Risveglio

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Buio.

È buio. E anche freddo. Che cosa è questo freddo? Sono morto? Ce l'ho fatta? Non sono più nella stanza? Non vedo nulla. Buio totale. Se sono morto perché sento freddo? Sento lo strusciare di tessuto. I vestiti che avevo indosso. Puoi portarti dietro i vestiti quando muori? Sento un brivido freddo. Non è una reazione del corpo. Sento dell'aria fredda. Non sento più l'odore di muffa. Sono fuori dalla stanza? Non ne ho idea, ma comincio a pensare di non essere morto. Sono ancora vivo. Evidentemente non è stato abbastanza. Piango. Non sono nemmeno riuscito ad ammazzarmi. La stanza è buia. Nero. Perché allora sento quest'aria? Mi viene un lancinante sospetto. Cerco di alzarmi in piedi ma scivolo su una pozza d'acqua. Cado, ma mi rialzo. È buio, ma sono rivolto verso una parete. Mi giro. Un sottile rettangolo di luce si proietta su una delle pareti. La porta. Si è aperta? Come? L'ha aperta qualcuno? C'entra qualcosa con la lampada? Mi avvio a passi timorosi verso la fonte della luce. Non c'è dubbio, ora la porta è aperta. Ho paura. Cosa c'è oltre quella porta? Voglio uscire, ma ogni muscolo in corpo è rigido. La mia mano non riesce ad alzarsi. Mi faccio forza, finalmente posso andarmene da questo inferno. Avvicino la mano alla maniglia e stringo con forza. Tiro indietro. La luce inizia a riempire la stanza, illuminando ogni cosa al suo interno.

Meno male che non ho perso sangue. Se mi fossi tagliato, sarei probabilmente morto dissanguato. Non so per quanto tempo ho perso i sensi, avrei potuto fare in tempo a svuotarmi due volte di fila. Do un'ultima occhiata alla stanza. Vuoi per nostalgia, vuoi per ricordarmi cosa cancellare dalla memoria, ma do uno sguardo dentro la stanza. Vedo i cocci di vetro riflessi dalla luce che esce dalla porta. Addio, stanza di merda. Mi giro verso la porta. Faccio un passo. Poi un altro, e poi un altro ancora. Comincia a esserci sempre più freddo. Comincio a sentire correnti d'aria. L'aria è fresca, frizzante. Riesco a far arrivare tutto il corpo fuori dallo spogliatoio con la parete verdina.

«Ma che...»

Non ho la minima idea di dove cominciare. Mi guardo attorno per confermare di non avere allucinazioni. Sono lucido. Niente allucinazioni. Eppure tutto quello che vedo, è una stanza normale, con delle sedie imbottite e un tavolo di legno e delle apparecchiature elettroniche. Mi stavano osservando davvero? Non vedo come però, non riesco a trovare degli schermi su cui potessero vedermi. Vedo solo manopole e bottoni. Che cosa è questa stanza? Cosa ci facevano qui dentro? Mi avvio verso un'altra porta, stavolta di legno. Fai che sia aperta. Tiro giù la maniglia. Ha fatto click! È aperta. Apro la porta, e mi sento ancora più confuso e spaventato di prima. Se prima avevo paura di avere allucinazioni, ora sono sicuro di avercele.

Non può essere reale quello che ho davanti.

Mi trovo davanti ad un'ampia sala. Deve essere almeno tre volte più grande dello spogliatoio. I soffitti sono irraggiungibili a mano. Ci sono delle piante agli angoli della sala e delle luci a faretto illuminano la stanza in modo piacevole. Ma il calore dell'ambiente che si presenta non è in grado di distogliere lo sguardo pietrificato da ciò che mi trovo davanti. Ci sono persone. Tante persone. Nessuna è viva. Decine e decine di corpi ammassati per terra pieni di buchi. Uomini e donne. Gli hanno sparato? Il pavimento sembra costoso, ma ormai è diventato color cremisi. Mentre cerco di non calpestare alcun corpo mi faccio strada per cercare di capire dove mi trovo. Fa ancora più freddo qui. La sala si divide in alcuni corridoi ai lati di una specie di bancone. E se quelli che hanno fatto tutto questo sono ancora qui? Decido di muovermi con cautela e furtivamente, cercando di fare meno rumore possibile. Se c'è ancora qualcuno e mi sentono, allora tutto quello che ho fatto per scappare dalla stanza diventa inutile. Controllo un corridoio. Pulito. Controllo l'altro. Mi affaccio appena per vedere se c'è qualcuno. Scorgo qualcosa di giallastro che si muove. Mi nascondo istantaneamente. Chi è? Uno di quelli che ha fatto questa carneficina? Cerco un oggetto da lanciare per distrarre chiunque ci sia dietro l'angolo. Sento un ronzio. Il rumore della lampada al neon della stanza mi si è incastonato in testa. Mi inginocchio e rovisto tra i corpi controvoglia e nauseato. Durante la ricerca noto che tutti i corpi hanno una specie di cartellino. Tiro fuori dalla tasca la tessera che mi sono ritrovato dentro la stanza. A parte i dati e la foto, sono identiche alla mia. Persino il simbolo è uguale. Queste persone lavoravano qui? Lavoravo qui? Do un'altra occhiata in giro e vedo lo stesso simbolo sulla parete sopra il bancone, ma molto più grande. Che cosa è questo posto? Trovo un orologio da polso addosso a uno dei cadaveri. Non si muove più. Deve aver smesso di funzionare. Perfetto. Lo estraggo senza far rumore e ritorno all'angolo col corridoio. Mi affaccio leggermente. Quella persona è ancora li. Lancio l'orologio alla cieca nella speranza di distrarla. Mi riparo subito dietro la parete. Sento il rumore sordo dell'orologio che si rompe per terra in vari pezzi di metallo e vetro. Non sento altro suono. Sento solo me, l'aria e la cicatrice sonora della lampada al neon. Che sta succedendo? Perché non reagisce?

Umbra - 1Where stories live. Discover now