Capitolo 6 - il ratto delle dame

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Noli
2 dicembre 1797
Ventiquattresima ora, dell'Ave Maria

Le esplosioni si sentivano in lontananza. Si potevano vedere i bagliori dissimulati dalla nebbia, illuminare capo Noli che spuntava dall'acqua come un alligatore dormiente.
«Stanno arrivando!» Gridò Bartolomeo Bottari, cercando di farsi udire sopra al tumulto che imperversava tra i vicoli sottostanti.
Le truppe del generale Bonaparte si sarebbero riversate nella città di lì a pochi minuti ed egli si rese conto che, se fosse morto in quel momento, avrebbe avuto un solo rimpianto.
I ritratti riposavano nella torre, al loro posto, come era sempre stato.
Dormivano silenti, uno accanto all'altro, raffigurando magicamente sempre il medesimo volto. Per sei lunghi secoli la stessa donna, a distanza di circa cinquanta anni, si era affacciata alle porte della città, all'alba del 10 di agosto.
Lui era un pittore. Era il pittore. Il pittore della repubblica.
Così come lo era stato suo nonno, il nonno di suo nonno, e il nonno del nonno di suo nonno prima ancora.
E anche Bartolomeo, in quell'estate scomparsa da tempo, aveva trovato lei. Come aveva fatto suo nonno, e il nonno di suo nonno prima ancora.
La donna a cui sarebbe stato impossibile dipingere gli occhi.
Ma i tumulti erano scoppiati, in quell'anno maledetto, e il ritratto giaceva incompiuto sul suo cavalletto traballante, nascosto nella stanza più alta della Torre del Canto.
E, senza la dama di Noli a proteggerli, nessuno avrebbe potuto difendere la città dall'invasione.
Era colpa sua. Bartolomeo lo sapeva, anche se faceva fatica a confessarlo persino a se stesso.
Afferrò Donato Appiani per la casacca di velluto rosso, strattonandolo verso l'uscita del palazzo.
Da solo non sarebbe mai riuscito a mettere in salvo tutti gli undici dipinti.
La fortezza distava almeno dieci minuti dalla città, otto, se avesse corso a perdi fiato, se fosse passato sotto al muraglione del Vescovado e si fosse arrampicato su dal dirupo che costeggiava il cimitero.
Ma i ritratti erano enormi. Con il passare degli anni i suoi avi avevano cominciato ad avere il brutto vizio di dedicarsi a tele sempre più grandi, con cornici sempre più imponenti.
Questo non gli avrebbe in alcun modo facilitato il compito.
«Dobbiamo raggiungere monte Ursino, nascondere i ritratti!» urlò a Donato che ancora tentava di affannarsi a mettere in una sacca i pochi oggetti d'oro che riusciva a trovare nella torre.
«Bartolomeo, se prendono Noli dovremo scappare, garantirci un lasciapassare. L'oro fa questo! Non delle stupide tele impolverate!" Gli ringhiò l'amico tra i denti.
Con gli anni la leggenda si era affievolita. Si era trasformata in una storia della buonanotte raccontata ai bambini. Ma lui sapeva cosa c'era là sotto. E se solo Donato avesse saputo cosa gli stava chiedendo di salvare, forse si sarebbe fatto convincere più facilmente.
Sembrava che la Quinta repubblica si fosse così abituata alla straordinarietà di una donna uguale, che si affacciava puntuale ad ogni epoca, da non ritenerlo più un qualcosa di eccezionale.
Ma là sotto c'era molto di più. Per un attimo pensò di usare il suo segreto come moneta di scambio.
Lui era il pittore della repubblica, come lo era stato suo nonno, e il nonno di suo nonno prima di lui, fino a perdersi nella notte dei tempi. E sapeva che quella della dama di Noli era tutt'altro che una storia da raccontare ai bambini, così come sapeva cosa proteggeva.
Monna Francesca vegliava sul segreto, che aveva permesso ad una piccola città, rinchiusa tra i confini naturali delle montagne e del mare, di diventare una delle più grandi potenze della storia.
E lui doveva salvarla!
Certo, i fasti del 1400 erano andati via via perdendosi, ma Noli era sopravvissuta agli anni e alle guerre. Aveva primeggiato sui mari nei secoli bui del Medioevo, aveva brillato nel rinascimento e aveva proseguito la sua storia, stretta tra le montagne ed il mare, facendo risplendere il suo stendardo rosso con la croce bianca in ogni guerra che avesse toccato il Mediterraneo.
