Capitolo 21: "Φαρμακον"

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<<Sono fiero di te amico mio>> e con uno strattone il riccio si ritrovò ad affogare nella colonia aspra del suo migliore amico, nonché futuro ex coinquilino.

<<Grazie Nì>> lasciò un bacio morbido sulla sua guancia e con delicatezza interruppe l'abbraccio. Erano stati anni duri quelli che lo avevano portato a questo traguardo. E si, Harry poteva finalmente dire di essere modestamente orgoglioso del risultato. Ed anche di Niall. Era anche lui molto orgoglioso del suo amico. Tre anni prima infatti il biondo aveva fatto un salto di qualità e adesso era chitarrista in una band inglese di un discreto successo. Contribuiva alla scrittura delle canzoni e aveva anche fatto il primo Tour. Certo, non era uscito fuori dall’Inghilterra, ma aveva comunque viaggiato e conosciuto nuovi posti. La sua relazione con Melissa aveva avuto degli alti e bassi finché entrambi avevano deciso di prendersi una pausa. Ma poco meno di un anno dopo si erano rivisti al supermercato, precisamente nel reparto dolciumi, mentre entrambi facevano la scorta di patatine e caramelle. E quando Niall non era ritornato a casa quella sera aveva mandato un messaggio ad Harry con su scritto

“È proprio vero che certi amori fanno giri immensi, ma poi ritornano.”

Quella sera occhi verdi la passò a guardare film strappalacrime e a mangiare gelato alla vaniglia da una vaschetta troppo grande per una persona sola e con un cucchiaio troppo largo perfino per la sua grande bocca. Perché il suo amore, nonostante il tempo, non era ritornato. Era felice per lui però. Melissa lo rendeva ancora felice come anni prima, quindi non poteva che ringraziare il destino di non aver rovinato anche loro. E adesso la ragazza del suo amico poteva esibire un anello al dito, simbolo di una promessa parecchio chiara. Avevano deciso di sposarsi, ma ancora non avevano nemmeno cominciato a prendere decisioni. Facevano le cose con calma e come biasimarli, avevano una vita davanti.

<<Adesso vado a cercare la mia donna. Stasera sei nostri giusto?>> Harry aprì la bocca per rispondere, ma dopo due pacche amichevoli Niall se ne era già andato senza attendere una sua risposta. Stava chiaramente a significare che che non aveva scelta. Sbuffò senza farsi notare. La mostra durò per almeno un'altra ora quando tutte le persone con ordine, andarono via. Harry non credeva di aver mai stretto così tante mani e non era sicuro di aver ascoltato e capito davvero tutti i complimenti che aveva ricevuto, perché la sua testa era già altrove. Niall e Melissa gli baciarono affettuosamente le guance prima di uscire anch'essi. Aveva detto loro di aver bisogno di cinque minuti, prima di raggiungerli al locale che avevano scelto per bersi un drink di festeggiamento. Gemma ed Anne quella mattina erano arrivate in tempo dall’Italia, entrambe ferme al pensiero che non potevano mancare ad un traguardo così importante del loro “bambino". Nonostante le insistenze, avevano preso un motel vicino per non dormire da lui e lasciarlo libero di godersi la serata. Harry sapeva già che l'indomani sarebbero venute con una colazione all'italiana in mano e dei sorrisi pieni di orgoglio e affetto. Riabbracciarle non era stato così strano come aveva previsto, d'altronde le aveva viste spesso in quei cinque anni passati. Non aveva più nulla a cui pensare, se non il suo lavoro, la sua arte e la sua famiglia.

Era rimasto solo in quella stanza spaziosa che aveva contenuto  una discreta quantità di osservatori. Le luci dorate scendevano dal soffitto opaco e bianco. Ad una impeccabile distanza matematica scendevano anche dei fili resistenti in ferro nero che tenevano alcuni dei quadri al centro praticamente sospesi alla giusta altezza per poter essere ammirati senza difficoltà alcuna. Altri dei quadri erano posti alle pareti. La posizione di ognuna di esse aveva una logica che solo Harry comprendeva. Respirò profondamente, affondando le mani nel suo completo nero a strisce rosse che in molti avevano etichettato come troppo appariscente per una mostra, ma qualcuno gli aveva insegnato a fidarsi dei suoi gusti e del suo istinto quindi lo aveva indossato comunque.
Fidarsi di se stessi. Era così complicato quando la timidezza e la perenne sensazione di essere dannatamente fuori posto erano letteralmente le qualità guida del suo carattere. Il pavimento nero di quel luogo era immacolato sebbene fosse stato calpestato da chissà quanti piedi. La mente di Harry era vuota ma al tempo stesso piena di pensieri alla quale non voleva dar conto. Sapeva di dover essere più grato e riconoscente per quello che aveva appena vissuto. Probabilmente quello era il momento più bello della sua vita, eppure sapeva dentro di sé che di momenti meravigliosi ne aveva vissuti e che niente avrebbe potuto eguagliarli. Però, quando alzò il volto al soffitto e realizzò di aver fatto tutto quello da solo: affittare questi posto per la sera, mostrare il suo talento a sconosciuti, esporre una parte di sé in modo cosi esplicito, lo rendeva orgoglioso di se stesso. Per la prima volta dopo tanto tempo, si concesse un sorriso soddisfatto. Aveva superato ostacoli e cercato soluzioni tutto da solo. Sapeva che anche un'altra persona sarebbe stata orgogliosa di lui.
Lui l'avrebbe guardato con i suoi occhi da gatto e avrebbe detto-

𝐓𝐡𝐞 𝐏𝐚𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫 𝐚𝐧𝐝  𝐓𝐡𝐞 𝐏𝐚𝐢𝐧𝐭𝐢𝐧𝐠// LARRY STYLINSON Where stories live. Discover now