altra persona come loro, che ha solo avuto la fortuna di avere una bella voce e di essere stato posto in una band quando aveva solo 16 anni.

Gli sembrava folle che tutte quelle persone non avessero smesso di amarlo dopo la separazione degli One Direction

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Gli sembrava folle che tutte quelle persone non avessero smesso di amarlo dopo la separazione degli One Direction.

Viveva in un sogno, il suo sogno. E nessuno lo avrebbe distrutto. Mai.

« the hi to my oops » | l.s.Donde viven las historias. Descúbrelo ahora