Le città d'Europa e i popoli lontani avevano sempre sussurrato il suo nome con rispetto, avevano spalancato la bocca di fronte al racconto delle sue torri, chinato il capo di fronte alla potenza delle sue navi.
«Continua a riempirti le tasche, allora. Io vado a monte Ursino! La dama di Noli deve essere salvata, ad ogni costo! I documenti segreti che narrano la storia della città sono là sotto, insieme al...» si interruppe in tempo. Prima di rivelare del tutto un segreto che veniva custodito da seicento anni.
«Cosa c'è sulla torre?» Donato interruppe immediatamente la razzia che stava compiendo, accecato dalla paura.
«Nulla!» No, il segreto non poteva essere svelato. Il pittore proteggeva quello che la Dama nascondeva, era così da sempre! «Non c'è nulla nella torre, a parte le dame. Le nostre dame, Donato! Il miracolo di Noli non ti basta?» disse con un misto di panico e disperazione.
«Muori cercando di salvare i tuoi ritratti se ci tieni tanto, Bartolomeo. Io cerco di salvare la pelle, invece! E porto via qualcosa che mi permetta di sopravvivere a questa dannata guerra!» gli urlò contro.
Si infilò nella bisaccia un candelabro d'argento, prima di inforcare la porta.
Poi si arrestò di colpo. «Dimmi cosa c'è veramente lassù!» gli intimò malamente.
Negli occhi di Donato, Bartolomeo lesse la lussuria. Aveva mantenuto il segreto appena in tempo. Come uno stupido aveva rischiato di mandare in fumo seicento anni di un'organizzazione impeccabile.
«Niente! Te l'ho detto. Ci sono i ritratti, e non perderò più tempo a spiegarti perché devono essere salvati!» rispose secco, sperando di sviare il suo interesse.
Donato alzò le spalle «Dio ti benedica Bartolomeo!» disse prima di sparire giù dalle scale.
«No... Dio benedica la dama, benedica il pittore, benedica la Quinta repubblica!» sussurrò lui nel silenzio irreale della torre, prima di uscire dal palazzo e di destreggiarsi tra una folla impazzita, che cercava riparo tra le mura che un tempo tutti avevano creduto incrollabili.
Le strade erano un ammasso di umanità informe, terrorizzata dagli spari che cominciavano a raggiungere le prime costruzioni al di là del muraglione di cinta.
Per un attimo pensò di trovarla. Francesca doveva essere lì, da qualche parte.
Se avesse salvato lei, invece dei ritratti, forse avrebbe potuto dipingerla, nascosto tra le mura di Santa Margherita, che dominava la città dall'alto, immersa nella vegetazione.
Le truppe Francesi ci avrebbero messo un po' a trovarla. L'antica via del pellegrino era quasi invisibile, e si inerpicava tra la boscaglia.
Un colpo alla spalla lo fece sobbalzare. Una donna correva verso il palazzo del governo, con i suoi due figli per mano, probabilmente cercando riparo in quelle che, molti anni prima, erano state le prigioni nelle segrete del castello. I suoi occhi terrorizzati, mischiati al pianto convulso dei bambini, acuirono la sua paura, resa tangibile dai rumori di una battaglia che era riuscita ad aprirsi un varco nelle mura della città.
Pensò in fretta, Bartolomeo.
Come avrebbe potuto avere la certezza di rintracciare Francesca in quel tumulto?
E se non fosse riuscito a trovarla? Se non fosse riuscito dipingerla?
E poi c'era quella dannata diceria. Nessuno era mai riuscito a dipingere la dama una seconda volta.
No. Lui doveva salvare i ritratti.
Di lì a cinquanta anni un'altra Francesca si sarebbe affacciata alle porte di Noli, e suo nipote l'avrebbe dipinta.
Il cuore gli si contrasse spasmodicamente per un attimo. Sua moglie era al sicuro? Suo figlio? Si erano ritirati sulle montagne da qualche tempo. Le cronache della campagna di Italia ormai giungevano da mesi. E lui aveva subito pensato di salvare il suo patrimonio più caro. Era affetto, sì, ma non solo. Il suo compito, come quello di suo nonno e del nonno di suo nonno prima di lui, era quello di dipingere la dama di Noli, ma era anche quello di garantirsi una discendenza in grado di farlo.
Così narrava la leggenda:

