eleven - coffee -

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Un tocco delicato sulla mia guancia mi fece aprire gli occhi, lentamente. Sbattei le palpebre più volte a causa della luminosità della luce, per poi riuscire finalmente ad aprirli e riconoscere il ragazzo dai capelli bicolore che stava ormai animando le mie giornate.

Ritrasse immediatamente la mano, come scottato, dalla mia pelle liscia. Continuavo a guardarlo, ancora stonata e confusa, senza dire nulla.

« Buongiorno, ti ha chiamata il tuo ragazzo. » annunciò con voce roca, come se si fosse svegliato da appena cinque minuti. Mi tirai su col busto e tornò al suo posto, permettendomi di parlare.

« Dov'è il mio telefono? » chiesi guardandomi intorno, per poi spostare lo sguardo sulla sua figura trasandata. Doveva essere stata una bella sbronza quella della sera prima, vedendo com'era ridotto.

« Nella tua borsa. Sta vibrando da una mezz'ora. » m'informò con sguardo innocente. Ero ancora molto stanca e volevo tornare a casa.

« Non importa, quello che importa è... come stai adesso? » gli domandai, raccogliendo i capelli in una coda alta. Eravamo in un parcheggio sperduto davanti ad un supermercato.

Sicuramente il mittente delle numerose chiamate era Jahseh, preoccupatissimo e ansiosissimo. Dovevo richiamarlo alla velocità della luce, prima che due pattuglie della polizia si sarebbero presentate sotto casa mia.

« Rincoglionito come al solito, sono abituato ai post-sbornia. » si grattò la nuca, imbarazzato. « Mi accompagneresti a casa? Ti faccio un caffè così ti riprendi un po'. »

La sua proposta era abbastanza allettante e mi doveva un favore, dunque pensai seriamente di accettare. Ci pensai ancora un attimo, prima di rivolgergli un sincero sorriso in segno di gratitudine.

« Mi piacerebbe davvero tanto, grazie mille. Comunque aspetta... » annunciai, frugando impacciatamente nella borsa. « Chiamo un attimo Jahseh per fargli sapere che sono viva, intanto tu metti la destinazione sul navigatore. » gli ordinai, sbloccando l'iPhone.

Mise la destinazione ed io mi portai il cellulare all'orecchio, avviando la chiamata. Avevo seriamente paura di quello che avrebbe detto di lì a poco, ma mi armai di coraggio.

Continuava a squillare senza risposta. Forse aveva abbandonato l'obbiettivo, rassegnandosi al fatto che pur non essendo complicata come la sua, avevo anch'io una vita.

Inaspettatamente sentii un sospiro, che mi fece capire che aveva risposto. Mi feci mentalmente il segno della croce.

Forse avevamo bisogno di parlare di questa ossessione basata sul controllo della mia persona. Ma in quel momento non era quello il problema, dovevo concentrarmi su ciò che aveva da dirmi.

« Lilith mi stai facendo diventare pazzo... » sussurrò con voce ancora impastata dal sonno. Probabilmente l'avevo svegliato, ma non m'importava, dato che lui non si faceva problemi a svegliare me.

« Vuoi calmarti? » gli domandai, più nervosa che mai. Mi sentivo letteralmente pedinata, e nonostante ciò che avevo fatto la sera prima non fosse affatto giusto, non mi sentivo in colpa per il suo modo di porsi nei miei confronti.

« Non riesco più a starti dietro. Dovrei seriamente calmarmi?! » alzò il tono della voce, tirando un pugno a quello che sembrava essere il tavolo della cucina. Sbuffai, voltandomi istintivamente verso Gustav, che al contrario del mio ragazzo, era sereno e stava scegliendo la musica sul display.

« A starmi dietro? Ma si può sapere cosa ho fatto?!
Mi sembri il mio cazzo di padre Jahseh! » mi stavo alterando e non poco e l'individuo accanto a me lo notava, ridendo sotto i baffi. Sembrava godere, e anche parecchio, del fatto che stessi litigando con il mio fidanzato.

« Cos'hai fatto? Ieri notte te ne sei andata improvvisamente da casa mia perché tua madre stava male e ti avevo chiamata per chiederti se fosse tutto apposto, ma come al solito non mi vuoi davanti ai coglioni! » sbottò e lo sentii alzarsi dalla sedia e camminare freneticamente. Immaginavo già come si sarebbe impasticcato dopo aver chiuso, rimanendo inerme sul pavimento, confuso e stordito da quelle maledette pillole.

Peep mi scosse per le spalle e quando lo guardai, notai che stava storcendo gli occhi e aveva tirato fuori la lingua. Scoppiai a ridere senza motivo, irritando ancor più Jahseh dall'altro capo del telefono.

« Che cazzo ridi, si può sapere?! » urlò a gran voce, tirando un pugno al muro. Stava distruggendo quella bellissima casa che avevo pulito il giorno prima.

« Niente, avevo visto una cosa per strada... lascia perdere. Comunque ne parliamo meglio stasera, anche io ho delle cose da dirti. » risposi calma, pronta a rilassarmi davanti ad un buon caffè e qualche chiacchiera. Riattaccai, non volendo sentire altre parole.

« È assillante il tuo ragazzo. » commentò ironicamente, alzando il volume della radio. Continuai a guidare fin quando Gustav non mi gridò di fermarmi improvvisamente. Mi fermai a poco da un palo e scoppiai a ridere, essendo consapevole che, fin quando ci sarebbe stato Peep nella mia vita non avrebbe mai preso una brutta piega.

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spazio autrice
mi sono finalmente sbloccata, avevo bisogno di scrivere anche un capitolo così piccolo per riprendere. sono così carica che penso che ne pubblicherò un altro.
scusate l'assenza ma sono stati giorni confusi, in cui la mia testa era stracolma di pensieri e scrivere mi risultava abbastanza difficile. ma sono finalmente tornata ❤️

benz truck - Lil Peep - Where stories live. Discover now