Giulia e Lili

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a volte due esseri s'incontrano oltre alle barriere del corpo, e trovano il modo di comunicare anche se i mezzi a loro disposizione sono incompatibili.

La gattina la guardava con quei suoi occhioni gialli che spiccavano come due soli dal musetto nero. «Lo so cosa vuoi! È giunta l'ora della spazzolata» sentendo le parole di Giulia Lili si stese in terra sfregando al testolina e le spalle ed iniziando una sinfonia di miagolii e fusa. Fra i due essere vi era un'intesa unica, sembrava comunicassero telepaticamente, un manto di tenerezza e amore le ricopriva e le univa. Ero ospite a casa loro per un caffè, l'incontro con il maestro era terminato, l'indomani sarei ripartito per Torino.

Due giorni prima, in metropolitana durante una delle esercitazioni che ci propose il nostro mentore, mentre ero seduto in piena contemplazione sulla bellezza del presente, captando le richieste di aiuto che provenivano dalle persone intente a preoccuparsi delle proprie vite racchiuse nel loro piccolo spazio, sentii alle mie spalle: «Posso sedermi?» la voce era apparsa dal nulla, voltai lo sguardo e vidi uno splendido sorriso, racchiuso entro un viso ovale, la cui pelle liscia e delicata lasciava intravedere qualche piccola ruga, i luminosi occhi verdi, sorridendo anch'essi, mi penetrarono piacevolmente. Quando lei si sedette la gattina con un balzo saltò dalla sua spalla e si posò sulle mie ginocchia: iniziò a gongolare e a toccarmi con la testa, ebbi l'impressione che si stesse presentando:

«Ciao io mi chiamo Giuda e tu?»

«Lei mi chiama Lili per semplicità ma in realtà non ho un nome, o perlomeno non come lo intendete voi umani» mi rispose Giulia per la gatta.

«Perché l'altro giorno in piazza Duomo non mi hai chiesto una poesia?»

«Mah! Non so...» risposi come un ebete.

Mi prese totalmente alla sprovvista. Quel giorno passai solo un attimo dinanzi a lei e per giunta mentre stava scrivendo, come aveva fatto a fissarmi nella memoria?

«Si vede che stai ancora imparando la tecnica della comprensione totale alla quale il tuo maestro ti sta iniziando, quando la padroneggerai totalmente capirai.»

«Comunque ecco la tua poesia» staccò un foglio dal suo taccuino e me lo porse mentre si alzava.

«Questa è la mia fermata, prima di ritornare a casa tua vienici a trovare per un caffè» Lili mi salutò e la andò dietro. Rimasi inebetito con il foglio in mano: dietro alla poesia vi era scritto il loro indirizzo.

Non osai parlarne con nessuno, nemmeno con il Maestro; era un piccolo segreto che volevo tenere tutto per me, come se avessi paura che svanisse nel momento stesso in cui lo avessi raccontato.

Quel pomeriggio ero diretto in via Torino, per esercitarmi sull'armonia del silenzio interiore nel trambusto e nel traffico di una delle vie più commerciali di Milano. Come ci insegnò il maestro si trattava di stazionare in mezzo alla folla e al traffico cittadino armonizzandosi con esso fino al punto di creare un'aura di silenzio e pace dentro e fuori di noi.

«Quando vi troverete in mezzo al viavai di gente e di automezzi anziché lasciarvi trasportare nelle loro dinamiche fermatevi, centratevi, e osservate intimamente tutto ciò che vi circonda, i particolari delle persone che vi sfiorano: il movimento dei capelli, il fluttuare degli abiti, il loro passo, la singolarità di ognuno, la diversità di espressioni, il rumore delle auto, il vociare e le urla dei passanti. Guardate la bellezza di tutto ciò che sta accadendo in quel preciso istante, l'insieme di anime che sta scorrendo attraverso il tempo e lo spazio, un'opera teatrale inscenata dalla casualità a cui voi spettatori consapevoli state assistendo.»

Sceso dalla metro in Piazza Duomo, raggiunsi in pochi minuti via Torino, era l'ora di Punta e mi ritrovai in una colorata e rumorosa fiumana di carne e metallo. Mi fermai al crocevia con Via Soncino ed eseguii il mio esercizio.

Erano passati due anni da quella esperienza milanese ma io portavo ancora con me, piegato nel portafogli, il biglietto con su scritta la poesia che mi dedicò Giulia, ed in quel momento, nella nostra stanza al villaggio di pescatori in Norvegia, la stavo facendo vedere al mio compagno. Non ricordo il motivo per il quale decisi di raccontare del mio incontro con lei e Lili a Mario, ma lo feci, e ne fui contento. Egli prese il biglietto e lo dispiegò in silenzio. Con voce rotta dall'emozione lo lesse ad alta voce:

« Oltre

A te anima persa oltre la via.

Non disperare, oltre la paura

ritroverai il cammino

che ti condurrà

oltre la morte.»

Dialogando con il MaestroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora