capitolo - 5 Isole Lofoten Norvegia

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il nostro ultimo incontro risulterà molto intenso e faticoso, questo mese sarà la porta di ingresso, il trampolino di lancio per la vostra nuova vita. Tuttavia uno di voi non è ancora pronto, non ce la farà e abbandonerà il progetto.

Indubbiamente la Norvegia era la terra delle sorprese, prima ci fu sbattuta in faccia la fine dei nostri appuntamenti, poi questa novità: uno di noi avrebbe abbandonato? Dopo anni trascorsi insieme ai miei compagni li conoscevo intimamente e forse un'idea me la ero fatta, confesso però che mi balenò anche il dubbio che fossi io.

Eravamo appena rientrati al villaggio, ormai non più abitato da pescatori, ma adibito completamente a struttura turistica. Fu ristrutturato completamente cinque anni prima del nostro arrivo, e gli architetti lo mantennero il più possibile in forma originale. Era composto da una ventina di case di legno su palafitta affacciate a semicerchio sul fiordo, di queste quella più grande su due piani era la nostra residenza.

Nusfjord patrimonio unesco, un museo all'aperto, il più antico e ben conservato villaggio di pescatori norvegese, era un gioiellino molto frequentato dai turisti anche stranieri. La casa vacanze in cui alloggiavamo, ricavata in una antico stabilimento per la conservazione del pesce, disponeva di sette camere tutte con bagno, una cucina, una sala mensa e un ampio salone adibito a spazio ricreativo.

«Maestro, sono io quella che abbandonerà vero?»

Lodovica? Ci avevo azzeccato. Era una donnina che poteva avere una quarantina di anni, capelli di color mogano, naso pronunciato, labbra carnose, un grande neo sul lato destro della bocca, seno prominente, atteggiamento dimesso, occhi verdi e tondi, le sopracciglia tendevano ad abbassarsi sui lati. Aveva paura di tutto, sembrava sempre non farcela, ma poi in un ultimo impeto ci arrivava. In una delle tante condivisioni ci confidò di essere succube del marito, che con la scusa di accudire la casa e la prole la obbligò a licenziarsi. I figli non erano mai arrivati e lei frustrata dalla relazione unilaterale con il marito padrone voleva andarsene.

Eravamo seduti in terra, su di un caldo tappeto che ricopriva gran parte del salone, il pavimento in legno antico accuiva ulteriormente il senso di calore che emanava la stanza, come d'altronde tutto il resto dell'abitazione. Gli interni della casa, resi abitabili e ristrutturati con gusto, integravano gran parte della struttura originale. Le antiche porte in legno grezzo erano state mantenute, alcune pareti anch'esse lasciate in tavole di legno grezzo contrastavano con quelle verniciate di bianco; sul mobilio essenziale e appesi alle pareti torreggiavano attrezzi e suppellettili d'epoca, a testimonianza di quel tempo passato, in cui in questo borgo ci si lavorava.

«Cara, tenera Lodovica, non sei tu che ci abbandonerai! Anche se in te alberga ancora il fantasma della paura, tu sei pronta. Anzi ti dirò di più, la tua umiltà pari al tuo grande coraggio ti aiuteranno nel cammino che hai intrapreso.»

Dal Maestro scaturiva un paterno sorriso bonario, e le sue parole erano dense di amore. Quanto ancora era in salita la strada per me. Oggi, con il senno di poi, ho compreso! Mi rivedo in quegli anni, carico di saccenza, a prendere posizioni, giudicare e trarre conclusioni affrettate.

Il luogo in cui eravamo immersi era di una bellezza disarmante, la natura padroneggiava assoluta, interagendo con l'uomo in maniera spontanea. Secoli di isolamento culturale avevano preservato il villaggio dal colonialismo consumistico ed oggi Nusfijord era un'isola protetta nel marasma della globalizzazione serrata. Mi venne in mente di come non fu sempre così, e di come in tutti questi anni di girovagare intorno al mondo non avevamo lavorato solo in località incontaminate e solitarie, ma anche in posti densamente popolati e inquinati in cui la vita era al limite della sopportazione umana.

In una di quelle occasioni conobbi Giulia e la sua gatta Lili, vivevano insieme al Corvetto, uno dei quartieri più malfamati di Milano.

Era maggio ed esattamente a un anno dal nostro primo incontro. Il Maestro ci invitò a raggiungerlo per una settimana nel capoluogo lombardo; il punto di incontro era il centro di Milano, ci scrisse esattamente così:

«Raggiugimi oggi pomeriggio alle ore 15 davanti al Duomo di Milano, staremo insieme per una settimana, ognuno di voi si dovrà trovare da dormire individualmente.»

Dialogando con il MaestroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora