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Sono passati due giorni da quando abbiamo lasciato Pyongyang e la stanchezza del viaggio inizia a farsi sentire, specialmente considerando i pesanti ritmi di marcia e le condizioni di riposo quando non eravamo impegnati a evitare razziatori o Geulimja che vagavano solitari per le campagne desolate. Ma finalmente iniziamo a vedere dei complessi di edifici dall'aspetto antiquato e malandato, ma non come in città. Come a Pyongyang la natura ha iniziato a riappropriarsi dello spazio urbano ma in un modo più elegante, tanto quasi da far pensare che sia stata congegnata di proposito.

«Okay, ora devo bendarti gli occhi. È la prassi. E ringraziamo il cielo che Courtney non sia qui, o conoscendola avrebbe sventolato ai quattro venti dove siamo»

Con passi agili Ayame si sposta dietro di me e tira fuori una striscia di tessuto nero da una tasca.

Improvvisamente sento un respiro sul collo.

«Ora ti metto la benda, fai da bravo mi raccomando»

Ayame mi sussurra con tono fra il seducente e il canzonante vicino all'orecchio come per non farsi sentire dal resto del mondo. Posso dire come mi sono sentito io: strano. Con ogni parola pronunciata sentivo l'aria entrare nell'orecchio e il leggero rumore umido delle labbra che si aprivano e chiudevano ad ogni sillaba. Un leggero brivido mi percorre la schiena e non so bene come comportarmi a riguardo. Lo fa di proposito per infastidirmi o è per tutt'altra ragione?

Decido per la prima e rimango tranquillo mentre mi annoda la benda dietro la nuca.

Riprendiamo a camminare ma senza poter vedere dove sto andando, con solo le loro voci a guidarmi. La brezza sul volto, il rumore dei passi; rumori a cui normalmente non avrei dato particolare importanza, ora li sento perfettamente nitidi.

Sento il mio passo diventare leggermente irregolare davanti ad una discesa rischiando di perdere l'equilibrio, ma riesco a bilanciarmi e a continuare a camminare. Improvvisamente sbatto contro qualcosa di lungo e sottile. Dopo qualche secondo mi rendo conto che uno di loro mi ha fermato col braccio.

«Forse da qui in poi è meglio che mi tieni la mano»

La voce contraffatta di Ayame arriva nitidamente alle mie orecchie, senza tuttavia capirne il senso: è un altro dei suoi punzecchiamenti o c'è qualcosa di cui sono ignaro?

Tentenno. Non ho particolari problemi al riguardo, ma mi piacerebbe sapere almeno se c'è una ragione.

«Perché? È successo qualcosa?»

«Perché no? O ti imbarazza tenerci per mano al primo appuntamento?»

Lo avrei dovuto sapere. Un altro dei suoi punzecchiamenti.

«Insomma, ne hai ancora per molto?»

«Scusa tanto... Mi sembrava meglio dirti questo piuttosto che "tienimi la mano o rischi di finire in una delle trappole piazzate per la zona"»

Deglutisco. L'intera zona è cosparsa di trappole? È perché cazzo sto andando in un posto del genere bendato? Se non altro ora capisco il perché del tenermi per mano. Le avrà piazzate lei?

«Sono opera tua?»

«Le trappole? Affatto. È tutta roba lasciata da militari qua e là, sono state semplicemente rimesse a nuovo. Cortesia di Courtney e di uno che se ne intendeva»

Non sapevo he Courtney sapesse costruire trappole di livello militare. Forse è così che riusciva a prendere le prede migliori durante la caccia. Mi chiedo invece chi sia questa persona di cui parla. Potrebbe trattarsi di qualcuno che è morto, meglio non tirare fuori l'argomento. Ora che ci penso, come ha fatto Courtney a riparare le trappole? Credevo non fosse a conoscenza di questo rifugio.

Umbra - 1Where stories live. Discover now