Capitolo II: Speranze Infrante

248 27 19
                                    

(Immagine del capitolo da @/est_cos su Instagram)

I giorni passarono e lentamente Okuyasu aveva riguadagnato la speranza che aveva perso tempo prima.

Ogni giorno di più si diceva che si sarebbe fatto coraggio e avrebbe detto a Josuke tutto ció che provava.

Perché più tempo passava con Josuke, più riusciva a vedere che sì, speranze c'erano, c'erano davvero.

Eppure, a fine di tutte quelle giornate, qualcosa continuava ad impedirgli di dirglielo: la paura.

Era stata una costante in quei mesi ed era impossibile sopprimerla. Era impossibile disfarsi di un sentimento così grande e così imponente, un sentimento che era stato prepotente nel suo cuore per così tanto tempo non spariva di certo così facilmente.

Quindi si decise che era finalmente ora di affrontarla di petto da uomo.
Si rialzó dal letto e immediatamente corse al piano di sotto, arraffó il telefono e immediatamente digitó il numero di casa di Josuke.
"O...kuyasu? Che c'é...? É mezzanotte, ringrazia che mamma non ha sentito il telefono squillare o mi avrebbe ammazzato!" rispose Josuke, il tono di voce visibilmente preoccupato.
"Scusa! É che... mi é venuto in mente adesso, ok?!" si scusó l'altro, sentendosi in colpa per aver fatto prendere un colpo il suo amico.

Voglio dirglielo di persona e senza tutti gli altri che ci stanno fra i piedi... Pensó Okuyasu, mentre prendeva un respiro profondo.
"Senti... Domani mattina... Possiamo... Beh, incontrarci... Senza Koichi, Yukako e gli altri?" disse timidamente, mentre il cuore batteva sempre più forte nel suo petto e la sua faccia prendeva letteralmente fuoco.
"Oh... Beh ma certo! Troppo presto no peró. Ti va bene verso le 10 e 30? Aspetta, ma dove?" rispose Josuke, un po' sorpreso.
"Beh... Che ne dici di una semplice passeggiata in giro per Morio? Ci vediamo davanti casa mia alle 10:30?" propose Okuyasu.
"Hmmm... Va bene! A domani allora Oku. E non farmi prendere più infarti del genere cazzo." rispose Josuke, con un finto tono di rimprovero.
"Ok... Ti ho pure chiesto scusa!" piagnucoló Okuyasu, mentre Josuke scoppiava a ridere.

Dopo aver riagganciato, Okuyasu finalmente ritornó alla realtá.

E solo allora realizó che...
"Non ho la benché minima idea di cosa dirgli. Merda." imprecó Okuyasu, stringendo i denti.

La paura non perse tempo ad attanagliargli le viscere e a stringere lentamente in una morsa mortale i suoi organi, mentre il terrore si faceva strada nella sua mente.

Cercó di imporsi la calma e si disse che forse, quando l'avrebbe avuto davanti a sé, solo loro due, nella quiete di Morio magari le parole sarebbero uscite fuori in automatico, visto che lui diceva sempre ció che pensava.

Quindi, rassicurandosi molteplici volte e prendendo dei respiri profondi, riuscì a tranquillizarsi nuovamente.

Impostó la sveglia per il giorno successivo, dopodiché se ne ritornó nel letto e riprese sonno, mentre sentimenti parecchio contrastanti, lottavano per avere la meglio nel suo cuore, anche se ora ardeva viva la fiamma della speranza.

Una fiammella piccola ma tanto importante.

- - -

10:30. Josuke era lì in perfetto orario, ma come al solito l'amico era in ritardo.

Intanto pensava e si lambiccava il cervello, in cerca di spiegazioni sul motivo per il quale Okuyasu avesse specificato che desiderava uscire soltanto con lui. Non riusciva neanche a capacitarsi della chiamata improvisa del giorno prima, ad un orario così tardo per di più.

Ma ad interrompere il filo dei suoi pensieri, ci fu Okuyasu che finalmente era pronto ed era uscito fuori casa.
"Scusa, Stray e mio padre non la finivano più di soffiarsi addosso..." si scusó lui, mentre si grattava il retro del collo, imbarazzato.
Cominciamo proprio bene... Riuscì soltanto a pensare.

I want to love you but I don't know how💫 [Josuyasu]Where stories live. Discover now