Il primo incontro

8 1 0
                                    

è improbabile che nella nostra condizione riusciremmo a riconoscere un maestro ma possiamo lavorare su di noi per prepararci a riceverlo, mondandoci dell'immondizia che abbiamo accumulato negli anni per fargli spazio.

Il venerdì successivo mi accingevo a preparare la borsa per raggiungere un B&B in provincia di Parma in una località mai sentita. Ricordo che quel primo incontro con il gruppo fu molto intenso, forse il momento più intenso che abbia mai provato nella mia vita.

«Svolta a destra» mi disse la voce del navigatore, che mi riportò seduto sul sedile dell'auto di ritorno da un viaggio intrapreso nella testa a cavallo dalla mia immaginazione.

Lasciai la provinciale e percorsi almeno un paio di chilometri su di una piccola strada sterrata che infilandosi tra gli alberi mi accompagnò fino alla Radura Nel Bosco: la struttura in cui il Maestro aveva prenotato per il nostro primo incontro.

Non avevo grandi bagagli mi sarebbero bastati tre cambi di intimo, una tuta comoda e una tenuta da trekking che mi avrebbe garantito una permanenza anche notturna nel bosco.

La struttura rispecchiava in pieno il suo nome. Costruita in una piccola radura e completamente circondata dal bosco, era formata da tre costruzioni: quella centrale che doveva essere il B&B, una piccola villa abitata dai gestori ed infine una costruzione in legno e vetro che si intravedeva ai margini del bosco.

Mi accolse una giovane signora tutta in nero, indossava un vestito lungo e aderente, forse di seta, da cui spuntavano un paio di scarpe bianche tempestate di brillantini, quelle che sembrano da ginnastica ma in realtà sono trendy; i capelli scuri portati a caschetto e la carnagione olivastra completavano l'opera:

"Abbigliamento fuori luogo", pensai, e la soprannominai subito la Dama Nera.

«Ciao, ben arrivato, hai avuto difficoltà a trovarci?»

Nonostante l'apparenza si dimostrò molto solare e cordiale, mi accolse con un sorriso e le braccia aperte.

«No nessuna difficoltà» risposi prontamente «Mi ha accompagnato una signorina che conosceva molto bene la strada.»

Accennò un sorriso mentre con una mano fece segno di seguirla. La camera molto luminosa e con il pavimento in legno mi accolse con un aroma al gelsomino. I due letti singoli su cui era sistemata una struttura in legno naturale che reggeva una zanzariera, erano vestiti da lenzuola verde pisello con una fantasia a palle verde scuro. Sulla parete destra era appesa una libreria costituita da cassette di legno grezzo, davanti al letto si apriva una porta finestra enorme che dava sul patio e dalla quale la vista si perdeva fino ai margini del bosco.

«Gli altri sono arrivati, appuntamento nella sala da meditazione per le 18» mi disse la Dama Nera mentre se ne andava salutandomi con la mano.

Avevo mezz'ora per darmi una rinfrescata, indossare la tuta e presentarmi nella Buddha Hole.

L'aria era cristallina e profumava di resina e muschio, un pallido sole di maggio era ancora alto nel cielo, la radura si perdeva nel bosco come una massa di acqua verde che lentamente riempie tutti gli interstizi: venni investito dal silenzio e dalla bellezza del luogo. In lontananza scorsi la costruzione tutta in legno con le pareti in vetro, una sorta di grande gazebo chiuso, circondato dalla natura: ero felice di essere lì in quel momento.

Il Maestro ci invitò a sederci in cerchio, a chiudere gli occhi e prenderci per mano: la sinistra con il palmo rivolto verso l'alto nel gesto del prendere e quella destra rivolta verso il basso nel gesto del dare. Subito la mia mente esplose in una fanghiglia di pensieri in cui sicuramente mi sarei impantanato, se non fosse stato per il nostro mentore che continuò dicendo:

«Va bene, lo so che in questo momento la vostra testa è piena di pensieri del tipo: ma cosa ci faccio qui in cerchio per mano come i bambini? Chissà gli altri cosa penseranno, e se mi vedessero gli amici?»

«Mi ha pinzato, ma ci legge la mente?» è stato subito il pensiero che ha sovrastato tutti gli altri, e subito lui continuò:

«No, non sto leggendo i vostri pensieri, non sono telepatico, semplicemente conosco i meccanismi della mente e di conseguenza come essa funziona.

Ora fai un bel respiro profondo, e rimani in contatto con la tua respirazione, porta l'attenzione alle tue narici: senti su di esse la frescura dell'aria che entra, accompagnala dentro di te molto lentamente, quindi lasciala uscire e rivolgi di nuovo la tua attenzione alle narici: senti come l'aria che esce ora è calda.»

Incredibile! Tutto quel vociare dei pensieri dentro alla mia testa si era dimezzato.

«Bene, ora immagina che sopra di te vi sia un bel cielo punteggiato di nuvole bianche che lentamente si dissolvono.»

La voce del Maestro divenuta più bassa di tono pareva giungermi da lontano.

«Associa ad ogni nuvola quei pochi pensieri che ancora ti sono rimasti e lascia che svaniscano con esse. Rimani focalizzato su questo: ogni tuo pensiero nasce con una nuvola e svanisce con il suo dissolversi.»

Oggi, mentre sto rivangando il passato per scrivere questa storia, dopo tanti anni di esperienza e pratica, mi rendo conto di come sia importante saper gestire la propria mente. Ormai per me è un atteggiamento spontaneo e la presenza alla vita accompagna gran parte della mia giornata, ma a quei tempi mi sembrava una meta irraggiungibile. Oggi so che la vita si svolge tutta nel presente e che la mente con i suoi pensieri per sua natura è sempre o nel passato o nel futuro. Ringrazio il Maestro che con questi primi semplici insegnamenti, ha gettato le basi sulle quali ho costruito la mia realizzazione ultima.

«Ora focalizza la tua attenzione sulla persona che si trova alla tua sinistra e sul contatto con la sua mano, senti la sua energia, prova a percepire il battito del suo cuore, la sua respirazione.»

Il Maestro con la sua voce ferma e leggera ci stava guidando sulla strada della presenza e sulla consapevolezza del momento, poi continuò invitando tutti noi a presentarsi, e a turno cominciando da Tommaso lo facemmo. Io dissi tutt'altra cosa rispetto a quello che avrei proferito in una situazione più distaccata, sembrava che non fossi io a parlare, anche la mia voce mi suonava diversa. Il mio compagno di stanza ebbe la stessa esperienza, e la sera stessa quando ci ritirammo mi disse:

«Quello che si è presentato oggi, durante l'esercizio del cerchio, non era Il Simone che io conosco, ho detto cose di me che non avrei immaginato neanche minimamente.»

Dialogando con il MaestroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora