3.

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Nicole quella mattina era decisamente nervosa. Nemmeno i baci di sua figlia o di suo marito la avevano rallegrata ed era uscita di casa sbattendo la porta.
"Come mai la mamma é arrabbiata?" Domandò la piccola rossa al padre, il quale non seppe cosa rispondere. Non  sapeva nemmeno lui, a dir la verità,  che cosa prendesse alla moglie. Forse aveva problemi a lavoro di cui non gli aveva parlato, forse era semplicemente stanca.
Negli ultimi giorni Alai aveva avuto diverse visioni e altrettante urla notturne che avevano ucciso il sonno di chiunque abitasse in quella casa. Continuava ribadire che c'era una signora bionda a pochi metri da lei e che la fissava con un sorriso che le faceva paura. Nessuno, però, era mai riuscita a vederla.
"Sai, tesoro, credo che la mamma abbia bisogno di un po' di riposo."
Alai aveva alzato la testa e lo aveva fissato per un po', per poi tornare a disegnare qualcosa sul grosso foglio bianco che aveva sistemato sul tavolo.
Cosimo continuò a sistemare il salotto, aveva pensato che se la moglie avesse trovato la casa in ordine, forse, si sarebbe tranquillizzata. Alla sera la avrebbe portato a cena e, dopo aver messo a letto la bambina, avrebbero fatto sesso tutta la notte.

Tornato in cucina con delle cartacce in mano, vide la bambina muovere nell'aria la mano, da destra verso sinistra, come se stesse salutando qualcuno.
"Alai, basta con questa storia! Gli scherzi sono belli quando durano poco." Alzò la voce, decisamente stanco, facendo spaventare la bambina, la quale non si aspettava un rumore simile da dietro la sua schiena.
"Ma papà..." La bambina si lamentò con voce traballante. "Io la vedo, mi parla."
"Alai, la signora non esiste!"
Cosimo andò in camera sua, chiudendo la porta dietro di lui. Stava impazzendo, ne era certo. Accese la televisione e selezionò un canale dove stavano trasmettendo una sitcom Americana. Pensò fosse azzeccata, aveva proprio bisogno di una distrazione. Non voleva pensare che la figlia potesse iniziare a sviluppare qualche disturbo psicotico. Non poteva nemmeno immaginare una cosa così grande, lo terrorizzava non riuscire a capire che cosa stesse succedendo nella testa di Alai. Appurato che la sitcom non placasse le sue paranoie, vide la porta aprirsi e la rossa arrampicarsi sul letto, sedendosi accanto a lui.
"Papà.."
"Dimmi, amore."
"Sei arrabbiato con me?"
"No, tesoro. Sta' tranquilla."
"Non volevo farti arrabbiare, nemmeno la mamma."
"Alai, non siamo arrabbiati con te."
"La signora ha detto di farti vedere il disegno."
"Ancora...?" Domandò, stanco.
La bambina non gli rispose, gli porse il disegno e andò a giocare nella sua stanza. Cosimo cacciò il telecomando sul comodino e prese il disegno, tenendolo alle estremità. Cercò di capire qualcosa in ciò che stava vedendo; questa volta poteva astenersi dal fare i complimenti alla figlia.
Riconobbe una figura femminile bionda, vestita con una lunga veste dal contorno azzurro e un bosco. Perse un battito, iniziò a sentire freddo agli arti. Non voleva crederci, sicuramente era tutta immaginazione. Per quanto ne poteva sapere, forse la figlia aveva visto il cartone di Biancaneve: questo spiegherebbe il bosco e la figura femminile, talvolta anche il vestito di bianco. Per i capelli biondi non si preoccupò, Alai era solita colorare di azzurro i capelli dell'amichetto di Winnie The Pooh negli album da colorare che riceveva spesso e volentieri.

Decise di non parlarne con la moglie, quella sera doveva essere tutto perfetto. Alai sarebbe rimasta con la babysitter, sperando qualche divinità che non terrorizzasse la giovane ragazza con i suoi discorsi strampalati sulla signora.

L'ora di cena arrivò in un baleno e i due se ne andarono a cena in un ristorante lussuoso. Forse era troppo, ma entrambi si guardavano con aria innamorata, probabilmente scordando che solo dieci anni prima lui era pieno di debiti per la droga e lei partecipava alle risse clandestine pur di portare a casa qualche soldo.
"Abbiamo fatto un bel salto di qualità, non trovi?" Domandò lei, stringendo la mano sul tavolo al marito.
"Mi sento ancora a disagio in mezzo ai ricchi, io." Rispose Cosimo, pensandoci qualche secondo.
"Preferivi la vita di prima?"
"No, ovvio che no."
"Alai non dovrà mai sapere del nostro passato. Né di Lisa, né di Mario." Ad un tratto si fece seria, scura in volto. Con il passato Nicole non ci aveva ancora fatto i conti. Non riusciva ad accettarlo, sebbene amasse Cosimo con tutta la sua anima.
"Nicole, Alai ha cinque anni. Passeranno almeno ancora dieci anni prima che possa farsi qualche domanda."
"Non lo so, ultimamente non dormo tranquilla. Sarà per quello che vede, magari il mio subconscio fa schifo."
"Io penso che sia una specie di amica immaginaria quella signora di cui parla." Cosimo continuava a sostenere la sua tesi perché aveva paura di pensare ad altro. Non voleva arrendersi all'idea che la figlia iniziasse a sviluppare un disturbo mentale. Non pensava fosse pazza, ma forse uno psicologo avrebbe fatto comodo. Sia a lui, per superare qualche trauma passato, sia alla figlia per capire che cosa potesse averla traumatizzato in quel modo. Negli ultimi giorni la mente di Cosimo aveva viaggiato fino a fargli venire il mal di testa. Iniziava a dubitare dell'oratorio, del campo scout e perfino dell'asilo. Aveva il terrore che qualcuno avesse fatto del male alla sua bambina e che lei lo manifestasse in quel modo.
"Hai notato qualcosa di strano sul corpo di Alai? Quando le hai fatto la doccia, magari."
"No, Cosimo. Perché? Pensi che sia successo qualcosa?"
"Non lo so, non so più che cosa pensare. Non ho dormito per due notti pensando a qualcuno che potesse averle fatto del male."
"Io non ho notato niente, a parte la signora, mi sembra la stessa Alai di sempre."
"Questa storia é appena iniziata e già mi sta stancando."
"A proposito di questo, ti ho comprato un buono per le terme qua vicino. Puoi andarci con Veronica. Io porto Alai con me a Milano, andremo un po' da Fabio e forse dai miei, così puoi rilassarti, che ne dici?"
"Grazie mille, amore." Rispose lei, stanca.
Quella situazione torbida li stava già logorando dentro, ma non se n'erano ancora accorti. Tutto ciò avrebbe portato tensione, nient'altro che tensione. Ma loro, ancora, non lo sapevano.

Pareri?

Immortal || Gué PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora