3.

16 0 0
                                    

Isobel.
Rosalyn mi sorride. Apre la borsetta e tira fuori un pacchetto di sigarette. Se ne accende una e apre leggermente il finestrino.
Guardo fuori.
Litteworth. Di notte sembra quasi incantata. Tutto si illumina. Le case, le vie secolari, i pub. Il cielo è ricoperto di stelle ed intravedo degli aerei in volo, diretti chissà dove. Chissà se arriveranno a destinazione puntualmente e carichi di sogni così come sono partiti. La notte sembra quasi la cornice di quel quadro intoccabile e quasi perfetto. Tutto è silenzio e tutto è rumore. Quando d'inverno nevica è incantata, silenziosa. La gente si ferma per un istante a osservare affascinata quei lievi fiocchi bianchi che scendono dal cielo cinereo.
I lampioni scorrono veloci e formano una linea continua che poi s'interrompe, di rado. Vedo alberi, case, scritte su quei muri secolari. Poi guardo Rosalyn che sta fumando.
«Vuoi un tiro?». Mi offre la sua sigaretta ed io accetto. Do una tirata ed il fumo mi scorre nella gola per poi uscire dalla bocca. Ha un odore che non mi piace.
«Ma che roba è? Bleah!». Dico in una smorfia di disgusto.
«Sono economiche!».
«Che tirchia che sei». Si mette a ridere, allegra. Con quella sua risata che fa bene al cuore. Pulita, semplice, pura. Poi, ad un tratto, silenzio. Mi guarda e mi fa un sorrisino malizioso.
«Ti va di divertirti alla follia stasera?»
«In che senso?» Faccio un tiro profondo alla sigaretta. La guardo leggermente storto, so cosa potrebbe tramare e la devo prendere in contropiede per metterla in difficoltà.
«Lo chiamiamo?». Ci penso un po'. Non sono sicura di essere pronta per uscire con Jake. Mi giro verso il finestrino e osservo i lampioni che mi passano veloci davanti.
«No». Lo sussurro appena, tanto che lo possa sentire.
«Perché?». Mi chiede lei sorpresa del mio rifiuto ingiustificato
«Jake. Io non...lo sai.». Frase disconnessa. Chissenefrega. La sigaretta si sta consumando nella mia mano. Rosalyn mi guarda e aggrotta gli occhi.
«Non vuoi?».
«No. Cioè non ora, non stasera».
«Insisto».
«No».
«Dai Izzie ... ». Insiste con quel modo di fare di molti bimbi, se potesse batterebbe i piedi e sbrufferebbe.
«NO». Urlo, mezza arrabbiata. Quando si ostina su qualcosa non riesco a sopportarla. Testarda che non è altro. Sto in silenzio, con lo sguardo perso nel vuoto. Jacob mi piace, ma non voglio vederlo questa sera. Stasera voglio solo divertirmi, scatenarmi. Non me la sento. Forse domani.
«Domani». Dico senza pensarci due volte
«Domani cosa?». Sorride appena, con quel sorrisino che vorrei strappargli dalle labbra.
«Jake... mi vedrò con Jake».
«Che palle! Sai cosa mi sento io? Che prima di stanotte cambi idea!».
Faccio spallucce e finisco la sigaretta. So che avrà ragione Rosalyn, ma non gliela voglio dar vinta. Lei ci azzecca sempre, tranne quando si tratta dei suoi affari. Mi giro e fisso l'acchiappasogni appeso allo specchietto. Osservo attentamente le due piume viola attaccate ad un cerchio che si muovono prima avanti e indietro, poi formando dei cerchi. Ricordo dove l'ha preso. Era andata in Spagna con Stephan, un suo ex. Lo amava moltissimo, ma lui era, per dirla in modo forbito, volubile. Lei gli ha restituito tutto quello che le aveva regalato, comprese le cose che le ricordavano la sua esistenza, tranne quell'acchiappasogni. Chissà perché. Mah, mistero. La sua mente a volte mi è incomprensibile.
Sorrido appena, so che le voglio bene più di me stessa, la considero quasi come una sorella, ma a volte proprio non mi la capisco. È testarda e molto scaltra. Quando si mette in testa qualcosa, la deve portare a termine. Quasi come una missione. A volte me la immagino con il suo bel vestitino da militare, ferma steccata sull'attenti, gli occhi fissi nel vuoto, il cuore che batte, forse troppo forte, e sulle labbra quel suo sorriso stampato che potrebbe voler dire tutto e niente. Sarebbe un ottimo soldato. Serio, testardo e veloce. È sempre stata brava a correre, più di me. Quando facevamo le gare a scuola, se non aveva la sua bella e scintillante medaglia d'oro tra le mani, vinta nel percorso della velocità, non era felice, corrugava le labbra e se ne stava nel suo mondo per il resto della giornata. Competitiva, forse anche troppo per una ragazza. Le scommesse per lei erano aria. Però era tanto sensibile e questo potrebbe essere stata una piccola nota negativa per la sua carriera militare. Sorrido leggermente alla vista della mia amica in quei panni e scuoto la testa per scacciare via quei pensieri. Penso a Stephan. Dove sarà finito? Le scriverà ancora?
«Senti più Stephan?». Le chiedo leggermente, per non ferirla. La sua espressione cambia totalmente.
«No». Vedo che è diventata un po' agitata e decido di cambiare argomento.
«Scusami, non volevo essere invadente. Dai, dimmi qualcosa, mi annoio».
«Non ti preoccupare, ormai ci ho fatto l'abitudine. Ti devo parlare Izzie». Sussurra quelle ultime parole in modo un po' inquietante.
«È successo qualcosa?». Socchiudo gli occhi, cercando di vedere in lei una notizia, un segno di dolore. Le sue mani tremano leggermente. La sua voce è scossa. In sottofondo, guarda caso, "Love me" di Yiruma, una canzone fantastica, suonata tutto in pianoforte, nessuna voce umana, solo quelle dita che scorrono dolcemente e mi fanno sentire il cuore che si stringe già alle prime note.
«Stephan è....», si volta per un istante verso il finestrino, per scacciare delle lacrime. «Stephan non c'è più». Sono in preda al panico. Rimango immobile, fisso prima lei e poi quell'acchiappasogni. Non capisco. Come è possibile. Corrugo la fronte e la bocca rimane aperta.
«Come è...cosa è... successo?».
«Stava tornando a casa in macchina alle due del mattino. Un'auto l'ha preso in pieno. Il conducente era...beh era...ubriaco».
Mi gira leggermente la testa. So cosa si prova. So cosa vuol dire perdere qualcuno per colpa di un alcolizzato. Porto una mano davanti alla bocca. Gli occhi spalancati, all'orlo delle lacrime. Sono incredula. Non è possibile, non può essere.
«Mi dispiace. Capisco il tuo dolore. Lo capisco... io ....» le ultime parole mi escono sussurrate.
«Lo so, per questo te l'ho tenuto nascosto».
«Grazie». Riesco a reagire. Le stringo delicatamente la mano cercandole una lacrima, ma non la vedo. Dev'essere successo molto tempo fa se riesce a reagire così ad una tale notizia. «Mi dispiace»
«Anche a me».

LibbyUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum