11. Una cattedrale con un licantropo dentro

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Fino ad ora.

Perché finalmente era in piedi davanti alla cattedrale. Era solo, dentro il corpo rubato di un prete che in quel momento tutti credevano fosse in un letto d'ospedale. Chi mai avrebbe potuto ostacolarlo? La gente era tutta al funerale di un tizio che lui aveva ucciso proprio per questo scopo (era un piano elaborato, il suo), ovvero il povero barista, e le streghe non usavano quella cattedrale per commemorare i propri defunti.

Il Diavolo entrò. La luce di un mattino pallido e umido penetrava dalle vetrate rotte, accarezzando con tentacoli di nebbia le foglie dell'edera. Le panche erano tutte vuote, ad eccezione di una su cui sedeva un uomo biondo, dai capelli lunghissimi e con larghe spalle rotonde da bodybuilder.

Il Diavolo avanzò, irritato, finché non poté vedere in faccia questo tizio e distinguerne l'ordinata barba bionda lunga un paio di centimetri e i brillanti occhi castani.

«Alejandro!» Disse, senza nascondere il disappunto «Cosa ci fai qui?»

«Quello che fai tu» rispose il biondo, con una bella voce da baritono «Ma meglio di te, come al solito»

«Quindi sei qui per...»

«La corona, è ovvio» Alejandro squadrò il corpo di Don Lorenzo dalla testa ai piedi e fece una smorfia di disgusto «Ti adatti proprio a tutto, vedo»

«Adattarsi è una virtù»

«Questo corpo è sottopeso e odora di paura. E di ammoniaca. È disgustoso»

«Beh, questo corpo sottopeso mi ha permesso di arrivare dentro la cattedrale di Millennio! Non è un traguardo da poco»

«Può darsi, ma ci sei arrivato in ritardo» Alejandro si alzò passandosi una mano fra i lunghi capelli, poi lanciò uno sguardo al suo interlocutore che avrebbe potuto sottintendere davvero tante cose.

In piedi era davvero enorme, poco più basso del Ministro Oscuro McWoodland, ma chiaramente più pesante per via del fisico robusto e cesellato che si intuiva sotto la camicia rosa. Aveva un petto possente, compatto e rotondeggiante, e qualche ciuffetto di dritti peli biondi spuntava vicino al colletto, perché uno dei bottoni era aperto.

«Come sarebbe a dire in ritardo?» Domandò il Diavolo «Cosa è successo alla corona?»

«L'ho già trovata, presa e spedita alla mia padrona»

«Non puoi dire sul serio, Ale! Ci ho provato per secoli, non mi è mai riuscito, non puoi aver...» il corpo di Don Lorenzo si morse a sangue il labbro inferiore prima di proseguire «Quando sei arrivato?»

«Ieri sera»

«Stai mentendo!»

«Se lo dici tu» Alejandro scoprì i denti in un sorriso, rivelando canini robusti e affilati come piccoli pugnali

«Non hai prove di aver trovato la corona... giusto?».

Il biondo estrasse dalla tasca posteriore dei pantaloni uno smartphone con la cover dorata, armeggiò per qualche istante con le dita sullo schermo, poi tese l'oggetto al Diavolo.

«Non ho le prove, dici» Lo schernì «Se ti piace puoi crederci».

Il re dell'Inferno fu costretto a soffocare la rabbia per non mandare in mille pezzi il telefono.

Chiara e nitida di fronte ai suoi occhi c'era la fotografia di un artefatto magico perduto da secoli, una corona sfolgorante di fiamme blu adagiata su un cuscino decorato con un complicato sigillo d'oro.

«La mia signora sarà molto contenta quando la riceverà» Gongolò l'uomo

«Ah, non ti paga abbastanza per quello che fai» borbottò il Diavolo, ridandogli lo smartphone con un movimento lento «C'è una missione che hai fallito, fino ad ora?»

La Cattedrale di Millennioحيث تعيش القصص. اكتشف الآن