La dama di Noli si garantirà una discendenza in grado di generare una ragazza, in tutto e per tutto uguale alla donna dipinta da Gioacchino, nel giorno della consacrazione della repubblica.
E il pittore avrà un nipote, e suo nipote avrà un nipote, e tutti, nessuno escluso, incontreranno la dama di Noli, all'alba del 10 agosto, illuminata dai primi raggi del sole che colpiranno la torre di monte Orsino.

No. Lui doveva andare lassù, e doveva farlo subito!
Corse con tutta la forza che gli concedevano le gambe. Superò la piazza del mercato, la contrada dei cestai, giunse al muro del Vescovado.
Si infilò nell'arco che conduceva alla vecchia scala, ormai quasi distrutta. I rovi gli tagliarono le gambe, le braccia e il volto.
Ma non poteva fermarsi.
Le urla che provenivano dalla pancia della città confermarono la sua paura.
Non aveva più tempo.
Di lì a poco un soldato avrebbe alzato lo sguardo e avrebbe visto il maschio del vecchio castello dei marchesi del Carretto sfidare la distanza che separava la terra dal cielo. Non ci avrebbe messo molto a capire che l'antica fortezza poteva nascondere tesori dal valore inestimabile.
E così era!
Nella camera dietro al ritratto di monna Francesca, della prima monna Francesca, l'unica che vantasse gli occhi dipinti sulla tela, si nascondeva il passaggio per la camera segreta. Quella in cui da seicento anni venivano accumulate le ricchezze conquistate dalla repubblica... E non solo! Dagli albori fastosi dell'anno mille, fino alle ultime conquiste, seppur sempre più sporadiche proseguite nei sei secoli di gloria della città.
Ma il vero tesoro, quello a cui nessun mortale avrebbe potuto dare un prezzo, erano quei dipinti.
Sarebbero stati trafugati, sfregiati, dati alle fiamme, da un branco di uomini appena illuminati dalla loro rivoluzione, e malgrado tutto così gretti di fronte al mistero di un passato vecchio quasi di seicento anni.
Raggiunse il muro perimetrale del castello con le gambe doloranti e la bocca ormai piena del suo stesso sangue, che i rovi gli avevano riversato tra le labbra senza pietà.
Estrasse l'enorme chiave che portava legata alla giubba. Come aveva fatto suo nonno, e il nonno di suo nonno prima di lui.
Il pittore aveva la chiave.
Il fragore metallico riuscì magicamente a rimbombare sopra agli spari e alle urla che echeggiavano nella città vecchia.
Spinse il cancello, si arrampicò sulle rovine che un tempo avevano incusso terrore nei pirati che avevano osato attaccare la repubblica.
La torre più alta riposava placida all'interno del secondo girone di mura. Sulla base una piccola porta, scampata al passare degli anni, si sottomise al tocco della sua mano, aprendosi sulla penombra.
Bartolomeo salì la scala angusta con il fiato che cominciava a spezzarsi. Quando raggiunse la stanza in cima al maschio, sentì gli occhi riempirsi di lacrime.
Loro erano lì, immobili ed eterne, ad osservarlo senza occhi dalle pieghe del tempo.
Tutte, tranne una.
La prima, la più antica. L'inizio di tutto.
Che invece gli stava puntando addosso due occhi limpidi, difficili da dimenticare.
Era come se le sue iridi fossero state fatte di acqua di mare.
Scostò il ritratto dal muro. Fece scattare il meccanismo nascosto che gli aveva rivelato Francesca.
Un'apertura angusta gli si palesò davanti.
Era l'ingresso della scala. La scala segreta. Costruita tra il muro perimetrale e le pareti interne della torre.
Era la scala che scendeva nelle segrete del castello, fino a raggiungere la camera del tesoro, nascosta sotto terra.
Bartolomeo osservò il minuscolo spazio, capendo immediatamente che nessuno dei grandi dipinti avrebbe potuto passare da quell'anfratto, conosciuto solo da pochi eletti.
Sentì il sudore freddo imperlargli la camicia di lino sotto la giubba.
Doveva prendere una decisione, e doveva farlo subito!
Gli spari si avvicinavano, le urla anche. Non c'era più tempo!
Osservò i ritratti. Tutti uguali, tutti impercettibilmente diversi nelle loro caratteristiche dettate dalle mode, dallo scorrere del tempo.
Uno! Poteva salvarne solo uno.
Fece un lungo respiro, mentre avvertì le palpebre trattenere a stento le lacrime.
Poi allungò la mano. Il peso effimero della piccola tela abbandonò la parete per conquistargli le dita. Lo osservò per un attimo.
Se una sola dama poteva essere salvata, allora sarebbe stata la prima, l'unica a cui poteva guardare gli occhi.

La donna a cui nessuno riuscì a dipingere gli occhiWhere stories live. Discover now