Barfuß am Klavier

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Il tramonto calava lieve sul profilo costellato di cupole. Le lanterne dorate pendevano sulla terrazza, scaldando le guance degli invitati, già arrossate dal vino. Un leggero vento primaverile scuoteva le ghirlande tricolore, rinfrescando la sera. Le risate, le chiacchiere e la musica leggera si perdevano nell'aria, echeggiando verso la città, libere.

Ludwig detestava quel genere di eventi. Le riunioni amministrative, quelle riusciva a gestirle. Si sentiva a suo agio quando si trattava di fare da mediatore tra le richieste e i capricci delle altre nazioni. La festa di compleanno di Feliciano e Romano, tuttavia... Era decisamente differente da una riunione amministrativa.

Avevano optato per tenerla a Roma. Dall'unificazione, le loro feste si tenevano quasi sempre lì. Prima, i compleanni dei fratelli cadevano in giorni differenti, e si tenevano in altre città. Napoli, Milano, Palermo, Venezia...

In un certo senso, Ludwig rimpiangeva quei tempi. Allora, sentiva Feliciano molto più vicino di adesso. Certo, c'era sempre l'Unione Europea, e i rapporti tra i due paesi erano buoni, ma non era la stessa cosa. Feliciano aveva iniziato a passare più tempo con altre nazioni. Si era aperto, era cresciuto. Non aveva più bisogno di lui.

Sospirò, lasciando ondeggiare il vino nel bicchiere di cristallo e concedendosi di indugiare con lo sguardo sul ragazzo che incarnava il nord Italia.

Era incredibile come apparisse perfetto, quando si trovava sotto il cielo della sua terra natia. Il castano rossiccio dei suoi capelli, simile al legno di ciliegio, sfumava nei contorni assieme al colore pallido e dorato della sua carnagione. L'ambra delle sue iridi s'addolciva di una nota ancora più calda, come miele d'arancio. Il suo viso ricordava un dipinto di Raffaello, ma i suoi abiti tradivano l'età più moderna. Indossava un completo marrone di Gucci. Disgraziatamente per Ludwig, gli stava a pennello, sottolineando la figura sottile e aggraziata.

Brindava con suo fratello, bardato in un completo Versace nero, sotto la cui giacca era ben visibile una vistosa camicia di seta nella fantasia barocca tipica del marchio. Feliciano rideva, allegro, circondando con le braccia le spalle di un imbarazzato Kiku, già ubriaco dopo un paio di sorsi di vino. Francis pizzicava una guancia al grazioso italiano, complimentandosi per l'eleganza dell'abito e per la bella festa, col suo solito fare piacione.

Ludwig si passò una mano sugli occhi, soffocando l'istinto di accorrere a strappare al francese entrambe le braccia. Perché farsi travolgere dalla gelosia? Perché perdersi nella contemplazione? Perché struggersi? Feliciano l'aveva già respinto una volta.
Ricordava con imbarazzo l'appuntamento organizzato per dichiararsi all'italiano, convinto che quest'ultimo ricambiasse i suoi sentimenti. I fiori, il ristorante, l'attenzione che aveva dedicato al ragazzo nel patetico tentativo di conquistarlo, solo per scoprire di aver frainteso tutto.

Ingollò il vino in un unico sorso, frustrato. Non avrebbe voluto essere lì, a ricordare in ogni momento ciò che non avrebbe mai potuto raggiungere.

"Cos'è quel muso lungo, Ovest?"

Ludwig guardò con fastidio il fratello appoggiarsi alla balaustra di marmo del balcone, al suo fianco. Non rispose, ma i suoi occhi non riuscirono a evitare di incrociare nuovamente il gruppetto che si era formato attorno ai festeggiati.

"Oh, è per Feli! Non è ora che ti dichiari? Sbrigati, altrimenti mi farò avanti io."

"Non pensarci neanche, Gilbert!" sbottò il tedesco, più aggressivo di quanto avesse voluto.

"E allora datti una mossa!" ribatté il fratello, scolando il suo bicchiere di vino come fosse un boccale di birra.

Ludwig chiuse gli occhi, stanco.

GerIta // A piedi nudi al pianoforteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora