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STORIA RIMOSSA
IN FASE DI EDITING PROFONDO
FUTURA PUBBLICAZIONE
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Lontana è la sera di dicembre in cui la realtà ha bussato alla mia porta e mi ha messa di fronte al tradimento

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Lontana è la sera di dicembre in cui la realtà ha bussato alla mia porta e mi ha messa di fronte al tradimento. Nove mesi da quando Lui mi ha spezzato il cuore ed è sparito nel nulla. Nessun tentativo di approccio né messaggi di scuse, fatta eccezione per quelle affrettate, scontate e patetiche che mi ha fatto dal vivo, quella sera, quando nudo come un verme mi implorava di non trarre conclusioni affrettate e piangeva davanti a me, con i suoi maledetti muscoli guizzanti sotto quella pelle olivastra di cui conoscevo a memoria quasi ogni millimetro. Quella sera sono scappata perché non riuscivo a sopportare l'umiliazione di vederlo a letto con la mia migliore amica. Dopo, però, l'ho aspettato: ho passato giorni, settimane intere aspettando che mi cercasse, che si assumesse le sue responsabilità e tentasse di salvare la nostra storia, di ricucire la ferita che aveva aperto. Tutto inutile: si era come volatilizzato, sparito dal la sera alla mattina, il nostro amore durato sei anni, quel sentimento che ci avrebbe dovuti unire davanti a Dio in un giorno non troppo lontano, finito nell'indifferenza più totale.

Ho sempre creduto in quel sentimento travolgente che è l'amore, e ho sempre creduto nel destino e nel fatto che se due persone sono destinate a stare insieme prima o poi devono incontrarsi, non importa quali ostacoli debbano superare. Il tradimento mi ha fatto aprire gli occhi, e anche se all'inizio non volevo accettarla, la sofferenza mi ha spinta a reagire, a prendere in mano le redini di una vita e di un futuro che avevo troppo precocemente affidato a un ragazzo. Mi sono laureata, rendendo orgogliosi i miei genitori i quali, dopo avermi vista in condizioni fisiche e mentali a dir poco pietose, avevano con molta probabilità perso le speranze di vedermi realizzata e felice. Invece posso dire di avercela fatta.

Quel giorno speciale lo ricordo come fosse ieri per un motivo particolare: dopo la Discussione, mentre ricevevo le congratulazioni e mi lasciavo abbracciare da amici e parenti, come una stupida lanciavo occhiate al corridoio aspettandomi che da un momento all'altro lui potesse spuntare da dietro l'angolo. L'ho immaginato venire verso di me con un sorriso mesto sulle labbra e un bellissimo mazzo di rose rosse tra le mani. Ho immaginato un semplice biglietto infilato in mezzo ai gambi, su cui ci fosse scritto solamente un "Perdonami", e io che scoppiavo in lacrime davanti a tutti, buttandomi alle spalle la mia dignità ma, al diavolo, per una volta felice e realmente padrona della mia vita. Perché in quel momento c'era ancora un minuscolo spiraglio, una piccola fessura dalla quale gli avrei permesso di rientrare nella mia vita. Poi un giorno mi sono accorta che non faceva più male, che ero andata avanti, che anche se sapevo che non saremmo più tornati insieme, l'idea di rivederlo non mi faceva più tremare.

Oggi, nove mesi dopo la famosa sera che ha cambiato binario alla mia vita, è il giorno in cui faccio un altro passo verso la Stefania del futuro, la donna che vorrei diventare.

Ricordo benissimo il giorno in cui Maurizio me lo ha proposto, così, sotto forma di battuta. "Vieni a lavorare nel mio pub?!". Era una mezza domanda e io per tutta risposta gli ho riso in faccia, aspettandomi che da un momento all'altro ammettesse che si trattava di uno scherzo. Invece è rimasto impassibile. La "vecchia" Stefania non aveva mai preso in considerazione l'idea di trasferirsi all'estero, soprattutto non senza aver pianificato tutto per filo e per segno con largo anticipo. Viveva di schemi e ogni minuscolo cambiamento nei suoi piani riusciva a scombussolarla. La nuova Stefania invece doveva essere forte, indipendente, doveva avvicinarsi più all'avventura che alla sicurezza, ecco quindi perché alla fine ho detto Sì a Maurizio.

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«Mi mancherà venire a rimproverarti per il disordine che lasci!» mi dice la mamma appena esco dal bagno con il beauty-case in mano. Lo infilo per ultimo nella valigia che è pronta a scoppiare: pezzo dopo pezzo ci ho messo dentro tutta la mia vita, spuntando dalla lista ogni singola cosa che ritenevo dovesse venire via con me.

«Potrai sempre prendertela con Marta», scherzo io, accarezzandole il braccio.

Mia sorella Marta, la maggiore, rimarrà in casa ancora per qualche mese, dopodiché andrà a vivere con il suo futuro marito, Filippo, nella nuova casa che hanno preso alle porte di Verona. So per certo che riuscirà a rendere felici i nostri genitori sposando un uomo per bene, al contrario di quanto ho fatto io.

Con un nodo allo stomaco do un'ultima occhiata alla mia stanza, un po' per ricognizione, un po' per imprimermi bene il suo ricordo nella memoria.

«Ma perché hai chiamato un taxi? Potevamo accompagnarti noi!» La mamma borbotta ancora qualcosa, la sento tirare su col naso. La conosco al punto da sapere con esattezza che cosa le stia passando per la testa in questo momento ovvero che non sa più a che cosa appigliarsi per tentare di farmi cambiare idea. Per rispondere alla sua osservazione, detesto le lacrime in aeroporto. Quando cerco di spiegarglielo, ostinata com'è finge di non capire.

Come ogni uomo del Sud che si rispetti, mio padre cerca di mantenere il controllo anche mentre si lascia andare alle emozioni. Una lacrima scivola giù sulla sua guancia rasata di fresco e asciugata con un rapido gesto della mano. Non è mai stato un tipo dalla lacrima facile, mio padre, ma so che dietro la sua corazza inattaccabile si nasconde un uomo tenero e amorevole capace di grandi gesti di altruismo. Non avrebbe ottenuto i riconoscimenti che ha avuto dalla sua professione, se così non fosse.

Mi pizzica la guancia con la grande mano ruvida e nel frattempo mi scava dentro con i suoi occhi scuri. Vuole sicuramente capire se sono davvero pronta ad affrontare questa avventura, se voglio davvero allontanarmi dai miei punti saldi per fare un salto nel buio, o in quello che tutti chiamano Il mondo reale.

Lo saluto con un abbraccio. «Ciao, papà.»

«Chiamami per qualsiasi problema, va bene?»

Gli sorrido e annuisco con determinazione, e lui si volta verso la mamma.

«Laura, smettila di piangere e saluta tua figlia come si deve!» la canzona.

«Scusami tesoro... è che...» prova a dire, ma io la zittisco facendo un balzo verso di lei e stringendola forte. Nel farlo chiudo gli occhi e inspiro a fondo il suo profumo: la stessa fragranza dolce e floreale da che abbia memoria.

Ammetto che quella di partire e trasferirmi a Dublino è stata una delle decisioni più grandi e importanti della mia vita. Giulio aveva sempre detto di voler andare alla ricerca delle origini delle Arti Marziali, la sua più grande passione. I miei amici, dal canto loro, avevano sempre parlato di trasferirsi all'estero in cerca di fortuna dopo l'Università ma io, peccando di ingenuità, non avevo fatto grossi piani per il futuro se non quello di passare la vita insieme al mio Principe Azzurro. Sciocco, lo so, ma a me davvero bastava avere lui al mio fianco per sentirmi completa; tutto il resto, il dove, il come, il perché, era tutto contorno.

Saluto i miei genitori e scendo in strada insieme a Marta la quale, al contrario di mamma e papà, non sembra essere esageratamente emozionata per la mia partenza. Forse perché lei è anche quella che ha insistito più di tutti affinché accettassi al volo la proposta di Maurizio.

Il tassista ripone la mia valigia nel portabagagli e poi risale al posto di guida, mentre noi due ci guardiamo negli occhi con le lacrime che minacciano di sgorgare da un momento all'altro.

Trattengo il pianto mentre la stringo forte e cerco di non pensare al fatto che a partire da stasera non avrò più né un'amica né una sorella né una mamma da cui correre per ogni stupido problema della mia vita.

«Chiamami appena arrivi, okay?»

Marta mi bacia la guancia e poi ridendo tra le lacrime mi spinge verso il taxi. Mi sfrego gli occhi e ridacchio di rimando, mentre salgo sul sedile posteriore e cerco di inghiottire il groppo in gola.

La strada per l'aeroporto sembra non finire mai, ma per tutto il tragitto l'unica cosa alla quale riesco a pensare è che sto finalmente per dare una svolta alla mia vita da venticinquenne provinciale.

Il confine di noi 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora