0. Prologue

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Parigi, Francia, 2014.

Roger de Bussy-Rabutin diceva che "la lontananza fa all'amore quello che il vento fa al fuoco: spegne il piccolo, scatena il grande". È un passaggio che Francis ha iniziato a rammentare solo di recente. Ancorché abbia letto e riletto Storia amorosa delle Gallie numerose volte — dapprincipio per consegna, e di seguito per sincero diletto —, è come se tale asserzione avesse catturato la sua attenzione non di più di adesso. Come se letture addietro avesse scorso oltremodo con gli occhi per notarla ed altresì comprenderla; o come se si fosse palesata in quel paragrafo del libro or ora, e prima non vi fosse mai stata.

Forse attendeva soltanto d'essere colta, impressa nella mente, rievocata. È pur vero che dopo averla riscoperta Francis non è in grado di obliarla in alcun modo. Persiste nel riecheggiare tra le pareti della sua testa, trascinando con sé frangenti di un passato non molto lontano dal tempo corrente.
Comincia invero a detestarla, quella frase. Tanto insignificante e trascurabile gli era parsa, innanzi, quanto assillante e ripetitiva si rivela essere, adesso. Ma il semplice passo di un romanzo non ci sfiora nell'attimo in cui non deteniamo alle spalle alcuna esperienza affine al suo contenuto. Allorché, invece, ci ritroviamo scottati da una vicenda simile, ciascuna parola non è altro che veleno. È avvilente, graffiante su di una lesione ancora aperta. In particolar modo, per chi conserva il peso di un greve senso di colpa addosso. E non si può certo celare quanto Francis ne custodisca segretamente uno, da mesi or sono. Un fardello che ogni giorno diviene sempre più difficoltoso gestire — specie per un soggetto che con fatica è solito ammettere le proprie colpe o finanche riconoscerle.
Oramai è fragile tanto quanto una scheggia di vetro. Gli basta leggere qualsivoglia riga, oppure captare qualunque elemento a lui facilmente ricollegabile a quel che lo affligge, e la sua vulnerabilità riaffiora, trainando con sé una sequela di sensi di colpa che lo inducono a una perenne distrazione, o a un'incurabile insonnia.
Si dice che per sfuggire ai propri affanni si debba ricorrere a due soli espedienti: dimenticanza, o processo di rimozione. Il che, a conti fatti, sembrerebbe esser la medesima cosa. Poiché se con l'uno si tende ad annullare quel pensiero, con l'altro si propende a radiarlo — e vigono distrazione e destituzione in ambedue i casi. In ciascuno, l'intento è quello di dissuadere la propria mente da un'apprensione, ed il suo fine è l'inesistenza, il nulla. Liberarsi in definitiva di quel preciso assillo.
Per un lasso di tempo, a tratti interminabile, Francis non s'era affatto servito del suddetto metodo. Al contrario, volenteroso si era lasciato cullare da quella percezione negativa; un po' masochista, forse, ma perdersi in retrospettive legate alle memorie di quel che era stato era l'unico tramite di cui disponeva per non sbiadirne il ricordo.
D'altro canto, lui non voleva svincolarsene. E tuttora non è sua intenzione farlo. E pertanto, per quale ragione dovrebbe far uso dei sistemi sopracitati? Cosa ci guadagnerebbe? È logico che non trattandosi di una sua finalità, sarebbe vano osservarli.
Ma è altrettanto indubbio che vivere in balia di un rimpianto non è comodo, per quanto esso possa farti rimembrare, nella sua negatività, anche sprazzi di un passato piacevole.
È innegabile che Francis si trovi in bilico tra due scelte di un certo calibro, e proprio per timore di adempierle e scontarne le conseguenze, qualunque esse siano, preferisca sostare nell'indecisione perpetua. Un lato gli suggerisce di dimenticare, l'altro lo invita a convivere angosciosamente con il ricordo. Entrambe opzioni che, a suo dire, non gli promettono alcuna serenità mentale.
Quel che aveva compiuto mesi addietro gli rammenta oggigiorno che una volta avviatosi verso una strada è alquanto difficile tornare indietro, sui propri passi. Cambiare idea è invero plausibile, destarsi da un'opinione che dapprima rannuvolava la tua lucidità di pensiero. Ma far retromarcia è più arduo di quanto si possa immaginare e non è assodato che tutto possa manifestarsi secondo la percezione che ci aspettiamo. Ogni cambiamento richiede ripercussioni, e ancor di più colpi di scena.
È ciò a dargli spavento e a bloccarlo sul posto.
Aggravare le circostanze e riscoprire una realtà differente da quella che aveva presunto.
Come proseguire, dunque? Perché la vita è colma di scelte, che a loro volta son vie da imboccare, senza guardarsi alle spalle.
E più tra tutti Francis ha oramai appreso quanto tortuoso ogni sentiero possa essere, qualsivoglia in cui tu possa avviarti. Gli imprevisti son sempre in agguato.



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